Discussione:Il Gattopardo

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Il Gattopardo
Argomento di scuola secondaria di II grado
Materialetteratura italiana
Dettagli
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Progetto Wikipedia e scuola italiana

La famosa citazione[modifica wikitesto]

«Il Principe però rifiuta sentendosi troppo legato al vecchio mondo, citando come risposta al cavaliere la famosa frase: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Specchio della realtà siciliana questa frase simboleggia la capacità dei siciliani di adattarsi nel corso della storia ai diversi e numerosi stranieri che hanno governato la bellissima isola"»

Spiegazione della citazione che non c'entra niente col significato voluto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Analisi troppo zuccherosa e compiaciuta. Suggerirei di cambiarla. --151.44.179.215 23:08, 26 ott 2006 (CEST)[rispondi]

Sentiti libero di fare qualsiasi modifica - in senso migliorativo - che ritieni necessaria. È wiki. --Twice25 (disc.) 23:23, 26 ott 2006 (CEST)[rispondi]
l'autore voleva qui invece sottolineare in maniera fatalista come fosse impossibile che tutto in Sicilia potesse cambiare davvero nel profondo e non solo nell'apparenza (mutatis mutandis la mentalità siciliana per lui è sempre la stessa ed è destinata a rimanere immutabile), giacché, fra gli altri motivi, i siciliani si credono (come subito dopo afferma) orgogliosamente migliori di tutto e di tutti e non hanno dunque né voglia né necessità di cambiare la loro situazione attuale, pur sentendosi incosciamente in colpa per lo stato di degrato sociale in cui si ritrovano (si prenda in considerazione il confronto con il resto dell'Italia, in particolare con la società piemontese e l'atipica e incredibile operosità costruttiva dei siciliani non appena emigrano dalla Sicilia). Questa mentalità di orgoglio generata più dalla necessità che da considerazioni razionali (l'autoillusione per non ammettere la propria incapacità a cambiare una società in cui storicamente i siciliani sono sempre stati dominati da potenze straniere) è un tarlo che si acquisisce già dalla nascita e non va più via già dopo pochi anni di vita in Sicilia.
Motivo per cui il principe Fabrizio si sente impotente, sfiduciato e demotivato ad accettare l'importante carica offertagli, che presupporrebbe una certa militanza in campo politico (e non è invece una semplice onoreficenza).
Da siciliano, a distanza di cinquant'anni, condivido appieno l'analisi di Tomasi di Lampedusa, ma prima di cambiare la voce mi andrò comunque a rileggere i saggi critici sull'argomento. Ciao. --151.44.179.215 23:08, 26 ott 2006 (CEST)[rispondi]

Ultima aggiunta[modifica wikitesto]

Ho inserito qualcosa in più sul senso del romanzo, avvicinandomi ai commenti che avete fatto finora. Se va bene,si potrebbe pensare di eliminareil template NPOV. --Codas 04:45, 5 dic 2006 (CEST)[rispondi]

A parer mio il signore che ha gentilmente denigrato la mia bellissima isola,la Sicilia,e tutti(o quasi)i suoi abitanti, non è altro che un uomo(come del resto tutti coloro che la pensano così)che soffre di un'ingombrante sindrome di inferiorità nei nostri confronti,in quanto ritengo che soltanto chi non si sente abbastanza all'altezza di qualcun'altro si prenda la briga di insultare o di cercare a tutti i costi di dimostrarsi migliore di lui...Secondo me,tutti i cittadini sono uguali,senza distinzioni,ma se siamo ritenuti dal settentrione,o da buona parte di esso,davvero così diversi...Allora sono veramente orgogliosa di esserlo,perché certamente non mi piacerebbe essere cieca fino a questo punto!!!Ciao.
da siciliano ritengo che l'analisi sopra fatta circa l'atteggiamento dei miei conterranei, per quanto correggibile, non sia errata. E' da correggere nel senso che non ci confrontiamo con dominazioni straniere, in quanto queste si sono dimostrate realmente incapaci di dominare l'isola. Nessuna dominazione è stata in grado di rompere il potere politico/mafioso che ha sempre condizionato i destini dell'isola. Potere una volta identificabile nel baronaggio politico, successivamente nella nuova borghesia mafiosa. Al contrario questo potere si è dimostrato capace di estendere il proprio raggio d'azione ben oltre i confini dell'isola. Questo potere tutto è fuorché esempio di modernità. E' forse in questa lontananza dalla modernità che noi ci sentiamo inferiori e nascondiamo questo sentimento dietro una presunta superiorità.--Fdigiuseppe 15:57, 22 lug 2007 (CEST)[rispondi]
Anche secondo me, che ho "appena conosciuto" il romanzo, mi sembra che la voce sia un po' troppo di "soft" e non dico pro-siciliana perché non ha senso dirlo, ma comunque manca del tutto di senso critico verso la mentalità in questione.

Per l'ultima persona che ha scritto, non si senta offeso, oltre che si tratta di una critica a una mentalità detta in un libro, su qualcosa di un due secoli fa; ci pensi su un attimo, e poi risponda ragionando con critiche costruttive e con "calma", siamo qua a discuterne appunto per decidere qualcosa, se si inizia con le offese non si risolve nulla. --Col 18:47, 7 gen 2007 (CET)[rispondi]

E soprattutto ricordiamoci che qui si discute esclusivamente della voce. --Elitre (ma il copyviol è emergenza sempre) 01:15, 9 gen 2007 (CET)[rispondi]

Citazione sbagliata[modifica wikitesto]

La famosa frase "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" non viene pronunciata dal Principe durante la discussione col cavaliere. Invece, la pronuncia Tancredi all'inizio del romanzo, mentre discute col Principe della rivoluzione che si sta preparando (lo sbarco dei mille). --MTBT 14:17, 18 gen 2007 (CET)[rispondi]

Precisazione[modifica wikitesto]

Salve,

volevo far presente che Il Gattopardo più che un romanzo storico appare come una riflessione " sull'indifferenza reciproca fra storia e destini individuali ": l'evento perde il suo valore sociale oggettivo (Garibaldi non è che un cornuto), per assumere quella di un istantanea colta d'improvviso nel corso dell'eterno fluire del tempo. E' il tema del disfacimento e della morte, è la visione di una Sicilia mitica ("la boscaglia...si trovava nell'identico stato d'intrico aromatico dal quale l'avevano trovata i Fenici, Dori, Ioni...venticinque secoli prima") che, pagina dopo pagina, relegano in margine re, generali, arrampicatori sociali. Per questo motivo, per questa intima e quasi disperata liricità, il romanzo risulta alla fine abbastanza distante da quelli che, per argomento e "nascita", sono stati indicati come componenti dell'ideale suo albero genealogico: I Vicerè di Federico De Roberto, I vecchi e i giovani di Pirandello.--purosanguebeneventano 15:26, 29 nov 2007 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Il Gattopardo. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 19:58, 12 mar 2018 (CET)[rispondi]

Grazia altèra di Concetta ed Angelica[modifica wikitesto]

Nella pagina si riferisce che Trancredi si sposa con Angelica per la mera fortuna economica; è senz'altro vero che la fortuna economica sia un punto fondamentale della questione, ma è altrettanto vero che di Angelica si parla come di una donna bellissima: dove si dice, nel libro, che non può competere con la bellezza altèra di Concetta?