Avarizia
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L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede.
Avarizia e avidità[modifica | modifica wikitesto]
Le due nozioni, talvolta confuse o usate indifferentemente, hanno dei significati diversi: mentre l'avidità è il desiderio di accrescere indefinitamente il proprio possesso (nel senso più generale possibile del termine), avaro è chi prova un attaccamento morboso verso quel che già possiede.[1]
Sociologia[modifica | modifica wikitesto]
L'avarizia può essere ritenuta dannosa per la società, poiché appare ignorare il benessere degli altri a favore del proprio. È diventata più accettabile (e il termine meno frequente) nella cultura occidentale, dove il desiderio di acquisire ricchezze è componente costituente del capitalismo.
Religione[modifica | modifica wikitesto]
L'avarizia è elencata tra i sette vizi capitali secondo la Chiesa cattolica.
Quando l'avarizia comprende la cupidigia nei confronti delle proprietà di un'altra persona, viene usato il termine invidia. Quando l'avarizia viene applicata al soggetto di un eccessivo consumo di cibo, si usa spesso il termine gola, un altro dei sette vizi capitali.
I Buddhisti credono che l'avarizia sia basata su una scorretta associazione tra benessere materiale e felicità. Essa è provocata da una visione illusoria che esagera gli aspetti positivi di un oggetto.
Note[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Avarizia, in Thesaurus del Nuovo soggettario, BNCF.