Utente:Marte77/Bozze

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Le rivelazioni private appartengono alle grazie gratis datae, ovvero quei doni gratuiti di Dio al di fuori della potenza naturale ma anche al di fuori del merito soprannaturale della persona che le riceve.[1] Le rivelazioni private secondo la qualifica fatta da S.Paolo appartengono alla profezia.[2]

La fede cristiana non può accettare "rivelazioni" che pretendono di superare o corregere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento.[3] Non è questo il caso delle rivelazioni private, le quali se autentiche, non possono mai contraddire la Rivelazione di Cristo, in quanto Dio non può contraddire se stesso.

Questioni dottrinali

[modifica | modifica wikitesto]

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (67) riporta:

«Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate "private", alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di "migliorare" o di "completare" la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.
La fede cristiana non può accettare "rivelazioni" che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune Religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali "rivelazioni"»

Una rivelazione privata non è vincolante per la fede dei credenti, anche se questa viene prudentemente giudicata veritiera dalla Chiesa cattolica e addirittura nemmeno se viene riconosciuta la santità dello stesso veggente.

Sull'assenso da prestare alle rivelazioni che la Chiesa ritiene autentiche e che vengono approvate dall’autorità ecclesiastica, ha raccolto un parziale consenso la posizione del card. Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, che nel suo trattato sulla beatificazione e la canonizzazione dei servi di Dio si esprime così: "Bisogna sapere che questa approvazione non è nient'altro che il permesso, dopo maturo esame, di pubblicare [tali rivelazioni] per l’edificazione e l'utilità dei fedeli: cosicché alle rivelazioni così approvate, sebbene non si debba né si possa prestare un assenso di fede cattolica, è dovuto tuttavia un assenso di fede umana secondo le regole della prudenza, per cui queste rivelazioni sono probabili e si possono religiosamente credere".[4]

Questa posizione teologica risulta essere condivisa dal card. Joseph Ratzinger, attuale papa Benedetto XVI, che la cita nel suo commento teologico dell'anno 2000 alla presentazione del terzo segreto di Fatima.[5]

Per contro, l'idea che alle rivelazioni private si debba dare ossequio di fede divina, è largamente diffusa nella teologia.[6][7]

Per quanto riguarda la questione relativa al deposito della fede esistono diverse posizioni: per alcuni teologi, come ad esempio Antonio Royo Marin, pur ritenendo che le rivelazioni private debbano essere credute per fede divina, non ritengono che possano far parte del deposito della fede[8], altri teologi esprimono posizioni di apertura sul poter considerare queste rivelazioni come un patrimonio da assimilare al deposito.[9][10]

Per quanto riguarda l'obbligo a farne uso o meno ai fini della professione della fede il card. Joseph Ratzinger, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nell'anno 2000 afferma: "Un tale messaggio può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell'ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. E' un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso."[5]

Una posizione particolare sul tema delle rivelazioni la offre S.Giovanni della Croce che afferma: "chi volesse interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse o novità al di fuori di Lui."[11] Questa espressione non vuole negare la possibilità delle rivelazioni private, che la Chiesa, sin dalle origini, non ha mai messo in dubbio, ma vuole ammonire i fedeli a non interrogare, chiedere o peggio pretendere tali doni che sono invece elargiti da Dio, come grazie gratis date, con somma libertà e sapienza. Dio infatti non vuole che le anime ricerchino la conoscenza per via soprannaturale[12]









  1. ^ A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.546
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore TDPC_602
  3. ^ CCC n.67
  4. ^ De servorum Dei beatificatione, et beatorum canonizatione
  5. ^ a b http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000626_message-fatima_it.html
  6. ^ Il teologo Antonio Royo Marin afferma che riconosciute come (autentiche) dopo un prudente giudizio, coloro che le hanno ricevute direttamente debbono senza alcun dubbio inchinarsi con rispetto dinanzi ad esse. I teologi discutono se questa adesione debba essere in essi un atto di fede divina; "l'opinione affermativa sembra più accettabile." Tale obbligo si estende anche a coloro ai quali Dio ordina d'intimare i suoi disegni, purché abbiano le prove certe dell'autenticità di questa rivelazione. A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600, Pg.1076
  7. ^ A sostegno di questa tesi: J. de Lugo, Disp.scholasticae et morales, Tomus I: De virtude fidei divinae, Disputatio I, Sectio XI, n.240; R.P.Martinez de Ripalda, De ente supernaturali, Tomus VII, Disputatio VII: de revelatione privata, Sectio II; P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private; card. Ximenes o.f.m., Annotationes de mystica Civitate Dei, annot. 5,8; Bartolomeo Mastri di Meldola, De virtutibus theologalibus, Disputatio VI, Q.10, art.2, n.299
  8. ^ A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, n.600, Pg.1075
  9. ^ P.Del Zotto, Per una teologia delle rivelazioni private, op.cit.
  10. ^ P.Cristoforo de Vega(1595-1672), nel suo trattato "Theologiae Marianae" (Pars Prior, Certamen XVI, n.391, Pag. 120) asserisce che il Sommo Pontefice Innocenzo X(1644-1655), sulla base delle rivelazioni private di S.Brigida di Svezia(1303-1373), avrebbe potuto dirimere la controversia concezionalista definendo dogma di fede l'Immacolata Concezione, e cita anche un importante pronunciamento di Papa Pio I (II secolo), che nel decreto in cui stabilisce che la Pasqua venga da tutti celebrata nel giorno di Domenica cita il comando ricevuto in proposito dall'Angelo vestito da pastore che apparve ad Erma, dottore della fede e delle scritture.
  11. ^ S.Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, Libro II, Cap 22, par.3-5
  12. ^ S.Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, Libro II, Cap.22, Par.2