Battaglia di Ghilboa

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In primo piano la morte suicida di Saul per mano di un amalecita, sullo sfondo i Filistei si impossessano dell'Arca dell'Alleanza per portarla entro il loro tempio di Dagon. (Da un'illustrazione al libro di Flavio Giuseppe eseguita da Jean Fouquet tra il 1470 e il 1475 e conservata nella BnF di Parigi, Département des Manuscrits, Français 247, fol. 110v (Livre VI)

La battaglia di Ghilboa è lo scontro in cui muore Saul, re degli Israeliti, e il figlio primogenito Gionatan.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Narra la Bibbia che Saul venne a battaglia con i Filistei che avevano attaccato il suo regno. Trovandosi al cospetto di un nemico numericamente forte e assai temibile, Saul utilizzò dapprima tattiche di guerriglia, per poi vedersi costretto a fronteggiarlo in una battaglia campale.

Certi di essere sconfitti in pianura, dove i Filistei potevano avvalersi dei carri da battaglia, gli Israeliti si ritrassero sulla cresta ripida e rocciosa del monte Ghilboa, ma le condizioni impervie del terreno non intimidirono i Filistei che invasero la montagna mietendo moltissime vittime fra gli Israeliti, tra gli altri i tre figli di Saul, Gionata, Abinadab e Malchi-Sua.[1] Mentre intorno l'esercito soccombeva, Saul, ferito e circondato, per non cadere preda del nemico, chiese al suo scudiero di trafiggerlo, e al suo rifiuto si gettò sulla sua spada e morì.[2] L'Arca dell'Alleanza fu presa dai vincitori e solo in seguito essa sarà recuperata dal nuovo re, Davide.[3]

La morte del re è giudicata dalla Bibbia come frutto dello sfavore divino, provocato da vari gravi peccati e misfatti del re, non ultimo quello d'aver voluto procedere a un rito negromantico (perfettamente riuscito) grazie al quale una donna di En-Dor evocò per suo conto la figura del defunto profeta Samuele, al fine di ricevere indicazioni utili a fargli superare i problemi del regno e quelli suoi personali.

Saul non ottenne alcuna risposta utile ma solo la conferma del grave corruccio divino nei confronti di Saul e il preannuncio per il giorno successivo della morte sua e dei suoi figli, oltre alla totale disfatta d'Israele ad opera dei Filistei.[4]

Tale blasfemo rito negromantico avvenne tra l'altro in dispregio dell'assoluto divieto, impartito in precedenza dallo stesso Saul, che nel suo regno agissero i qoemîm (negromanti) e sottolineò in maniera chiara e drammatica la totale sfiducia di Saul nei confronti del Dio che l'aveva elevato a sovrano d'Israele.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 1° Samuele 31:1-2
  2. ^ 1° Samuele 31:3-5
  3. ^ 2 Samuele, 6:12-13 e 15.
  4. ^ 1° Samuele 28:8-25

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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