Discussione:Assemblee romane

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Antica Roma
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Parte iniziale[modifica wikitesto]

L'articolo inizia così: "Queste operarono sui principi della democrazia diretta, come nel caso dei Comitia Curiata, per cui il diritto di voto per le relative deliberazioni era attribuito a tutti i partecipanti dell'Assemblea, o sui principi della democrazia indiretta, come nel caso dei Comizi tributi, dove il voto era attribuito alle Tribù".

Mi sembra che si faccia confusione. Tutte le assemblee romane operavano sulla base dei principi della democrazia diretta, in quanto ogni cittadino era chiamato a esprimere il suo voto, che si trattasse dell'approvazione di leggi, dell'elezione di magistrati o dell'esercizio della funzione giurisdizionale in materia penale, personalmente, senza cioè la mediazione di un rappresentante eletto all'uopo. E' infatti noto che nell'antichità il concetto di rappresentanza politica non venne mai alla luce e che esso si sviluppò a partire dal medioevo. Questo si deve alla struttura delle prime entità politiche, che, in Grecia come in Italia, furono principalmente città-stato. Perchè il voto per tribù (tributim) usato nei comizi tributi e nei concilia plebis viene letto dall'estensore come segnale di democrazia indiretta, cioè rappresentativa?

Nei comizi tributi i cittadini romani votavano personalmente nell'ambito della tribù rustica o urbana di appartenenza, così come in quelli centuriati ogni elettore votava in seno alla centuria (e alla classe di censo) di cui faceva parte. Il fatto che poi in ogni tribù o centuria (a seconda dell'assemblea presa in esame) si formasse una maggioranza espressiva di un solo voto, e che, di conseguenza, per stabilire l'esito delle votazioni, si contassero i voti delle tribù e delle centurie (votazione tributim e centuriatim) e non quelli dei singoli, non autorizza per nulla a parlare di democrazia indiretta. Indiretto o mediato è solo l'effetto del voto espresso. Io elettore non voto per determinare l'orientamento del comizio nel suo complesso, ma voto per determinare l'orientamento della mia centuria o della mia tribù e, solo indirettamente, quello dell'assemblea. L'insieme dei voti delle centurie o delle tribù determina infatti l'esito della votazione assembleare.

Questo meccanismo nulla ha a che vedere con il concetto di democrazia indiretta intesa come rappresentativa, ovvero un sistema che prevede l'esistenza di un'assemblea legislativa di rappresentanti e non di rappresentati. Aggiungo inoltre che i misteriosi comitia curiata, indicati correttamente come esempio di democrazia diretta, funzionavano nello stesso modo delle altre tre assemblee. Il voto era infatti espresso curiatim, vale a dire per curie, con modalità identiche a quelle descritte per i comizi centuriati e tributi. Alla luce di tale osservazione emerge l'ennesima incongruenza del periodo riportato in apertura. Come possono due assemblee che funzionano allo stesso modo essere presentate quali espressioni di due sistemi diversi?

Propongo dunque la cancellazione del paragrafo o una sua sostituzione con una frase che descriva meglio la struttura delle assemblee, tutte espressione della democrazia diretta, e tutte, allo stesso tempo, basate sul principio della votazione per unità (gentilizie, censitarie, geografico-circoscrizionali a seconda che si trattasse, rispettivamente, di curie, centurie e tribù) e non, o almeno non direttamente, su quello della votazione pro capite. Spero di essere stato chiaro, in realtà il discorso è più semplice di quel che appare.

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