Castrum Petrae Roseti
Castello della Pietra di Roseto Castrum Petrae Roseti | |
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Il castello di Roseto Capo Spulico. | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Calabria |
Città | Roseto Capo Spulico |
Indirizzo | Via Lungomare degli Achei |
Coordinate | 39°58′53.85″N 16°37′00.54″E |
Informazioni generali | |
Inizio costruzione | XI secolo |
Materiale | pietra, laterizi |
Visitabile | sì |
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Il Castrum Petrae Roseti (Castello della Pietra di Roseto) è un castello fortificato a difesa della costa dell'Alto Ionio Cosentino, risalente ad epoca normanna, ricostruito nel Duecento per volontà dell'imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia, rimaneggiato più volte fino al secolo XVI. È sito in Roseto Capo Spulico, a picco sul mare sul Promontorio di Cardone.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il maniero era di importanza strategica nel periodo dei Normanni in quanto segnava la divisione della Contea di Sicilia tra Roberto il Guiscardo e Ruggero, suo fratello. Sorge su un avito monastero basiliano-normanno. Non lontano vi era il piccolo borgo di pietra di Roseto, oggi Roseto Capo Spulico.[1]
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]Il castello è di forma trapezoidale ed ha tre torri, di cui una merlata e più alta rispetto alle altre. Vi sono ampi saloni di rappresentanza all'interno (visitabili, apprezzabile solo il panorama), ed all'esterno si possono vedere cisterne e scuderie. La struttura attuale non è, però, interamente medioevale : numerosi sono stati i rifacimenti che hanno completato e modificato l'aspetto originale della fortezza. La struttura attuale non è antecedente al secolo XVI, pur conservando alcune antiche tracce rinvenute nei recenti restauri.[2]
La struttura è attualmente in vendita, visto che è una proprietà privata .
Lo "scoglio incudine"
[modifica | modifica wikitesto]È un piccolo faraglione caratteristico che si trova in mare, sotto il Castrum Petrae Roseti. È detto anche "pietra dell'incudine".
Una leggenda vuole che, tra il 1204 e il 1253, durante il regno di Federico II, il castello custodisse la Sacra Sindone.[3][4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Basilicata e Calabria, Touring Club Italiano, Milano 1980.
- Franco Severini Giordano, I castelli normanno-svevi di Calabria nelle fonti scritte, edizione Calabria Letteraria, Soveria Manelli (CZ) 2014.
- Luigi Vellucci, Manfredi di Svevia, Edizioni Pugliesi, Martina Franca 2009.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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