Ghiacciaio Rongbuk

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Rongbuk
Il monte Everest col ghiacciaio Rongbuk dalla valle di Rongbuk.
StatoBandiera della Cina Cina
CatenaHimalaya
Coordinate28°06′00″N 86°52′01.2″E / 28.1°N 86.867°E28.1; 86.867
Altri nomiGhiacciaio di Rongbuk
Tipohimalayano
ValleValle di Rongbuk
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Cina
Rongbuk
Rongbuk

Il ghiacciaio Rongbuk o ghiacciaio di Rongbuk è un ghiacciaio situato in Himalaya, a nord del monte Everest, in territorio tibetano, nella Repubblica Popolare Cinese.

È composto da tre diverse lingue glaciali, una centrale e due laterali, ad est e ad ovest del corpo principale, che confluiscono in essa. Le prime due lingue hanno il loro punto d'origine sull'Everest. Il ghiacciaio scorre verso nord, formando la testata della valle di Rongbuk e presentando il suo fronte più avanzato a poca distanza dal monastero buddhista che domina la valle.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Il braccio orientale del ghiacciaio ha la sua testata sul Colle Nord (7020 m), dove presenta una parete di quasi 400 m, con un'inclinazione che può variare dai 50° ai 70°.[1] Dopo avere aggirato il Changtse, ricevendone i ghiacci, compie una curva verso ovest per confluire nel corpo principale. Il ghiacciaio centrale e quello occidentale, molto più coesi, insieme arrivano a una lunghezza di 22 km;[2] il primo ha il suo apice al Lho La, il punto più basso della cresta occidentale dell'Everest, mentre le cime del Pumori e del Lingtren separano nella sua parte superiore la lingua occidentale dal corpo principale.

Scoperta[modifica | modifica wikitesto]

L'alpinista britannico George Mallory fu il primo ad esplorare la lingua centrale e quella occidentale del ghiacciaio mentre cercava una via di salita alla vetta nel corso della spedizione del 1921.[3]

Fu invece il topografo Edward Wheeler, componente della stessa spedizione, che effettuando una serie di rilievi dalla valle di Kharta riuscì a notare la confluenza tra la lingua orientale e il corpo centrale, fornendo la chiave per la salita alla vetta attraverso il Colle Nord.[4] Qualche settimana dopo, Mallory, Bullock e lo stesso Wheeler scavalcarono il passo di Lhakpa La per scendere al ghiacciaio Rongbuk orientale, e di qui riuscirono a raggiungere il Colle Nord, non riuscendo però a proseguire oltre.[5]

La via trovata durante la prima spedizione è ancora quella più percorsa dagli alpinisti provenienti dal Tibet; l'itinerario prevede la salita dalla valle di Rongbuk attraverso il ghiacciaio orientale fino al Colle Nord, e di qui alla cima per la cresta nord-est.[6]

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 2007, lo scalatore statunitense David Breashears ha testimoniato il drammatico recesso del ghiacciaio Rongbuk a causa dei cambiamenti climatici. Breashers ha rintracciato e analizzato i documenti della spedizione del 1921, scoprendo una significativa perdita di massa in tutte e tre le lingue del ghiacciaio: in 80 anni si sono persi più di 90 m di spessore.[7]

Posizione e vista aerea[modifica | modifica wikitesto]

Il ghiacciaio Rongbuk e il monte Everest visti dalla Stazione spaziale internazionale
Ghiacciaio East Rongbuk

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) M. S. Kohli, The Himalayas: Playground of the Gods - Trekking, Climbing and Adventures, Nuova Delhi, Indus Publishing, 2000, p. 222-223, ISBN 9788173871078, OCLC 320015915. URL consultato il 13 maggio 2019.
  2. ^ (EN) Vijay P. Singh, Pratap Singh e Umesh K. Haritashya, Encyclopedia of Snow, Ice and Glaciers, Dordrecht, Springer Science & Business Media, 1º luglio 2011, p. 1173, ISBN 978-90-481-2641-5, LCCN 2011922317, OCLC 800943934.
  3. ^ Murray, pp. 18-24.
  4. ^ Howard-Bury, pp. 240-245.
  5. ^ Murray, pp. 28-41.
  6. ^ (EN) Ramesh Chandra Bisht, International Encyclopaedia Of Himalayas, Nuova Delhi, Mittal Publications, 1º gennaio 2008, p. 45-47, ISBN 9788183242653, OCLC 243603750. URL consultato il 13 maggio 2019.
  7. ^ (EN) David Breashears, High Exposure: An Enduring Passion for Everest and Unforgiving Places, New York, Simon & Schuster, 17 maggio 2000, p. 206-207, ISBN 9780684865454, LCCN 99031159, OCLC 1019893346. URL consultato il 13 maggio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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