Huìkě

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Huìkě (慧可, 487-593) in un dipinto del X secolo.
«Mentre il fondatore [Bodhidharma] era seduto in meditazione davanti al muro. Il suo successore [Huike] era in piedi nella neve. Si tagliò un braccio e disse: "La mia mente non è pacificata. Per favore pacifica la mia mente".
Il fondatore disse: "Portami la tua mente e io la pacificherò".
Il successore disse: "Ho cercato la mia mente e non l'ho trovata".
Il fondatore disse: "Ho pacificato la tua mente".»
Il III patriarca Chán e discepolo di Huìkě, Sēngcàn (僧璨, ?-606). Sēngcàn era, secondo la tradizione, afflitto dalla lebbra. Così il Denkō roku, 伝光録:
«Il III patriarca si recò dal II patriarca e gli chiese: "Il corpo del discepolo è avvolto da una malattia mortale, vi chiedo, maestro, di estinguere i miei peccati".
Il II patriarca rispose: "Portami i tuoi peccati; te li estinguerò".
Il III patriarca stette seduto tranquillo e disse: "Benché io abbia cercato i miei peccati non sono riuscito a prenderli."
Il II patriarca rispose: "Allora ho già estinto radicalmente i tuoi peccati. Devi vivere in armonia con il Triplice gioiello".»

Huìkě (慧可, anche: Hui-k'o. In coreano: Hyega, in giapponese: Eka; 487593) è stato un monaco buddista cinese, II patriarca (cin. 祖 ) della scuola buddista cinese Chán (禪宗), secondo un documento datato al 689[1] denominato "Epitaffio di Fǎrù" (法如, o Fa-ju).

In questo "epitaffio", collocato nei pressi del monastero Shàolín (少林寺, Shàolín-sì), viene indicato il fondatore di questa scuole in Bodhidharma, seguito da altri cinque nomi: Huìkě (慧可, 487-593), Sēngcàn (僧璨, ?-606), Dàoxìn (道信, 580 - 651), Hóngrěn (弘忍, 601 - 674) e Fǎrù (法如, 638-689).

Come per il suo maestro, Bodhidharma, la vita di Huìkě è tuttavia avvolta nella leggenda.

Secondo la tradizione Chán Huìkě era un erudito studioso del Confucianesimo, del Daoismo e del Buddismo. Insoddisfatto, compiuti i quaranta anni si recò presso il monastero di Shàolín dove insegnava Bodhidharma e dove seguì il maestro per i successivi sei anni.

Un racconto tradizionale ci narra che per ottenere di essere accolto come discepolo di Bodhidharma e per dimostrare al maestro la sua determinazione (志 zhì) ad ottenerne l'insegnamento stette per alcuni giorni nella neve di fronte alla cella del primo patriarca senza riuscire, tuttavia, ad essere ricevuto. Solo dopo che Huìkě si amputò un braccio, Bodhidharma ne comprese la forza e la serietà e lo prese come discepolo e successore.

Nello Xùgāosēngzhuàn (續高僧傳, T.D. 2060.50.425a-707a) redatto da Dàoxuān (道宣, 596-667) viene invece riportato che Huìkě perse il braccio a causa di alcuni briganti che infestavano i boschi attorno al monastero, ma il Chuánfǎbǎojì (傳法寶紀, T.D. 2838.85.1291) opera di scuola Chán dell'VIII secolo, rigetta con sdegno la ricostruzione di Dàoxuān [2].

Conseguita l'illuminazione (悟 o anche 覺 jué) Huìkě ricevette la trasmissione del lignaggio (戒脈 jiè mài) divenendo, dopo la morte di Bodhidharma, il secondo patriarca della scuola Chán.

Così il Denkō roku [3] (伝光録) racconta il conferimento del sigillo della trasmissione (印可 yìnkě):

«Un giorno Huìkě si rivolse al patriarca e disse: "Ho già smesso di avere a che fare con le circostanze esterne".
Il patriarca rispose: "Non è stato cancellato tutto?".
Huìkě rispose: "Non è stato cancellato tutto."
Il patriarca domandò: "Quale prove ci sono per questo?"
Huìkě risposte: "Perché io sono sempre cosciente di questo, nessuna parola può rendere ciò".
Il patriarca replicò: "In fin dei conti è la realtà mente-corpo che tutti i Buddha hanno riconosciuto. Non dubitare di questo!"»

Secondo Fǎchōng [4] (法沖, 587?-665) Huìkě ricevette da Bodhidharma anche una copia del Laṅkāvatārasūtra con la raccomandazione di diffonderlo per il bene dell'umanità.

Dopo la permanenza a Shàolín, sempre secondo la tradizione, Huìkě si nascose tra la gente comune stabilendosi poi a Yedu (oggi nello Henan) raccogliendo intorno a sé alcuni discepoli tra cui Tànlín (曇林, 506–574) e Sēngcàn (僧璨, ?-606).

Dopo aver trasmesso il lignaggio a Sēngcàn, terzo patriarca Chán, Huìkě si recò verso il meridione per sfuggire a delle vendette causate dalla gelosia provocata dalla sua capacità di predicare il Dharma. Trasferitosi a Chang'an, secondo lo Xùgāosēngzhuàn di Dàoxuān, venne lì giustiziato nel 593 a causa di intrighi perpetrati da maestri di scuole buddiste rivali.

Di Huìkě non conserviamo alcuna opera.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tadeusz Skorupski e Ulrich Pagel. The Buddhist Forum: Seminar Papers School of Oriental and African Studies, University of London, Pubblicato da Routledge, 1990, pag. 89
  2. ^ «There he also met Huike, who, to show his earnestness in searching for the Way, cut off his own arm. (The Chuan fapao ji severely criticizes Daoxuan for claiming that Huìkě had his arm cut off by bandits.)». Bernard Faure. Bodhidharma, in Encyclopedia of Religion, Second Edition, New York, Thomson Gale and Macmillan Reference, 2005, pagg. 994.
  3. ^ Il Denkō roku 伝光録 (più correttamente 瑩山和尚伝光録 Keizan ōshō Denkō roku, "Raccolta del monaco Keizan sulla trasmissione della luce") è una raccolta di episodi riguardanti la vita dei patriarchi della scuola Sōtō Zen redatta dal monaco buddista giapponese Keizan Jōkin (1268 – 1325).
  4. ^ Fǎchōng è un personaggio che compare nelle ultime stesure del Xùgāosēngzhuàn da parte di Dàoxuān . Viene descritto come un monaco anti-convenzionale, critico nei confronti di Xuánzàng e delle ordinazioni monastiche, che viveva come un mendicante e coltivava lo studio del Laṅkāvatārasūtra. In questa biografia si sostiene che lo studio del Laṅkāvatārasūtra era propugnato dallo stesso Huìkě.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mauricio Y. Marassi. Il Buddismo Māhāyana attraverso i luoghi, i tempi e le culture. La Cina. Genova, Marietti, 2009 ISBN 978-88211-6533-7
  • Heinrich Dumoulin. Zen Buddhism: A History, Vol. 1: India and China. New York, Macmillan, 1988.
  • Bernard Faure. The Rhetoric of Immediacy: A Cultural Critique of Chan/Zen Buddhism. Princeton, Princeton University Press, 1991.
  • Bernard Faure. Chan Insights and Oversights: An Epistemological Critique of the Chan Tradition. Princeton, Princeton University Press, 1993.

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Predecessore Patriarca Chán Successore
Bodhidharma 540 - 593 Sēngcàn
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