Discussioni utente:Gattombra

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Naturalmente un benvenuto anche da parte mia! Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a contattarmi. Narayan89 22:36, 8 gen 2012 (CET)[rispondi]

Invito ufficiale[modifica wikitesto]

Ciao Gattombra, ti invito a prendere parte al Progetto:Guerra. Poiché abbiamo notato che hai mostrato interesse alle voci che riguardano i temi che trattiamo, pensiamo ti possa interessare unirti a noi. Il progetto segue tutti i temi di argomento bellico ed ha al suo interno delle task forces che si occupano in modo più specifico di vari argomenti. Partecipa alle discussioni che si tengono al Tavolo delle trattative oppure nelle pagine di coordinamento delle task forces, e non esitare a dire la tua in proposito. Se vuoi aderire al progetto non dimenticare di inserire la tua firma in fondo alla lista degli utenti interessati!
Grazie per il tuo contributo!
--Bonty - Push the Tempo! 23:18, 8 gen 2012 (CET)[rispondi]

Discussione sull'obiettività di alcune voci sulle guerre napoleoniche[modifica wikitesto]

Scrivo questa mia lettera dopo aver letto alcune voci di Wikipedia riguardanti battaglie tra francesi e inglesi, soprattutto Fuentes de Onoro e Barrosa. Il vostro è un luogo eccezionale per poter apprendere informazioni e curiosità sulle guerre napoleoniche, ma paga lo scotto di una ormai vecchia visione anglofila. E' forse inevitabile, perchè in Italia le sole (e pochissime) pubblicazioni degne di nota sulle guerre di Napoleone sono britanniche. E, naturalmente, tendono sempre a ingigantire il contributo e la qualità (comunque indubbia) dell'esercito inglese e di Wellington in particolare. Alle volte sembra quasi che i francesi fossero dei poveretti al macello e che sarebbe bastato mandare le giubbe rosse ad Austerlitz per battere Napoleone nel 1805. Sinceramente questa visione anglo-centrica non mi ha mai convinto e, facendo mie personali ricerche negli archivi, sui campi di battaglia e con numerosissimi libri, devo dire che c'è un'eccessiva propensione ad ampliare il ruolo degli inglesi e le loro qualità. Io mi occupo da molti anni, come ricercatore presso l'Università della mia città, di epoca napoleonica, soprattutto dal punto di vista militare. E devo ammettere tutta la mia tristezza nel leggere numerosissimi libri e siti internet che sistematicamente denigrano le capacità militari di Napoleone e dei soldati francesi. Soprattutto la guerra di Spagna e la figura di Wellington sono sfalsate da una luce troppo scura per la prima, e troppo chiara per il secondo. Intendiamoci: nessuno vuole mettere in dubbio le capacità del “Duca di ferro” come generale né, tantomeno, affermare che quella di Spagna sia stata una guerra vittoriosa per le armi francesi. Ma proprio perchè Wellington fu un ottimo generale e la guerra Peninsulare una guerra perduta, non c'è alcun bisogno di creare miti al di là del vero. La conoscenza storica, se proprio non può raggiungere la più perfetta obiettività, deve comunque sforzarsi di mantenere un distacco critico che le permetta di vedere e comprendere le lezioni da trarne.

Innanzitutto c'è da chiedersi se le mie osservazioni sono frutto di una antipatia personale nei confronti dello sforzo militare inglese oppure se sono corroborate da fatti e documenti. La risposta è decisamente in favore della seconda ipotesi. Per stabilire l'esatto valore di un esercito e dei suoi generali non è possibile basarsi solo ed esclusivamente sul risultato finale,benchè il risultato, in politica - e perciò in guerra - sia tutto. Ma se il RISULTATO chiarisce l'esito di uno scontro, esso non può e non deve assegnare i giudizi di merito su un singolo comandante o sulle truppe combattenti. Se ci basassimo esclusivamente su tale criterio dovremmo per prima cosa stabilire che Annibale o il generale Lee erano dei poveri sprovveduti del tutto privi di logica militare. O che i generali tedesci della Prima e Seconda guerra mondiale fossero dilettanti allo sbaraglio. Naturalmente queste considerazioni sono assolutamente ridicole e qualsiasi analisi di qualsiasi guerra o battaglia deve tenere conto di numerosi fattori, siano essi ponderabili o imponderabili. Nel primo caso c'è l'abilità del comandante, la preparazione delle truppe, le capacità di movimento, la logistica, la coesione di un gruppo. E poi i fattori sociali, demografici, la tradizione guerriera di un popolo, l'esaurimento o l'esaltazione morale, la quantità di cannoni o di armi impiegate. Tra i fattori imponderabili i più importanti sono il clima e le malattie o, se si preferisce, in una visione più filosofica, il ruolo del Caso o del Destino. Se a Zama Massinissa, re dei numidi, non fosse arrivato in tempo, la giornata sarebbe stata guadagnata da Annibale; se nel 1588 gli spagnoli non fossero stati spazzati via dalle tempeste, quasi sicuramente sarebbero riusciti a sbarcare in Inghilterra e a sconfiggere il piccolo esercito della regina Elisabetta. Fatte queste debite premesse sarebbe interessante pubblicare un articolo che riequilibrasse un po' i giudizi di merito sulle prestazioni delle truppe francesi e di quelle inglesi in Spagna e in Europa nei primi quindici anni dell'ottocento. La conclusione potrebbe essere un leggero ridimensionamento della qualità (comunque molto alta) delle giubbe rosse e una sensibile riabilitazione delle giacche blu. Innanzitutto moltissimi storici britannici o semplicemente anti-napoleonici, e tra questi i più arrabbiati sono paradossalmente i francesi, seguono criteri di giudizio influenzati o dalla loro provenienza geografica o da retroterra ideologici del tutto inadeguati, se non proprio ridicoli, per affrontare un argomento così affascinante. Per cui nella maggior parte delle opere dedicate a Napoleone si leggono le seguenti verità assolute che assolute proprio non sono:

a) Napoleone era ontologicamente cattivo, un Hitler del XIX secolo. La colpa delle guerre che portano il suo nome è da attribuirsi esclusivamente a lui. Egli voleva dominare l'intera Europa sotto lo stivale di ferro e con l'oppressione più odiosa. Per fortuna i popoli liberi, coalizzandosi tra loro, riuscirono a liberare l'Europa da questo incubo. Gl'inglesi furono il principale simbolo di questa crociata, e quelli che più di tutti contribuirono alla disfatta del Tiranno; le giubbe rosse di Wellington trovarono in Spagna un pretesto per intervenire direttamente e da allora non fu che una serie ininterrotta (e anche un po' noiosa) di trionfi su quelli che fino a poco prima erano riusciti a battere gli austriaci, i prussiani e i russi. A conclusione di questo sorprendente exploit militare c'è la perla di Waterloo, la battaglia in cui, ben prima dell'aiuto prussiano, le truppe inglesi riuscirono a respingere “alla vecchia maniera” i poveri francesi, i quali ancora si ostinavano ad affrontare i britannici in campo aperto. b) Il Blocco Continentale fu un'INVENZIONE di Napoleone. Glli inglesi avevano tutto il diritto di usare la loro potenza navale per porre blocchi a porti e città anche neutrali, e perfino a bombardare chi non si fosse trovato d'accordo. I francesi, anzi Napoleone, posero il blocco per pura cattiveria. c) Il contributo di sangue di austriaci, prussiani, russi, tedeschi e spagnoli non fu assolutamente decisivo perchè queste truppe non possedevano le qualità necessarie a battere i francesi, né c'era, in campo alleato, alcun generale che potesse stare alla pari di un Wellington o un Moore. d) La campagna di Russia porta la sola responsabilità di Napoleone. Lo Zar Alessandro fu proditoriamente attaccato senza alcuna colpa o provocazione.

Queste sono le tesi, neanche troppo estremizzate, delle molte vulgate date in pasto ai lettori di cultura media che hanno la passione per la Storia e hanno voglia di conoscerla e di leggerla in modo non noioso e scolastico. Ovviamente non c'è alcun bisogno di replicare a tali sciocchezze.

E passiamo dunque a problemi più specifici, ai quali, mi sia consentito, cercherò di dare un quadro risolutivo magari non esaustivo, ma certamente più equilibrato.

1) E' possibile considerare le truppe inglesi superiori a quelle francesi e di ogni altro grande paese allora belligerante? La risposta è no. Cominciamo subito con il dire che gl'inglesi sono sempre stati ottimi soldati, inseriti perfettamente nella terrificante tradizione occidentale della guerra, quella che ha brillantemente descritto il professor Victor Davis Hanson. Tuttavia si può postulare che la potenza militare di un popolo va a cicli e che perciò, come tutti gli altri popoli, quello britannico ebbe periodi di forza e debolezza militare. Storicamente gli spagnoli, i francesi, i tedeschi, i russi (gli italiano solo raramente e in sparute minoranze, qualitativamente eccelse) furono sempre soldati di qualità non inferiore. Anzi, nel XVI secolo i migliori soldati erano gli spagnoli. Poi fu la volta, dagli anni quaranta del '600 fino all'inizio del secolo successivo, dei francesi. Ci fu poi l'exploit prussiano del re sergente e di Federico il Grande. Poi la tempesta napoleonica che rivide i francesi risalire ai vertici della gloria militare. Dal 1870 in avanti, il ruolo di attagabrighe e di nazione superarmata fu preso dalla Germania, che riuscì a condurre due guerre mondiali contro nemici molto più potenti di lei e, nonostante questo, seppe mantenere una nettissima superiorità professionale su ogni avversario fin quasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale: un'impresa militare davvero grandiosa. D'altra parte la tradizione guerriera dei russi è altrettanto rimarchevole: ovunque i russi han combattutto han lasciato un'impressione di potenza e valore. Gl'inglesi invece ebbero, dopo la sconfitta della Guerra dei Cent'anni, e soprattutto a partire dal cinquecento, la ragionevolezza di riporre le loro maggiori risorse nella Marina che, dopo la definitiva sconfitta degli olandesi, divenne -pur con qualche battuta d'arresto che molti inglesi non son disposti ad ammettere – incontestabilmente padrona dei mari. Sulla terra le giubbe rosse combatterono in modo magnifico con Marlbourough e si conquistarono il rispetto di tutte le altra nazioni. Tuttavia, sempre fedeli al principio dell'equilibrio fra potenze, ebbero il buon senso di non espandersi nel territorio continentale europeo. Al sicuro dietro la Manica, sapevano che sarebbero state impossibili per loro avventure terrestri, non da ultimo per motivi demografici. Per cui l'esercito britannico fu sempre relativamente piccolo. Fatta questa ennesima premessa, necessaria per inquadrare il mio ragionamento, possiamo quindi stabilire che non esiste una “Fisiologica superiorità morale” dei guerrieri britannici rispetto ai loro omologhi di altri Paesi. Esistono, sì, differenze di metodo e di “mentalità” militare, che le guerre napoleoniche riuscirono ad evidenziare perfettamente. Ad esempio si può affermare che i francesi erano più portati, per temperamento, all'offensiva, al movimento, alle grandi cariche di cavalleria, allo slancio eroico e glorioso, al coraggio romantico non disgiunto (almeno in epoca napoleonica) da grande perizia tattica. D'altra parte, come ammetteva lo stesso Napoleone, una volta che sentivano odore di sconfitta, le truppe francesi “perdono il controllo, scappano di mano”; inoltre non furono mai rinomate per la loro precisione nel tiro di moschetteria. Speculare, ma opposto, fu, in generale, il comportamento delle forze britanniche. Sul campo erano senza dubbio le più precise nel tiro. Erano inoltre di una solidità a tutta prova, di una calma che David Chandler ha definito “Proverbiale”. Se prendevano posto in un crinale era difficilissimo stanarle e, se si tentava di farlo, si comprendeva appieno il significato della parola “determinazione”. Tuttavia le unità inglesi non avevano la velocità e il furore offensivo di quelle francesi, non possedevano la loro perizia tattica nello spostamento sotto il fuoco. La cavalleria reale non era competitiva con quella imperiale, figlia di Murat. Queste, all'ingrosso e con molte eccezioni, furono a parer mio le naturali inclinazioni dei soldati di Napoleone e Wellington. E naturalmente si potrebbe aggiungere qualche considerazione sui soldati delle altre nazioni, anche loro con specifiche qualità seppur inserite nello stesso metodo di guerra dell'epoca: e dunque sarebbe corretto citare la solidità della fanteria russa, la disciplina prussiana, la tenacia austriaca; per non parlare delle prestazioni di italiani, polacchi, spagnoli e olandesi. Ma, per rimanere alla questione che cerco di porre in questa lettera, pare che gli unici veri artefici della sconfitta francese fossero le truppe inglesi. Così battaglie come Fuentes de Onoro, Rolica, Albuera, Tolosa vengono subito passate come trionfi britannici, quando in realtà furono battaglie indecise, quando non proprio vittorie tattiche o strategiche francesi. Molti anglofili trovano sempre il pretesto per assegnare alla loro fazione il successo, quasi che si trattasse di un punto d'onore aver vinto ogni scontro, ogni battaglia. Se così fosse stato io lo accetterei di buon grado, perchè non ho assolutamente niente contro gl'inglesi. Ma, se si consultano libri come quello del comandante Lachouque, per fare un esempio, o testimoni dell'epoca, o fonti di archivio relative alle singole azioni o, ancora, se si va a visitare i campi di battaglia e ci si pone le giuste domande, si scopre che gli scontri anglo-francesi furono sempre molto equilibrati e in essi rifulsero sia le qualità che i difetti delle rispettive parti. Anche gl'inglesi mostravano, com'è umano e normale, qualche volta la schiena. Anche gl'inglesi si ritiravano quando dovevano farlo e perdevano stendardi e cannoni. Con buona pace dei vari John Keegan, Davis Hanson, Roberts e molti altri tifosi di Wellington, la battaglia finale senza l'aiuto prussiano sarebbe stata una atroce sconfitta per le giubbe rosse e i loro alleati. Alle 6 del pomeriggio, sul campo di Waterloo, le forze francesi erano già duramente impegnate sul fianco destro, eppure l'armata inglese era in una situazione disastrosa. Onore alla tenacia delle giubbe rosse e dei loro alleati, ma senza dimenticare che non ci fu nessunissima superiorità tattica sulle forze francesi. Senza i prussiani i francesi avrebbero vinto, anzi, Wellington non si sarebbe mai neanche fermato a combattere.

E sarebbe bene parlare anche della comparazione tra i due più famosi leader militari del tempo: Napoleone e Wellington, che tanto appassiona gli storici anglosassoni. E anche qui non si sprecano i tentativi non solo di metterli sullo stesso piano, ma addirittura di risaltare Wellesley come il vero generale perfetto, invitto e invincibile, al cui confronto Napoleone era solo un bullo di successo. Trovo naturalmente ridicola anche questa pretesa. Che Wellington sia stato un eccellente generale e un tattico rifinito, non è possibile metterlo in dubbio. Seppe tener testa ai marescialli francesi che si trovò via via di fronte e decisamente sapeva il fatto suo quando c'era da schierare le truppe. Ma anche i suoi limiti sono piuttosto evidenti. Innanzitutto le sue non furono mai vittorie decisive ovvero battaglie di annientamento e solo Salamanca e Vitoria possono essere archiviate come trionfi indiscutibili. A Fuentes de Onoro, ad esempio, Massena vibrò un attacco frontale che fallì, ma poi si corresse e tentò l'aggiramento costringendo Wellington alla ritirata. E allora perchè voler considerare a tutti i costi la battaglia come un trionfo inglese? Talavera fu una vittoria, ma non poi così incontstabile a ben vedere. E ad Albuera, sotto Beresford, nella battaglia più sanguinosa della guerra, la fanteria britannica fu quasi annientata dalla cavalleria francese e dai polacchi. Risultato: 6000 perdite per parte. Eppure, anche Albuera, non è altro che un campo di gloria inglese e l'ennesima batosta francese. Quindi i risultati di Wellington furono sì brillanti, ma mai veramente decisivi. E non si venga a dire che era in inferiorità numerica, perchè Napoleone fu quasi sempre in inferiorità numerica, in mezzo a difficoltà oggettive assai più gravose. Quelle della Penisola Iberica furono, se raffrontate con quelle in Germania e in Polonia e salvo notevoli eccezioni, piccole battaglie. E se alla fine Wellington vinse fu perchè lo sforzo militare francese era diretto ad Est. L'esercito inglese in Spagna era quanto di meglio l'Inghilterra potesse offrire all'epoca; quello francese era formato da truppe di seconda scelta, essendo la Grande Armata impegnata altrove. Quando Napoleone intervenne personalmente in Spagna, gl'inglesi neanche accettarono battaglia e si ritirarono precipitosamente. Ma, neanche a dirlo, una ritirata fondamentalmente ignomioniosa, che qualunque altra Nazione avrebbe accettato come tale, viene trasformata dagli storici filo-britannici in un'epopea e addirittura in una vittoria morale. La verità è che a La Coruna gl'inglesi persero. Tornando al confronto tra Wellington e Napoleone, saltano agli occhi alcune considerazioni: per prima cosa il fatto che Napoleone riuscì a soggiogare tutta l'europa occidentale (Inghilterra esclusa) con le sue imprese militari, mentre Wellington ci mise cinque anni per cacciare i francesi fuori dalla Spagna. Si dirà che Napoleone aveva il pieno controllo dell'intera macchina militare francese, mentre Wellington era pur sempre un subordinato; ma è altrettanto vero che Napoleone dovette sempre affrontare imprese strategiche ben più onerose. Ed è bene ricordare che, strategicamente, a Waterloo fu Wellington quello colto alla sprovvista. Si riscattò ampiamente conducendo una difesa brillante, e ciò permise ai prussiani di intervenire, ma non è possibile ritenere che sia stato più abile di Napoleone. Wellington fu un ottimo soldato e generale, pari a un Kutuzov (che aveva una visione strategica migliore) e di un principe Carlo. O anche di un Massena o di un Lannes o un Soult. Ma Napoleone fu un condottiero e uno stratega ben più abile. E anche nelle grandi tattiche si dimostrò maestro insuperabile. Naturalmente commise errori e finì a Sant'Elena. La campagna di Russia fu troppo anche per lui e nel 1815 alternava lampi di genio ad apatia o arroganza. Ma è probabilmente il più grande comandante militare dell' Età Moderna e, a mio pare, insieme ad Annibale, di tutti i tempi. Eppure gli storici, dando spesso per scontato i successi, sottolineano più volentieri gli errori da lui commessi, in una sorta di revisionismo iper-critico che non ha niente di oggettivo, ma è solo una ennesima continuazione di una tradizione radicata.

A conclusione del mio ragionamento, domandando scusa per la prolissità, rinnovo i complimenti per il vostro contributo e vi domando se sarà possibile ospitare nel vostro spazio anche articoli e voci che finalmente rendano giustizia a Napoleone, magari rivedendo alcune voci troppo parziali e partigiane.

Guarda, non è questo il luogo per parlarne ma questo, che diciamo è uno spazio più pubblico della tua pagina di discussione. Ti prego però di essere un po' più conciso quando scrivi, ciao e grazie! --Zero6 09:22, 9 mag 2012 (CEST)[rispondi]