Utente:Dan1gia2/Sandbox4

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Il titolo di questa pagina non è corretto per via delle caratteristiche del software MediaWiki. Il titolo corretto è Sandbox Sue Ellen.

Origine del nome Ignago[modifica | modifica wikitesto]

Sono diverse le principali teorie sull'origine del toponimo.

La prima fa risalire il nome ad una lingua indoeuropea pre-latina[1] in cui la radice Agna o Gna dal significato di "monte" viene unito al suffisso ago a formare il significato di "condurre al pascolo". In questo modo si comporrebbe il nome di monte dei pascoli.[1][2]

La seconda teoria si rifà alla strategia romana di costruire dei punti di sentinelle preposti ad accendere un fuoco per segnalare la presenza del nemico. Vista la posizione abbastanza strategica dell'attuale Ignago il nome potrebbe derivare dalla parola latina ignis[3] e quindi significare "luogo del fuoco"[1]

Una terza teoria si basa sul fatto che in molti documenti fino alletà moderna si usava scrivere il toponimo Ignago con la n, cioè Ingnago. Tale particolarità può essere agevolmente spiegata considerando in come preposizione e focalizzando su gnago l'attenzione etimologica. In questo modo si arriva alla parola in latino medioevale gahagium o gagium come trascrizione del termine longobardo gahagi dal signficato di "riserva boschiva" o "bosco incontrollato". In questo modo il toponimo significherebbe "nel territorio contrassegnato dall'elemento caratterizzante del bosco".[4]

Altre teorie, similmente alla seconda, vedono sempre la derivazione da ignis, ma non come derivante dai fuochi sentinella piuttosto come Ignius un probabile legionario romano che ha abitato il luogo.[1]

Paragrafo Castel Novo[modifica | modifica wikitesto]

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Castel novo[modifica | modifica wikitesto]

Il Castel novo è una fortificazione militare che sorge sul grumo, la piccola collina più esposta che dà sulla pianura sottostante[5][6], nella frazione di Castelnovo. La costruzione del castello nuovo (che si contrappone ad una precedente fortificazione ora inglobata nella chiesa di San Lorenzo[7]), insieme alle bonifiche e alle opere di evangelizzazione benedettine, contribuì all'espansione della parte collinare di Castelnovo e fu quindi un importante evento che segnò la storia del paese[8].

Originariamente comprendeva due torri, una minore e una maggiore, e un'area circostante circondata da una zona boschiva ad uso difensivo[9]. Nel 1263 la struttura venne parzialmente distrutta, lasciando in piedi solo la torre minore e parte delle mura della torre maggiore, che fungeva anche da residenza signorile[10]. Nel Quattrocento la torre maggiore venne ricostruita e la torre minore parzialmente ristrutturata per uso abitativo[11]. Attualmente le due torri sono ancora presenti e visibili[6]. In particolare la torre maggiore, insieme al pezzo di collina su cui è sita, è denominata dai paesani Torón[12].

Il Castel Novo appare per la prima volta nei documenti storici in un atto della seconda metà del XI secolo[13] dove si fa anche riferimento al villaggio che gravitava attorno al castello il quale non era solo una mera fortificazione, ma anche una sede giuridica[14]. Il castello, o parte di esso, andò sicuramente distrutto nel corso del Duecento, dopo la morte di Ezzelino III. La conseguente crisi dei ghibellini portò alla loro fuga da Vicenza nel 1263 e l'occupazione Marostica, Malo, Thiene e Isola[15][16] e la conseguente distruzione quasi completa delle fortificazioni dei comuni conquistati[17]. La torre rimase integra e a testimonianza di ciò ci sono diversi documenti che ne attestano i passaggi di proprietà. Del castellare, invece, si perdono le tracce storiografiche fino al secolo XV, quando lo storico Pagliarini attesta che la costruzione è ancora distrutta[18].

Nel 1564 il Balanzon elenca fra i possedimenti di Nicolosa Loschi un castello sul monte[19] in cui è possibile intuire che venne costruita la casa-torre ancora oggi visibile sulle fondamenta del vecchio mastio[20]. Sembra infatti appartenere alla seconda metà del secolo XV[11], la ricostruzione della torre maggiore che per quasi due secoli era rimasta in stato di rudere, cercando di imitare la struttura precedente, ma adattandola allo stesso tempo ad un uso abitativo[20]. Il castello rimase nelle proprietà dei Loschi fino a Nicolosa Loschi che, alla sua morte nel 1581, lo passò al figlio Ippolito Fiocardi[21] il quale nel 1625 ne deteneva ancora la proprietà[22]. Da questo momento, fino all'estinzione della famiglia a inizio del XIX secolo, il castello rimase in mano ai Fiocardi, pur con gli alti e bassi che la famiglia subì[23]. Per tutto l'Ottocento passò a diversi proprietari (tra cui le suore Canossiane di Vicenza che lo usarono come luogo di villeggiatura per le suore e le alunne[24]) e dal 1963 venne usato come posto adibito a feste e ritrovi paesani, ma l'entusiasmo alla fine scemò e già alla fine degli anni ottanta entrò in decadenza[25]. Nel 1993 venne messo in vendita e nel 1995 venne comprato dai coniugi Pierino e Marilisa Meggiorin[25], attuale proprietaria[26], che provvidero a restaurarlo tra il 1998 e il 2002[27].

  1. ^ a b c d Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore itinerario42
  2. ^ G. Bertacche, Il curato di Ignago, Vicenza, 1983, pagg. 11 e 12
  3. ^ «Ignago rammemora ignizione da tutte le parti» secondo quanto scrive Giovanni Da Schio nel suo Dizionario geografico e topografico del Vicentino, p. 42
  4. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore itinerario43
  5. ^ Berlaffa, p. 16
  6. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore itinerario56
  7. ^ Berlaffa, p. 65
  8. ^ Berlaffa, pp. 61-63
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore castelberlaffa18
  10. ^ Berlaffa, p. 20
  11. ^ a b Berlaffa, p. 30
  12. ^ Berlaffa, p. 9
  13. ^ In un documento datato 30 maggio 1061 (o 1091) tal prete Martino e la moglie Anziverga donano al figlio Adamo tutti i possedimenti «in comitatu vicentino in locas et fundas villa Castelnovo tam infra ipsa villa et castro quamque et de foris et in eorum finis et territoreis». cfr. Berlaffa, pp. 17 e 55
  14. ^ Berlaffa, p. 55
  15. ^ «Vicentini extrinseci ceperunt Marosticam, Maladum, Thienem et Insulam, terras de Vincentina et faciebant maximam guerram civitati Vincentiae» cfr. Berlaffa, p. 20
  16. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore itinerario57
  17. ^ In un elenco di terre a Castelnovo soggette al diritto di decima del 1308 si trova scritto: «el grumo in quam est turris et castellare». cfr. Berlaffa, p. 56
  18. ^ «oppidum Castelnovum fuit in monte situm, et nunc diruptum» cfr. Berlaffa, p. 59
  19. ^ «un castello sul monte, murato, cupato et sollarato, con volti sotto et sopra, con caneva subterania» cfr. Berlaffa, p. 59
  20. ^ a b Berlaffa, p. 59
  21. ^ Berlaffa, p. 39
  22. ^ Berlaffa, p. 60
  23. ^ Berlaffa, pp. 39-47
  24. ^ Berlaffa, p. 47
  25. ^ a b Berlaffa, p. 53
  26. ^ Berlaffa, p. 5
  27. ^ Berlaffa, p. 56