Palazzo Caracciolo d'Arena

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Palazzo Caracciolo d'Arena
Il portale
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàNapoli
Coordinate40°51′08.22″N 14°15′39.85″E / 40.852283°N 14.261069°E40.852283; 14.261069
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo
Usoresidenziale
Lo stemma

Il Palazzo Caracciolo d'Arena è un importante palazzo di Napoli, ubicato al civico 169 di via dei Tribunali.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo è una testimonianza rinascimentale, barocca e rococò nel centro antico della città: le parti più antiche, quali gli arconi nel cortile, risalgono al XV secolo, mentre l'impronta complessiva è data dal restauro settecentesco.

Il palazzo era in origine dei Caracciolo marchesi di Arena[1] e costituiva con l'adiacente palazzo Caracciolo di Martina avente ingresso da vico Sedil Capuano e con altre residenze dei Caracciolo a Capuana un elemento importante dell'insediamento della nobile famiglia nell'area di Capuana e del decumano maggiore. Il palazzo nell'Ottocento passò poi alla Marchesa Giacomina Como Falces e ai suoi figli ed eredi baroni Vitale di Santa Maria Iacobe.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo ingloba gli arconi dell'antico sedile di Capuana. La facciata, in stato di degrado, è riccamente decorata a stucco e traforata dalle finestre con andamento sinuoso delle balaustre dei balconi in piperno.

Il portale in pietra di piperno è anch'esso riccamente decorato: il mascherone che funge da chiave di volta e lo stemma gentilizio dei Caracciolo lo raccordano al balcone centrale del piano nobile. Fu lavorato nel 1744 dai pipernai Giovanni Passaro e Domenico D'Ambrogio sotto la guida di Bartolomeo Vecchione[2].

Nel cortile c'è una scala aperta concepita ad unica arcata per piano, la cui configurazione originale è stata alterata con l'aggiunta di due pilastri in calcestruzzo armato al fine di rendere la struttura un po' più stabile dopo i danni dei bombardamenti, ma senza però badare alle conseguenze architettoniche.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Domenico Moccia e Dante Caporali, NapoliGuida-Tra Luoghi e Monumenti della città storica, Clean, 2001
  • Italo Ferraro, Napoli atlante della città storica vol. I: Il centro antico, Napoli, CLEAN edizioni, 2002

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]