Giovanni da Medina

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De poenitentia, restitutione et contractibus, 1581

Juan de Medina, latinizzato come Ioannis Medinae e reso in italiano come Giovanni da Medina (Medina de Pomar, 1490Alcalá, 1547), è stato un religioso, teologo e ambasciatore spagnolo a Roma. Sebbene sia ripetutamente citato e lodato da diversi teologi del suo tempo, poco è stato scritto sulla sua vita.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Medina de Pomar nella provincia di Burgos (non ad Alcalá, come affermano alcuni autori) nel 1490.[1]

Entrò nel Collegio di Sant'Ildefonso ad Alcalá il 20 maggio 1516, conseguì la laurea in filosofia e teologia e poco dopo divenne canonico e maestro di teologia all'università. Fu scelto quale professore principale di teologia presso il Collegio di Sant'Ildefonso succedendo a Michele Carasco, che il cardinale Ximenes aveva voluto perpetuo rettore del collegio. Dal 1526 circa e per vent'anni Medina ricoprì questa posizione.[1]

Morì nel 1547. Álvar Gómez de Castro - suo alunno - e André Schott affermano che Medina fu sepolta nella chiesa di Sant'Ildefonso. Le prime righe dell'epitaffio sulla sua tomba, scritto da De Castro, recitano:[1]

Complutense decus jacet hic, attente viator
Ter tumultum lustra, ter pia thura crema
Hoc moriente silet vox, qua non clarior unquam
Compluti fulsit, nec fuit illa .

Le opere di Medina riguardano principalmente la teologia e l'etica morale. Alcune delle sue opinioni non erano conformi alla dottrina proposta dal Concilio di Trento. Il Diccionario Enciclopédico Hispano-Americano afferma che il suo trattato de Poenitientia fu messo all'Indice nell'edizione del 1707; in realtà vi si raccomandano alcune correzioni alle sue opere ma non le proibisce[2] e l'edizione dell'Indice pubblicata nel 1711 non elenca le opere di Medina, né alcuna delle edizioni successive. Il Concilio di Trento dichiara che nell'ora della morte non esiste "reservatio" e che tutti i sacerdoti possono rimettere i peccati "in articulo mortis". Medina afferma che "l'assoluzione data da un sacerdote scomunicato non è valida"; e ancora che "in un momento di necessità (artliculo necessitatis) qualsiasi sacerdote, non sospeso o scomunicato, può dare l'assoluzione a chiunque". Le sue opinioni sulla materia per l'assoluzione sacramentale e sulla Copia confessariorum sembrano contrapposte all'insegnamento del Concilio tridentino su questi punti.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Molte edizioni delle opere di Medina furono stampate nei secoli XV e XVI. Suo fratello Giovanni de Medina pubblicò i libri di teologia ad Alcalà nel 1544 e seguenti; Salamanca, 1555; Ingoldstadt, 1581; Brescia, 1590–1606; Colonia, 1607 ecc.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Juan de Medina, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
  2. ^ Vidal Marin, Diego Sarmiento de Valladares e Felipe Pallota, Novissimus librorum prohibitorum, et expurgandorum index pro Catholicis Hispaniarum regnis Philippi V. Reg. Cath. ann. 1707, Matriti, Ex Typographia Musicae, 1707, p. 739.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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