Levobunololo

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Levobunololo

Il levobunololo, levoisomero del bunololo, è un b-bloccante non selettivo, privo di attività sia intrinseca che stabilizzante.

Il farmaco riduce la pressione endooculare senza modificare il diametro della pupilla. Non è ancora perfettamente chiaro il suo meccanismo d'azione: il levobunololo riduce la formazione di umor acqueo, forse impedendo l'aumento catecolamino-mdiato di AMPc nei processi ciliari (da cui deriverebbe la produzione di umore acqueo). Nullo o quasi è l'effetto sul deflusso dell'umore acqueo.

La riduzione della pressione endooculare si ottiene entro 1 ora dall'applicazione topica di una soluzione di levobunololo cloridrato allo 0,5%, diventa massima entro 2-6 ore e può protrarsi per 24 ore. Nei pazienti con glaucoma ad angolo aperto o ipertensione oculare la riduzione massima della pressione endooculare si ottiene dopo 2-3 settimane di trattamento topico. Il farmaco è assorbito rapidamente e completamente dopo somministrazione orale.

Nell'adulto sano un picco di concentrazione plasmatica di circa 16 ng/ml si ottiene entro 1-3 ore dalla somministrazione orale di 3 mg di levobunololo cloridrato. L'effetto b-bloccante inizia entro 4-8 ore e persiste per almeno 24 ore. Nell'animale di laboratorio il farmaco viene rapidamente distribuito nei tessuti e nei fluidi oculari (cornea, iride, corpo ciliare ed umore acqueo). Il volume di distribuzione è di 5,5 l/kg. Nell'adulto sano l'emivita di eliminazione del farmaco risulta di 5-6 ore dopo somministrazione orale o e.v. di 3 mg. La clearance plasmatica è di 11 ml/min/kg.

Il levobunololo cloridrato è metabolizzato prevalentemente nel fegato. Il metabolita principale è il diidrolevobunololo che possiede attività b-bloccante. Il levobunololo ed i suoi metaboliti vengono coniugati con acido glucuronico e solfati e vengono escreti principalmente nelle urine.

Nel ratto e nel topo i valori della DL50 sono rispettivamente di 700 e di 273 mg/kg per os, e di 25 e di 78 mg/kg per e.v.

La soluzione oftalmica di levobunololo è indicata nel controllo della pressione oculare nei soggetti con glaucoma cronico ad angolo aperto e nei pazienti con ipertensione endooculare. Se associato, il levobunololo può essere impiegato anche nel trattamento del glaucoma ad angolo chiuso.

Il farmaco viene somministrato per instillazione di soluzioni oftalmiche allo 0,25% o allo 0,5%. Il dosaggio deve essere personalizzato a seconda delle esigenze dell'individuo e della risposta terapeutica. Nell'adulto si instilla abitualmente una goccia di soluzione 1-2 volte al giorno.

Si possono manifestare blefaro-congiuntiviti, blefariti, riduzione dell'acuità visiva, iridocicliti, congiuntiviti, eritema, sensazione transitoria di bruciore e di prurito oculari. Solo raramente sono state descritte diminuzione della sensibilità corneale e lacrimazione. Anche se somministrato topicamente può essere assorbito e dare effetti sistemici. Occasionalmente infatti sono stati riportati bradicardia, aritmia, ipotensione, sincope, blocco cardiaco, ischemia cerebrale, disturbi cerebrovascolari, broncospasmo e, più raramente, cefalea, atassia transitoria, vertigini, letargia, nausea, diarrea, depressione, aumento di ALT serico e di bilirubinemia.

Il farmaco è controindicato in caso di ipersensibilità, shock cardiogeno, insufficienza cardiaca manifesta, asma, broncopatie ostruttive croniche ed acute, blocco atrioventricolare superiore al 1º grado e bradicardia sinusale. L'uso del farmaco nei pazienti affetti da alcune patologie come insufficienza cardiaca, funzione polmonare compromessa, diabete mellito, tireotossicosi, miastenia grave deve avvenire con estrema cautela. Nei pazienti con glaucoma ad angolo chiuso si consiglia di somministrare il levobunololo in associazione con farmaci miotici.

La somministrazione concomitante di verapamil può provocare alterazione del ritmo cardiaco (bradicardia, asistolia).

Letteratura R.D. Robson, H.R. Kaplan, J. Pharmacol. Exp. Ther. 175, 157, 168, 1970; H.R. Kaplan et al., Eur. J. Pharmacol. 16, 237, 1971; F.J. DiCarlo et al., Clin. Pharmacol. Ther. 22, 858, 1977; F.-J. Leinweber et al., Pharmacology 16, 70, 1978; R.D. Schoenwald, H.-S. Huang, J. Pharm. Sci. 72, 1266, 1272, 1983; H. Hengy, E.U. Kolle, J. Chromatog. 338, 444, 1985; E. Arce-Gomez et al., Curr. Ther. Res. 19, 386, 1976; A. Cinotti et al., Am. J. Ophthalmol. 99, 11, 1985; G.D. Novack, Gen. Pharmacol. 17, 373, 1986; D.R. West et al., Am. J. Ophthalmol. 106, 168, 1988.

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