Akai MPC

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AKAI MPC60

Akai MPC è il nome di una serie di workstation prodotte dalla Akai. Gli Akai MPC fungono al contempo da campionatore e sequencer e presentano dei pad (grandi pulsanti in gomma) in grado di produrre dei suoni quando vengono toccati.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Gli Akai MPC vennero progettati dall'Akai in collaborazione con l'ingegnere Roger Linn e lanciati nel 1988. Stando a Linn, avrebbe fatto «la cosa giusta» a collaborare con la Akai perché essa «aveva bisogno di un designer creativo con delle idee. Non volevo mettermi a vendere dei prodotti, darmi al marketing, alla finanza o alla produzione aziendale, tutte cose in cui la Akai era molto brava».[1] Linn asserì anche che l'MPC era un tentativo di "riprogettare correttamente" il Linn 9000, drum machine e campionatore lanciato nel 1984 e il cui fallimento portò alla chiusura della Linn Electronics.[1] Linn non amava leggere i manuali di istruzioni e creò pertanto un'interfaccia intuitiva che semplificasse la produzione musicale.[1][2] Gli MPC ebbero successo tra i producer di musica elettronica e hip hop.[3] Tra coloro che dispongono di tale tecnologia vi sono, ad esempio, DJ Shadow, che si è servito di un Akai MPC60 per registrare l'influente album Endtroducing.....,[4] Kanye West[1] e J Dilla.[5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

A differenza di altri dispositivi simili lanciati in precedenza e che presentano interruttori e pulsanti più piccoli e rigidi, l'MPC ha una griglia con grandi pad in gomma sensibili alla pressione e che possono essere suonati in modo simile a una tastiera.[3] L'interfaccia è semplice e utilizzabile senza che sia necessario collegarla a uno studio di registrazione. Secondo Vox, «ciò che conta più di tutto (nell'MPC) è che non è un enorme pannello di missaggio fissi con tanti pulsanti che lo fa sembrare una cabina di pilotaggio di un aereo».[3]

Se in precedenza gli artisti campionavano lunghi brani musicali, l'MPC ha permesso loro di estrarre dalle tracce sample più piccoli, assegnarli a pad separati e attivarle in modo indipendente, in modo simile a quando si suona uno strumento tradizionale come una tastiera o una batteria.[3] I ritmi possono essere costruiti non solo da campioni di percussioni ma da qualsiasi suono registrato, come, ad esempio, fiati o sintetizzatori.[3]

I modelli MPC60 consentono di riprodurre campionamenti della durata massima di 13 secondi in quanto, quando iniziarono a essere costruiti, era costono produrre dei macchinari con molto spazio di memoria e Linn si aspettava che gli acquirenti avrebbero utilizzato la macchina principalmente per creare dei ritmi; non si aspettava che sarebbero invece stati usati per riprodurre dei lunghi loop.[6] Le funzioni vengono selezionate e i campioni modificati con due manopole. I pulsanti rossi "registra" e "sovra-incisione" vengono utilizzati per salvare o riprodurre in loop i ritmi.[3] L'MPC60 ha uno schermo LCD e viene fornito con floppy disk con suoni e strumenti.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Feature: Industry Interview — Roger Linn, su sonicstate.com. URL consultato il 16 gennaio 2023.
  2. ^ (EN) Meet the unassuming drum machine that changed music forever", su vox.com. URL consultato il 16 gennaio 2023.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Meet the unassuming drum machine that changed music forever, su vox.com. URL consultato il 17 gennaio 2023.
  4. ^ (EN) DJ Shadow, su solesides.com. URL consultato il 17 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2013).
  5. ^ (EN) Drunk drummer-style grooves, su attackmagazine.com. URL consultato il 17 gennaio 2023.
  6. ^ (EN) INTERVIEW with Roger Linn, su bboytechreport.com. URL consultato il 17 gennaio 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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