Corriera Veneta

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Corriera Veneta
Descrizione generale
Tipovascello a due ponti
ClasseClasse Leon Trionfante
CantiereArsenale di Venezia
Impostazione26 aprile 1722
Varo18 febbraio 1769
Completamento27 aprile 1770
Destino finalepersa per naufragio il 19 dicembre 1771
Caratteristiche generali
Lunghezza50,764 ft m
Larghezza12,864 m
Pescaggio9,73 m
PropulsioneVela
Armamento
ArmamentoArtiglieria[1]:

Alla costruzione

  • 28 cannoni da 40 libbre
  • 28 cannoni da 30 libbre
  • 14 cannoni da 14 libbre

Totale: 70

dati tratti da Venetian Third Rate ship of the line 'Corriera Veneta' (1770)
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Il Corriera Veneta fu un vascello di linea veneziano da 70 cannoni che prestò servizio nella Armada dal 1770 al 1771

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione del vascello da 70 cannoni Corriera Veneta fu ordinata dal Senato della Repubblica di Venezia, e la nave fu impostata il 26 aprile 1722 sotto la direzione del Proto dei Marangoni Andrea Massarin.[2] Massarin diresse i lavori di costruzione fino ai 6 carati, poi subentrò Piero Moro fino ai 22 e infine Giulio Cesare fino al varo.[2] Il Corriera Veneta venne varato il 18 febbraio 1769, ed entrò in servizio nell'Armata Grossa il 27 aprile 1770.[2]

In occasione della guerra russo-turca del 1768-1774 Angelo Emo condusse una squadra navale veneziano nell'Egeo allo scopo di proteggere gli interessi economici e commerciali della Serenissima Repubblica e del Regno di Francia. Nel corso del conflitto, a seguito di un incremento delle attività dei corsari di Dulcigno, sottoposti al protettorato ottomano, Emo decise di portare la squadra nell'Egeo per punirli. Il 19 dicembre 1771, tuttavia, la squadra navale ancorò nel Golfo Laconico vicino alla spiaggia di Eleos, […] ancoraggio coperto da tutti i venti, tranne per quello di stro.[3] Fu un errore gravissimo e in realtà quasi incomprensibile per un ufficiale della cultura e dell'esperienza di Angelo Emo. Si scatenò una tempesta spinta proprio da vento di ostro: il vascello da 74 Corriera Veneta e la fregata Tolleranza affondarono con quasi tutto l'equipaggio mentre Emo riuscì a stento a salvare la sua nave ammiraglia ordinando di tagliare gli alberi maestri[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Roger Charles Anderson, Naval wars in the Levant 1559–1853, Princeton, Princeton University Press, 1952.
  • Guido Candiani, I vascelli della Serenissima: guerra, politica e costruzioni navali a Venezia in età moderna, 1650-1720, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 2009.
  • Guido Candiani, Dalla galea alla nave di linea: le trasformazioni della marina veneziana (1572-1699), Novi Ligure, Città del Silenzio, 2012.
  • Guido Ercole, Duri i banchi. Le navi della Serenessima 421-1797, Gardolo, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica, 2006.
  • Cesare Augusto Levi, Navi da guerra costruite nell'Arsenale di Venezia dal 1664 al 1896, Venezia, Stabilimento Tipografico Fratelli Visentini, 1896.
  • Federico Moro, Ammiraglio Emo, eroe o traditore?, Venezia, Studio LT2, 2012.
  • Mario Nani Mocenigo, L'Arsenale di Venezia, Roma, Ufficio Storico della Regia Marina, 1938.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]