La parete

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La parete
Titolo originaleDie Wand
AutoreMarlen Haushofer
1ª ed. originale1963
1ª ed. italiana1992
Genereromanzo
Sottogeneredistopico
Lingua originaletedesco

La parete (titolo originale Die Wand) è un romanzo della scrittrice austriaca Marlen Haushofer.

Pubblicato nel 1963, ottiene lo stesso anno il premio Arthur-Schnitzler[1], ma solo con la sua ristampa, nel 1983, verrà scoperto dal pubblico, sull'onda dei nuovi movimenti ambientalisti e del femminismo. Nel 2012 il regista austriaco Julian Pölsler, basandosi sul libro, realizzerà un film dall'omonimo titolo[2].

Il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista, una quarantenne vedova da due anni, di cui si ignora il nome. La donna viene invitata dalla cugina Luise e da suo marito Hugo a trascorrere tre giorni presso il loro chalet di caccia, sulle montagne austriache. La mattina successiva al loro arrivo, però, si accorge di aver dormito sola nello chalet, poiché la coppia, uscita per una passeggiata in paese, non ha più fatto ritorno. Quando la donna decide di lasciare il rifugio e incamminarsi alla loro ricerca, in compagnia del cane di questi, rimasto in casa con lei, lungo il tragitto fa una sconcertante scoperta: intorno all'abitazione si è formato un muro invisibile che le impedisce di proseguire.

Con il trascorrere del tempo prende coscienza che il muro è insormontabile e che le persone che si intravedono al di là di questa barriera invisibile sono tutte morte. Inizia così una lunga convivenza con sé stessa e con alcuni compagni di sventura: il cane degli amici di nome Lince, una gatta con i suoi gattini, una mucca che chiamerà Bella e il vitellino Toro. Grazie alla cronaca che la protagonista sta scrivendo per mantenere la memoria degli eventi, assistiamo ai suoi sforzi per sopravvivere, al trascorrere delle stagioni, alla scoperta di una natura dura ma piena di meraviglie, alla solitudine, al rapporto di complicità con i suoi animali, al mistero della parete.[1][3]

Un giorno, di ritorno da un'escursione la protagonista si imbatte in un uomo che uccide con una scure il vitello Toro e il cane Lince che tenta di fermarlo. A sua volta la donna ucciderà l'uomo con il suo fucile.

La composizione del romanzo inizia nel 1960, poco dopo che Haushofer e la sua famiglia cambiano casa: da un'abitazione borghese, stretta e poco riscaldata, ubicata sopra una macelleria nel centro della città di Steyer[4], a una bifamiliare nel quartiere di Tabor.

Il titolo iniziale del romanzo, La parete di vetro (Die gläserne Wand), viene sostituito da quello definitivo nel corso della stesura. Inizialmente il racconto è narrato in terza persona da una donna di nome Isa, accompagnata da un cane chiamato Max; nell'edizione definitiva la donna verrà privata del nome, e quello del cane cambierà in Lince.[5]

Il modello da cui Haushofer trarrà ispirazione per la tenuta di caccia è il rifugio Lacken situato a Molln, in Alta Austria, vicino alla città di Linz, un tempo rifugio per guardaboschi e locatari, dove la scrittrice soleva trascorrere l'estate con il padre. La malga in cui nel libro la scrittrice si trasferisce con gli animali in estate, è presumibilmente la malga Haiden. Anche gli animali, presenti nel romanzo, si riferiscono a modelli reali.[1]

Una presenza importante all'interno del romanzo è costituita dalla descrizione di piante e animali, ossia da una competenza scientifica che si ritiene le sia stata trasmessa dal fratello, studente di scienze ambientali.[4]

Temi principali e interpretazioni

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Il romanzo si interroga su questioni esistenziali comuni a tutto il genere umano: la morte e il costante dubbio che oltre la "parete" ci possa essere qualche forma di vita o solo la morte.[6]

Il modo di vivere della protagonista, isolato e solipsistico, è stato anche interpretato come una critica radicale alla società del tempo, a favore di un ritorno alla natura, a uno stile di vita libero da ogni vincolo ai beni materiali. In questa condizione non solo sarebbe possibile la sopravvivenza, ma anche una sorta di "purificazione" dalla corruzione del mondo moderno.[4]

Inizialmente, alla sconcertante scoperta della parete invisibile, la narratrice non si rende conto in quale misura questa nuova prigione influenzerà la sua vita futura. Un episodio significativo è quello dell'incontro con una mucca, la prima forma di vita che incontra, e che, come lei, condividerà lo stato di reclusione causato dalla presenza della parete. La parete costringe la narratrice a fare i conti con le proprie paure e timori, con la solitudine e la sempre più crescente consapevolezza che non potrà mai più fuggire da se stessa[7]. Questa nuova vita rappresenta per la protagonista una grande sfida, in primo luogo con se stessa. Nella sua vita precedente, la narratrice era una semplice casalinga e madre. Ora si ritrova catapultata in una nuova dimensione, nella quale le sue giornate sono dedicate in gran parte all'agricoltura e all'allevamento, attività completamente estranee al suo modo di vivere "borghese". In questo contesto, gli animali giocano un ruolo importante. Per la protagonista, gli animali selvatici rappresentano da un lato minaccia, timore, ma dall'altro sono una fonte fondamentale di approvvigionamento. Gli animali domestici, quali il cane Lince e la mucca Bella, sono invece un rifugio sicuro, dove consolarsi di fronte alla solitudine che caratterizza la sua nuova vita[8].

La protagonista vive sentimenti mutevoli: la speranza di essere salvata è per lo più sopraffatta dalla disillusione che ciò possa accadere. Per questo motivo cerca di soffocare i suoi pensieri e le sue fantasie, dedicandosi al lavoro[8].

Roland Heger sostiene che il motivo centrale del romanzo, la parete, funga da protezione per la protagonista, che ha così l'opportunità di cambiare e di ripensare alle proprie priorità[9].

Katrina Komm descrive il romanzo come un "romanzo di formazione" del ventesimo secolo, che esplora il processo di maturazione della protagonista sotto una luce prettamente psicologica, piuttosto che storico-sociale[10].

Mara Stuhlfauth e Hans Wiegel hanno ricondotto alcuni aspetti di questo racconto al genere della "robinsonata" (robinsonade)[11][12]: come nel celebre romanzo di Defoe, la protagonista è una persona obbligata a trascorrere la sua vita in uno spazio circoscritto, mettendo alla prova le sue abilità e le tecniche di sopravvivenza[13].

Hans Weigel mette in luce l'estrema profondità e la capacità della scrittrice di dare ai lettori un'immagine originale e onorevole della condizione umana[14].

Daniela Stringl accosta il romanzo di Haushofer a quello di Thomas Bernhard Frost, pubblicato nello stesso anno: in entrambe le opere sarebbe presente la critica allo sviluppo e all'ottimismo economico, e al consumismo che il miracolo economico ha portato con sé[15].

Edwin Hartl e Sabine Seidel identificano il romanzo come un racconto nostalgico della convivenza armonica di persone e animali, in una cornice di natura incontaminata e non corrotta dalla modernità. Entrambi giudicano il romanzo un'utopia della letteratura moderna.[16]

Hartmuth Bohme individua fra le tematiche attraversate dal romanzo quella dell'apocalisse. Il significato letterale di questo termine come rivelazione, giocherebbe un ruolo fondamentale nello svolgimento del romanzo. La situazione di precarietà ed eccezionalità nella quale la protagonista si trova catapultata, svela ed evidenzia la capacità del singolo di agire nella società, liberando capacità nascoste. Si tratta di una riscoperta della verità, di una verità impetuosa, "apocalittica", violenta, capace di sovvertire i rigidi ruoli sociali e la disciplina comuni e di liberare gli estremi dei sentimenti umani: odio, rabbia, sentimento di vendetta e al contempo i gesti più affettuosi d'amore[17].

Dorothea Zeemann definisce quest'opera un "libro senza Dio". A suo parere la scrittrice renderebbe omaggio nel suo racconto ad una sorta di fatalismo cattolico, senza però dare la possibilità di redenzione alla protagonista, impegnata in una battaglia per la sopravvivenza. La protagonista impronterebbe tutte le proprie azioni su un obbligo morale: ogni trascuratezza avrebbe significato la fine del "suo mondo"[18].

Il motivo della parete compare anche nel romanzo autobiografico Un cielo senza fine (Himmel, der nirgenwo endet), in cui la scrittrice narra della sua infanzia[19]. La parete, in questo romanzo, diventa metafora della solitudine del genere umano, prigioniero della propria individualità.[20]

Edizione italiana

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  • Marlen Haushofer, La parete, traduzione dal tedesco di Ingrid Harbeck, Roma, E/O, 1992, ISBN 88-7641-137-2.

Tra il 2010 e il 2011 il regista austriaco Julian Pölsler ha realizzato la trasposizione cinematografica del romanzo, mantenendone il titolo. Il ruolo principale è stato assegnato a Martina Gedeck, nota per aver recitato nel film La banda Baader Meinhof. Il film è stato presentato al festival di Berlino del 2012[21].

  1. ^ a b c (DE) Die Wand, su marlenhaushofer.ch. URL consultato il 6 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2017).
  2. ^ (DE) Die Wand, su IMDb. URL consultato il 4 settembre 2017.
  3. ^ (DE) Schmidjell Christine; Strigl Daniela, Die Wand, in Killy Literaturlexikon. Autoren und Werke des deutschsprachigen Kulturraums., vol. 2, De Gruyter, 2008, pp. 52-57.
  4. ^ a b c Daniela Strigl: „Wahrscheinlich bin ich verrückt …“, Munchen, List Verlag, 2008, p. 242, Kapitel: 1960 - Flucht durch die Wand, ISBN 978-3-548-60784-9
  5. ^ (DE) Marlen Haushofer - Eigentlich kann ich nur leben, wenn ich schreibe!, su marlenhaushofer.ch. URL consultato il 23 agosto 2017.
  6. ^ (DE) Daniela Strigl, Vertreibung aus dem Paradies. Marlen Haushofers Existentialismus., in Eine geheime Schrift aus diesem Splitterwerk enträtseln..." Marlen Haushofers Werk im Kontext., Tübingen, Francke Verlag, 2000, pp. 120-136.
  7. ^ Die Wand [collegamento interrotto], su marlenhaushofer.ch. URL consultato il 4 settembre 2017.
  8. ^ a b Die Wand, Marlen Haushofer, su schreiben10.com. URL consultato il 4 settembre 2017.
  9. ^ (DE) Heger, Roland, Der österreichische Roman des 20. Jahrhunderts. Erster Teil., Vienna, Wilhelm Braumüller Universitäts-Verlagsbuchhandlung, 1971, pp. 90–95..
  10. ^ (EN) Eigler, Friederike, Entwicklungsroman, in The Feminist Encyclopedia of German Literature, vol. 1, Westport, Greenwood Press, 1997, pp. 115–116.
  11. ^ (DE) Hans Weigel, In memoriam, Wien, Styria Verlag, 1979, p. 85.
  12. ^ (DE) Mara Stuhlfauth, Moderne Robinsonaden : eine gattungstypologische Untersuchung am Beispiel von Marlen Haushofers Die Wand und Thomas Glavinics Die Arbeit der Nacht, Würzburg, Ergon-Verlag, 2011, pp. 40-47, OCLC 760149104.
  13. ^ (DE) Torke Celia, Die Robinsonin. Repräsentationen von Weiblichkeit in deutsch- und englischsprachigen Robinsonaden des 20. Jahrhunderts., Göttingen, V & R Unipress, 2011, p. 34.
  14. ^ (DE) Hans Weigel, Die Wand, su marlenhaushofer.ch. URL consultato il 4 settembre 2017.
  15. ^ Die Wand Roman und Hauptwerk von Marlen Haushofer, erschienen 1963 bei Sigbert Mohn (Gütersloh)., su stifter-haus.at. URL consultato il 4 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2017).
  16. ^ (DE) Seidel Sabine, Reduziertes Leben. Untersuchungen zum erzählerischen Werk Marlen Haushofers, Passau, Unipress, 2006, pp. 73-94.
  17. ^ (DE) Daniela Stringl, Marlen Haushofers "Die Wand", su inst.at. URL consultato il 4 settembre 2017.
  18. ^ (DE) "Die Wand" (1963) - Marlen Haushofers Apokalypse der Wirtschaftswunderwelt, su inst.at. URL consultato il 4 settembre 2017.
  19. ^ Marlen Haushofer, Un cielo senza fine, Roma, Edizioni e/o, p. 35.
  20. ^ (DE) Struder Liliane, Die Frau hinter der Wand, München, Claassen Verlag, 2000, p. 63.
  21. ^ Webseite der Berlinale
  • (DE) Ulf Abraham, Topos und Utopie. Die Romane der Marlen Haushofer, in Vierteljahresschrift des Albert Stifter Instituts des Landes Oberösterreich, vol. 35, 1986, pp. 53–83.
  • (FR) Charbonneau Patrick, Portrait De Femme En Céleste Dragon: Les Images De Marlen Haushofer Dans Ses Récits Et Romans, in Germanica, vol. 5, 1989, pp. 55-81.
  • (DE) Bosse Anke, Eine geheime Welt aus diesem Splitterwerk enträtseln. Marlen Haushofers Werk im Kontext, Tübingen-Basel, Francke Verlag, 2000, OCLC 44135882.
  • (DE) Duden Anne, „Oder war da manchmal noch etwas anderes?“ Texte zu Marlen Haushofer, Frankfurt am Main, Verlag Neue Kritik, 1986, OCLC 718292165.
  • (DE) Eigler, Friederike, Entwicklungsroman, in The Feminist Encyclopedia of German Literature, vol. 1, Westport, Greenwood Press, 1997, pp. 115–116..
  • (DE) Heger, Roland, Der österreichische Roman des 20. Jahrhunderts. Erster Teil, Vienna, Wilhelm Braumüller Universitäts-Verlagsbuchhandlung, 1971, pp. 90–95.
  • (FR) Kargl Elisabeth, L'adaptation Cinématographique Du Roman Die Wand : Un Hommage Au Texte De Marlen Haushofer Sur Fond De Thriller Et De Heimatfilm, in Germanica, vol. 2, 2013, p. 213.
  • (DE) Kaiser Jörg, Marlen Haushofers Roman „Die Wand“ als Darstellung eines psychischen Ausnahmezustands, Tesi di laurea, Graz, 2003.
  • Mandalari Maria, La Crasi Letteraria Nella Terra Del Cancelliere, in Belfagor, vol. 46, 1991.
  • (DE) Schmidjell Christine, Marlen Haushofer: Die Überlebenden. Unveröffentlichte Texte aus dem Nachlaß. Aufsätze zum Werk., Linz, Oberösterreichischer Landesverlag, 1991, OCLC 923299721.
  • (DE) Seidel Sabine, Reduziertes Leben. Untersuchungen zum erzählerischen Werk Marlen Haushofers, 2006, OCLC 723685159.
  • (DE) Struder Liliane, Die Frau hinter der Wand, München, Claassen Verlag, 2000, OCLC 606253398.
  • (DE) Stuhlfauth Mara, Moderne Robinsonaden : eine gattungstypologische Untersuchung am Beispiel von Marlen Haushofers Die Wand und Thomas Glavinics Die Arbeit der Nacht, Würzburg, Ergon-Verlag, 2011, pp. 40-47, OCLC 760149104.
  • (DE) Torke Celia, Die Robinsonin. Repräsentationen von Weiblichkeit in deutsch- und englischsprachigen Robinsonaden des 20. Jahrhunderts., Göttingen, Unipress, 2011, ISBN 978-3-89971-667-2, OCLC 882501288.
  • Treder Uta, Il re Nero saggi Di Letteratura Femminile Tedesca, Roma, Editori Riuniti, 1993, OCLC 797834529.
  • (DE) Venske Regula, „... das Alte verloren und das Neue nicht gewonnen...“, in Frauenliteratur ohne Tradition, 1987, pp. 99–130, OCLC 967843817.

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