Colonna di Marco Aurelio

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Coordinate: 41°54′03″N 12°28′47.5″E / 41.900833°N 12.479861°E41.900833; 12.479861
La Colonna di Marco Aurelio
L'iscrizione di Sisto V alla base delle Colonna
Particolare della Colonna di Marco Aurelio

La Colonna di Marco Aurelio è un monumento di Roma, eretto tra il 176 e il 192 per celebrare, forse dopo la sua morte, le vittorie dell'imperatore romano Marco Aurelio (161-180) ottenute su Germani e Sarmati stanziati a nord del medio corso del Danubio (vedere Guerre marcomanniche).

La colonna, che era alta 29,617 metri (pari a 100 piedi romani; 42 metri se si considera anche la base), è ancora nella sua collocazione originale davanti a Palazzo Chigi e dà il nome alla piazza nella quale sorge, piazza Colonna.

Il monumento, coperto di bassorilievi, è ispirato alla Colonna Traiana.


Storia

La colonna fu fatta eseguire dal figlio di Marco Aurelio, Commodo, durante il suo impero (180-192), insieme agli otto pannelli che ornano l’attico dell’Arco di Costantino e che, in realtà, erano originariamente destinati a qualche monumento ufficiale mai realizzato.

La colonna originariamente sorgeva al centro di una piazza, isolata su un alto podio, vicino al tempio dedicato a Commodo, che probabilmente era grosso modo nella posizione di Palazzo Wedekind. Era innalzata sopra uno zoccolo ed un basamento alti insieme più di 10 metri. Lo zoccolo ed il basamento erano situati su una piattaforma alta circa 3 metri.

Il basamento era ornato da una serie di bassorilievi che furono distrutti durante la ristrutturazione voluta da papa Sisto V ed eseguita da Domenico Fontana, utilizzando marmi ricavati dal Settizonio. Fu sostituito con un'iscrizione che riporta la errata dedica ad Antonino Pio. In cima alla colonna era situata la statua di bronzo di Marco Aurelio, che fu distrutta nel Medio Evo.

Fu innalzata sull'esempio della Colonna Traiana e, come per quest'ultima, le scene rappresentate sono poste in ordine cronologico. La cronologia è però molto incerta, ma vale la pena ricordare che una datazione possibile delle campagne rappresentate è dal 168 al 172. nella prima parte della colonna, fino alla rappresentazione della vittoria (con la Germania Subacta, ovvero la Germania soggiogata!); e dal 173 al 174 nella seconda parte.

Nei bassorilievi, considerati meno raffinata rispetto alla colonna di Traiano, viene frequentemente rappresentata la figura dell'imperatore. Le rappresentazioni furono realizzate con lo stile plebeo o popolare che si stava cominciando ad affermare in quegli anni, soppiantando così lo stile aulico o classico.


Nel 1589 papa Sisto V fece sistemare sulla sommità della colonna la statua in bronzo di San Paolo.

«

SIXTVS V PONT MAX
COLVMNAM HANC
COCLIDEM IMP
ANTONINO DICATAM
MISERE LACERAM
RVINOSAMQ PRIMAE
FORMAE RESTITVIT
A. MDLXXXIX PONT IV»

Descrizione e stile

Dettagli

La colonna, che da sola è alta quasi 30 metri, è formata, come la Colonna di Traiano, da enormi rocchi di marmo di Carrara sovrapposti (20), del diametro di ca. 3,70 metri. I rocchi sono scavati all'interno così da formare una scala a chiocciola di 203 gradini che sono illuminati da piccole feritoie e che portano al "terrazzino" che si trova in cima e che chiude il capitello di ordine dorico.

Intorno al fusto si arrotola un fregio disposto a spirale, che si avvolge per venti volte e che è alta ca. un metro. Il rilievo mostra scene di battaglia e schiere di nemici vinti durante le guerre combattute dai Romani contro i germani marcomanni e i Sarmati, popolazioni che si erano stanziate lungo il Danubio, sotto il dominio dell'imperatore.

La colonna ripete intenzionalmente il modello traianeo. Malgrado il tentativo d’emulazione, vi sono evidenti differenze fra la colonna di Traiano e quella di Marco Aurelio: mentre nella prima vi è un morbido bassorilievo pittorico, nella seconda troviamo un incisivo altorilievo; il modellato da morbido diventa ruvido e duro; il trapano s’affonda nel marmo e trafora barbe, chiome, corazze, segnando le rade pieghe dei panneggi, i solchi di contorno delle figure, le sinusoidi delle onde dei fiumi. Il racconto si fa più schematico e alla varietà dei motivi subentra la ripetitività, come nelle scene di marcia; i dettagli del paesaggio diminuiscono, le prospettive divengono più convenzionali. L’impostazione obliqua dello schieramento dei soldati nella colonna di Traiano diventa, nella colonna Antonina, rappresentazione frontale; la frontalità si estende anche alla figura della Vittoria e a quella dell’Imperatore. Mentre Traiano era visto in mezzo ai suoi soldati, Marco Aurelio è già su un piano più distaccato che ne sottolinea la maestà; appare di fronte e inquadrato dal fido e valoroso genero Pompeiano e da un altro ufficiale, che sono impostati di tre quarti, come ali per far risaltare il fuoco centrale dell’Imperatore.

Immagine della colonna ripresa dall'enciclopedia Nordisk_familjebok (1917), vol.25, p.1364

Nelle scene di adlocutio ("discorso alle truppe") i soldati non si radunano più tutti su un lato, di fronte all’imperatore seduto di profilo, ma formano un semicerchio che gira in basso intorno alla preminente figura centrale e frontale di Marco Aurelio, in questo nuovo schema che preannuncia quello del Cristo fra gli Apostoli.

Sparisce quel senso d’umanità e di pietà verso i vinti che traspariva dalla colonna traianea e il racconto bellico diviene crudele e spietato. I corpi dei barbari si stravolgono in ritmi angolosi e distorti, la struttura naturalistica si disorganizza e diventa una forzatura espressionistica.

La narrazione si fa più drammatica e assume toni miracolistici nella rappresentazione del ruscellante Giove Pluvio (scena n.16 della "pioggia miracolosa"), che salva l'esercito romano accerchiato dai Quadi, mentre stava per morir di sete. L'episodio è riferito anche da Dione Cassio Cocceiano e da altri autori cristiani dell'epoca come Tertulliano (per un approfondimento vedere legio XII Fulminata).

L'episodio della "pioggia miracolosa" che coinvolse la legio XII Fulminata durante le guerre marcomanniche, è raffigurata sulla Colonna.

Le stesse caratteristiche stilistiche si ritrovano sugli otto pannelli aureliani dell’Arco di Costantino, dove, ad esempio, la scena di sacrificio si presenta molto più affollata e densa di figure rispetto alle scene di sacrificio traianee, e questo dimostra una minore sensibilità verso la rappresentazione di Commodo.

Lo stile della Colonna di Marco Aurelio non vuole rompere con la tradizione, anzi cerca palesemente di aderire ad essa il più possibile. Per spiegare, queste differenze fra le due colonne coclidi, secondo il Becatti, a partire dall’età di Commodo, le tendenze dell’arte popolareggiante (l’arte plebea), che erano sempre state vive nell’artigianato artistico, iniziano a confluire nell’arte ufficiale. Infatti, “proprio nell’età di Commodo si possono individuare quei presupposti che, in poco meno di un secolo, sfoceranno nella forma artistica tardo-antica[1]. Tuttavia i rilievi della colonna Antonina e quelli dei pannelli aureliani dell'Arco di Costantino sono ancora opera di maestri d’alto livello: sotto il regno degl’Imperatori della dinastia antonina, infatti, a Roma si erano formate delle botteghe in cui operavano scultori greci immigrati. Affievolitasi la presenza di maestranze greche sotto il regno di Commodo, la realizzazione dei monumenti ufficiali venne affidata ad artisti romani che avevano lavorato in passato sotto la guida di maestri greci. Per questo nell’età di Commodo vediamo affiorare quella tendenza alla disorganicità espressiva che era propria della cultura figurativa etrusca, latina e italica, e che nel campo dell’arte ufficiale era stata sinora smorzata e nobilitata dal superiore naturalismo classicheggiante.

Note

  1. ^ Bianchi Bandinelli, Becatti, op.cit.

Bibliografia

  • Bianchi Bandinelli R., "Arte Plebea", in Dialoghi di Archeologia a. I, pp. 7-19 1967.
  • Becatti G., L'arte dell'età classica, VI edizione, Firenze 1989.
  • Sordi, Marta, "Le monete di Marco Aurelio con Mercurio" e la «pioggia miracolosa»", Scritti di Storia romana, Milano 2002, pp. 55-70.
  • J. Guey, "Le date de la pluie miraculeuse et la colonne Aurelienne", Mélanges de l’Ecole Francaise de Rome, LX, Parigi 1948, p.105-127; id., LXI, 1949, 93-118; id. RPH, XXII, 1948, p.16 ss..
  • Sabino Perea Yébenes, La legion XII y el prodigio de la lluvia en época del emperador Marco Aurelio, Madrid, 2002.
  • H.Z. Rubin, "Wheather Miracles under Marcus Aurelius", Atheaneum, 57, 1979, p.365-366.
  • Antony Birley, Marco Aurelio, trad.it., Milano, 1990, p.215.
  • Ilaria Ramelli, in Prefazione a: Sabino Perea Yébenes, La legion XII y el prodigio de la lluvia en época del emperador Marco Aurelio, Madrid, 2002, p.11-12.
  • Caprino, in C.Caprino – A.M.Colini – G.Gatti – M.Pallottino – P.Romanelli, La colonna di Marco Aurelio (illustrata a cura di Comune di Roma), Roma 1955.
  • A cura di J.Scheid e V.Huet, Autor de la colonne Aurélienne, Belgium 2000.

Voci correlate

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