Herta Bothe

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Herta Bothe
NascitaTeterow, 3 gennaio 1921
Morte16 marzo 2000
Cause della mortenaturale
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania nazista
Forza armata Schutzstaffel
Anni di servizio1942-1945
GuerreSeconda guerra mondiale
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Herta Bothe (Teterow, 3 gennaio 192116 marzo 2000) è stata una militare tedesca durante la seconda guerra mondiale. Fu imprigionata dopo la sconfitta della Germania nazista per crimini di guerra e fu poi rilasciata anticipatamente il 22 dicembre 1951.[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Teterow, nel Meclemburgo-Schwerin. Nel 1938, all'età di diciassette anni, lavorava con il padre nella sua piccola falegnameria e per poco tempo anche in una fabbrica prima di diventare infermiera. Nel 1939, entrò a far parte della Lega delle ragazze tedesche.[2]

Guardia a Ravensbrück-Stutthof[modifica | modifica wikitesto]

Nel settembre 1942 divenne una SS-Aufseherin, cioè una guardia del campo di concentramento femminile di Ravensbrück.[2] L'ex infermiera seguì un corso di formazione di quattro settimane e fu inviata come sorvegliante al campo di Stutthof, vicino a Danzica, dove divenne nota come la "Sadica di Stutthof" a causa delle sue brutali percosse inflitte ai prigionieri.[3][4] Nel luglio 1944, fu inviata dall'Oberaufseherin Gerda Steinhoff al campo di concentramento di Bromberg-Ost.[1]

Il 21 gennaio 1945, la ventiquattrenne Herta fu di scorta in una marcia della morte di donne dalla Polonia centrale al campo di concentramento di Bergen-Belsen,[5] vicino a Celle: durante la marcia, lei e le altre prigioniere soggiornarono temporaneamente nel campo di concentramento di Auschwitz, arrivando quindi a Belsen tra il 20 e il 26 febbraio 1945.[1]

Guardia a Bergen-Belsen[modifica | modifica wikitesto]

19 aprile 1945. Le guardie del campo di Bergen-Belsen sfilano per la rimozione dei morti. Tra le donne ci sono Hildegard Kanbach (prima da sinistra), Magdalene Kessel (seconda da sinistra), Irene Haschke (al centro, terza da destra), Herta Ehlert (seconda da destra, parzialmente nascosta) e Herta Bothe (prima da destra). Elisabeth Volkenrath era la direttrice del campo e fu condannata a morte. Fu impiccata il 13 dicembre 1945. Irene Haschke fu condannata a 10 anni di reclusione.

Una volta nel campo, supervisionò un gruppo di sessanta donne prigioniere.[1] Il campo fu liberato il 15 aprile 1945.[6]

Data la sua altezza di 1,91 m, sembra che fosse la donna più alta tra le prigioniere, inoltre si distingueva dalle altre Aufseherin perché mentre la maggior parte delle SS indossavano gli stivali neri, lei indossava delle normali scarpe civili.

Gli Alleati la costrinsero a sistemare i cadaveri dei prigionieri nelle fosse comuni adiacenti al campo principale. In un'intervista rilasciata circa sessant'anni dopo, ricordò che durante lo spostamento dei cadaveri non potevano indossare i guanti e lei era terrorizzata dall'idea di contrarre il tifo. Disse anche che i cadaveri erano talmente consumati che braccia e gambe si strappavano quando venivano spostati e ricordò che i corpi emaciati erano ancora abbastanza pesanti da provocarle un forte dolore alla schiena.

Successivamente fu arrestata e portata in prigione a Celle.[1] Al processo di Belsen fu definita come una "sorvegliante spietata". Ammise di aver colpito i detenuti con le mani per punire le violazioni come il furto, ma sostenne di non aver mai picchiato nessuno "con un bastone o una verga" e aggiunse di non aver mai "ucciso nessuno".[7][8] La sua dichiarazione di innocenza fu ritenuta discutibile, in quanto un sopravvissuto di Bergen-Belsen affermò di averla vista picchiare a morte un ebreo ungherese con un ceppo di legno, mentre un altro adolescente dichiarò di averla vista sparare a due prigionieri per ragioni che non riusciva a capire.[9] Fu condannata a 10 anni di reclusione[10] e rilasciata il 22 dicembre 1951.[1]

Nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Rientrò in Germania con il nome di Herta Lange. Durante un'intervista[11], registrata nel 1999[12] ma trasmessa solo alcuni anni dopo[13][14], si difese per aver deciso di essere una guardia di un campo di concentramento. Rispose:

«Ho commesso un errore? No. L'errore è stato che si trattava di un campo di concentramento, ma dovevo andarci, altrimenti ci sarei finita io stessa. Questo è stato il mio errore".[15]»

Morì nel marzo 2000 all'età di 79 anni.[16][17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f HERTA BOTHE, her life as a female Nazi "SS" concentration camp guard., su journals.aol.com. URL consultato il 31 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2008).
  2. ^ a b (EN) Das SS-Helferinnenkorps: Hitler’s Angels of Death, su Mark Simner, 2 marzo 2019. URL consultato il 1º marzo 2024.
  3. ^ (EN) Jeffrey Sussman, Holocaust Fighters: Boxers, Resisters, and Avengers, Rowman & Littlefield, 13 ottobre 2021, ISBN 978-1-5381-3983-7. URL consultato il 1º marzo 2024.
  4. ^ (EN) Paul R. Bartrop e Eve E. Grimm, Perpetrating the Holocaust: Leaders, Enablers, and Collaborators, Bloomsbury Publishing USA, 11 gennaio 2019, ISBN 979-8-216-12767-3. URL consultato il 1º marzo 2024.
  5. ^ (EN) Sophie Knight, A Guide to Female Nazi Guards, su Holocaust Matters, 2 agosto 2018. URL consultato il 1º marzo 2024.
  6. ^ Habbo Knoch (a cura di), Bergen-Belsen: Wehrmacht POW Camp 1940–1945, Concentration Camp 1943–1945, Displaced Persons Camp 1945–1950. Catalogue of the permanent exhibition, Wallstein, 2010, ISBN 978-3-8353-0794-0.
  7. ^ Konnilyn G. Feig, Hitler's Death Camps: The Sanity of Madness, New York, Holmes & Meier, 1981, p. 189.
  8. ^ Herta Bothe, Sadist of Bergen-Belsen, su marcuse.faculty.history.ucsb.edu. URL consultato il 1º marzo 2024.
  9. ^ Wendy Adele-Marie Sarti, Women and Nazis: Perpetrators of Genocide and Other Crimes During Hitler's Regime, 1933-1945, Palo Alto, Academica Press, 2011, pp. 87-89.
  10. ^ Herta Bothe, su jewishvirtuallibrary.org. URL consultato il 1º marzo 2024.
  11. ^ Filmato audio Friederike Dreykluft, Holokaust, MPR Film und Fernsehproduktion, 2004.
  12. ^ Bergen Belsen: Media Sources, su bergenbelsen.co.uk.
  13. ^ (EN) Hitler's Holocaust (TV Miniseries) (2000). URL consultato il 1º marzo 2024.
  14. ^ (EN) Hitler's Holocaust (2000) - Maurice Philip Remy, Friederike Dreykluft | Synopsis, Characteristics, Moods, Themes and Related | AllMovie. URL consultato il 1º marzo 2024.
  15. ^ Clare Raymond, Nazi She-Devils, Mirror.co.uk, 21 novembre 2005. URL consultato il 12 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2009).
  16. ^ Aufseherin Herta Bothe/Lange, su bergenbelsen.co.uk. URL consultato il 4 dicembre 2018.
  17. ^ Perpetrating the Holocaust: Leaders, Enablers, and Collaborators.

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