Impetuoso (cacciatorpediniere 1914): differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina: {{Infobox nave |nome=''Impetuoso'' |immagine=Impetuoso.jpg |dimensioni_immagine=370 px |didascalia=La foto ufficiale dell<nowiki>’</nowiki>''Impetuoso'' |bandiera=Flag o...
(Nessuna differenza)

Versione delle 17:09, 14 mar 2011

Impetuoso
voci di navi presenti su Wikipedia

L’Impetuoso è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

All’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale l’Impetuoso faceva parte, con i gemelli Impavido, Intrepido, Indomito, Irrequieto ed Insidoso, della II Squadriglia Cacciatorpediniere, di base a Taranto, ma si trovava al momento a La Spezia); comandante della nave era il capitano di corvetta Sirianni[1].

Il 9 giugno l’unità scortò, insieme ai cacciatorpediniere Indomito, Intrepido, Irrequieto, Insidioso, Animoso, Ardito, Ardente, Audace ed all’esploratore Quarto, gli incrociatori corazzati Giuseppe Garibaldi e Vettor Pisani, partecipando al bombardamento dei fari di Capo Rodoni e San Giovanni di Medua[2].

Il 3 dicembre la nave salpò da Brindisi per scortare, insieme ad Indomito, Intrepido, Irrequieto ed Insidioso, uno dei primi convogli di rifornimenti per le truppe italiane dislocate in Albania, composto dai trasporti truppe Re Umberto e Valparaiso (che trasportavano in tutto 1800 uomini e 150 quadrupedi)[3][2]. Giunto ormai il convoglio all’altezza di San Giovanni di Medua, il Re Umberto, con 765 uomini a bordo, urtò una mina (posata dal sommergibile austro-tedesco UC 14) ed affondò spezzato in due, in un quarto d’ora; i pronti soccorsi permisero tuttavia di salvare 712 uomini[3][4][2].

L’8 dicembre Impetuoso ed Insidioso scortarono da Taranto a Valona il piroscafo Palermo, con a bordo oltre 700 uomini e 43 quadrupedi[4].

Nella notte tra l’11 ed il 12 dicembre l’Impetuoso (al comando del capitano di corvetta Sirianni) e l’Insidioso scortarono da Taranto a Valona il piroscafo Valparaiso carico di truppe[4].

Il 23 febbraio 1916, insieme all’Insidioso, bombardò le artiglierie austro-ungariche situate sul Sasso Bianco, durante l’evacuazione di Durazzo[3]. Nel corso della stessa giornata l’Impetuoso, i gemelli Ardito ed Indomito, l’esploratore Libia ed il vecchio ariete torpediniere Puglia si disposero nella rada di Durazzo a protezione dello sgombero della Brigata Savona[3].

Secondo alcune fonti, nei giorni successivi l’Impetuoso avrebbe probabilmente affondato un U-Boot[3].

Il sommergibile austro-ungarico U 17, che affondò l’Impetuoso

Il 9 luglio dello stesso anno l’Impetuoso (comandante Ponza di San Martino) e l’Irrequieto si posero all’inseguimento dell’esploratore austroungarico Novara, che aveva attaccato lo sbarramento del Canale d’Otranto ed affondato i drifters Astrum, Spei e Claivis[5], ma quest’ultimo riuscì a riparare a Cattaro prima di poter essere raggiunto[3].

Alle 15.30 del giorno seguente l’Impetuoso si trovava in navigazione unitamente all’Insidioso per pattugliare lo sbarramento, quando da bordo della nave fu avvistata la scia di un siluro (lanciato dal sommergibile austro-ungarico U 17), a soli 150 metri di distanza: non fu possibile evitare l’arma, che colpì l’Impetuoso causandone il subitaneo affondamento[3], in posizione 40°10’ N e 18°50’ E[6].

Tra l’equipaggio del cacciatorpediniere si registrarono 37 morti, mentre altri 51 poterono essere tratti in salvo[3].

Note

  1. ^ http://www.forumeerstewereldoorlog.nl/viewtopic.php?t=21288&sid=4a3b6b2e72f70c6903c08eb9ed404f04
  2. ^ a b c http://www.iantdexpeditions.com/spedizioni/in2007/intrepido.pdf
  3. ^ a b c d e f g h Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, pp. 140-147-172-173
  4. ^ a b c http://www.iantdexpeditions.com/spedizioni/in2007/stor21.htm Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "IANTD-2" è stato definito più volte con contenuti diversi
  5. ^ i drifters erano pescherecci armati incaricati della posa e del pattugliamento delle reti antisommergibile dello sbarramento del canale d’Otranto
  6. ^ http://www.uboat.net/wwi/ships_hit/ship.html?shipID=2995
  Portale Marina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di marina