Castello di Pollenzo

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L'Agenzia di Pollenzo

Il Castello di Pollenzo è situato a Pollenzo, frazione di Bra (CN).

È una delle Residenze sabaude riconosciute nel 1997 dall'UNESCO come Patrimonio dell'Umanità, nel sistema di castelli, palazzi ed edifici pubblici sorti per iniziativa dei duchi, dei principi e dei re della Casa Savoia, nei suoi differenti rami, tra cui, principalmente il ramo Savoia-Carignano, da cui proviene il re di Sardegna Carlo Alberto.

Storia

Torre e chiesa di san Vittore

Nella storia bimillearia di Pollenzo (POLLENTIA per i romani) sono stati costruiti e distrutti più volte fortificazioni, castelli e chiese.

Residenza feudale e rinascimentale

L'antica Pollenzo (il Museo di Bra - compreso nel circuito dei Castelli Aperti - espone reperti di epoca romana e altomedievale provenienti dagli scavi archeologici del sito), dopo aspre contese - nei secoli XII-XIII - tra i maggiori comuni del Basso Piemonte, che portarono alla sua completa distruzione, diventa sede di contea del patrizio visconteo Antonio Porro, che promuove la costruzione di un castello ad opera dell'ingegnere Andrea da Modena nel 1386; trascorsi pochi decenni, la rocca si trasforma in prestigiosa residenza feudale dei marchesi di Romagnano. Questi, nella seconda metà del Cinquecento, avvieranno un profondo rinnovamento del castello su modelli manieristi, che vanno messi in sistema con le coeve architetture del Saviglianese e del Saluzzese, oltre ad Alba e Casale Monferrato: pochi reperti scultorei e, maggiormente, i documenti, hanno consentito di ricostruire una superba fase storico-artistica destinata ad essere completamente cancellata tra gli anni 1832 e 1847.

Trasformazioni carloalbertine

Il caso di Pollenzo in quegli anni sarà sintomatico della particolare visione romantica del committente - il re Carlo Alberto - anche per il mezzo dei suoi artisti indirizzati ad un revival gotico ormai lontano dai modelli di Horace Walpole: gli interventi dell'epoca carloalbertina comportarono la completa distruzione della maggior parte del borgo di epoca medievale e protomoderna, con la più parte degli insediamenti rurali e difensivi trecenteschi, della chiesa di San Vittore, del tessuto infrastrutturale del luogo (la viabilità interna ed esterna, i quattro "porti" tra Pollenzo, l'Isola e la sponda destra del Tanaro), ma alla fin fine anche del castello, sia dell'esterno - di cui resta intatto o quasi il solo donjon - che dell'interno; tutto questo nel nome della celebrazione di un ricreato medioevo, ma con frequenti e diffusi elementi di contraddizione nella forma classicheggiante più sfarzosa, idealizzata da Pelagio Palagi, architetto e versatile artista. Assieme al Palagi collaborarono, per gli edifici, l'architetto Ernesto Melano e, per il nuovo parco, l'architetto Xavier Kurten [1].

Il risvolto positivo dell'intervento sabaudo a Pollenzo è che le nuove realizzazioni vedono impegnati artisti che perseguono una forma progettata, per il nuovo aggregato così come per ogni minuto manufatto: è ciò che si è potuto qui affrontare, indagando le opere di Pelagio Palagi (di cui è stato anche rintracciato, nell'archivio palagiano dell'Archiginnasio di Bologna, il "vero" progetto neogotico, non realizzato, per le facciate del castello), di Ernest Melano, del Bellosio, del Moncalvo e del Gaggini. Con questi artisti, cui il sovrano demandò la riplasmazione dell'intera Pollenzo, fu chiamato a lavorare uno stuolo di altri artisti ed artigiani di grande professionalità, che collaborarono per creare la nuova immagine del borgo, con la sua piazza con fontana, la sua chiesa, la cascina Albertina, il castello, e, fondamentalmente, la sua Agenzia.

Il conte di Pollenzo

Vittorio Emanuele III abdicando il 9 maggio del 1946 assunse il nome di conte di Pollenzo

Destinazione attuale

Questa, alla distanza di 170 anni dalla sua creazione come centro direzionale e di sperimentazioni delle tenute sabaude, è stata la pietra focaia da cui Carlo Petrini di Slow Food ha saputo far scoccare la scintilla per consentire a questo borgo di ripartire su nuovi obiettivi, per nuove funzioni tese, ancora una volta, a valorizzarne tutte le qualità storiche, artistiche ed ambientali. Proprio queste nuove funzioni, che nel volume vengono anche presentate, con i progetti di recupero funzionale - pensiamo in particolare alla localizzazione, proprio nell'Agenzia e nella Cascina Albertina (in sistema con Colorno, la Reggia di Maria Luigia, vedova di Napoleone Bonaparte) della Università di Scienze Gastronomiche, e della Banca del Vino [2] - hanno del resto un sostrato storico nell'impresa carlo-albertina, quando si considerino le sperimentazioni in campo cerealicolo o in quello vitivinicolo che videro primeggiare uno "scienziato" del vino come il generale enologo genovese Paolo Francesco Staglieno[3], che avviò per il re Carlo Alberto, la produzione del "vino di Pollenzo".

Chiesa di san Vittore

Chiesa di san Vittore

Collegata al castello è la chiesa di san Vittore, anch'essa costruita negli anni Quaranta dell'Ottocento, in forme neogotiche da Ernesto Melano.

Nella chiesa Carlo Bellosio vi dipinse, tra l'altro, il martirio di san Vittore; inoltre è presente un prezioso coro ligneo del '500 proveniente dall'abbazia di Staffarda.

Sede universitaria

Ospita l'Università di Scienze Gastronomiche.

Note

  1. ^ cfr. [1]
  2. ^ cfr. [2]
  3. ^ cfr. [3]

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