Falloforia

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Nel mondo greco classico, le Falloforie, dette anche fallagogie, erano processioni solenni in onore di Dioniso nelle quali si trasportavano enormi falli di legno, accompagnando il corteo con canti tipici, come quello che il poeta Semos di Delo[1] mise in una sua opera teatrale:

«Ritiratevi, fate posto
al dio! perché egli vuole
retto, turgido,
procedere nel mezzo.»

Il contesto mitico della festa risiede nell'episodio dello smembramento di Dioniso. Il dio viene fatto a pezzi dai Titani e divorato e solo un organo viene salvato e nascosto da Pallade Atena. Questo organo, che nel mito viene chiamato "cuore", secondo Kerényi è una metafora per indicare la sua parte più importante, vale a dire il fallo, vero simbolo della ζωη (zoé), la vita indistruttibile. Nel rito si sacrificava un caprone e se ne occultava il fallo, che poi nella processione veniva sostituito da uno simulacro di legno di fico.

Plutarco ci descrive una di queste processioni in campagna:

«in testa venivano portati un'anfora piena di vino e un ramo di vite, poi c'era un uomo che trascinava un caprone per il sacrificio, seguito da uno con un cesto di fichi e infine qualcuno portava un fallo.»

Bibliografia

Karl Kerényi. Dioniso. Milano, Adelphi, 1992. ISBN 8845909298.

Voci correlate

Note

  1. ^ citato da Ateneo, XIV, 622b.
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