Giovanni Atalarico

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Giovanni Atalarico (in greco Ἰωάννης Ἀθαλάριχος?, conosciuto anche come Atalarichos[1], Athalaric[2] e At'alarik[3]; Cartagine, ... – Büyükada, ...; fl. VII secolo) è stato un ribelle bizantino, figlio illegittimo dell'imperatore Eraclio I.

Nel 637 prese parte ad una cospirazione per deporre il padre e assicurare per sé il trono. Il suo nome, Atalarico, è di origine gotica, composto da Atala (dalla parola proto-germanica *aþala che significa "nobile") e rico (da *reiks che significa "sovrano").

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Atalarico fa la sua comparsa la prima volta nel 622, quando fu reso ostaggio dagli Avari per favorire un accordo di pace.[4]

Nel 635 o nel 637, alcuni armeni, all'epoca molto influenti a Costantinopoli[2], capirono che un nuovo imperatore avrebbe favorito i loro interessi, e sfruttando il malcontento causato dal matrimonio tra Eraclio e Martina, sua nipote - questo matrimonio venne considerato da molte persone come un atto incestuoso, proibito anche dalle leggi imperiali -, contattarono Giovanni.[5] Durante questa congiura furono coinvolti anche i curopalati Varaztirots, figlio di Smbat Bagratuni, Davide Saharuni, cugino di Atalarico e nipote di Eraclio e il magister Teodoro, fratello dell'imperatore.[6] Varaztirots preferiva una congiura non violenta, nella quale l'imperatore sarebbe stato costretto all'esilio dopo la sommossa.[3][7]

Il piano non ebbe mai esecuzione poiché un collaboratore dei cospiratori informò la corte imperiale della congiura che Atalarico stava progettando.[8] Quando fu informato anche Eraclio, egli ordinò l'arresto di tutte le persone coinvolte.[3] Atalarico fu esiliato sull'isola chiamata Principe e gli furono amputati il naso e le mani per ordine dell'imperatore, mentre il magister Teodoro sull'isola Gaudomelete, e oltre alle amputazioni sofferte da Giovanni, gli fu tagliato anche un piede.[8][9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Kaegi, p. 120.
  2. ^ a b Charanis, p. 34.
  3. ^ a b c (EN) Sebeo's History. Capitolo 29, su rbedrosian.com (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2008).
  4. ^ Martindale, p. 706.
  5. ^ Vaccaro, p. 25.
  6. ^ Pertusi, p. 52.
  7. ^ Martindale, pp. 706, 1282–1285, 1363–1364.
  8. ^ a b Istituto di corrispondenza archeologica, Annali, vol. 18, Roma, 1846, p. 300.
  9. ^ Mango, p. 73.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Peter Charanis, Ethnic Changes in the Byzantine Empire in the Seventh Century, in Dumbarton Oaks Papers, vol. 13, n. 1, Harvard University, 1959, pp. 23–44, ISSN 0070-7546 (WC · ACNP), JSTOR 1291127.
  • (EN) Walter Emil Kaegi, Heraclius: emperor of Byzantium, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-81459-6.
  • Agostino Pertusi, Scritti sulla Calabria greca medievale, collana Medioevo romanzo e orientale: Studi, vol. 3, Rubbettino, 1994, ISBN 9788872843222.
  • (EN) Cyril Mango (a cura di), Nikephoros, Patriarch of Constantinople: Short History, Dumbarton Oaks, 1990, ISBN 0-88402-184-X.
  • (EN) John R. Martindale, A. H. M. Jones e John Morris, The Prosopography of the Later Roman Empire - Volume III, AD 527–641, Cambridge University Press, 1992, ISBN 0-521-20160-8.
  • Luciano Vaccaro, Storia religiosa dell'Islam nei Balcani, collana Collana Europa Ricerche, vol. 14, Centro Ambrosiano, 2008, ISBN 9788880256687.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]