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Progetto:GLAM/CDD


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E' probabile che la costruzione della chiesa sia stata ultimata prima del 1267, era una chiesa aperta al pubblico e doveva servire agli abitanti del borgo della Fondazza e delle contrade vicine. La facciata, ancora rinascimentale, risale alla ricostruzione del complesso avviata nel 1575 e terminata nel 1602. Il convento camaldolese fu soppresso nel 1779, da quel momento il complesso di Santa Cristina venne continuamente chiuso e riaperto, ospitando dal 1822 al 1862 delle suore agostiniane e in seguito divenendo una succursale di S. Giuliano.

Nota: Santa Cristina della Fondazza: chiesa sussidiale della parrocchia di San Giuliano, Piazzetta G. Morandi’, in Mario Fanti, Eugenio Riccomini, Paola E.Rubbi, Oriano Tassinari Clò, Le chiese di Bologna, L'inchiostroblu, Bologna, 1992

La chiesa presenta una struttura particolare, che consente una singolarissima acustica: all'altezza del presbiterio, infatti, un'insolita strozzatura trasforma l'intera architettura in uno strumento musicale. Proprio da questa caratteristica nasce il mito delle "monache musicanti". Quello delle monache è l’esempio principale di coltivazione della musica da parte delle donne in una sfera privata. Sebbene sia vero che la Chiesa cattolica non impiegava donne musiciste nella sfera pubblica al di fuori delle mura claustrali, al loro interno la situazione era totalmente diversa: moltissime organiste, cantanti e compositrici possono infatti essere rintracciate nei registri dei monasteri italiani del periodo post-tridentino, tra cui quello di Santa Cristina.

Craig A. Monson, Voci incorporee: musica e cultura in un convento italiano della prima età moderna, traduzione di Riccardo James Vargiu, Bononia University Press, Bologna, 2009.


Thesaurus delle donne

Sin dal 1983 i Centri documentazione delle donne hanno ragionato come costruire un thesaurus delle donne, un linguaggio più adatto a descrivere l'ampio patrimonio che si andava a raccogliere. Più che un soggettario di donne si voleva costruire termini correlati tra di loro con una struttura gerarchica precisa usando un linguaggio di genere. La biblioteca delle donne ha partecipato al progetto Linguaggiodonna e alla cura del volume "Linguaggio donna: il thesaurus di genere femminile vuole superare il codice linguistico maschile attraverso una revisione del linguaggio ragionato da un punto di vista di genere[1].

Già nel 1983 la biblioteca inizia un lavoro bibliografico chiamato "catalogo a soggetto"[2] e a redigere delle bibliografie tematiche[3] [4] basate sui thesauri per disseminare tematiche vicine alla produzione politico-culturale femminista di quegli anni[5]. Nacque in quelli anni lo studio "Linguaggio sessuato", importante lavoro di approfondimento sul linguaggio di genere da utilizzare in ambito biblioteconomico.[6]

Per organizzare il sapere, non solo semantico ma anche della catalogazione dei libri a partire dal 1989 fu adottato il software gratuito, prodotto dall'UNESCO, CDS/ISIS, un software usato in larga scala da organizzazione del terzo settore in tutto il mondo. La Rete Lilith, comporta da molti Centri documentazione di donne e Biblioteche delle donne, personalizza il software e tutte le biblioteche aderenti iniziano a lavorare con un software e un linguaggio condiviso.


Voci correlate

International Archives for the Women's Movement, Amsterdam

Francesca Bonnemaison i Farriols, Barcellona

Women's Library, London

The Women's Library, Sydney

Feminist Library, London

Spinnstube, Berlino

I.D.A. Dachverband deutschsprachiger Frauen / Lesbenarchive, -bibliotheken und -dokumentationsstellen

Schlesinger Library, Cambridge (MA)

Elvira Baldaracco


OLD: progetto centro delle donne/biblioteca delle donne

Biblioteca italiana delle donne[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Biblioteca italiana delle donne è nata nel 1983, grazie all'Associazione Orlando che ha progettato un luogo di donne, denominato Centro documentazione delle donne, che al suo interno una delle attività principali era quella di istituire una biblioteca.

Luogo[modifica | modifica wikitesto]

La prima sede della biblioteca era via Galliera 4.... successivamente si trasferisce in via Galliera 8, Palazzo Montanari, ...si trasferisce in Sala dei Notai....ultima tappa Santa Cristina...

Attualmente la Biblioteca delle donne si trova all'interno del convengo di Santa Cristina. Le origini della Chiesa di Santa Cristina della Fondazza risale al 1245. Una chiesa di S. Cristina esisteva già alla fine del secolo XI a Settefonti, ma le monache camaldolesi che vi risiedevano decisero di trasferirsi all’interno delle mura cittadine di Bologna, probabilmente per il desiderio di rifondarsi in un contesto urbano che offriva relazioni sociali più favorevoli per il monastero. [7]

E' probabile che la costruzione della chiesa sia stata ultimata prima del 1267, era  una chiesa aperta al pubblico e doveva servire agli abitanti del borgo della Fondazza e delle contrade vicine.

La facciata, ancora rinascimentale, risale alla ricostruzione del complesso avviata nel 1575 e terminata nel 1602. Il convento camaldolese fu soppresso nel 1779, da quel momento il il complesso di Santa Cristina venne continuamente chiuso e riaperto, ospitando dal 1822 al 1862 delle suore agostiniane e in seguito divenendo una succursale di S. Giuliano. [8].

Giardino Lavinia Fontana primavera Bologna

La chiesa presenta una struttura particolare, che consente una singolarissima acustica: all'altezza del presbiterio, infatti, un'insolita strozzatura trasforma l'intera architettura in uno strumento musicale. Proprio da questa caratteristica nasce il mito delle "monache musicanti ". Quello delle monache è l’esempio principale di coltivazione della musica da parte delle donne in una sfera privata. Sebbene sia vero che la Chiesa cattolica non impiegava donne musiciste nella sfera pubblica al di fuori delle mura claustrali, al loro interno la situazione era totalmente diversa: moltissime organiste, cantanti e compositrici possono infatti essere rintracciate nei registri dei monasteri italiani del periodo post -tridentino, tra cui quello di Santa Cristina. [9].

Il complesso di Santa Cristina include la biblioteca delle donne che si affaccia, da un lato, su un chiostro interno, caratterizzato dal porticato rinascimentale, e dall’altro su un giardino pubblico, intitolato a Lavinia Fontana.

Fanno parte della biblioteca anche altre due sale: la Sala Timpano, un’ampia sala affrescata, anch’essa affacciata sul chiostro interno,  in cui si trova il fondo Anna Rossi Doria e mentre nell’archivio è collocato il fondo storico della biblioteca. È presente inoltre un ampia Aula Magna: un tempo usata come refettorio, vi si svolgono oggi eventi pubblici e lezioni. Il complesso include inoltre un’ala in cui si trovano il Dipartimento delle Belle Arti dell’Università di Bologna e la Fondazione Zeri.

Patrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Il patrimonio interdisciplinare e multilingue della Biblioteca, catalogato in SBN conta attualmente circa 40.000 monografie (catalogate al 95%), e 529 periodici, di cui 225 in lingua straniera. Le riviste attive sono 34, di cui 21 sono in lingua straniera (prevalentemente inglese)1.

Biblioteca italiana delle donne

Librario[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca è da sempre pensata per dare accesso diretto al pubblico attraverso lo scaffale aperto. Essendo una biblioteca specializzata e interdisciplinare che attraversa tutte le materie, è stata scelta la Classificazione Decimale Dewey. Da un'analisi delle collocazioni1, che riportiamo nella tabella qui sotto, risulta che le due sezioni maggiormente rappresentate sono le classe 300 e la classe 800.

La biblioteca vede quindi una grande raggruppamento intorno ai temi del femminismo, della politica delle donne (300) e della letteratura femminile (classe 800). Importante anche la classe dell’arte, come arte femminista, e singole artiste nelle varie epoche, le filosofe e la filosofia femminista (200) e infine la storia (900), come storia delle donne.

Classi Dewey Numeri di volumi
Opere Generali 571
Filosofia 1978
Religione 839
Femminismo 9464
Lingua 130
Scienze 198
Scienze applicate 27
Arte 2389
Narrativa 9049
Storia 1729
TOTALE 26374

1 Sono qui esclusi i libri collocati nei magazzini e nei fondi speciali.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

Tutti periodici posseduti dalla Biblioteca sono catalogati in ACNP (Catalogo nazionale dei periodici) anche con l’indicazione del link alla versione online Open access delle riviste digitalizzate nella biblioteca digitale.

Una parte importante del patrimonio dei periodici è costituito da un centinaio di riviste storiche italiane, risalenti all’Ottocento e al primo Novecento2: si tratta delle prime testate femminili pubblicate nel paese, alcune delle quali godettero anche di larga diffusione. Le più note sono Almanacco della donna italiana (1920), Cordelia (1881), Giornale delle donne (1873), La donna (1900), La donna fascista (1935), Vita femminile (1992), il Giornale delle donne. In questa sezione è possibile ricostruire l’evoluzione dell’editoria delle donne e per le donne, seguendo la nascita e la diffusione delle testate che ospitavano gli articoli e i racconti delle prime grandi scrittrici italiane.

Una piccola sezione a parte è dedicata alle riviste di moda, perlopiù italiane, a partire dagli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, con testate come Arianna, Cosmopolitan e Vogue Italia. La sezione più recente dell’emeroteca è composta da periodici femminili e/o femministi, italiani e internazionali, di epoca contemporanea, con una prevalenza di riviste nate negli anni ‘70 e ’80, nel primo sviluppo del femminismo italiano: molte riviste sono di ambito accademico, generalmente legate agli Women’s Studies, altre specificamente femministe e di movimento, e l’insieme costituisce un’importante fonte di documentazione per la ricostruzione della storia, politica e letteratura femministe e di donne. Tra le riviste italiane troviamo DWF (1975-), Effe (1973-), Differenze (1976-), Sottosopra (1973-), Memoria (1981-), Quotidiano donna (1978-). Tra i periodici stranieri troviamo Differences (1989-), Recherches Feministes (1988-), Journal of Women’s History (1989-), Feminist Theory (2000-), Violence and Victims (1988-), alcune dei quali posseduti in Italia solo dalla Biblioteca delle donne.

1 Dati della raccolta si riferiscono al 31.12.2020

2 Nel 1997 la biblioteca acquisisce il Fondo Ampelos di Firenze, la cui proprietaria, Rosella Ferrini, vende 2200 documenti, tra libri, riviste e letteratura grigia, oggi collocate nella Collezione storica della biblioteca, tra le riviste la biblioteca acquisisce cosi. Il giornale delle donne, Cordelia, La donna fascista.

Fondi storici e Fondi d'autrice[modifica | modifica wikitesto]

Il patrimonio librario viene accresciuto costantemente grazie ad acquisti mirati e donazioni di specifici fondi di particolare rilievo. I fondi di Rosi Braidotti (250 libri), Anna Rossi Doria (2.127 libri), Laura Lilli (1500 libri), Ida Gianelli1 (580 libri), Concetto Pozzati (126 libri) e di altre figure autorevoli del femminismo locale, nazionale ed internazionale e della scena culturale femminile rappresentano gli arricchimenti più recenti.

1L’arte declinata al femminile: la biblioteca di Ida Gianelli / Associazione Orlando, 2014

Servizi e i dati[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca fa parte del sistema bibliotecario della città (Polo Unibo), quindi partecipa oltre che al catalogo, al prestito intersistemico e al prestito interbibliotecario, nonché a Nilde e al Document Delivery.

E’ fortemente collegata all’Università sia per la tipologia di materiale posseduto, sia perché si trova nel cuore della città, inserita in tanti progetti e scambi con l’Ateneo di Bologna. E’ una biblioteca molto frequentata1, anche se i posti studio sono relativamente pochi. Vediamo il dettaglio delle utenti? Da un'analisi sull’utenza di consultazione e prestito, risulta che 70% di chi prende in prestito un libro è universitaria, 65% sono studentesse/studenti, le altre docenti e personale tecnico. Per il resto si tratta di un pubblico generalista interessato alla conoscenza delle tematiche di genere.

Da un’analisi dei dati risulta che l’83% del pubblico è composto da donne, fattore significativo che fa riflettere su come lo studio delle materie legate al femminismo sia ancora legato ad un interesse quasi esclusivamente femminile.

In molti casi le studiose/studiosi provengono dall’estero, in cerca di materiale molto pregiato ed originale presente solo nella nostra biblioteca.

1 I dati pre-covid registrano 14.000 entrate all’anno, 4200 prestiti circa all’anno, 140 prestiti interbibliotecari, 120 Documenti delivery, 1300 utenti attivi.

La biblioteca inoltre è sede di tirocini formativi dell’Università di Bologna. La presenza di circa 30 studentesse all’anno favorisce lo scambio e la trasmissione di cultura tra generazioni che non hanno vissuto in prima persona il movimento delle donne e il femminismo, ma vengono a conoscerlo solo attraverso lo studio.

Servizio di reference con dati 2021

Attività culturali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

https://www.italianmodernart.org/the-womens-library-bologna/


Casa delle donne per non subire violenza (non pubblicato) messo so everybodywiki 2021[modifica | modifica wikitesto]

La Casa delle donne per non subire violenza ONLUS è un Centro antiviolenza di donne in grado di accogliere e aiutare concretamente le donne che subiscono qualsiasi forma di violenza. L'associazione è nata da un collettivo di donne femministe di Bologna che ha aperto il Centro nel 1990 per contrastare ogni forma di violenza alle donne, offrendo aiuto concreto e promuove attività legate al cambiamento culturale, alla sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno della violenza di genere.

La storia[modifica | modifica wikitesto]

La Casa delle donne per non subire violenza aprì a Bologna nel 1990, in seguito alla stipula, da parte dell’Associazione Gruppo di lavoro e ricerca sulla violenza alle donne, di una convenzione triennale con il Comune e la Provincia di Bologna che ne finanziava la parte fondamentale dell’attività.

La nascita dell'Associazione[modifica | modifica wikitesto]

La nascita del centro antiviolenza avvenne ad opera di un collettivo di donne originariamente riunitesi per dibattere sulla violenza contro le donne, a seguito di due casi di stupro contro tre ragazze minorenni avvenuti a Bologna nel 1985. Si costituisce nel 1989 in Associazione con il nome Gruppo di lavoro e ricerca sulla violenza alle donne che inizialmente aveva sede presso l'Associazione Orlando, luogo di incontro del gruppo. A seguito degli stupri avvenuti vennero convocate alcune assemblee di donne che evidenziarono l’assenza di strutture preposte per coloro che subivano una qualsiasi forma di violenza maschile. Dopo oltre cinque anni di ricerche e studi sui progetti e attività avviati da gruppi femministi in Europa sul tema, nel gruppo elaborò un progetto per la gestione del Centro antiviolenza, che sarebbe stato il primo in Italia, a dieci anni di distanza dall’apertura di centri analoghi negli altri paesi occidentali.

L’apertura della Casa delle donne per non subire violenza[modifica | modifica wikitesto]

Il gruppo si orientò verso la richiesta di un finanziamento pubblico, credendo nella necessità di creare “istituzioni femminili” in grado di segnare politicamente le istituzioni con la presenza di genere. La costituzione del gruppo in Associazione e, parallelamente, la sottoscrizione nel 1990 di una convenzione con il Comune e la Provincia di Bologna sono stati i due momenti fondanti di un percorso che ha visto da una parte un grosso impegno di relazione con quelle donne all’interno delle amministrazioni che hanno creduto nel progetto, e dall’altra il riconoscimento e la valorizzazione di uno spazio di donne autonomo e autogestito. Il servizio offerto consisteva nella gestione di un Centro antiviolenza aperto per il ricevimento e l’intervento delle donne con problemi di violenza e per lo svolgimento delle attività di sensibilizzazione e promozione culturale in tema di violenza di genere e una casa rifugio di 5 posti letti per le donne e i loro figli/e minorenni.

I principi metodologici[modifica | modifica wikitesto]

Fin dall'apertura del Centro antiviolenza si sono elaborati alcuni fondamentali principi metodologici d’intervento condiviso con le elaborazioni internazionali di altri Centri antiviolenza specificatamente in Europa. Ritiene che la violenza contro le donne sia frutto dell'oppressione strutturale della nostra società del genere femminile, e ritiene che la violenza sulle donne basata sul genere debba essere combattuta in modo complessivo anche con i cambiamenti culturali previsti dalla Convenzione di Istanbul Convenzione di Istambul e della Dichiarazione sull'eleminazione della violenza contro le donne parte importante della CEDAW.

  • L’attivazione dell’intervento solo su richiesta della donna
  • L’utilizzo esclusivo di personale femminile e la relazione tra donne
  • Il rispetto della donna e delle sue scelte, della sua capacità di giudizio e dei suoi valori personali
  • La garanzia dell’anonimato e della riservatezza
  • Il lavoro di rete, sempre a vantaggio della donna

Le attività e i servizi offerti[modifica | modifica wikitesto]

I servizi che la Casa delle donne offre sono rivolte alle donne che hanno subito violenza e chiedono aiuto. Il Centro offre anche un servizio alle/ai figli/e delle donne accolte e gestisce un progetto per donne che escono dalla tratta e dalla prostituzione coatta. L’attività della Casa delle donne si caratterizza per alcuni principali servizi:

  • Accoglienza: Il Settore Accoglienza è da sempre considerato il fulcro del centro antiviolenza ed è stato infatti il primo progetto istituito dall’Associazione per mettere in atto le finalità dello statuto. Con il passare degli anni la Casa delle donne ha visto nascere e crescere altri settori e servizi che l’hanno resa più articolata e completa rispetto ai bisogni delle donne che subiscono violenza
  • Ospitalità: in caso di emergenze le donne con i/le loro figli/e possono trovare ospitalità temporanea in una delle case gestite dall'associazione.
  1. Case rifugio: gli appartamenti gestiti dalla Casa delle donne distribuiti in vari quartieri della città, offerte a comodato gratuito da Enti pubblici e privati all'associazione, sono state concepite per offrire alle donne un luogo sicuro, ma di passaggio, in cui sottrarsi alla violenza del (ex)partner, che spesso aumenta nel periodo in cui la donna tenta di separarsi. È un luogo in cui intraprendere con tranquillità un percorso di allontanamento materiale e emotivo dalla relazione violenta e ricostruire con serenità la propria autonomia. Le case rifugio offrono protezione alle donne maggiorenni con o senza figli/e, italiane e straniere, che subiscono violenza accogliendole presso strutture ad indirizzo segreto. L’ospitalità va dai 6 agli 8 mesi. Nelle case rifugio lavorano operatrici esperte e un’educatrice per le/i bambine/i che offrono loro sostegno emotivo e pratico in un delicato momento di passaggio e di cambiamento. Viene garantito inoltre approvvigionamento alimentare al fine di sostenere coloro che non hanno alcuna fonte di reddito.
  2. Casa Save, ospitalità di emergenza: si rivolge a donne italiane e straniere – con o senza minori – vittime di maltrattamenti e violenza che necessitino di un’immediata ospitalità a causa della pericolosità del rientro nella propria abitazione. Offre immediata ospitalità 24 ore su 24 a donne vittime di violenza per un periodo massimo pari ad 1 mese, presso una struttura è ad indirizzo segreto.
  3. Case di transizione: concesse all’Associazione attraverso un bando pubblico del Comune di Bologna, offrono alle donne, dopo il periodo di ospitalità nelle case rifugio, una sistemazione abitativa autonoma per un periodo più lungo ed hanno come obiettivo il progressivo recupero di autonomia da parte della donna e ri-costruzione di un clima sereno ed equilibrato a beneficio dei minori.
  • Servizio specialistici per minori: questo servizio ha l’obiettivo di far emergere il fenomeno del maltrattamento, della violenza sessuale e dell’esposizione alla violenza domestica subita da bambini/e ed adolescenti, e di offrire percorsi di sostegno ed aiuto alle/i bambine/i, alle loro madri per prevenire il rischio di trasmissione generazionale della violenza, attraverso la promozione di modelli trasformativi. Lo staff composto da psicologhe specializzate ha una formazione specialistica sulla rilevazione, protezione e trattamento dei minori.
  • Oltre la strada: il servizio fa parte della rete regionale Oltre la strada che promuove la realizzazione su tutto il territorio della Regione Emilia Romagna di specifiche misure di assistenza per le vittime di grave sfruttamento sessuale, tratta di esseri umani e uscita dalla prostituzione come previsto dalla normativa nazionale. Nel programma unico confluiscono tutte le azioni già precedentemente previste dall’art. 13 L. 228/2003 e dell’art. 18 DLgs 286/98, garantendo alle vittime di tratta e sfruttamento, in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, di vitto e di assistenza sanitaria, e, successivamente, la prosecuzione dell’assistenza e l’integrazione sociale.
  • Sportello lavoro: lo sportello di orientamento e accompagnamento al lavoro è attivo a Bologna dal 2005 grazie al sostegno della Regione Emilia Romagna e dell’Unione Europea. Destinatarie del progetto sono le donne in percorso presso il Centro Antiviolenza ed ha lo scopo di potenziarne le risorse personali ed ambientali messe in campo per la ricerca attiva del lavoro. Al fine di promuovere il reinserimento lavorativo delle donne l’orientamento lavorativo si articola concretamente su più azioni come i colloqui di orientamento e accompagnamento, tutoraggio dei percorsi, tirocini per la mediazione all’occupazione, babysitteraggio, mediazione culturale, etc.
  • Settore promozione, comunicazione, fundrasing: nel corso degli anni l’attività dell’associazione si è sviluppata su vari piani ampliando l’area di intervento a nuove problematiche e iniziative culturali, di prevenzione, di sensibilizzazione, di formazione ad altri soggetti, di ricerca, di documentazione, di produzione di materiale documentario, di impegno in campo legislativo a carattere nazionale, di messa in rete e di coordinamento locale, nazionale e internazionale. In particolare intorno al 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza contro le donne, promuove tutti gli anni a partire dal 2005 Il Festival La violenza illustrata. Vengono inoltre svolte attività di ricerca per conoscere meglio il fenomeno della violenza delle donne tra cui dal 2005 il monitoraggio dei femminicidi pubblicando annualmente un report di sintesi[10].

Inoltre la comunicazione all'esterno è ritenuta fondamentale sia per fornire informazioni corrette alle donne in cerca di aiuto che proporre linguaggi differenti nel parlare di violenza contro le donne, spessa segnata da stereotipi[11].

Reti[modifica | modifica wikitesto]

L'associazione fa parte attivamente di molte reti nazioni e internazionali contro la violenza, sia reti e associazioni di donne, specificatamente dedicate alla violenza che tavoli interistituzionali contro la violenza.


Note[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

__________________________________________

Delibera istitutiva 18 gennaio 2017, del Senato della Repubblica

Delibera della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere in merito al regime degli atti e dei documenti acquisiti (articolo 3, comma 6, della delibera istitutiva del 18 gennaio 2017)

https://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/femminicidio/deliberazione_istitutiva_commissione_femminicidio.pdf


Anna Pramstrahler, prova, bologna, casa delle donne, 2016, ISBN 9785555555ISBN non valido (aiuto).

Stele di Rosetta PROVA[modifica | modifica wikitesto]

La Stele di Rosetta è una lastra in granodiorite che riporta un'iscrizione, divisa in registri, in tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco. L'iscrizione è il testo di un decreto tolemaico in due lingue emesso nel 196 a.C. in onore del Faraone [12]in occasione del primo anniversario della sua incoronazione. Poiché si tratta pressoché del medesimo testo, ed essendo il greco conosciuto, la stele offrì una chiave decisiva per poter procedere alla comprensione dei geroglifici, la cui interpretazione si basa su di essa.

Intestazione

Eleno prova[modifica | modifica wikitesto]

Questo è un elenco puntato con un intruso in corsivo:

Latte 
uova
pane
trucioli
marmellata
  Sottoparagrafo

Questo: invece è un elenco numerato e un link esterno (a http://commons.wikimedia.org)

Es. 4: RisultatoLa Stele di Rosetta è una lastra in granodiorite che riporta un'iscrizione, divisa in registri, in tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco. L'iscrizione è il testo di un decreto tolemaico in due lingue emesso nel 196 a.C. in onore del faraone Tolomeo V Epifane in occasione del primo anniversario della sua incoronazione. Poiché si tratta pressoché del medesimo testo, ed essendo il greco conosciuto, la stele offrì una chiave decisiva per poter procedere alla comprensione dei geroglifici, la cui interpretazione si basa su di essa.

IntestazioneQuesto è un elenco puntato con un intruso in corsivo:

latte uova pane trucioli marmellata SottoparagrafoQuesto:

1.invece è un elenco 2.numerato 3.e un link esterno (a http://commons.wikimedia.org)

Esercizio 5: templateInserite una citazione bibliografica; per avere una buona formattazione usate il template apposito.

Quale template? Come si compila? Citazione bibliografica:


Albert Einstein, Autobiografia scientifica, Torino, Bollati Boringhieri, 2003, ISBN 8833903621.

anna pramstrahler, chi sono io, Sotto le Torri, 2015, Bologna.


Esercizio 7: Citare WikipediaEstraete la citazione di una voce di Wikipedia (ad esempio: Diritto di asilo), facendo attenzione a riportare la versione attuale


Esercizio 8: L'origine di una voceScoprite com'era in origine la voce Telescopio spaziale Hubble, com'è nata e com'è cresciuta.

utilizzate la cronologia per risalire alla prima modifica si può usare la pagina speciale "Informazioni sulla pagina"


Esercizio 9: oltre WikipediaCercate informazioni oltre a Wikipedia in italiano, prendendo come esempio Carbonio.

ci sono materiali in altri progetti la voce inglese ha una bibliografia più dettagliata (e ulteriori "Altri progetti")


Esercizio 10 Cerchiamo un libro nell'Opac a partire dalla citazione in Wikipedia, ad esempio: in Guerra franco-prussiana

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{{Bio | pramstrahler }}

  1. ^ Adriana Perrotta Rabissi e Maria beatrice Perucci, Linguaggiodonne, in Bollettino del Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Milano, vol. 6, n. 1990.
  2. ^ Centro di documentazione delle donne, Parola chiave: materinità : una ricerca del Centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne del Comune di Bologna, 1986.
  3. ^ I percorsi dell'identita femminile : proposte bibliografiche / a cura di Rita Alicchio ... [et al.] ; coordinamento di Mira Fischetti, Bologna, Centro di Documentazione delle donne, stampa 1983.
  4. ^ Donne dell'Islam: una ricerca bibliografica nelle biblioteche di Bologna, di Maria Cristina Pudioli, Bologna: Il nove, 1998 ((In testa al front.: Comune di Bologna; Centro Amilcar Cabral: studi, iniziative e informazioni sull'Asia, l'Africa e l'America Latina, in collaborazione con Biblioteca del Centro di documentazione delle donne..
  5. ^ Maria Bruna Baldacci e Stefania Biagioni, Soggetto donna: dalla bibliografia nazionale italiana, in Memoria, vol. 14, n. 1986.
  6. ^ Piera Piera Codognotto, Eugenia Galateri e Isabella Melozzi, Linguaggio sessuato: soggettività, parole, pratiche, significati, contesti, 1991.
  7. ^ Mario Fanti ... [et al.], S. Giuliano, S. Cristina : due chiese’ in Bologna, storia, arte, architettura presentazione: Giacomo Biffi ; introduzione di Niso Albertazzi, Elio Garzillo, Andrea Emiliani, Fotocromo emiliana, Osteria Grande (Castel San Pietro Terme), 1997.
  8. ^ ‘Santa Cristina della Fondazza: chiesa sussidiale della parrocchia di San Giuliano, Piazzetta G. Morandi’, in Mario Fanti, Eugenio Riccomini, Paola E.Rubbi, Oriano Tassinari Clò, Le chiese di Bologna, L'inchiostroblu, Bologna, 1992.
  9. ^ Craig A. Monson, Voci incorporee: musica e cultura in un convento italiano della prima età moderna, traduzione di Riccardo James Vargiu, Bononia University Press, Bologna, 2009.
  10. ^ Si vedi il blog Femicidio Casa delle donne.
  11. ^ Vedi anche Nonunadimeno, gruppo comunicazione
  12. ^ Tolomeo è nato nel paese delle meraviglie