Alvise da Mosto (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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|propulsione=4 [[caldaia a vapore|caldaie]] Yarrow<br>2 [[turbina a vapore|turbine]] Belluzzo<br> 2 [[elica|eliche]]<br>[[Potenza (fisica)|Potenza]]: 50000 [[Cavallo vapore|CV]]
|propulsione=4 caldaie Odero<br />2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 55.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
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* 6 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
* 2 mitragliere da 40 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere da 13,2 [[millimetro|mm]]<br />
* 4-6 tubi lanciasiluri da 533 [[millimetro|mm]] <br />
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Il [[cacciatorpediniere]] '''''Alvise Da Mosto''''' della [[Regia Marina]], [[classe Navigatori (cacciatorpediniere)|classe ''Navigatori'']], fu impostato nei [[Cantieri navali del Quarnaro|Cantieri Navali del Quarnaro]] di [[Fiume (Croazia)|Fiume]] nel [[1928]], varato nel [[1929]] ed entrò in servizio nel [[1931]] come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero. Nel [[1938]], nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere. Fu affondato il 1º dicembre 1941.


L<nowiki>’</nowiki>'''Alvise Da Mosto''' è stato un [[esploratore]] e successivamente un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
==Storia==


== Storia ==
Il ''Da Mosto'' prese nome dal navigatore veneziano [[Alvise Cadamosto|Alvise Da Mosto]] nato a Venezia nel [[1432]], tant'è che originariamente era questa la sua denominazione, semplificata poi nel [[1930]] in quella definitiva.
=== Nome e motto ===


Il ''Da Mosto'' prese nome dal navigatore veneziano [[Alvise Cadamosto|Alvise Ca’ Da Mosto]], nato a Venezia nel 1432, ed infatti originariamente era questa la sua denominazione, semplificata poi nel 1930 in quella definitiva.
Il ''Da Mosto'' fu la penultima unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1931 e infatti, come il successivo ''[[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|Pigafetta]]'', aveva già subito le prime modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture). Nei collaudi fu l'unità che raggiunse la maggior velocità con 42,7 [[Nodo (unità di misura)|nodi]]. Insieme al ''Pigafetta'' ricevette a Venezia la bandiera di combattimento il [[4 ottobre]] dello stesso anno e come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra, effettuò insieme al ''[[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|Pessagno]]'' una crociera di rappresentanza in [[Sud-America]] e partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]] dal [[1936]] al [[1937]].<br>
Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XV Squadriglia. Dopo un breve periodo di stanza a [[Tangeri]] fu utilizzato per l'addestramento equipaggi e quindi nella primavera del [[1940]] entrò in cantiere per il secondo ciclo di modifiche allo scafo.


Il motto della nave, "''In ogni rischio e con ogni arme''", è tratto dalla "''Canzone dei Trofei''" (da [[Opere_di_Gabriele_d%E2%80%99Annunzio#Poesia|"Merope"]], 1912) di [[Gabriele D'Annunzio]].
Il motto della nave, ''In ogni rischio e con ogni arme'', è tratto dalla ''Canzone dei Trofei'' (da [[Opere_di_Gabriele_d%E2%80%99Annunzio#Poesia|"Merope"]], 1912) di [[Gabriele D'Annunzio]].


== Attività bellica ==
=== Gli anni Trenta ===


Il ''Da Mosto'' fu la penultima unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1931 e infatti, come il successivo [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], aveva già subito le prime modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture).
Il ''Da Mosto'' uscì dal cantiere ai primi di agosto del 1940 e riprese il suo posto nella XV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] con base a [[Brindisi]] alle dipendenze della VIII [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] [[Incrociatore|Incrociatori]]. Con questi svolse un'intensa attività di squadra con varie missioni di ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'[[Albania]] in appoggio alla [[Campagna italiana di Grecia|campagna di Grecia]] fino alla primavera del 1941. Da allora in poi condivise il destino delle unità similari svolgendo unicamente le attività di posa mine e soprattutto di scorta ai convogli per l'[[Africa Settentrionale]].
[[Immagine:RCT Da Mosto 1940.jpg|thumb|left|350px|Il cacciatorpediniere ''Alvise Da Mosto'' nei primi mesi della seconda guerra mondiale]]
Proprio durante una di queste missioni, il 1º dicembre 1941, doveva compiersi il destino del ''Da Mosto'': stava scortando da [[Trapani]] a [[Tripoli (Libia)|Tripoli]] la nave cisterna ''Mantovani'' che venne colpita da un attacco aereo, si incendiò e affondò. Il ''Da Mosto'' si prodigò per il salvataggio dei naufraghi fin quando non venne avvistato e attaccato da un gruppo nemico della Forza K di [[Malta]], composto dagli incrociatori ''Aurora'' e ''Penelope'' e dal cacciatorpediniere ''Lively''. Nonostante l'evidente squilibrio di forze, il comandante del ''Da Mosto'' [[Capitano di fregata|C.F.]] Francesco Dell'Anno<ref>[http://www.marina.difesa.it/storia/movm/Parte06/MOVM6042.asp Pagina dell'Ufficio Storico della Marina Militare dedicata al Comandante Francesco Dell'Anno]</ref> non esitò ad attaccare a sua volta le navi nemiche tentando invano di silurarle. Dopo un aspro combattimento, ormai messo fuori uso e in via di affondamento, fu abbandonato dall'equipaggio e, colpito nel deposito munizioni, esplose affondando rapidamente zona di mare 75 nm a [[Rosa dei venti|NNW]] di [[Tripoli (Libia)|Tripoli]], portando con sé 138 uomini dei 272 che componevano l'equipaggio<ref>Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', p. 175</ref>.


Nei collaudi fu l'unità che raggiunse la maggior velocità con 42,7 [[Nodo (unità di misura)|nodi]]. Insieme al ''Pigafetta'' ricevette a Venezia la bandiera di combattimento il 4 ottobre dello stesso anno.
Nella sua breve carriera aveva svolto 79 missioni di guerra per un totale di 23.531 [[miglio (unità di misura)|miglia]] e 1440 ore di moto.


Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre svolse la normale attività di squadra: effettuò insieme al [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)| ''Pessagno'']] una crociera di rappresentanza in [[Sudamerica]] e partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]] dal 1936 al 1937.
Il comandante Dell'Anno fu decorato con [[Medaglia d'Oro al Valor Militare]] per la sua eroica difesa<ref>http://www.marina.difesa.it/storia/movm/Parte06/MOVM6042.asp</ref>. Sopravvissuto all'affondamento, morì alcuni mesi dopo nell'affondamento del cacciatorpediniere ''Scirocco''.

Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XV Squadriglia. Dopo un breve periodo di stanza a [[Tangeri]] fu utilizzato per l'addestramento equipaggi e quindi nella primavera del 1940 entrò in cantiere per il secondo ciclo di modifiche allo scafo. Durante tali lavori fu allargato lo scafo di un metro, modificata la prua ed incrementato l’armamento<ref>http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html</ref>.

=== La seconda guerra mondiale ===

Il ''Da Mosto'' uscì dal cantiere ai primi di agosto del 1940 e riprese il suo posto nella XV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere con base a [[Brindisi]] alle dipendenze della VIII [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] [[Incrociatore|Incrociatori]]. Con questi svolse un'intensa attività di squadra con varie missioni di ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'[[Albania]] in appoggio alla [[Campagna italiana di Grecia|campagna di Grecia]] fino alla primavera del 1941. Da allora in poi condivise il destino delle unità similari svolgendo unicamente le attività di posa mine e soprattutto di scorta ai convogli per l'[[Africa Settentrionale]].

[[Immagine:RCT Da Mosto 1940.jpg|thumb|left|350px|Il ''Da Mosto'' fotografato nei primi mesi della seconda guerra mondiale]]

Dal 19 al 23 aprile 1941, insieme alla VII Divisione incrociatori (Eugenio di Saovia, Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli) ed ai gemelli Da Recco, Pessagno, Da Verrazzano, Pigafetta e Zeno, effettuò la posa dei campi minati S 11, S 12 ed S 13 (con l’impiego in tutto di 321 mine e 492 galleggianti esplosivi) ad est di Capo Bon<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Tra il 23 ed il 24 aprile le unità ripeterono l’operazione posando altre 740 mine<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Il 4-5 maggio fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli Pigafetta, Da Recco, Zeno e Da Verrazzano ed agli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Attendolo e Duca d’Aosta – ad un convoglio (formato dal trasporto truppe Victoria e dai cargo Marco Foscarini, Barbarigo, Calitea, Ankara, Andrea Gritti e Sebastiano Venier scortati dai cacciatorpediniere Vivaldi, Da Noli e Malocello e dalle torpediniere Cassiopea, Orione e Pegaso) in rotta Napoli-Tripoli: le navi giunsero indenni a destinazione nonostante l’individuazione di un sommergibile, che tuttavia non attaccò<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>.

Il 3 giugno effettuò la posa di due campi minati a nordest di Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']], ''Da Recco'', [[Vincenzo Gioberti (cacciatorpediniere)|''Gioberti'']], [[Scirocco (cacciatorpediniere)|''Scirocco'']] ed ''Usodimare'' ed alle Divisioni IV (incrociatori leggeri ''Bande Nere'' e [[Alberto da Giussano (incrociatore)|''Di Giussano'']]) e VII (incrociatori leggeri [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], [[Emanuele di Savoia Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']] ed [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']])<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN01.htm</ref>.

Il 7 luglio, insieme alle Divisioni incrociatori IV (Bande Nere e Di Giussano) e VII (Attendolo e Duca d’Aosta) ed ai cacciatorpediniere Pigafetta, Pessagno, Da Recco, Da Verrazzano, Maestrale, Grecale e Scirocco, effettuò una missione di posa mine nel Canale di Sicilia<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4107-34JUL01.htm</ref>.

Il 1° dicembre 1941 il Da Mosto, al comando del capitano di fregata Francesco Dell’Anno, era di scorta alla grande e moderna motonave cisterna Iridio Mantovani in navigazione carica di 8500 tonnellate di carburante<ref>http://www.wrecksite.eu/wreck.aspx?58484</ref> da Napoli a Tripoli, quando le due navi, alle 13.20, furono attaccate da quattro bombardieri Bristol Blenheim del 107° Squadron della Royal Air Force: centrata da alcune bombe, la petroliera si immobilizzò con gravi danni<ref name="Navi mercantili perdute">Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, ''Navi mercantili perdute'', pp. 247-248</ref><ref name="Rocca">Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', pp. 175-176</ref><ref name="danieleranocchia">http://www.danieleranocchia.it/naval_history/seconda_guerra.htm</ref>. Il Da Mosto prese a rimorchio la nave danneggiata, ma, causa il suo appoppamento, i cavi si ruppero ed alle 16.45 il convoglio fu nuovamente attaccato da aerei: colpita da altre bombe, la Mantovani s’incendiò<ref name="Navi mercantili perdute"/><ref name="Rocca"/><ref name="danieleranocchia"/>. Mentre il Da Mosto recuperava l’equipaggio della petroliera, alle 18, furono avvistati fumi in lontananza: il cacciatorpediniere si avvicinò alle navi ritenendo fossero motovedette italiane, ma si trattava invece della Forza K britannica, composta dagli incrociatori leggeri Aurora e Penelope e dal cacciatorpediniere Lively<ref name="Navi mercantili perdute"/><ref name="Rocca"/><ref name="danieleranocchia"/>. Il Da Mosto si avvicinò a 1000 metri alle navi britanniche, lanciò vari siluri, aprì il fuoco con i cannoni, emise cortine fumogene, ma la sproporzione di forze rese tutto inutile: ripetutamente colpito, il cacciatorpediniere s’immobilizzò con gravi danni e dovette essere abbandonato dall’equipaggio; mentre era in corso l’abbandono della nave, questa, colpita nel deposito munizioni poppiero, fu scossa dall’esplosione di tale deposito, impennò la prua ed affondò rapidamente di poppa, alle 18.15, in posizione 33°53’ N e 12°28’ O (circa 75 miglia a nordovest di Tripoli)<ref name="danieleranocchia"/><ref name="Navi mercantili perdute"/><ref name="Rocca"/><ref name="danieleranocchia"/>. Il Lively sfilò a bassa velocità a breve distanza dal gruppo dei naufraghi e dalla nave agonizzante, rendendo loro l’onore delle armi prima di allontanarsi senza raccogliere nessuno<ref name="Navi mercantili perdute"/><ref name="Rocca"/><ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 490</ref>. Anche la Mantovani fu finita a cannonate dalle navi inglesi, inabissandosi in posizione 33°50’ N e 12°50’ E<ref name="Navi mercantili perdute"/><ref name="Rocca"/>; il suo equipaggio fu recuperato dall’Aurora<ref>http://www.wrecksite.eu/wreck.aspx?58484</ref>.

Dell’equipaggio del Da Mosto scomparvero in mare 138 uomini, mentre il comandante Dell’Anno ed altri 134 superstiti furono recuperati da unità italiane<ref name="Navi mercantili perdute"/><ref name="Rocca"/>.

Il comandante Dell'Anno (poi scomparso in mare con il cacciatorpediniere ''Scirocco'') fu decorato con [[Medaglia d'Oro al Valor Militare]] per la sua eroica difesa<ref>http://www.marina.difesa.it/storia/movm/Parte06/MOVM6042.asp</ref>.

Nel corso del conflitto il Da Mosto aveva svolto 79 missioni di guerra per un totale di 23.531 [[miglio (unità di misura)|miglia]] percorse e 1440 ore di moto.


== Note ==
== Note ==
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* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
* Ufficio Storico della Marina Militare. ''La battaglia dei convogli: 1940-1943''. Roma, 1994
* Ufficio Storico della Marina Militare. ''La battaglia dei convogli: 1940-1943''. Roma, 1994
* Gianni Rocca, "Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale", Mondadori, 1987
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori, 1994



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[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina|Da Mosto, Alvise]]
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Versione delle 17:08, 7 feb 2011

Alvise da Mosto
voci di navi presenti su Wikipedia

L’Alvise Da Mosto è stato un esploratore e successivamente un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Nome e motto

Il Da Mosto prese nome dal navigatore veneziano Alvise Ca’ Da Mosto, nato a Venezia nel 1432, ed infatti originariamente era questa la sua denominazione, semplificata poi nel 1930 in quella definitiva.

Il motto della nave, In ogni rischio e con ogni arme, è tratto dalla Canzone dei Trofei (da "Merope", 1912) di Gabriele D'Annunzio.

Gli anni Trenta

Il Da Mosto fu la penultima unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1931 e infatti, come il successivo Pigafetta, aveva già subito le prime modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture).

Nei collaudi fu l'unità che raggiunse la maggior velocità con 42,7 nodi. Insieme al Pigafetta ricevette a Venezia la bandiera di combattimento il 4 ottobre dello stesso anno.

Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre svolse la normale attività di squadra: effettuò insieme al Pessagno una crociera di rappresentanza in Sudamerica e partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la guerra civile spagnola dal 1936 al 1937.

Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XV Squadriglia. Dopo un breve periodo di stanza a Tangeri fu utilizzato per l'addestramento equipaggi e quindi nella primavera del 1940 entrò in cantiere per il secondo ciclo di modifiche allo scafo. Durante tali lavori fu allargato lo scafo di un metro, modificata la prua ed incrementato l’armamento[1].

La seconda guerra mondiale

Il Da Mosto uscì dal cantiere ai primi di agosto del 1940 e riprese il suo posto nella XV Squadriglia Cacciatorpediniere con base a Brindisi alle dipendenze della VIII Divisione Incrociatori. Con questi svolse un'intensa attività di squadra con varie missioni di ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'Albania in appoggio alla campagna di Grecia fino alla primavera del 1941. Da allora in poi condivise il destino delle unità similari svolgendo unicamente le attività di posa mine e soprattutto di scorta ai convogli per l'Africa Settentrionale.

Il Da Mosto fotografato nei primi mesi della seconda guerra mondiale

Dal 19 al 23 aprile 1941, insieme alla VII Divisione incrociatori (Eugenio di Saovia, Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli) ed ai gemelli Da Recco, Pessagno, Da Verrazzano, Pigafetta e Zeno, effettuò la posa dei campi minati S 11, S 12 ed S 13 (con l’impiego in tutto di 321 mine e 492 galleggianti esplosivi) ad est di Capo Bon[2].

Tra il 23 ed il 24 aprile le unità ripeterono l’operazione posando altre 740 mine[3].

Il 4-5 maggio fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli Pigafetta, Da Recco, Zeno e Da Verrazzano ed agli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Attendolo e Duca d’Aosta – ad un convoglio (formato dal trasporto truppe Victoria e dai cargo Marco Foscarini, Barbarigo, Calitea, Ankara, Andrea Gritti e Sebastiano Venier scortati dai cacciatorpediniere Vivaldi, Da Noli e Malocello e dalle torpediniere Cassiopea, Orione e Pegaso) in rotta Napoli-Tripoli: le navi giunsero indenni a destinazione nonostante l’individuazione di un sommergibile, che tuttavia non attaccò[4].

Il 3 giugno effettuò la posa di due campi minati a nordest di Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Verrazzano, Da Recco, Gioberti, Scirocco ed Usodimare ed alle Divisioni IV (incrociatori leggeri Bande Nere e Di Giussano) e VII (incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta ed Attendolo)[5].

Il 7 luglio, insieme alle Divisioni incrociatori IV (Bande Nere e Di Giussano) e VII (Attendolo e Duca d’Aosta) ed ai cacciatorpediniere Pigafetta, Pessagno, Da Recco, Da Verrazzano, Maestrale, Grecale e Scirocco, effettuò una missione di posa mine nel Canale di Sicilia[6].

Il 1° dicembre 1941 il Da Mosto, al comando del capitano di fregata Francesco Dell’Anno, era di scorta alla grande e moderna motonave cisterna Iridio Mantovani in navigazione carica di 8500 tonnellate di carburante[7] da Napoli a Tripoli, quando le due navi, alle 13.20, furono attaccate da quattro bombardieri Bristol Blenheim del 107° Squadron della Royal Air Force: centrata da alcune bombe, la petroliera si immobilizzò con gravi danni[8][9][10]. Il Da Mosto prese a rimorchio la nave danneggiata, ma, causa il suo appoppamento, i cavi si ruppero ed alle 16.45 il convoglio fu nuovamente attaccato da aerei: colpita da altre bombe, la Mantovani s’incendiò[8][9][10]. Mentre il Da Mosto recuperava l’equipaggio della petroliera, alle 18, furono avvistati fumi in lontananza: il cacciatorpediniere si avvicinò alle navi ritenendo fossero motovedette italiane, ma si trattava invece della Forza K britannica, composta dagli incrociatori leggeri Aurora e Penelope e dal cacciatorpediniere Lively[8][9][10]. Il Da Mosto si avvicinò a 1000 metri alle navi britanniche, lanciò vari siluri, aprì il fuoco con i cannoni, emise cortine fumogene, ma la sproporzione di forze rese tutto inutile: ripetutamente colpito, il cacciatorpediniere s’immobilizzò con gravi danni e dovette essere abbandonato dall’equipaggio; mentre era in corso l’abbandono della nave, questa, colpita nel deposito munizioni poppiero, fu scossa dall’esplosione di tale deposito, impennò la prua ed affondò rapidamente di poppa, alle 18.15, in posizione 33°53’ N e 12°28’ O (circa 75 miglia a nordovest di Tripoli)[10][8][9][10]. Il Lively sfilò a bassa velocità a breve distanza dal gruppo dei naufraghi e dalla nave agonizzante, rendendo loro l’onore delle armi prima di allontanarsi senza raccogliere nessuno[8][9][11]. Anche la Mantovani fu finita a cannonate dalle navi inglesi, inabissandosi in posizione 33°50’ N e 12°50’ E[8][9]; il suo equipaggio fu recuperato dall’Aurora[12].

Dell’equipaggio del Da Mosto scomparvero in mare 138 uomini, mentre il comandante Dell’Anno ed altri 134 superstiti furono recuperati da unità italiane[8][9].

Il comandante Dell'Anno (poi scomparso in mare con il cacciatorpediniere Scirocco) fu decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare per la sua eroica difesa[13].

Nel corso del conflitto il Da Mosto aveva svolto 79 missioni di guerra per un totale di 23.531 miglia percorse e 1440 ore di moto.

Note

Bibliografia

  • Franco Bargoni. Esploratori Italiani. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare,1996
  • Maurizio Brescia. Cacciatorpediniere Classe "NAVIGATORI". Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1995 ISBN 88-85909-57-4
  • Aldo Cocchia e Filippo De Palma. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1958.
  • Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1962
  • Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1959
  • Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. V: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 1º aprile 1941 all'8 settembre 1943. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1960
  • Pier Filippo Lupinacci. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
  • Nicola Sarto. Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori", "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
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  • Gianni Rocca, "Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale", Mondadori, 1987
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori, 1994


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