Discussione:Ermeneutica
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Ho inserito una parte iniziale di spiegazione del termine, scritta per l'occasione con parole quanto più semplici possibili. (Insomma è un originale scritto per wiki).
Il pezzo preesistente, sicuramente valido, è stato raccordato alla parte iniziale ed i titoli tedeschi sono stati tradotti in italiano.
Si tratta però di un brano specialistico sicuramente scritto per altri ambiti, di cui sarebbe bene sapere con certezza la provenienza. Solo la primissima parte (fino a tradizione luterana) è sufficientemente parafrasata. --Truman Burbank 10:33, Feb 9, 2005 (UTC)
premetto che non sono un utente "attivo", non ho modificato nulla ma trovo un pò di difficoltà a trovare contenuti sull'intelligenza artificiale legata all'ermeneutica che non sia la critica di Dreyfus agli studi sull'IA mossa dal concetto di dasein..
Tecnica ermeneutica
[modifica wikitesto]L'articolo, come anche quello inglese, è dedicato solamente alla storia dell'ermeneutica. Bisognerebbe aggiungere una sezione che spieghi le tecniche ermeneutiche; ad esempio, il fatto nell'interpretare un testo l'ottica ermeneutica considera ciò che il linguaggio dice, presuppone, non dice, implica [1].
--Mauro 23:07, 7 gen 2006 (CET)
Approvo il commento, anche se personalmente apprezzo l'impostazione degli argomenti che privilegia la storia (e quindi il contesto) rispetto all'uso pratico. Comunque l'ermeneutica è una disciplina con abbondanti applicazioni ed una sezione su tali applicazioni sarebbe certamente ben vista. Nel frattempo si potrebbe linkare nella voce principale l'articolo citato come collegamento esterno.--Truman Burbank 15:08, 9 gen 2006 (CET)
Ermeneutica, storia della
[modifica wikitesto]Strano che manchi un testo fondamentale, oltretutto italiano. Bo', ve lo metto qui, non mi permetto di inserirlo nella pagina; se volete, dategli pure un'occhiata. M. Ferraris, Storia dell'ermeneutica, Milano, Bompiani, 1988. - Francesco da Firenze (msg) 04:44, 20 lug 2010 (CEST)
Ho tolto, perché, quantomeno, va spiegato/argomentato meglio... e poi non credo occorra in questo paragrafo
[modifica wikitesto]Lo storico delle religioni romeno sottolinea che il rapporto tra il sacro e il profano, inteso come ierofania non è di opposizione, ma di complementarità.[1]
- ^ (ro) Mircea Itu, Introducere în hermeneutică («Introduzione all'ermeneutica»), Orientul latin, Brașov 2002, page 63.
- «L'opposizione sacro-profano si traduce spesso in una opposizione tra reale e irreale [...]» Eliade Il sacro e il profano p.15
- «Si avrà un'idea dell'abisso che separa le due modalità delle esperienze sacra e profana leggendo quanto è detto nel corso del libro» Eliade Il sacro e il profano p.16 --Xinstalker (msg) 16:36, 25 ago 2016 (CEST)
Inoltre Mircea Itu mi sembra una "fonte" ancora non rilevante per queste voci...--Xinstalker (msg) 16:46, 25 ago 2016 (CEST)
Come andrebbe spiegata meglio ma in altro contesto e con fonti maggiormente accreditate... ovviamente e criticamente riferito a Eliade, il testo che segue qui non è adatto ed è solo esemplificativo...
«Il sacro presuppone la netta distinzione da ciò che sacro non è, dal "profano" ([...]), ma sarebbe un errore vedere in questo una mera contrapposizione, una distinzione statica e stabilita una volta per tutte. La distinzione sacro/profano esprime al contrario una polarità, nella quale l'un termine non potrebbe sussistere in assenza dell'altro. Il sacro conferma la sua funzione originaria, giacché il profanum non esisterebbe senza il luogo sacro del fanum, ma a sua volta quest'ultimo può esplicare appieno la sua funzione solo se è mantenuta la sfera del profanum. La polarità rimanda in altre parole sia a una netta contrapposizione sia a una sorte di circolarità, e c'è un unico mezzo rituale per assicurare entrambe le condizioni, vale a dire il sacrificio, descrivibile come una frattura assoluta che, in forza del suo stesso porsi, permette di stabilire e confermare il rapporto fra le due componenti. Il sacrificio non attenua la radicalità dell'opposizione ma la mette in opera, la traduce in azioni precise, in un concreto passaggio di stato, e il passaggio di stato più concreto e radicale noto agli umani è la morte, intesa non naturalisticamente come decesso e perdita di vita, bensì antropologicamente e storicamente come atto di "violenza divina" inflitto per ragioni cogenti. L'opposizione e il passaggio fra sacro e profano, e il mantenimento di entrambi nei loro confini, implicano la morte violenta di una vittima sacrificale, e il suo conseguente passaggio a una superiore modalità di esistenza, che assicuri benefici e protezioni a coloro che sono rimasti.»
--Xinstalker (msg) 16:57, 25 ago 2016 (CEST)
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