Mario Cassurino

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Mario Cassurino (Genova, 25 giugno 1924Genova, 29 luglio 1944) è stato un partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lettera alla madre di Mario Cassurino da parte della Cooperativa minatori in suo onore. Foto Documento originale del 18 ottobre 1946

Secondo di tre fratelli, era figlio di Giuseppe Cassurino, carrettiere, e Angelina Girardi, casalinga. Apprendista meccanico, iscritto al Partito Comunista italiano, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 rifiutò la chiamata nell'esercito della Repubblica Sociale ed entrò nelle file della 3ª Brigata Garibaldi Liguria con il nome di battaglia di "Saetta".

I rastrellamenti dell'aprile 1944 sui monti dell'appennino ligure costrinsero la formazione a cui apparteneva Cassurino a disgregarsi. Tornato a Genova, si arruolò nella II Squadra dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) cittadina, comandata da Lilio Giannecchini ("Toscano") e compì numerose azioni in città e nell'entroterra tra cui un attentato contro due gerarchi fascisti in cui rimase gravemente ferito il gappista Luigi Laggetta ("Bob") che Cassurino riuscì a trarre in salvo.[1][2][3]

Fu arrestato il 20 luglio 1944 in Piazza Banchi assieme a Masnata dalla squadra del commissario politico Veneziani, su indicazioni fornite durante gli interrogatori da alcuni partigiani fermati in precedenza. Incarcerato nella Questura di Genova, fu sottoposto a tortura nella sede della Gestapo presso l'odierna Casa dello Studente e processato dal Tribunale speciale fascista tra le 3 e le 4 del mattino del 29 luglio. Condannato a morte per aver partecipato ad azioni contro infrastrutture, gerarchi, militari fascisti e tedeschi, fu immediatamente condotto al Forte San Giuliano e fucilato da un plotone di Brigate Nere assieme a Goffredo Villa, Aleandro Longhi, Ballilla Grillotti e Giacinto Rizzolio.

Le ultime ore prima della fucilazione furono ricostruite dal padre gesuita Lamedosa, cappellano dell'ONARMO, il quale in una intervista rilasciata a Il Secolo XIX del 30 luglio 1944 riferì che i cinque richiesero di essere fucilati al petto ma furono fucilati alla schiena al grido di "Viva l'Italia, viva gli operai, viva la libertà!". Dopo la sua morte fu costituita in suo onore la Brigata partigiana Mario Cassurino, che entrò in città il 24 aprile 1945.[4]

Il fratello minore, Aldo Cassurino, dopo la fucilazione di Mario si unì alle formazioni partigiane con il nome di battaglia "Flammer".[5][6] La madre di Cassurino, a guerra finita, testimoniò insieme alle madri di Longhi e Villa contro gli accusati dei reati di collaborazione con i tedeschi presso la Corte Straordinaria d'Assise.

Subito dopo la liberazione, alcuni ex compagni partigiani di Cassurino fondarono a Genova, in zona Lagaccio, la "Cooperativa Minatori Mario Cassurino".

La documentazione completa della partecipazione di Mario Cassurino alla lotta partigiana, consegnata alla famiglia in copia con dedica firmata dai compagni del suo GAP, è conservata in un fondo a lui dedicato presso l'Istituto Ligure dei Storia della Resistenza e Contemporanea (ILSREC) di Genova.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Bruschi e G. Morabito, Una Spoon River partigiana, Il Canneto editore, 2018, pp. 44-45;.
  2. ^ Dizionario della Resistenza in Liguria, pp. 96-97.
  3. ^ Iolanda Cioncolini "Gigia" e Agostino Ghirelli nei ricordi della figlia Tatiana (PDF), su deportati.it, p. 20.
  4. ^ Matteo Capodici, partigiano nel ricordo della figlia Giusi capodici, su scuolapoeticagenovese.blogspot.com.
  5. ^ Elenco PARTIGIANI DELLA DIVISIONE GARIBALDINA "PINAN CICHERO" COMANDO E SERVIZI Giambattista Lazagna (PDF), su lombardia.anpi.it.
  6. ^ Giambattista Lazagna, Ponte rotto, Paderno Dugnano, Colibrì, 2005, pp. 267-269.