Ergomotricità

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Con ergomotricità, secondo gli autori che nel 2004 hanno introdotto il termine in ambito medico scientifico[1], si intende una particolare tecnica di prevenzione che, partendo dal rischio posturale proprio di ogni attività umana (es. con particolare riguardo alle attività ed alle mansioni lavorative, nell'ambito della medicina del lavoro), individua i segmenti corporei maggiormente interessati e propone ai soggetti (es. lavoratori) semplici esercizi muscolo-scheletrici compensatori mirati e ripetibili autonomamente (es. anche sul luogo di lavoro) per gestire l'equilibrio del proprio organismo.

Ergonomia ed ergomotricità[modifica | modifica wikitesto]

L'ergonomia è la scienza che si occupa della progettazione delle attività umane (es.lavoro), delle attrezzature e degli ambienti in cui si svolgono (es. ambienti di lavoro), rendendoli "su misura dell'individuo" (es. lavoratore). Al centro è posto l'uomo; l'intervento preventivo è sull'ambiente e le attrezzature: prevenzione primaria che vede l'individuo (es. lavoratore) passivo nel prevenire il possibile danno personale. I principi dell'ergonomia sono spesso inseriti nella legislazione italiana ed europea come un requisito minimo da rispettare (es. obbligo di organizzare e predisporre i posti di lavoro al computer in conformità ai requisiti minimi relativi a schermo, tastiera, mouse o dispositivo di puntamento, piano di lavoro, sedile di lavoro, supporti per computer portatili, ambiente; diritto/dovere di effettuare un'interruzione dell'attività al computer mediante pause o cambiamento di attività minime di 15 minuti ogni 2 ore).

L'ergomotricità pone al centro l'attività muscolo-scheletrica dell'uomo; l'intervento preventivo è sull'individuo per riequilibrare/compensare il rischio posturale: prevenzione primaria che vede l'individuo (es. lavoratore) attivo in prima persona nel prevenire il possibile danno personale. L'ergomotricità si applica ad una prospettiva umana per i problemi posturali, mentre l'ergonomia si applica agli aspetti tecnici e di design del layout in un ambiente (es. di lavoro).

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Ergomotricità: tecnica di prevenzione che definisce esercizi muscolo-scheletrici di riequilibrio e compensazione "su misura" per l'individuo in attività[2].

Il termine "ergomotricità" deriva dalla parola greca érgon (=lavoro) e da motrice (femminile dell'aggettivo motore, sull’esempio del fr. motricité; = attitudine a compiere, controllare e coordinare i movimenti, espressione dell’integrità delle strutture centrali e periferiche del sistema motorio). Il termine è stato usato da Angelo Mario Cirla con la corrente accezione per la prima volta in intervento scientifico durante il 2nd International Symposium on Work Ability "Assessment and Promotion of Work Ability, Heath and Well-being of Ageing Workers", tenutosi a Verona tra il 18 ed il 20 Ottobre 2004[1].

Obiettivi dell'ergomotricità[modifica | modifica wikitesto]

  • Analisi degli effetti dell'attività muscolo-scheletrica sull'uomo a livello di salute, di prestazione e di comportamento.
  • Definizione di semplici esercizi muscolo-scheletrici compensatori adeguati alle esigenze dell'attività ed alle capacità potenziali dell'individuo che viene ad essi addestrato, al fine di riequilibrare e preservare il suo benessere psico-fisico.
  • Si pone come disciplina preventiva, avendo lo scopo di studiare come evitare l'insorgenza di effetti dannosi.
  • Si integra a pieno nell'impegno per il miglioramento del benessere (wellness) e dell'invecchiamento attivo (active ageing).

Ergomotricità in pratica[modifica | modifica wikitesto]

La pratica dell'ergomotricità comprende una formazione assistita all'autoapprendimento di specifici scompensi posturali da parte degli stessi individui (es. lavoratori). Non è "fare ginnastica (es. al lavoro)", non è "fare stretching (es. dopo il lavoro)".

I formatori di ergomotricità sono un medico del lavoro qualificato ed un fisioterapista esperto e/o un kinesiologo, che devono impegnarsi insieme per un programma educativo mirato ad uno specifico ambiente (es. di lavoro).

Condizioni per migliorare il proprio benessere personale con il metodo dell'ergomotricità sono:

  • Conoscere il proprio corpo ed il suo funzionamento biomeccanico;
  • Apprendere esercizi semplici compensativi e riequilibranti;
  • Impegnarsi ad eseguire gli esercizi appresi durante sessioni di mantenimento (opportunità, ad es. mensile), dopo l'attività lavorativa (logico impegno, ad es. settimanale), durante il lavoro (volersi proprio bene, ad es. ogni giorno).

La pratica di ergomotricità è diversa dal frequentare una palestra dopo il tempo di lavoro e non è uno stretching "libero" nei luoghi di lavoro, così come è diversa dal fare esercizi fisici durante l'orario di ufficio.

Esempi di applicazione[modifica | modifica wikitesto]

Le maggiori esperienze di applicazione si sono concentrate sull'efficace gestione preventiva personale del danno muscolo-scheletrico, con connesse conseguenze pratiche e di benessere, nel lavoro in ufficio (ed in particolare nel settore terziario avanzato[3]) e con guida di mezzi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Prevention of musculo-skeletal disorders in sedentary ageing workers by ergomotricity, su sciencedirect.com, vol. 1280, pp. 166-171. URL consultato il 10 aprile 2019.
    «A.M. Cirla, R. Fazioli, F. Santini, P.E. Cirla, Prevention of musculo-skeletal disorders in sedentary ageing workers by ergomotricity, International Congress Series, Volume 1280, 2005, pp. 166-171, ISSN 0531-5131, ISBN 9780444519894»
  2. ^ Cirla Angelo Mario, Fazioli Raffaella, Antoniazzi Enea, Galli Luigina, Ergomotricità: una tecnicaca di prevenzione personale nel rischio posturale professionale, Atti 68º Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale Parma 2005, pp. 276-277.
  3. ^ Martinotti Irene, Cirla Angelo Mario, Beltrami Federica, Cirla Piero Emanuele, Dall'ergonomia all'ergomotricità: prevenzione attiva delle patologie muscoloscheletriche a supporto dell'active ageing, in GIMLE, vol. 38, Suppl. 3, 2016, p. 110.