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Cavalcata dell'Assunta

Nel XVI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni della prima metà del secolo furono travagliati per la Città, per cui la stessa Cavalcata ebbe uno svolgimento irregolare: 1525-28 fu sospesa a causa della peste; poi nuovamente dal 1537 al 1547 per restrizioni economiche. Verso la Metà del secolo il territorio fermano si sottomise definitivamente allo Stato della Chiesa e da questo momento la festa dell'Assunta tornò a celebrarsi con una certa regolarità.

Nel XVII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso degli anni la processione andò incontro a modifiche. Nel 1638 per volere del vicegovernatore monsignor Andrea Conti venne pubblicato un bando con l'ordine di sfilata della Cavalcata[1]. Il tentativo è quello di dare nuovo impulso alla celebrazione mediante il richiamo al rispetto degli Statuti. Inoltre si ha premura di sottolineare l'importanza di tenere le strade in buono stato, dove passa la processione, di mettere tappeti alle finestre e disporre di personale affinché tutti sfilino senza confusione. Infine viene descritto l'ordine con cui la Cavalcata deve camminare da Santa Lucia alla Cattedrale.

Nel 1672 verrà stampato un altro "Ordine con che deve camminare la Cavalcata" con un elenco dettagliato delle categorie di persone e autorità che prendevano parte alla processione[2]. Alla fine del secolo nascono nuovi mestieri e nuove professioni, modificando le Corporazioni individuate dagli Statuti. E di seguito vengono elencati i quarantotto castelli che formavano il contado della città. Il Porto di Fermo sfilava a parte rispetto agli altri castelli, poiché aveva stipulato una convenzione speciale.

Quest'ultimo bando risulta importante non solo per la presenza di nuovi personaggi, ma anche perché per la prima volta compaiono le contrade rappresentate dai Gonfalonieri che avevano il compito di difendere la città. Questi erano preceduti dai loro rispettivi alfieri che portavano il gonfalone. Le contrade vengono citate nel seguente ordine: castello, Pila, San Martino, Fiorenza, San Bartolomeo e Campolege.

Nel XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Al di là di piccole differenze, dai due documenti del 1730 (ristampa del manifesto del 1638) e del 1733 risulta che alla Cavalcata partecipano gli stessi castelli, le medesime autorità ed uguali personaggi.

Nel 1767 e nel 1782 medianti altri due bandi, vennero introdotte diverse novità, insieme all’aggiunta di nuove categorie artigiane e spiegazioni sul ruolo del Porto di Fermo.

Inoltre nel 1782 scomparvero i Gonfalonieri di Contrada, soppressi da papa Clemente XII il quale affidò la difesa della città a milizie moderne.

Per l’anno 1785 si possiede anche una cronaca[3]. Da questa cronaca la giornata del 15 agosto sembrerebbe così scandita: alla mattina il solenne Pontificale al Duomo con la partecipazione dei notabili della città e del contado; al termine della celebrazione aveva inizio la Cavalcata che si concludeva nel pomeriggio. Concluso tutto il cerimoniale, i notabili partecipavano al pranzo offerto dal comune, mentre gli artigiani assistevano alla messa speciale, la “messa dei bifolchi”.

Nel periodo Napoleonico[modifica | modifica wikitesto]

Con la proclamazione, nel 1798 della Repubblica Romana da parte di Napoleone, lo Stato della Chiesa venne suddiviso in otto dipartimenti, tre nella Marca: Metauro, Musone e Tronto. Fermo era a capo di quest’ultimo.

In quel periodo, la Cavalcata venne sospesa per qualche anno ma già nell’agosto del 1799 il generale De La Hoz con un’ordinanza sollecitò i Priori a riprendere i festeggiamenti in onore della Vergine Assunta[4]. Mentre la manifestazione della Cavalcata verrà ripresa dal 1801 e portata avanti solo per qualche anno. Infatti il 2 aprile 1808 Napoleone, una volta riconquistata Roma, decretò l’annessione delle province della Marca al Regno d’Italia e tornò la suddivisione in tre dipartimenti. Come conseguenza furono abolite tutte le precedenti strutture politico-amministrative comprese il Consiglio di Cernita, il Consiglio Generale, i Priori. La Cavalcata venne sospesa durante tutto il periodo del dominio napoleonico.

Dopo Napoleone[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la caduta di Napoleone, Fermo fu nuovamente occupata dalle truppe austriache, fino alla restaurazione dello Stato Pontificio. Il nuovo delegato apostolico, Vincenzo Colpaietro cercò di ripristinare le vecchie tradizioni, compresa la partecipazione dei castelli anche se Fermo non era più città capofila del contado e non esisteva più l’obbligo dell’annuale atto di deferenza. I castelli non torneranno più sotto la giurisdizione fermana e scompariranno dal corteo con l’editto motu proprio del 6 luglio 1816 emanato da Pio VII.

La Cavalcata dell’Assunta tornò ad essere celebrata con il medesimo svolgimento dei secoli precedenti.

Un proclama del 1822[5] illustra il programma della festa articolata in due giorni: il 14 di agosto era prevista la recita dei Vespri con la banda militare e l'illuminazione della città; il mattino del 15 agosto veniva celebrato il solenne Pontificale con omelia, al termine del quale sfilava la Cavalcata dell'Assunta. I festeggiamenti continuavano la sera con la corsa equestre, l'innalzamento di un globo aerostatico, fuochi d'artificio e uno spettacolo al Teatro dell'Aquila. Questo programma resterà in uso anche durante i secoli XIX e XX.

  1. ^ Biblioteca Civica di Fermo, ms. 975, fasc. 2
  2. ^ Biblioteca Civica di Fermo, ms. 975, fasc.2. Stampato nel 1672 da Andrea de Monti e di nuovo nel 1690 dai fratelli de Monti
  3. ^ «Gazzetta della Marca», n. XXII del 22 agosto 1785, L. Tomei, Il Palio dei Corsieri, pp. 150-151.
  4. ^ Archivio di Stato di Fermo, Fondo Manifesti, cart. n. 15, manifesto 478
  5. ^ Biblioteca Civica di Fermo, ms. 975, fasc. 2, anno 1822.

Dopo Napoleone[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la caduta di Napoleone, Fermo fu nuovamente occupata dalle truppe austriache, fino alla restaurazione dello Stato Pontificio. Il nuovo delegato apostolico, Vincenzo Colpaietro cercò di ripristinare le vecchie tradizioni, compresa la partecipazione dei castelli anche se Fermo non era più città capofila del contado e non esisteva più l’obbligo dell’annuale atto di deferenza. I castelli non torneranno più sotto la giurisdizione fermana e scompariranno dal corteo con l’editto motu proprio del 6 luglio 1816 emanato da Pio VII.

La Cavalcata dell’Assunta tornò ad essere celebrata con il medesimo svolgimento dei secoli precedenti.

Un proclama del 1822[1] illustra il programma della festa articolata in due giorni: il 14 di agosto era prevista la recita dei Vespri con la banda militare e l'illuminazione della città; il mattino del 15 agosto veniva celebrato il solenne Pontificale con omelia, al termine del quale sfilava la Cavalcata dell'Assunta. I festeggiamenti continuavano la sera con la corsa equestre, l'innalzamento di un globo aerostatico, fuochi d'artificio e uno spettacolo al Teatro dell'Aquila. Questo programma resterà in uso anche durante i secoli XIX e XX.

Nel 1826 venne aggiornato l'ordine di sfilata per rendere più ordinato il corteo[2].

In questi anni, nonostante l'impegno finanziario messo in atto dal comune, la Cavalcata non riscuoteva più il medesimo successo degli anni precedenti. In un resoconto del 1860 viene descritta come una celebrazione oramai di scarso interesse[3]. Motivo per il quale venne sospesa nel 1861, anche per il clima teso postunitario.

Dopo l'Unità d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biblioteca Civica di Fermo, ms. 975, fasc. 2, anno 1822.
  2. ^ Archivio di Stato Fermo, Archivio Storico Comunale di Fermo, tit. VI, Culto, rubr. 3, fasc.2, anno 1826.
  3. ^ A. Frequellucci, La cavalcata di Santa Maria di Fermo in «Il Piceno», n. 25, Fermo 1871.