Austro-Daimler Panzerwagen

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Austro-Daimler Panzerwagen
Prototipo
Descrizione
Equipaggio4
ProgettistaAustro-Daimler
CostruttoreAustro-Daimler
Dimensioni e peso
Lunghezza4,86 m
Larghezza1,76 m
Altezza2,74 m
Peso2,5 t
Propulsione e tecnica
MotoreDaimler a benzina a 4 cilindri
Potenza40 hp
Trazione4x4
Prestazioni
Velocità45
Autonomia250
Armamento e corazzatura
Armamento primario1 Maxim o 2 Schwarzlose da 7,92 mm
Corazzatura4 mm max
Landship Activeboard.com[1]
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La Austro-Daimler Panzerwagen era una robusta autoblindo militare sviluppata nel 1904 dalla Austro-Daimler (sussidiaria della Daimler-Motoren-Gesellschaft) e apparsa nel 1905. Rappresentava il primo esempio di 4x4 usato per scopi bellici. Aveva una torretta che roteava di 360°.

Questa macchina (si trattava proprio di un'autovettura) aveva applicata una corazzatura estesa, ma non molto spessa. Aveva il motore anteriore, con il pilota che sedeva proprio dietro di esso. Era armata di una torretta con 1 mitragliatrice Maxim, più tardi sostituita con una torretta con 2 mitragliatrici Schwarzlose. Nonostante avesse eccellenti doti fuoristrada, non venne accettata per la produzione in serie a causa di incomprensioni con l'esercito austro-ungarico.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Prototipo

Fu Leopoldo Salvatore d'Asburgo-Lorena, un generale dell'Imperial regio Esercito austro-ungarico, che concepì l'importanza militare dei veicoli motorizzati. Nel 1903 quindi Paul Daimler, figlio maggiore di Gottlieb Daimler, allestì un prototipo. Questi lavorò per tre anni per un prototipo alla Austro-Daimler di Wiener Neustadt. Per avere caratteristiche da fuoristrada, venne usato un autotelaio a trazione integrale.[2] Dopo la auto da corsa Spyker 60 HP fu la seconda automobile con trazione integrale.[3]

Per un'auto del periodo fu una caratteristica fuori dall'ordinario. Con un motore raffreddato ad acqua di 4,4 litri a quattro tempi con quattro cilindri tipo Otto con 30 HP di potenza e una velocità massima di 24 km/h e una capacità di superare ostacoli del 25%. Gli elementi di controllo e i sedili erano retrattili. La testa del pilota e copilota durante il viaggio normale in cabina erano esterni per una visuale piena; durante la battaglia i sedili retrattili facevano sì che i due venissero protetti dalla corazzatura.[4]

Il veicolo fu presente alle Kaisermanövern del 1906. Il controllo fu di Heinrich Schönfeldt, più tardi ingegnere automobilistico e pilota. Appena il motore del veicolo venne messo in moto, disturbò il cavallo del capo della k.u.k. Stabswesen dell'esercito austro-ungherese, Friedrich von Beck-Rzikowsky. L'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria decretò che il veicolo a motore non era adatto all'uso militare.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su landships.activeboard.com. URL consultato il 13 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  2. ^ Martin Pfundner: Austro Daimler und Steyr: Rivalen bis zur Fusion ; die frühen Jahre des Ferdinand Porsche, Verlag Böhlau Verlag Wien, 2007, ISBN 3205776399, p. 33 [1]
  3. ^ Alexandr F. Andreev, Viachaslau Kabanau, Vladimir Vantsevich: Driveline Systems of Ground Vehicles: Theory and Design, Verlag CRC Press, 2010, ISBN 1439858683, p. 90 [2]
  4. ^ Rudolf Hauptner, Peter Jung: Stahl und Eisen im Feuer: Panzerzüge und Panzerautos des K.u.K. Heeres, 1914-1918. Stöhr, 2003, p. 69.
  5. ^ Martin Pfundner: Austro Daimler und Steyr: Rivalen bis zur Fusion ; die frühen Jahre des Ferdinand Porsche, Verlag Böhlau Verlag Wien, 2007, ISBN 3205776399, p. 34 [3]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Christopher F. Foss (a cura di), The Illustrated Encyclopedia of the World's Tanks and Fighting Vehicles. A technical Directory of Major Combat Vehicles from World War 1 to the present Day, London, Salamander Books, 1977, ISBN 0-86101-003-5.
  • (DE) Kenneth Macksey, John Batchelor, Die Geschichte der Panzerkampfwagen, München, Wilhelm Heyne Verlag, 1978, ISBN 3-453-52081-5.
  • (DE) Walter J. Spielberger, Kraftfahrzeuge und Panzer des österreichischen Heeres 1896 bis heute, Stuttgart, Motorbuch-Verlag, 1976 ISBN 3-87943-455-7.

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