Rivolta di Khost (1912)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Rivolta di Khost del 1912
Data2 maggio-14 agosto 1912
LuogoKhost, Afghanistan
EsitoVittoria delle forze governative
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
4000 regolari
12.000 guerrieri tribali[4]
Sconosciuti
Perdite
SconosciuteSconosciute
Voci di rivolte presenti su Wikipedia

La rivolta di Khost del 1912 fu una rivolta che avvenne nella città di Khost, in Afghanistan, organizzata da diverse tribù locali contro il governo di Habibullah Khan.[5]

La rivolta scoppiò formalmente a causa della "rapacità degli esattori"[5] di Muhammad Akbar Khan, locale governatore del distretto di Khost.[6] La rivolta, che venne guidata da Jehandad Khan,[6] ebbe inizio il 2 maggio 1912, quando le tribù Mangali e Jadran di Khost insorsero[7] ed a loro si unirono varie guarnigioni isolate,[6] che insieme assediarono Muhammad Akbar nella città di Matun.[7] A fine maggio agli insorti si unì la tribù dei Ghilzai.[5] Rendendosi pienamente conto dell'imminente pericolo di una rivolta generale, l'emiro Habibullah inviò Muhammad Nadir Khan a reprimere la ribellione.[6] Oltre alla fanteria regolare, Nadir ebbe il supporto dei tagichi che erano in contrasto con i ribelli.[6] Nel British Raj, agli uomini del distretto di Kurram venne impedito di entrare in Afghanistan per portare aiuto ai rivoltosi.[8]

Muhammad Akbar riuscì a liberarsi dell'assedio.[6] Dalla fine di maggio, Nadir aveva costretto i ribelli ad una tregua, e Jehandad Khan era fuggito nei territori del British Raj, dove cercò di guadagnarsi il supporto degli inglesi senza successo.[6] Il 13 giugno, la rivolta venne dichiarata soppressa,[7] ed i negoziati di pace iniziarono in quello stesso mese.[6] I negoziati si interruppero e nel giugno del 1912 ripresero i combattimenti[6] che terminarono poi il 14 agosto 1912, quando i ribelli vennero definitivamente accerchiati e costretti alla resa, anche se dopo alcune concessioni da parte del governo afghano come ad esempio la rimozione di Muhammad Akbar Khan e la sostituzione con un nuovo governatore,[6] Dost Muhammad.[9] L'inaspettata decisione di Habibullah di mostrare clemenza nei confronti dei ribelli rientrava nel suo desiderio di conciliare le diatribe interne al paese come aveva fatto il suo predecessore, nella speranza che questi avrebbero così potuto sostenerlo nel suo tentativo di occidentalizzazione e progresso dell'Afghanistan.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Ludwig W. Adamec, Historical Dictionary of Afghanistan, Scarecrow Press, 2012, pp. 294, ISBN 9780810878150.
    «MUHAMMAD NADIR SHAH (1883–1933). King of Afghanistan, 1929–1933, the son of Sardar Muhammad Yusuf Khan, he embarked on a military career. Appointed a brigadier in 1906, he was promoted to lieutenant general (naib salar) for his services in suppressing the Mangal Revolt in December 1912.»
  2. ^ (EN) Ludwig W. Adamec, Historical and Political Who's who of Afghanistan, Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1975, pp. 194, ISBN 9783201009218.
  3. ^ (EN) Frank Clements e Ludwig W. Adamec, Conflict in Afghanistan: A Historical Encyclopedia, ABC-CLIO, 2003, pp. 156, ISBN 9781851094028.
  4. ^ (EN) Kaushik Roy, War and Society in Afghanistan: From the Mughals to the Americans, 1500–2013, Oxford University Press, 12 febbraio 2015, ISBN 9780199089444.
    «In 1912, there was an uprising in Khost, and Amir Habibullah suppressed it with 4,000 regulars and 18,000 tribesmen.»
  5. ^ a b c d (EN) The Encyclopaedia Britannica: A Dictionary of Arts, Sciences, Literature & General Information; the Three New Supplementary Volumes Constituting with the Volumes of the Latest Standard Edition, the Thirteenth Edition, Encyclopaedia Britannica, Company, Limited, 1926, pp. 46.
  6. ^ a b c d e f g h i j W. Hale, AFGHANISTAN, BRITAIN AND RUSSIA 1905 - 21, 1966, pp. 16, 17, 18.
  7. ^ a b c (EN) Hugh Chisholm, Britannica Year-book, 1913 -: A Survey of the World's Progress Since the Completion in 1910 of the Encyclopaedia Britannica, Encyclopaedia Britannica, 1913.
  8. ^ Summary of the Administration of Lord Hardinge of Penhurst, November 1910 – March 1916, pp. 93.
  9. ^ Ludwig Adamec, Who's Who of Afghanistan (PDF), su docshare04.docshare.tips, 1975, p. 133.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]