Felice di Thibiuca

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San Felice di Thibiuca
Carlo Maratta, Il Martirio di san Felice (Concattedrale di Sant'Andrea)
 

Vescovo e martire

 
Nascita247 circa
MorteCartagine, 303
Venerato daChiesa cattolica
Santuario principaleConcattedrale di Sant'Andrea
Ricorrenza15 luglio
Patrono diVenosa e San Felice sul Panaro

Felice di Thibiuca (247 circa – Cartagine, 303) è stato vescovo di Thibiuca (o Tubzak, odierna Henchir-Gâssa in Tunisia), martire sotto Diocleziano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e patrono di Venosa.

Agiografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 303, Magniliano, magistrato di Thibiuca, una località vicino a Cartagine, eseguendo gli ordini imperiali, fece convocare in tribunale il vescovo Felice, il quale si rifiutò di consegnare alla magistratura civile i Libri sacri. Venne inviato a Cartagine dal proconsole Anulino e dopo alcuni giorni di carcere, al nuovo rifiuto del vescovo, venne condannato alla decapitazione.

Secondo la sua stessa testimonianza raccolta in punto di morte, aveva 56 anni; il suo corpo venne sepolto nella basilica di Fausto, celebre per le tante sepolture di martiri cristiani.

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il Martirologio romano lo riporta alla data del dies natalis, il 15 luglio[1]:

«A Cartagine, nell’odierna Tunisia, sulla via detta degli Scillitani nella basilica di Fausto, deposizione di san Felice, vescovo di Tubzak e martire, che, ricevuto dal procuratore Magniliano l’ordine di dare alle fiamme i libri della Bibbia, rispose che avrebbe bruciato se stesso piuttosto che la Sacra Scrittura e fu per questo trafitto con la spada dal proconsole Anulino.»

Alcune reliquie di san Felice giunsero in qualche modo dall'Africa a Venosa; qui si propagò il culto per il coraggioso vescovo martire al punto da far scaturire leggendarie ricostruzioni della sua vita, secondo le quali non avrebbe subito il martirio a Cartagine, bensì a Venosa dove era stato inviato in esilio. È attualmente copatrono di Venosa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In alcuni Martirologi è ricordato il 30 agosto, forse confuso con i santi romani Felice ed Adautto e in altri al 24 ottobre.

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