Betario di Chartres

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
San Betario

Vescovo di Chartres

 
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazionepre canonizzazione
Ricorrenza2 agosto

Betario (... – Chartres, 2 agosto VII secolo) è stato un vescovo franco di Chartres, venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia e culto[modifica | modifica wikitesto]

Betario è menzionato al 20º posto negli antichi cataloghi dei vescovi di Chartres, tra Pappolo e Magnobodo.[1] Incerta è l'epoca del suo episcopato, compreso tra il 585, data dell'ultima attestazione del suo immediato predecessore Pappolo,[2] e il 614, quando la sede di Chartres era occupata da Teodoaldo, che, secondo i cataloghi episcopali, era il quarto successore di Betario.[2][3]

Esiste una vita di Betario, scritta attorno al IX secolo.[2][4] Di nobili origini, studiò alla scuola capitolare di Chartres, e poi si ritirò a vita eremitica. Noto per la sua santità di vita, fu nominato da Clotario II cappellano di corte e poi vescovo di Chartres. Quando la città fu messa sotto assedio da Teodorico II, Betario si pose come suo principale avversario, ma ebbe salva la vita grazie ad alcuni miracoli compiuti a favore dei soldati nemici.[5][6] Infine, secondo la vita, Betario prese parte ad un concilio a Sens, ignoto alle fonti conciliari di epoca merovingia.[7]

Il Martirologio Romano lo ricorda il 2 agosto con queste parole:[8]

«A Chartres in Neustria, sempre in Francia, san Betario, vescovo.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) René Merlet, Catalogues des évêques de Chartres, in Mémoires de la Société archéologique d'Eure-et-Loir, Tomo IX, Chartres 1889, pp. 457-458.
  2. ^ a b c (FR) Duchesne, Fastes épiscopaux de l'ancienne Gaule, vol. II, pp. 427-428.
  3. ^ Molte fonti bibliografiche pongono la morte di Betario attorno al 623, ma tutte ignorano la presenza di Teodoaldo al concilio di Parigi del 614. Cf. anche: (LA) Charles de Clercq, Concilia Galliae, a. 511 - a. 695, Corpus Christianorum Series Latina (CCSL 148A), Brepols, Turnholti, 1963, p. 281, nº 181.
  4. ^ (LA) Vita Betharii episcopi Carnoteni, edidit Bruno Krusch, in: Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Merovingicarum, Tomus III, Hannoverae, 1896, pp. 612-619.
  5. ^ Caramia, Bibliotheca Sanctorum, vol. 3, coll. 143-144.
  6. ^ (FR) Calendini, Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques, VIII, coll. 1244-1245.
  7. ^ (LA) Concilia aevi Merovingici (511-695), a cura di Friedrich Maassen, Hannoverae, 1893, pp. 184-185.
  8. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 604, nº 8.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]