Consanguineus lethi sopor

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Ipno e Thanatos trasportano il corpo di Sarpedonte, da una lekythos a fondo bianco del Pittore di Thanatos (ca. 460 a.C.) al British Museum, Londra.

Consanguineus lethi sopor è una locuzione latina, che tradotta letteralmente significa «il sonno è fratello della morte».[1]

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

L'espressione, in una forma simile, la si trova in Omero, che nel XVI libro dell'Iliade, espressamente definisce il sonno (Ipno) e morte (Thanatos) come fratelli.

L'espressione, in una forma simile, viene utilizzata da Omero nel XIV libro dell'Iliade, quando definisce Ipno (sonno) e Tanato (morte) come gemelli (da qui la celebre locuzione latina) e descrive come furono mandati da Zeus su richiesta di Apollo, per recuperare il corpo di Sarpedonte, ucciso da Patroclo, al fine di portarlo in Licia e tributargli gli onori funebri del caso:[2]

«Dall’alma il corpo, al dolce Sonno imponi
Ed alla Morte, che alla licia gente
Il portino. I fratelli ivi e gli amici
L’onoreranno di funereo rito
E di tomba e di cippo, alle defunte
Anime forti onor supremo e caro.
[...]
D’immortal veste avvolgi: indi alla Morte
Ed al Sonno gemelli fa precetto
Che all’opime di Licia alme contrade»

L'accostamento si ritrova sia nell'Eneide[1] sia in sant'Agostino; quest'ultimo ne fa uso nel libro IV De anima et eius origine, quando afferma che «Anima sive mortui, sive dormientis, sentit bona et mala in similitudine sui corporis»;[3] inoltre, egli ne accenna anche nella lettera 140 del De gratia novi testamenti liber.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]