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Promotore della fede

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Il promotore della fede (in latino promotor fidei), colloquialmente conosciuto come avvocato del diavolo (in latino advocatus diaboli), era un ufficio della Congregazione dei riti. La persona che rivestiva l'ufficio era incaricata dalla Chiesa cattolica di apportare argomenti che mettessero in discussione le virtù e i miracoli dei candidati alla canonizzazione durante l'inchiesta (un tempo "processo"). La figura è stata modificata nel 1983 da papa Giovanni Paolo II: nella costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister all'antico ruolo corrisponde quello del prelato teologo.[1]

Il ruolo del promotor fidei, istituito nel 1587 da papa Sisto V, fu riformato nel 1983 da Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister, la quale riordinò il processo delle cause dei santi; tale costituzione puntava a coinvolgere, molto più che in passato, i vescovi locali nel promuovere e indagare sulle cause di canonizzazione. A partire dal 1984, il numero dei processi di canonizzazione è cresciuto rapidamente nel tempo, arrivando a quasi cinquecento durante il solo pontificato di Giovanni Paolo II; cifre considerevoli, soprattutto se confrontate alle sole novantotto canonizzazioni dei suoi sette predecessori nell'arco del XX secolo.

Nella lingua italiana

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La locuzione "avvocato del diavolo" in italiano è usata estensivamente per indicare chi assume temporaneamente una posizione al fine di alimentare un dibattito costruttivo e verificare la genuinità dell'argomento originale, o anche, per estensione, chi ha sempre da ridire su tutto e tutti solo per gusto di contraddizione.[2][3]

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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