Delta Scuti

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δ Scuti
La posizione di δ Scuti nella costellazione
Classe spettraleF2IIIp
Tipo di variabileDelta Scuti (prototipo)
Periodo di variabilità0,1937697 giorni
Distanza dal Sole202 a.l
CostellazioneScudo
Coordinate
(all'epoca J2000.0)
Ascensione retta18h 42m 16,4s
Declinazione-09° 03′ 09″
Dati fisici
Raggio medio4,1[1] R
Massa
2,25[2] M
Temperatura
superficiale
Luminosità
Metallicità130% rispetto al Sole[2]
Età stimata900 milioni di anni[2]
Dati osservativi
Magnitudine app.+4,71
Magnitudine ass.+0,74[3]
Velocità radiale-44,8 km/s
Nomenclature alternative
HR 7020, HD 172748, SAO 142515, HIP 91726, ADS 11581, CCDM 18423-0903

Delta Scuti (δ Sct / δ Scuti) è un sistema stellare della costellazione dello Scudo. Secondo la più recente misurazione della parallasse del satellite Hipparcos, dista dal sistema solare circa 202 anni luce[3].

Basandosi sul moto proprio della stella nello spazio, tra circa un milione e 300.000 anni Delta Scuti si avvicinerà al Sole alla distanza di 11,6 anni luce[3], divenendo a quell'epoca la stella più luminosa del cielo terrestre, con una magnitudine apparente di -1,51, più brillante dell'attuale Sirio[4].

Si tratta di una stella situata nell'emisfero celeste australe, ma molto in prossimità dell'equatore celeste; ciò comporta che possa essere osservata da tutte le regioni abitate della Terra senza alcuna difficoltà e che non sia visibile soltanto nelle aree attorno al polo nord. Nell'emisfero sud invece appare circumpolare solo molto oltre il circolo polare antartico. La sua magnitudine pari a 4,7 fa sì che possa essere scorta solo con un cielo sufficientemente libero dagli effetti dell'inquinamento luminoso.

Caratteristiche fisiche

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Delta Scuti è il prototipo di una classe di stelle variabili, le variabili Delta Scuti. Appartenenti alle classi spettrali comprese tra classi spettrali A2 e F8 e le classi di luminosità IV (subgiganti) e V (stelle di sequenza principale), le variabili δ Sct compiono una pulsazione in un lasso di tempo compreso tra 0,025 e 0,25 giorni, sono caratterizzate da una metallicità simile a quella del Sole e di altre stelle di popolazione I e possiedono una massa compresa tra 1,5 e 2,5 masse solari.[5]
Le pulsazioni sono dovute a un processo che prende il nome di meccanismo κ. Una parte dell'atmosfera esterna dell'astro diviene otticamente più tenue a causa della parziale ionizzazione di alcuni elementi. Quando tali atomi perdono un elettrone, la probabilità che essi assorbano energia aumenta; ciò provoca un aumento della temperatura che provoca un'espansione dell'atmosfera. L'atmosfera espansa diviene meno ionizzata e perde energia, raffreddandosi e dunque contraendosi (nel rispetto della prima legge di Gay-Lussac). Il risultato di questo ciclo è la periodica pulsazione dell'atmosfera della stella e una conseguente variazione della luminosità.[6]

Nel caso di Delta Scuti, la luminosità varia dalla magnitudine 4,60 alla 4,79 in un periodo di 0,1938 giorni[7].

Il sistema consta di tre componenti. La primaria, Delta Scuti A, è una gigante giallo-bianca di classe F che pulsa regolarmente con un periodo di 4,65 ore, che risulta in una variazione di luminosità di 0,19 magnitudini, da +4.60 a +4.79. Attorno alla primaria orbitano altre due stelle, Delta Scuti B, di classe spettrale K8[1], di magnitudine +12,2, che dista dalla primaria 15,2", e Delta Scuti C di classe spettrale G7[1], di magnitudine +9,2, che dista dalla principale 53".

  1. ^ a b c d Delta Scuti, Jim Kaler
  2. ^ a b c Geneva-Copenhagen survey re-analysis (Casagrande+, 2011)
  3. ^ a b c d Extended Hipparcos Compilation (XHIP) (Anderson+, 2012)
  4. ^ Nota la distanza e la magnitudine assoluta, la magnitudine apparente è data dalla formula: : , dove è la distanza dell'oggetto espressa in parsec.
  5. ^ Mattew Templeton, Variable Star of the Season: Delta Scuti and the Delta Scuti variables, su aavso.org, AAVSO, 2004. URL consultato il 23-01-2007 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2006).
  6. ^ A. Gautschy, H. Saio, Stellar Pulsations Across The HR Diagram: Part 1, in Annual Review of Astronomy and Astrophysics, vol. 33, 1995, pp. 75–114, DOI:10.1146/annurev.aa.33.090195.000451. URL consultato il 14-05-2007.
  7. ^ AAVSO International Variable Star Index VSX (Watson+, 2006-2013)

Voci correlate

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