Utente:Luca tonon/Sandbox

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Scalinata dei Cleromanti
[[File:
|frameless|center|260x300px]]Scalinata dei cleromanti
CiviltàPaleoveneti
UtilizzoLuogo sacro, riti divinatori
EpocaV° secolo a.c.
Localizzazione
StatoItalia
Altitudine450m m s.l.m.
Scavi
Data scoperta1985-1989
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 45°59′04.64″N 12°17′07.78″E / 45.984622°N 12.285493°E45.984622; 12.285493

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  • Geografia

A dominare e proteggere da ovest il municipio di Vittorio Veneto (provincia di Treviso) s’erge il Monte Altare anticamente detto Antares, la cui cresta maggiore segnava il confine fra i due storici paesi di Ceneda e Serravalle che sull’onda delle vittorie risorgimentali si fusero insieme, dando vita alla città attuale che prese il nome dal primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II°. E’ denominato “Monte”, nonostante la modesta altitudine di 450 m slm, a causa del suo profilo aguzzo e tormentato, con creste, pendii scoscesi, valli profonde, alcune strapiombi rocciosi, numerose sorgenti che gli conferiscono una personalità orografica di superiore importanza. Ad accrescere il rango di questo rilievo è pure la specifica orogenesi che a differenza di altre del comprensorio, di natura morenica, è conseguente alle stesse dinamiche geologiche di tipo emersivo che hanno generato Alpi e Prealpi. Le rocce che caratterizzano la collina sono di origine sedimentaria col susseguirsi di stratificazioni dure e tenere tra le quali il caratteristico conglomerato a ciotoli di diverso diametro. Sono proprio e per lo più dei blocchi di questo conglomerato, non lavorati ma semplicemente prelevati nei dintorni, a formare i 53 gradini della Scalinata dei Cleromanti che conduce da est alla sommità del colle.

  • Storia

Questa misteriosa e suggestiva scalinata è così denominata perché su tale sommità a partire dal primo millennio a.C. si sviluppò un villaggio fortificato (oppidum) che più tardi sarebbe diventato un tempio dedicato alla paleoveneta dea Reitia e successivamente, verso il V° sec. a.C., avrebbe prosperato per quasi un altro millennio con l’esercizio della cleromanzia. Le divinità delle genti paleovenete erano in prevalenza femminili, partorite da una cultura sociale di stampo matriarcale ed attinenti al culto delle acque, della salute e fecondità, della fertilità della terra, alla prorompente vitalità della natura. In realtà più che di tempio inteso come definita struttura muraria è appropriato parlare di luogo sacro, come in epoca pre-storica esistevano tra tutti i popoli europei. Questi luoghi sacri erano spesso collocati in aree di particolare valore evocativo-paesaggistico con la immancabile presenza di sorgenti, di cui il Monte Altare è punteggiato, anche con la peculiarità della composizione salsobromoiodica. Tutt’intorno a perdita d’occhio una natura incontaminata; lo sguardo spaziava a 360 ° dalle cime dell’ Alpago alle Prealpi, dalla pianura veneta ai riflessi della laguna adriatica. Una ipnotica volta stellata ricopriva tutta questa meraviglia evocando un contatto diretto con le entità superiori. I fedeli si recavano a consulto dai Cleromanti con l’intento di conoscere il destino che li attendeva nell’intraprendere determinate imprese, soprattutto guerresche; per chiedere protezione, salute o grazie particolari. l’editto di Tessalonica emesso nel 380 d.C. dall’imperatore Teodosio dichiarò il cristianesimo religione ufficiale dell’impero e proibì in primis l’arianesimo e poi tutti i culti pagani. Questo portò alla decadenza dei cultio paleoveneti e della presenza dei Cleromanti sulla cima del Monte Altare-Antares. Ma proprio per la potente tradizione religiosa (forse clandestinamente anche perdurante) che quel colle aveva rappresentato per secoli, esso cominciò ad essere chiamato dai cristiani Colle Maledicto. Tuttora questo toponimo esiste, almeno oralmente e tra la gente del luogo.

  • Ritrovamenti

Queste informazioni sono state dedotte dai ritrovamenti casuali avvenuti in date diverse e con particolare importanza durante una campagna di scavi alla fine degli anni’80 del secolo scorso. Si tratta di antiche situle (secchie in bronzo), frammenti di vasi ceramici di uso domestico, reperti bronzei come le fibule, dracme padane, oboli de Norico, qualche laminetta d’oro, uno stilo scrittorio in ferro, chiodi, numerose monete romane. Molto particolari, anche se non rare fra i reperti votivi paleoveneti, le statuette maschili in bronzo di 4-6 cm di altezza rappresentanti un guerriero col membro molto pronunciato (itifalliche) e reggenti, probabilmente, uno scudo e una spada. Ancor oggi il sito, pur essendo parzialmente soffocato da una vegetazione invasiva, attrae molti escursionisti che, aprocciandovisi con adeguata preparazione culturale e disposizione d’animo, ancora vi possono respirare una atmosfera di magnetica attrazione, mistero, spiritualità.