Agar sale mannitolo

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Piastra Petri con colonie di Micrococcus sp. (1), Staphylococcus epidermidis (2) e S. aureus (3).

L'Agar sale mannitolo è un terreno di coltura usato in microbiologia.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Inibisce la maggior parte dei batteri in quanto possiede percentuali di cloruro di sodio molto elevate (75-100 grammi per litro). Tale terreno consente la crescita degli Stafilococchi che sono batteri alofili. La fermentazione del mannitolo produce acidi, i quali provocano una modificazione del pH e quindi un viraggio dell'indicatore presente nel terreno (rosso fenolo) da rosso a giallo.[1] L'agar sale mannitolo è un terreno sia selettivo (cioè permette la crescita solo di alcune specie) che differenziale (permette la discriminazione di una specie dall'altra grazie ad indicatori). Il terreno si trova anche in commercio in forma disidratata (in questo caso reidratare il terreno in acqua distillata seguendo le istruzioni della ditta produttrice).[2]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Il terreno pronto per l'uso può essere conservato a (5 ± 3) °C per non più di 7 giorni in condizioni ottimali.[3]

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Preparazione del terreno in polvere[modifica | modifica wikitesto]

  1. Sospendere 111 g di polvere in 1000 mL di acqua distillata fredda
  2. Portare ad ebollizione sotto agitazione ed autoclavare a 121 °C per 15 minuti
  3. pH finale 7.4 ± 0.2.

Preparazione del terreno in flacone[modifica | modifica wikitesto]

  1. In un bagnomaria termoregolato a 100 °C introdurre i flaconi
  2. Riscaldare fino ad ebollizione ed a dissoluzione completa
  3. Raffreddare a 45-50 °C e versare in piastre sterili
  4. pH finale 7.4 ± 0.2.

Composizione del terreno[modifica | modifica wikitesto]

Ingrediente Quantità
Mannitolo 10 g/l
NaCl 75 g/l
Peptocomplex 10 g/l
Estratto di carne 1 g/l
Estratto di carne 1 g/l
Rosso Fenolo 0.025 g/l

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Microsoft PowerPoint - Terreni di coltura 2008
  2. ^ Copia archiviata (PDF), su iss.it. URL consultato il 2 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ Copia archiviata (PDF), su biolifeit.com. URL consultato il 7 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Manuale Biolife 3ª edizione;
  • Manuale Oxoid