Utente:Alessandra Garaguso/Sandbox

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Tradizioni e folklore[modifica | modifica wikitesto]

La festa del Mascio[modifica | modifica wikitesto]

La domenica successiva al 13 Giugno si celebra la festa del "Mascio". Si tratta di un rito arboreo dedicato a Sant'Antonio da Padova, motivo per cui il taglio avviene il 13 Giugno, nel bosco di Montepiano. Si individua uno dei cerri più alti e dritti del bosco, il cui tronco sposerà la cima di un agrifoglio, anch'essa accuratamente scelta. Il taglio dell'albero è un'occasione di ritrovo e si è soliti consumare la pastorale (antica ricetta a base di carne di brodo di ortaggi). Poi i due alberi vengono trasportati con buoi in paese. Il giorno successivo al trasporto vengono innestati l'uno all'altro e innalzati al cielo in una sorta di sposalizio allegorico che congiunge cielo e terra. In mattinata si svolge la processione con la statua di sant'Antonio per le vie del paese, mentre nel pomeriggio ha luogo la scalata dell'albero[1].

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

La cucina locale è molto semplice e piuttosto rustica, ma molto saporita. Sono molto utilizzati gli insaccati di maiale freschi, secchi, sotto vuoto, sott'olio o sotto sugna[2]. Tipica la pasta fresca nelle svariate forme, qualità e tipo di impasto: orecchiette, cavatelli, ferretti, manate, laane, pasta grattata. Piatti tipici sono anche il capretto o l'agnello arrostito alla brace, la pastorale, la rafanata e la cuccìa. Dolci tipici sono il sanguinaccio, i cauzuncill (piccoli panzerotti farciti con crema di castagne), le sfogliate con il sanguinaccio e con la ricotta, le scrippelle, le fazzemole e i v'scuott, i biscotti di Sant’Antonio, i offerti a tutta la popolazione in occasione della Festa del Maggio.



Rafanata[modifica | modifica wikitesto]

Uova n°5, formaggio q.b.,Rafano(una radice), olio o strutto e sale q.b.. Sbattere le uova come per la frittata, aggiungere il rafano grattugiato, il formaggio e il sale, amalgamare bene il tutto. L'impasto deve avere una consistenza più densa di quella della frittata. Versare la rafanata in una teglia in cui si è messo un pò di olio o di strutto e cuocere in forno a calore moderato.

I cavatelli con la mollica[modifica | modifica wikitesto]

I cavatelli con la mollica

La Domenica delle Palme su tutte le tavole troneggiano i cavatelli con la mollica: un piatto della civiltà contadina, composto di pasta fatta in casa e condita con mollica di pane fritta e noci tritate.

Ingredienti: Per la pasta: farina g 500, acqua calda q.b., per il condimento: mollica di pane raffermo g 250, noci tritate g 200, olio 1 bicchiere circa, sale q.b. Mettere sulla spianatoia la farina a fontana e impastarla con l'acqua calda. Lavorare l'impasto fino a raggiungere una consistenza morbida e liscia. Stendere dei cordoncini del diametro di 1 cm circa, tagliarli a tocchetti lunghi 3-4 cm infarinarli per bene e cavarli con quattro dita. In una teglia porre l'olio, farlo riscaldare e mettere a dorare la mollica dal fuoco, aggiungere il tritato di noci e salare. Cuocere i cavatelli in abbondante acqua salata per 5 minuti. Scolarli e condirli in una zuppiera con il preparato di mollica di pane.

Il pasticcio[modifica | modifica wikitesto]

Il pasticcio

A Pasqua "il pasticcio", sembra il trionfo della vita e quella gioia dopo la tristezza della Settimana Santa. È questo una pizza rustica fatta con uova, ricotta, formaggio fresco e salame. Le signore del posto lo preparano con molta attenzione: deve ssere perfetto e di buon auspicio.

Ingredienti: Per la pasta: Farina g 500, Uova n°5, strutto 1 bicchiere, sale q.b., per il ripieno: uova fresche n°4, formaggio grattugiato g 100, ricotta g 500, prezzemolo, pepe, sale q.b., toma tagliata a fettine g 500, uova sode tagliate a fettine n°4, soppressata e salame g 200. Disporre la farina sulla spianatoia, versarvi le uova, lo strutto e il sale. Impastare a lungo fino a quando la pasta diventa lucida e morbida. Preparare il ripieno mescolando la ricotta, il formaggio, le quattro uova fresche, il prezzemolo, il pepe e il sale fino ad ottenere un impasto consistente e morbido. Riprendere la pasta e con il mattarello ricavare due dischi dello spessore di 1/2 cm circa. Stendere su un disco il preparato di ricotta, formaggio ed uova; su questo fare uno strato di uova sode tagliate, uno di salame e infine uno di toma; spargere un pochino di sale e di pepe. Ricoprire con l'altro disco di pasta; chiudere bene i bordi; lucidare con un tuorlo d'uovo sbattuto, punzecchiare con una forchetta e cuocere in forno a 250 gradi. Ritirare il pasticcio quando ha assunto il colore dorato di un biscotto.

La cuccìa[modifica | modifica wikitesto]

Santa Lucia (13 dicembre) porta la Cuccia un misto di grano, ceci, fave, granoni lessati e consumati canditi con sale. È un piatto risalente alla notte dei tempi e molto rispettato anche nella nostra era.

La cuccìa

Ingredienti: Grano Kg 1, ceci g 300, cicerchie g 100, granoni g 100, acqua q.b., sale q.b. e fave g 300. Porre a bagno i legumi, per almeno 36 ore, in acqua tiepida, cambiando quest'ultima ogni 12 ore. Nell'ultimo bagno aggiungere un pugnetto di sale. Quando i legumi saranno gonfi, sciacquarli bene e metterli a cuocere a fuoco moderato. Dopo un pò cambiare l'acqua, sostituendola con altra in ebollizione per non fermare la cottura. Salare la cuccia e consumarla ben cotta e calda senza l'aggiunta di condimento. Una gentile usanza, sorta negli ultimi anni, vuole che, la sera di Santa Lucia, dei ragazzi di buona volontà preparino una grande caldaia di cuccia, la portino in piazza e dopo averla cotta su un bel fuoco a legna, la offrono a tutti i presenti.

Le scrippelle[modifica | modifica wikitesto]

Il Natale non può passare senza gustare le "Scrippelle" le "Fazzemole" e i "Cauznciell", squisiti dolci che da sempre fanno la gioia di piccoli e grandi. C'è gioia nelle case quando le signore preparano queste squisitezze: l'olio borbotta allegro nelle teglie, la pasta si gonfia e i piccoli si rimpinzano.

Ingredienti: Farina kg 1, lievito naturale, g 25, acqua calda q.b., sale q.b., abbondante olio di oliva. Disporre a fontana sulla spianatoia la farina(quella usata per il pane), aggiungere il lievito sciolto in acqua tiepida e sale. Impastare energicamente aggiungendo pian piano l'acqua calda. Quando la pasta è liscia e più morbida di quella adoperata per il pane, porla in una terrina e farla lievitare coperta in un luogo caldo. Raggiunta la lievitazione, staccare con le dita, bagnate di olio, tocchetti di pasta, farne delle ciambelline e porle a friggere in abbondante olio bollente. Appena gonfie e dorate ritirarle. Le scrippelle si possono consumare calde o fredde zuccherate e non. Sono fritture prettamente natalizie.

La pastorale[modifica | modifica wikitesto]

La pastorale si cucina nelle feste campestri e si consuma accompagnata da un buon vinello paesano. È un gustoso piatto a base di carne di caprettone o di agnellone condito con cipolla, sedano, prezzemolo, patate, carote, pomodoro e ...peperoncino. Il tutto cotto in caldaia di rame sul fuoco a legna. Vien fuori un ottimo consoumè adatto al palato degli intenditori.

Ingredienti: Carne di caprettone o di agnellone Kg 1, patate n°1-2, pomodoro n°1-2, un bel gambo di sedano, un ciuffetto di prezzemolo, carota gialla n°1, peperoncino piccante n°1 e sale q.b.. Mettere in una pentola la carne, coprirla di acqua e porla sul fuoco. Appena inizia l'ebollizione schiumarla e aggiungere tutti gli altri ingredienti. Far cuocere a fuoco lento fino a quando la carne diventa morbida e il brodo è un ottimo consoumè. Nelle feste campestri, la pastorale viene cotta (come facevano i nostri avi) in caldaia di rame e su fuoco a legna. È ottima servita con un buon vino paesano.

V'scuott =[modifica | modifica wikitesto]

Detti non a caso i biscotti di Sant’Antonio, i V'scuott sono offerti a tutta la popolazione nella fase successiva della festa del maggio.

Preparazione: viene setacciata la farina e viene fatta una fontana dove vengono messi uno alla volta le uova,viene poi aggiunto strutto sciolto e olio. Amalgamato il tutto si crea l'impasto che viene lavorato per tanto tempo dalle donne e all'alba si preparano le teglie da infornare poi, a temperatura elevata, per circa 45 minuti.



https://it.wikipedia.org/wiki/Pietrapertosa

Tradizioni e folklore[modifica | modifica wikitesto]

Il Maggio[modifica | modifica wikitesto]

La domenica successiva al 13 giugno, in segno di devozione a Sant'Antonio di Padova si celebra la "Festa del Mascio", un rito che si ripete da decenni. La comunità ha tenuto in piedi una tradizione legata agli alberi che, pur se mutata nel significato e nella funzione, ha radici remote legate ai miti e ai riti agrari delle più antiche popolazioni contadine.

Il 13 giugno di ogni anno gli abitanti di Pietrapertosa, denominati "ualani" o "masciaiul", si recano nel bosco di Montepiano per la scelta di un albero da abbattere. Prima di abbattere l'albero i "ualani" si riuniscono per consumare un'abbondante colazione fatta di vino, formaggi, salumi o altri prodotti tipici locali. Va abbattuta la pianta giusta, che deve essere rigorosamente un "cerro" (re del bosco), il quale deve essere dritto, deve avere un tronco liscio e deve essere tanto grosso da non creare eccessive difficoltà agli scalatori. Il taglio dell'albero ha luogo verso le ore 11 del mattino e l'albero è reciso in basso a colpi di scure, poi viene ripulito della corteccia, vengono eliminati i rami e all'estremità inferiore viene scavato un foro che farà da "timone". Anche ai più piccoli è consentito dare qualche colpo di "accetta" come simbolo di buon auspicio e per consentire loro sin da piccoli di immedesimarsi nella tradizione locale.

Lo stesso giorno si scelgono altre piante (spunti) che vengono preparate per il trascinamento e altre restano lì in piedi e verranno abbattute successivamente da colui che se le sarà aggiudicate nel corso di un'asta pubblica bandita la sera della festa. Si procede inoltre alla scelta della cima che deve essere rigorosamente un agrifoglio e che verrà tagliata il giorno del trascinamento del “mascio”, dal "ualano" che la trasporterà con i propri buoi fino al paese. Il tutto viene concordato tra i "ualani" (una volta sotto la supervisione del "capo ualano").

I "ualani" dopo essersi alternati per abbattere la gigantesca pianta a colpi di ascia e dopo averla scortecciata, si riuniscono nell'area di "Frusci" per dar inizio alla parte festosa, con la preparazione della "Pastorale" (antica ricetta dei pastori a base di carne di pecora cotta in un brodo di ortaggi,ossia patate, carote, sedano, cipolla, pomodoro). Mentre in paese è stata celebrata la messa in onore di Sant'Antonio da Padova con la vestizione e svestizione degli Oblati, i quali indosseranno la soia ogni martedì e ogni 13 di ciascun mese per un anno, in devozione a Sant'Antonio.

Le donne, invece in paese, la sera del 13 Giugno sono alle prese con l'impasto dei "V'scuott",

V'scuott

detti non a caso i biscotti di Sant’Antonio, che sono distribuiti a tutta la popolazione nella fase successiva della festa.

Il trasporto dell'albero avviene generalmente il sabato che segue il 13 di Giugno, però già dal venerdì sera, i ragazzi e gli uomini si recano nei pressi dell'albero abbattuto per trascorrere la nottata e prepararsi al lavoro del giorno successivo. Soprattutto colui che giunge prima sul posto con i suoi buoi ha diritto a "spntllan", ossia smuovere l'albero: se il tentativo fallisce deve cedere il posto ad altri. La nottata procede con degustazione di vino, carne alla brace e musica, canti e balli.

La mattina seguente la gente, e soprattutto le donne, giungono sul posto numerose, provviste di biscotti, frittelle e "fazzemole", per una piccola colazione consumata prima che, intorno alle 8, abbia inizio il trascinamento del tronco. Prima, però, viene abbattuto un agrifoglio,scelto fra quelli più ricchi di rami e foglie la "Cima":Regina del bosco, la quale verrà poi trasportata sul giogo di due giovani vacche.

Inizia così il trasporto,dove compaiono i veri protagonisti della manifestazione i "Paricchi", infatti saranno proprio loro che trasporteranno il tronco fino in paese, insieme a attrezzi indispensabili come "varre" (vanghe), e "sc'uo"(il giogo che viene messo ai buoi) e a seconda della lunghezza dell'albero, vengono fissati lungo il tronco a una distanza di circa 4 metri, i "vuqqul" (anelli di ferro conficcati nel legno dove fissare le catene legate ai gioghi dei buoi per il trasporto).

Pronto il tutto, i "ualani" assicurano che questi attrezzi si adoperano da sempre e sono sapientemente costruiti e lavorati da loro stessi, intanto una piccola folla cresce per il lento affluire della gente di tutte le fasce di età dal paese che incita buoi e "ualani" in questo momento così delicato. Colui che smuove da solo l'albero, ossia riesce a trascinarlo in un posto più comodo e più vicino alla strada, si aggiudica il titolo di "capo ualano" e diventa responsabile dell'albero, acquisisce inoltre il diritto di mettere i propri buoi in prima fila all'entrata del paese.

L'antico "tratturo" del bosco di Montepiano è pronto per la lunga sfilata di circa trenta "paricchi" (un tempo sessanta). I "ualani" hanno cresciuto ed addestrato appositamente il "paricchio" per conservare questo rito, visto che non c'è più nessun'altra necessità di utilizzo dei buoi come nel passato. Il cammino è lungo e non mancano difficoltà, ma l'esperienza e la competenza dei "ualani" superano ogni ostacolo ed è in questi momenti difficili che si gareggia nella dimostrazione della propria abilità e si rafforza la coesione del gruppo facendo emergere il vero leader.

Il trasporto verso il paese è lento anche per via delle numerose soste fatte sia per i ualani sia per i buoi. Difatti entrambi si rifocilleranno verso le ore 11 in "C.daA lvanella" sul Monte Impiso, dove si consuma una abbondante colazione a base di formaggio, salame, carne e non manca di certo il vino che viene ostentato e scatena anch'esso una "gara del bere". Questi sono momenti in cui la festa meno si vede, ma più si vive. Dopo un'ora di sosta si riprende il cammino e si prosegue verso la "Fontana del Signore" dove si giunge per ora di pranzo. Qui si consuma il piatto tipico della festa: "la pastorale" e tra grida festanti di bambini e l'euforia del vino si aspettano le 16, quando il corteo riparte preannunciato dall'esplosione di fuochi d'artificio.

Da questo momento il trascinamento diventa più semplice perché si è quasi giunti al paese e si prende la strada asfaltata e verso le 17 il corteo giunge in località San Vito dove una folla attende festosa. La sosta dura circa un'ora e qui le donne dei "ualani" decorano le corna dei buoi con nastri e fiori. Verso le 19 il corteo giunge in via Sant'Angelo dove i buoi vengono posizionati per l'entrata ufficiale. Una folla attende l'arrivo e una grande emozione è palpabile nell'aria. Annunciato da colpi d'artificio e preceduto sempre dalla cima, l'albero si ferma ai piedi del campanile.

Alcuni devoti e il comitato feste adornano le corna dei buoi con grossi biscotti a forma di un grosso anello, preparati appositamente, quindi si procede alla distribuzione tra la folla dei biscotti di Sant'Antonio. A questo punto ai buoi si richiede l'ultimo sforzo: sistemare l'albero in una posizione tale da rendere più semplice, il giorno successivo, il suo innalzamento. Così, con la forza delle braccia e con l'aiuto di "stangh"(leve in legno), corrono in aiuto dei buoi molti cittadini volenterosi.

A questo si inserisce nella festa un momento religioso: i buoi vengono benedetti prima della partenza per la sfilata della cima e dei buoi per le vie del paese, per ricevere il plauso da tutta la popolazione per l'estenuante lavoro e i loro padroni lo accolgono orgogliosi per avercela fatta anche quest'anno. Al ritorno al Convento la cima viene posizionata accanto al tronco e si attende l'indomani mattina e i "ualani" nel frattempo stremati, continuano la loro festa con balli in piazza a suon di organetto.

La domenica mattina, giorno della festa religiosa, i "ualani" si ritrovano sul posto per la trasformazione del cerro in albero della "cuccagna" attraverso vari momenti: lavorazione e allestimento della cima, ricomposizione dell'albero per il suo innalzamento finale. Il paese risuona del rumore dei martelli e del picchiare sodo della scure sulle varie parti da sistemare. La parte conclusiva della lavorazione concerne la saldatura della cima al tronco in modo da ricomporre l'albero facendo diventare simbolicamente una sola pianta con elementi ricavati da due alberi diversi. Si compie cioè il "matrimonio" tra il tronco e la cima. Si legano sapientemente al tronco 7 funi, e nella cima vengono sistemati dei biglietti recanti ciascuno un numero corrispondente ad un animale offerto al Santo dai pastori del posto.

Alle 11 viene celebrata la Santa Messa in onore del Santo che viene poi portato in processione. Le donne devote accompagnano il Santo scalze in atto di devozione, altre invece portano, davanti al Santo accompagnati da organetto, i "ce'rii"(base in legno con vari ripiani, coronate con candele di varie misure,decise dal devoto,e decorate a piacere con nastri e fiori)sulla testa. Un tempo la struttura di legno era rivestita di grano non di candele e la popolazione ci appendeva anche i soldi. Non esiste l'ora del pranzo, perché proprio a quell'ora Sant'Antonio è giunto al Convento, sono momenti di intensa partecipazione emotiva, il Santo assiste all'innalzamento che è un momento importantissimo del rito e anche quello di maggiore spettacolarità.

L'operazione consiste nel sollevare l'albero drizzandolo e conficcandolo nella buca predisposta, la quale un tempo si era soliti richiuderla dopo l'evento, oggi si ricopre con un grosso coperchio metallico e si lascia pronta per l'anno successivo. La gente allineata si prepara a tirare le funi. Sono momenti di silenzio e di trepidazione e quando l'albero è lì maestoso in alto in posizione verticale, vi è un'esplosione di applausi e musica. Il Santo con tutto il suo corteo rientrano in Chiesa e solo pochi coraggiosi assistono allo scioglimento delle funi. Questo diritto spetta al "Capo masciaiuolo" che può anche delegare una persona di sua fiducia, il quale non scioglie solo una fune che rimane collegata al campanile per sicurezza.

Alle ore 16 un tempo si riunivano i cacciatori ai piedi dell'albero per lo sparo del "Mascio", i quali per un'ora si alternavano nel tentativo di colpire i biglietti e vincere il relativo premio. Oggi questo non viene più fatto per motivi di sicurezza, ma intorno alle 17 tutto il paese si dà appuntamento davanti al Convento per assistere alla scalata dell'albero che è una vera e propria gara di abilità. Il primo a tentare, se vuole, è il "capo masciaiuolo", prima delle ore 19 qualcuno sarà riuscito nell'impresa e avrà diritto a tutti i premi restanti. Successivamente c'è l'asta pubblica di piante e animali dove qui c'è chi si aggiudica il "Mascio" e le altre piante scelte il giorno dell'abbattimento. La serata continua con musica, balli e fuochi pirotecnici. La festa si conclude il giorno dopo, il lunedì intorno alle 19, quando il Comitato Feste, ancora responsabile dell'albero, procede all'abbattimento, consegnandolo al legittimo proprietario. Ed è questo il cerimoniale conclusivo della festa.

Tradizione culinaria[modifica | modifica wikitesto]

La cucina locale è molto semplice e piuttosto rustica, ma molto saporita. Gli insaccati di maiale sono sempre eccellenti: freschi, secchi, sotto vuoto, sott'olio o sotto sugna. La pasta fresca di produzione casalinga nelle svariate forme, qualità e tipo di impasto: orecchiette, cavatelli, ferretti, manate laane, pasta grattata. Di ottima qualità il capretto o l'agnello arrostito alla brace, ma anche arraganato con le patate, oppure al forno con i piselli. Ottima anche la pastorale, così come le interiora preparate a miglitelli e la trippa e patate. Particolare il gusto delle verdure con il pezzente. Ottimi anche i formaggi: pecorino, toma, cacioricotta, ricotta fresca e salata. Molto rustici i dolci come il sanguinaccio, i cauzuncill (piccoli panzerotti farciti con crema di castagne), le sfogliate con il sanguinaccio e con la ricotta, le scrippelle e le fazzemole. L'ultimo giorno di Carnevale sono d'obbligo le orecchiette e i fusilli, conditi con sugo di salsiccia, e la rafanata: una torta salata dal sapore forte.

Rafanata[modifica | modifica wikitesto]

Uova n°5, formaggio q.b.,Rafano(una radice), olio o strutto e sale q.b.. Sbattere le uova come per la frittata, aggiungere il rafano grattugiato, il formaggio e il sale, amalgamare bene il tutto. L'impasto deve avere una consistenza più densa di quella della frittata. Versare la rafanata in una teglia in cui si è messo un pò di olio o di strutto e cuocere in forno a calore moderato.

I cavatelli con la mollica[modifica | modifica wikitesto]

I cavatelli con la mollica

La Domenica delle Palme su tutte le tavole troneggiano i cavatelli con la mollica: un piatto della civiltà contadina, composto di pasta fatta in casa e condita con mollica di pane fritta e noci tritate.

Ingredienti: Per la pasta: farina g 500, acqua calda q.b., per il condimento: mollica di pane raffermo g 250, noci tritate g 200, olio 1 bicchiere circa, sale q.b. Mettere sulla spianatoia la farina a fontana e impastarla con l'acqua calda. Lavorare l'impasto fino a raggiungere una consistenza morbida e liscia. Stendere dei cordoncini del diametro di 1 cm circa, tagliarli a tocchetti lunghi 3-4 cm infarinarli per bene e cavarli con quattro dita. In una teglia porre l'olio, farlo riscaldare e mettere a dorare la mollica dal fuoco, aggiungere il tritato di noci e salare. Cuocere i cavatelli in abbondante acqua salata per 5 minuti. Scolarli e condirli in una zuppiera con il preparato di mollica di pane.

Il pasticcio[modifica | modifica wikitesto]

Il pasticcio

A Pasqua "il pasticcio", sembra il trionfo della vita e quella gioia dopo la tristezza della Settimana Santa. È questo una pizza rustica fatta con uova, ricotta, formaggio fresco e salame. Le signore del posto lo preparano con molta attenzione: deve ssere perfetto e di buon auspicio.

Ingredienti: Per la pasta: Farina g 500, Uova n°5, strutto 1 bicchiere, sale q.b., per il ripieno: uova fresche n°4, formaggio grattugiato g 100, ricotta g 500, prezzemolo, pepe, sale q.b., toma tagliata a fettine g 500, uova sode tagliate a fettine n°4, soppressata e salame g 200. Disporre la farina sulla spianatoia, versarvi le uova, lo strutto e il sale. Impastare a lungo fino a quando la pasta diventa lucida e morbida. Preparare il ripieno mescolando la ricotta, il formaggio, le quattro uova fresche, il prezzemolo, il pepe e il sale fino ad ottenere un impasto consistente e morbido. Riprendere la pasta e con il mattarello ricavare due dischi dello spessore di 1/2 cm circa. Stendere su un disco il preparato di ricotta, formaggio ed uova; su questo fare uno strato di uova sode tagliate, uno di salame e infine uno di toma; spargere un pochino di sale e di pepe. Ricoprire con l'altro disco di pasta; chiudere bene i bordi; lucidare con un tuorlo d'uovo sbattuto, punzecchiare con una forchetta e cuocere in forno a 250 gradi. Ritirare il pasticcio quando ha assunto il colore dorato di un biscotto.

La cuccìa[modifica | modifica wikitesto]

Santa Lucia (13 dicembre) porta la Cuccia un misto di grano, ceci, fave, granoni lessati e consumati canditi con sale. È un piatto risalente alla notte dei tempi e molto rispettato anche nella nostra era.

La cuccìa

Ingredienti: Grano Kg 1, ceci g 300, cicerchie g 100, granoni g 100, acqua q.b., sale q.b. e fave g 300. Porre a bagno i legumi, per almeno 36 ore, in acqua tiepida, cambiando quest'ultima ogni 12 ore. Nell'ultimo bagno aggiungere un pugnetto di sale. Quando i legumi saranno gonfi, sciacquarli bene e metterli a cuocere a fuoco moderato. Dopo un pò cambiare l'acqua, sostituendola con altra in ebollizione per non fermare la cottura. Salare la cuccia e consumarla ben cotta e calda senza l'aggiunta di condimento. Una gentile usanza, sorta negli ultimi anni, vuole che, la sera di Santa Lucia, dei ragazzi di buona volontà preparino una grande caldaia di cuccia, la portino in piazza e dopo averla cotta su un bel fuoco a legna, la offrono a tutti i presenti.

Le scrippelle[modifica | modifica wikitesto]

Il Natale non può passare senza gustare le "Scrippelle" le "Fazzemole" e i "Cauznciell", squisiti dolci che da sempre fanno la gioia di piccoli e grandi. C'è gioia nelle case quando le signore preparano queste squisitezze: l'olio borbotta allegro nelle teglie, la pasta si gonfia e i piccoli si rimpinzano.

Ingredienti: Farina kg 1, lievito naturale, g 25, acqua calda q.b., sale q.b., abbondante olio di oliva. Disporre a fontana sulla spianatoia la farina(quella usata per il pane), aggiungere il lievito sciolto in acqua tiepida e sale. Impastare energicamente aggiungendo pian piano l'acqua calda. Quando la pasta è liscia e più morbida di quella adoperata per il pane, porla in una terrina e farla lievitare coperta in un luogo caldo. Raggiunta la lievitazione, staccare con le dita, bagnate di olio, tocchetti di pasta, farne delle ciambelline e porle a friggere in abbondante olio bollente. Appena gonfie e dorate ritirarle. Le scrippelle si possono consumare calde o fredde zuccherate e non. Sono fritture prettamente natalizie.

La pastorale[modifica | modifica wikitesto]

La pastorale si cucina nelle feste campestri e si consuma accompagnata da un buon vinello paesano. È un gustoso piatto a base di carne di caprettone o di agnellone condito con cipolla, sedano, prezzemolo, patate, carote, pomodoro e ...peperoncino. Il tutto cotto in caldaia di rame sul fuoco a legna. Vien fuori un ottimo consoumè adatto al palato degli intenditori.

Ingredienti: Carne di caprettone o di agnellone Kg 1, patate n°1-2, pomodoro n°1-2, un bel gambo di sedano, un ciuffetto di prezzemolo, carota gialla n°1, peperoncino piccante n°1 e sale q.b.. Mettere in una pentola la carne, coprirla di acqua e porla sul fuoco. Appena inizia l'ebollizione schiumarla e aggiungere tutti gli altri ingredienti. Far cuocere a fuoco lento fino a quando la carne diventa morbida e il brodo è un ottimo consoumè. Nelle feste campestri, la pastorale viene cotta (come facevano i nostri avi) in caldaia di rame e su fuoco a legna. È ottima servita con un buon vino paesano.

V'scuott =[modifica | modifica wikitesto]

Detti non a caso i biscotti di Sant’Antonio, i V'scuott sono offerti a tutta la popolazione nella fase successiva della festa del maggio.

Preparazione: viene setacciata la farina e viene fatta una fontana dove vengono messi uno alla volta le uova,viene poi aggiunto strutto sciolto e olio. Amalgamato il tutto si crea l'impasto che viene lavorato per tanto tempo dalle donne e all'alba si preparano le teglie da infornare poi, a temperatura elevata, per circa 45 minuti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Semplici, Alberi e uomini: feste dei boschi tra Basilicata e Calabria, Universosud, 2016.
  • Scuola elementare statale Aldo Moro, Accettura, Fior di maggio: l'antico rito di piantar alberi, Comune di Accettura, 1999.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. Andrea Semplici, Alberi e uomini: feste dei boschi tra Basilicata e Calabria, Universosud, 2016.
  2. ^ Cfr. G. Cantisani, La nuglia lucana: contorni e dintorni della cucina antica lucana con particolare riferimento alla cucina delle Dolomiti lucane con i prodotti del maiale, Anzi 2013.