Salve, oh Patria

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Salve, oh Patria
inno nazionale ecuadoriano
Dati generali
Nazione Bandiera dell'Ecuador Ecuador
Adozione 1948
Lingue spagnolo
Componimento poetico
Autore Juan León Mera
Epoca 1865
Composizione musicale
Autore Antonio Neumane
Epoca 1870
Audio
(info file)

Salve, oh Patria è l'inno nazionale dell'Ecuador.

Fu scritto dal poeta Juan León Mera (1832-1894) e musicato dal compositore ecuadoriano, ma nato in Corsica, Francia[1], Antonio Neumane (1818-1871).

Il testo attuale risale in gran parte al 1866 ed è stato più volte modificato, l'ultima nel 1977. Consiste di 52 versi decasillabi, raggruppati in un ritornello e sei strofe.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1830-1832, José Joaquín de Olmedo scrisse un inno nazionale (coro e quattro versi) come omaggio al neonato Stato ecuadoriano. non venne creata la musica di questa composizione, suggerita dal generale Juan José Flores, e l'opera non divenne popolare. Nel 1833, un inno intitolato Canción Ecuatoriana, di sei versi, fu pubblicato sulla Gaceta del Gobierno del Ecuador nº 125 del 28 dicembre, ma non fu considerato un inno definitivo perché proveniente da un autore anonimo. Nel 1838, un "Canto Nazionale", di un coro e sei versi, apparve nelle Poesias del General Flores, che gli storici considerano il secondo Canto nazionale noto.

Nel 1865, il musicista argentino Juan José Allende, in collaborazione con l'esercito ecuadoriano, presentò al Congresso Nazionale un progetto musicale con testi di José Joaquín de Olmedo, ma questa versione non fu ben accolta. Nel mese di novembre di quell'anno, su espressa richiesta del presidente del Senato, Nicolás Espinosa, il poeta di Ambato Juan León Mera Martínez, allora segretario del Senato, scrisse un testo dell'inno nazionale. Con l'approvazione del Congresso il testo fu inviato a Guayaquil, dove Antonio Neumane gli avrebbe aggiunto la musica. Questa versione sarebbe poi in seguito divenuta l'inno nazionale definitivo.

Il 16 gennaio 1866, la versione definitiva del testo di Juan León Mera fu pubblicata nel settimanale di Quito "El Sud Americano". Nel 1870, l'inno nazionale fu proposto per la prima volta in Plaza de la Independencia di fronte al Palazzo del Governo, eseguito dal 2º Battaglione e dalla "Compañía Lírica de Pablo Ferretti", diretta da Antonio Neumane.

Nel 1913, lo scrittore e diplomatico di Guayaquil Víctor Manuel Rendón presentò un nuovo inno con testi adattati alla musica di Antonio Neumane, ma la legislatura respinse la proposta di cambiamento.

Il 29 settembre del 1948 il Congresso Nazionale dichiara il testo di Juan León Mera intangibile,[2] e a partire dal 1965, centenario della creazione dell'inno, dichiara il giorno 26 novembre di ogni anno Giorno dell'inno nazionale. Nel marzo 1977, con un decreto del Consiglio Supremo di Governo, vengono soppresse alcune ripetizioni con lo scopo di rendere il testo meno lungo.[3]

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Ritornello:

(ES)

«¡Salve oh Patria, mil veces! ¡Oh Patria!
¡gloria a tí!¡gloria a tí! Ya tu pecho,tu pecho rebosa
gozo y paz ya tu pecho rebosa, y tu frente,tu frente radiosa
mas que el sol contemplamos lucir.»

(IT)

«Salve o Patria, mille volte! Oh Patria!
gloria a te! Già il tuo petto deborda
allegria e pace, e la tua fronte radiosa
più del sole contempliamo brillar.»

Strofe:

(ES)

«Indignados tus hijos del yugo
que te impuso la iberica audacia,
de la injusta y horrenda desgracia
que pesaba fatal sobre tí,
santa voz a los cielos alzaron,
voz de noble y sin par juramento
de vengarte del monstruo sangriento,
de romper ese yugo servil.»

(IT)

«Indignati i tuoi figli dal giogo
che t'impose l'iberica audacia
dell'ingiusta ed orrenda disgrazia
che pesava fatale su te,
voce santa ai cieli alzarono,
voce di giuramento nobile e senza pari
di vendicarti del mostro sanguinario,
di rompere quel giogo servile.»

(ES)

«Los primeros los hijos del suelo
que, soberbio; el Pichincha decora
te aclamaron por siempre señora
y vertieron su sangre por tí.
Dios miró y aceptó el holocausto,
y esa sangre fue germen fecundo
de otros héroes que atónito; el mundo
vió en tu torno a millares surgir.»

(IT)

«Per primi i figli della terra
che, superbo, il Pichincha[4] decora
ti acclamaron per sempre signora
e versaron il loro sangue per te.
Dio guardò e accettò l'olocausto,
e quel sangue fu germoglio fecondo
di altri eroi che, attonito, il mondo
vide attorno a te sorgere a migliaia.»

(ES)

«De estos héroes al brazo de hierro
nada tuvo invencible la tierra,
y del valle a la altísima sierra
se escuchaba el fragor de la lid;
tras la lid la victoria volaba,
libertad tras el triunfo venía,
y al leon destrozado se oía
de impotencia y despecho rugir.»

(IT)

«Per questi eroi dal braccio di ferro
niente di invincibile c’era sulla terra
e dalle valli alle altissime montagne
si ascoltava il fragore della lotta
dietro la lotta la vittoria volava,
libertà dopo il trionfo veniva,
e il leone distrutto si udiva
di impotenza e disperazione ruggire.»

(ES)

«Cedió al fin a fiereza española,
y hoy, oh Patria, tu libre existencia
es la noble y magnífica herencia
que nos dió, el heroismo felíz;
de las manos paternas la hubimos;
nadie intente arrancárnosla ahora,
ni nuestra ira excitar vengadora
quiera, necio o audaz, contra sí.»

(IT)

«Cedette alla fine la fierezza spagnola
e oggi, oh Patria, la tua libera esistenza
è la nobile e magnifica eredità
che ci diede l'eroismo felice;
dalle mani paterne la ottenemmo;
nessuno provi a strapparcela via ora,
né la nostra ira suscitare vendicatrice
voglia, stolto o audace, contro di sé.»

(ES)

«Nadie, oh Patria, no intente. Las sombras
de tus héroes gloriosos nos miran
y el valor y el orgullo que inspiran
son augurios de triunfos por tí.
Venga el hierro y el plomo fulmíneo,
que a la idea de guerra, y venganza
se despierta la heroica pujanza
que hizo al fiero español sucumbir.»

(IT)

«Nessuno, oh Patria, ci sfidi. Le anime
dei tuoi eroi gloriosi ci guardano
e il valor e l'orgoglio che ispirano
son auguri di trionfo per te.
Venga il ferro ed il piombo fulmineo,
che all'idea della guerra, e vendetta
si sveglia l'eroico vigore
che fece soccombere il fiero spagnolo.»

(ES)

«Y si nuevas cadenas prepara
la injusticia de bárbara suerte,
¡gran Pichincha! prevén tú la muerte
de la Patria y sus hijos al fin:
hunde al punto en tus hondas extrañas
cuanto existe en tu tierra: el tirano
huelle sólo cenizas y en vano
busque rastro de sér junto a tí.»

(IT)

«E se nuove catene prepara
l’ ingiustizia di un barbaro destino,
gran Pichincha! previeni tu la morte
della Patria e dei suoi figli al fin.
sprofonda all'istante nelle tue profonde viscere
tutto quanto esiste nella tua terra: il tiranno
senta solo la cenere e invano
cerchi un modo di starti accanto.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. La registrazione del matrimonio, avvenuto nel 1841, in Archivio del Capitolo Metropolitano di Milano.
  2. ^ El Himno del Ecuador, entre los más bellos del mundo, su lahora.com.ec, La Hora, 26 novembre 2013.
  3. ^ 26 de noviembre, día del Himno Nacional del Ecuador, su elmercurio.com.ec, El Mercurio, 26 novembre 2013.
  4. ^ Il Pichincha è un vulcano vicino a Quito alle falde del quale si svolse una battaglia per l'indipendenza nel 1822.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Filmato audio (ES) Orquesta Sinfónica Nacional, Himno Nacional del Ecuador, su YouTube, Secretaría de Comunicación - Ecuador, 11 giugno 2008. URL consultato il 27 agosto 2015.
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