Discussione:Proclama Alexander

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Guerra
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Altra fonte e diversa cronologia[modifica wikitesto]

Segnalo come l'interpretazione delle reazioni al proclama riportata in questa voce non è condivisa da tutti ed ha una connotazione politica. In particolare, l'idea per cui il proclama Alexander dovesse "informare" i partigiani della cessazione dei rifornimenti e che il proclama sia stato interpretato come un "invito a desistere" non è accettata da Ermanno Gorrieri nel suo "La Repubblica di Montefiorino".

Nel libro (non certamente imparziale, visto l'impegno politico dell'autore, ma basato su fonti primarie quali verbali di riunioni e carteggi tra il Cumer e i comandanti partigiani) si sostiene come tale interpretazione dei fatti sia stata partorita e diffusa a fine guerra in ambito comunista e in particolare dal Battaglia in "Storia della Resistenza Italiana".

Veniamo agli argomenti:

- Gorrieri contesta la relazione tra diminuzione/cessazione degli aviolanci e il proclama. Questi vennero infatti sospesi per tutto il mese di ottobre ma ripresi a inizio novembre, 10 giorni prima del proclama stesso;

- Viene contestata anche la relazione fra il proclama e il passaggio delle linee da parte delle formazioni partigiane emiliane per riparare in territorio alleato (relazione data per assodata nella voce attualmente pubblicata su wikipedia). Il passaggio del grosso delle forze partigiane avvenne infatti prima del proclama stesso: mille uomini avevano passato il fronte seguendo il comandante Armando (comunista) in settembre, altri 600 appartenenti al Gruppo Brigate Est lo fecero in seguito alla battaglia del Benedello, circa 200 uomini erano fuggiti all'insaputa dei comandanti nel mese di ottobre e infine la Brigata Costrignano, l'Anderlini e la Bigi attraversarono il fronte dopo il proclama ma non a causa di quest'ultimo. Il trasferimento di queste formazioni era stato infatti deciso nella riunione di Case Marastoni del 9 novembre dai comandanti Davide e Anceschi (entrambi comunisti) e comunicata al CUMER con lettera protocollata il giorno stesso nella quale si proponeva di mantenere solamente 3-400 uomini sull'appennino e trasferire il resto oltre il fronte a patto che si negoziasse cogli alleati il loro inquadramento in un unico corpo combattente al fronte, possibilmente sotto la responsabilità del comandante Armando. Significativamente, a detta riunione non aveva partecipato nessuno dei capi democratici cristiani;

- In ultimo, si sottolinea come in seguito al proclama non si ebbe alcun effetto di rilievo da un punto di vista militare: non cessarono i lanci alleati (anzi ripartirono), non vi furono "fughe" oltre il fronte per riparare in territorio alleato (erano già avvenute) nè tantomeno si verificarono rastrellamenti tedeschi, riportati invece dal Battaglia (ma senza citare alcun documento nè tedesco nè italiano nè alleato nè partigiano) come segnale che anche i tedeschi avessero interpretato tale proclama come un abbandono del movimento partigiano e un invito alla smobilitazione.

In sintesi, Gorrieri sostiene che parte della dirigenza comunista dell'epoca e delle opere scritte da partigiani comunisti a guerra conclusa utilizzarono il proclama Alexander per screditare gli alleati e il movimento democristiano accusandoli di aver boicottato la resistenza in quanto "guerra di popolo" a maggioranza comunista. Secondo il Battaglia e altri (come Marco Cesarini) furono gli alleati guidati dal capo missione Wilcockson e coadiuvati da capi cattolici a suggerire e sostenere i piani di smobilitazione per indebolire le formazioni partigiane e non dover, a guerra finita, fronteggiare un paese che da solo si era riscattato dalla sconfitta ma, al contrario, un paese sconfitto da inserire sotto la protezione e quindi l'egemonia americana. Nella realtà dei fatti furono invece comandanti militari (Davide e Anceschi su tutti) del Partito Comunista a proporre già a partire da ottobre il passaggio del fronte e in seguito a imporlo nella riunione di Ca' Marastoni.

Le cause della smobilitazione secondo il Gorrieri vanno ricercate, più semplicemente, nella strategia adottata dal PC emiliano e di Modena in particolare. Questo partito, va ricordato, esercitava una forte influenza sulla maggioranza delle forze partigiane e aveva alacremente lavorato tra agosto e settembre alla pianificazione della discesa in pianura delle formazioni affinchè queste ultime, e non gli eserciti alleati, entrassero a Modena e Bologna per prime come forze di liberazione incalzando il nemico in ritirata. Diversamente da altri partiti (come la DC) non aveva mai preso in seria considerazione l'ipotesi che la liberazione del Nord Italia potesse essere rimandata alla primavera successiva e di conseguenza non aveva fatto nulla per rifornire le formazioni con equipaggiamenti (soprattutto vestiario) adatti al rigido inverno dell'appennino, nè con munizioni e finanze a sufficienza per affrontare 7 ulteriori mesi di guerra. Queste circostanze avevano seriamente minato il morale delle formazioni e avevano suggerito ai comandanti la ricerca di soluzioni alternative alla montagna per la continuazione della lotta.

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