Utente:DanieleRossi/Sandbox

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VERSIONE IN LINGUA ITALIANA[modifica | modifica wikitesto]

INTRODUZIONE[modifica | modifica wikitesto]

Il Liber Abaci [D] scritto nel 1202 da Fibonacci [A] si apre con queste parole:

«Novem figure indorum he sunt

9 8 7 6 5 4 3 2 1

Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice zephirum appelatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius demonstratur.»

«Le nove cifre degli Indiani sono queste

9 8 7 6 5 4 3 2 1

E con queste nove figure e con questo segno 0 che in arabo viene chiamato zefiro, viene scritto qualsiasi numero.»

Il matematico del tredicesimo secolo, recuperando e sistemando il sapere algebrico della cultura araba di allora, ha per primo introdotto in Europa il sistema decimale per rappresentare i numeri.

Le parole dell'inizio sono decisamente sorprendenti e interessanti:

  • introducono nel vivo del problema,
  • sono semplici e dirette,
  • rivelano,da subito, una grande dimestichezza con la materia e una notevole attenzione per l'impostazione didattica e divulgativa.

Probabilmente Fibonacci si rendeva conto dell'impatto innovativo che il nuovo sistema polinomiale in base 10 poteva avere sulla tradizione dell'uso delle cifre romane. Il matematico non usava certo l'espressione “sistema polinomiale in base 10”, ma già si dimostrava in grado di descriverne correttamente ed approfonditamente le caratteristiche più significative.

I concetti espressi nel Liber Abaci avevano incontrato forti opposizioni negli ambienti tradizionalmente più sospettosi verso le novità: il clero e le banche. L'uso del sistema introdotto fu accusato negli ambienti bancari fiorentini di nascondere messaggi crittografati. Anche il clero dell'epoca rifiutava l'uso dello zero per ragioni puramente dogmatiche e perché non era stato contemplato negli scritti di Platone.[2]

Malgrado ciò, già verso la fine del XIII° secolo il nuovo sistema per rappresentare i numeri era molto diffuso e accettato nelle scuole dell'abaco, ma non negli ambienti universitari o accademici[2].

Le parole citate necessitano un approfondimento per verificare l'origine del testo presentato [3].

Quanto segue è il risultato del lavoro intorno al primo capitolo del Liber Abaci e intorno alla pagina che introduce la famosa successione di Fibonacci

Il primo capitolo del Liber Abaci, composto da Leonardo Pisano, ha lo scopo di descrivere l'uso delle "cifre arabe". Leonardo Pisano era figlio di Bonaccio da cui il soprannome Fibonacci.

Per essere precisi l'espressione “cifre arabe” non è mai stata usata dall'autore che, correttamente, parla di “cifre indiane”. Infatti è agli Indiani che si deve l'ideazione della numerazione posizionale in base 10. Furono, poi, gli Arabi nel nono secolo a descrivere tale sistema.

La prima versione del Liber Abaci è andata perduta, ma nel 1228 il matematico pisano riscrisse il suo testo: l'intento dell'autore era - per sua stessa testimonianza - di migliorare e di arricchire la versione precedente. [D] Il libro consiste in un manoscritto su pergamena in caratteri gotici.