Discussione:Titolo (onomastica)

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Elenco dei titoli nobiliari[modifica wikitesto]

L'elenco dei titoli nobiliari e dei predicati d'onore è stato tratto dalla Enciclopedia storico-nobiliare italiana dello Spreti, edita a Milano nel 1928, che cita espressamente il regolamento della Consulta Araldica del Regno. Ritengo pertanto che, in mancanza di ulteriori documentazioni ufficiali, si debba considerare valido il testo dello Spreti. Massimop 21:43, 7 dic 2006 (CET)[rispondi]

Senz'altro, ma non mi sembra che lo Spreti elenchi i titoli in quella forma. Fammi anadare a controllare e poi si decide. ciao [Ticket OTRS #200910610014411] 22:09, 7 dic 2006 (CET) PS Hai visto il nostro Progetto:Storia di famiglia?

Visto che non ci sono state conferme, riporto il titolo di conte palatino tra quelli stranieri. Massimop 21:47, 15 dic 2006 (CET)[rispondi]

Conte palatino, cavaliere e signore[modifica wikitesto]

Il titolo di "conte palatino" assolutamente non è titolo straniero, costituendo qualificazione nobiliare concessa, fra gli altri, anche dal Sommo Pontefice, così come non lo è quello di "cavaliere" che, oltre a comunemente costituire esplicito attributo nella nobiltà sarda, nell'uso araldico tradizionale viene altresì a costituire il più comune appellativo del "nobile" privo di altra titolazione; ai sensi del Regio Decreto 7 giugno 1943, n. 651, tali titolazioni, pur non potendo più costituire oggetto di nuova concessione, possono comunque costituire oggetto di "riconoscimento araldico" e possono continuare ad essere pubblicamente usati da chi ne abbia diritto; analogo ragionamento vale per il titolo di di "Signore", che stava ad indicare la titolarità dei più piccoli fra i feudi (secondo la legge araldica lombarda, per esempio, quello costituito da meno di cinquanta "fuochi feudali") e che non costituisce, quindi, come erroneamente indicato, un "predicato d'onore". Qualora foste interessati, il testo fondamentale della materia è costituito dai tre volumi di MISTRUZZI di FRISINGA, Trattato di diritto nobiliare italiano, ed. Giuffré, Milano, 1961. Con i più cordiali saluti. --Rutilio Namaziano 16:58, 13 gen 2007 (CET)[rispondi]

conte palatino e altri[modifica wikitesto]

La mia obiezione si riferiva solo al fatto che i titoli e i predicati d'onore indicati erano quelli adottati ufficialmente dalla Consulta Araldica italiana. Ecco perché riengo di dover escludere ilt itolo di conte palatino da quelli ufficialmente riconosciuti alla Consulta: non so se il Regno d'Italia abbia mai previsto di attribuire il titolo di conte palatino, tutto questo sempre rispettando il fatto che il Pontefice o altri stati lo abbiano ufficialmente attribuito. Lo stesso vale per il titolo di Signore e gli altri. Non dubito che in molte consuetudini araldiche esso sia un titolo e non un predicato d'onore, ma io mi riferivo sempre solo alla Consulta italiana. Una soluzione potrebbe essere quella di lasciare su pagine separate tutti i titoli e i predicati esistenti, sia nella nobiltà italiana che in quella estera, e poi fare delle pagine specifiche per ogni singolo paese (eventualmente più pagine se nel corso del tempo vi sono state significative variazioni) e su ognuna di queste inserire semplicemente dei link alle pagine dei titoli. Cosa ne pensate? Ciao -Massimop 22:34, 14 gen 2007 (CET)[rispondi]

Forse mi sono spiegato male e, quindi, mi permetto di reintervenire; tutti i titoli da me precedentemente indicati costituivano esplicito oggetto di ufficiale riconoscimento nobiliare da parte della nostra Consulta araldica quali titoli italiani (e, quindi, non stranieri), quantunque il Regno d'Italia non li conferisse più (a quelli già menzionati, ulteriormente si potrebbe aggiungere anche quello di cosignore). Con i più cordiali saluti,--Rutilio Namaziano 01:33, 15 gen 2007 (CET)[rispondi]

Ultima normativa ufficiale riguardante l'Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano.[modifica wikitesto]

Secondo l'ultimo Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano all'art. 3 del Regio Decreto 7 giugno 1943, n. 651 (G.U. n. 170 SUPPL. ORD. del 24/07/1943) la gerarchia dei titoli nobiliari è la seguente: "Sono concessi dal Sovrano i titoli di Principe, Duca, Marchese, Conte, Visconte, Barone e Nobile. Sono riconosciuti, oltre quelli sopracitati, se derivano da antiche concessioni, anche i titoli di Signore, Cavaliere ereditario, Patrizio e Nobile di determinate città. Il titolo di Nobile è comune agli insigniti di ogni altro titolo." Per quanto riguarda il trattamento e le qualifiche nobiliari l'art. 38 e l'art. 39 del Regio Decreto 7 giugno 1943, n. 651 (G.U. n. 170 SUPPL. ORD. del 24/07/1943) dispone: "Ai titoli nobiliari non sono attribuite qualifiche o trattamenti, senza speciale concessione del Re Imperatore. In Italia il Gran Maestro del S.M.O. di Malta gode il titolo di Principe e il trattamento di Altezza Eminentissima." "Spetta la qualifica di « Donna » alle consorti dei personaggi indicati nelle categorie 1a e 2a dell'Ordine delle precedenze a Corte e nelle funzioni pubbliche secondo le disposizioni dei Regi decreti che regolano tale materia. La suddetta qualifica si conserva per tutto lo stato vedovile. Sono mantenute le qualifiche di «Don» e « Donna»: a) ai componenti delle famiglie che abbiano ottenuta speciale concessione; b) ai componenti delle famiglie insignite dei titoli di Principe e di Duca, e a quelli delle due famiglie marchionali romane così dette di Baldacchino; c) ai componenti delle famiglie sarde decorate simultaneamente del Cavalierato ereditario e della Nobiltà; d) ai componenti delle famiglie dell'attuale Lombardia in grado di provare: 1) che la loro nobiltà fu riconosciuta prima del 1796 in base alle disposizioni emanate dall'Imperatrice Maria Teresa per la revisione nobiliare nelle terre della Lombardia austriaca o confermata dopo il 1814 con Sovrana Risoluzione quale era stata goduta prima del 1796; 2) che si trovano nelle stesse condizioni nobiliari di cui al comma 1, pur non avendo avuto riconoscimento o conferma sotto il dominio austriaco; e) ai componenti delle famiglie dei territori dell'antico Ducato di Milano al tempo del dominio spagnolo ceduti ai Re Sabaudi dal 1714 al 1748, quando nel Ducato subentrò il dominio austriaco, che siano in grado di provare il possesso della nobiltà già al tempo del dominio spagnolo accompagnato dall'uso del Don nei propri ascendenti diretti in linea mascolina prima del distacco dei territori predetti dal Ducato. Tale uso deve essere attestato da atti ufficiali di Governo o del Senato di Milano, ed eventualmente da opere anteriori al 1714. Sono mantenute ai Patrizi veneti le qualifiche di « Nobil Homo» (N. H.) e di «Nobil Donna» (N. D.)."--95.234.12.106 (msg) 19:02, 3 lug 2010 (CEST)[rispondi]

Non crosspostiamo .... stesso messaggio è stato postato in Discussione:Nobiltà, dove ho risposto. --La voce di Cassandra (msg) 08:12, 5 lug 2010 (CEST)[rispondi]

Ma lei dice sul serio o sta scherzando? Non credo che ci voglia una laurea in giurisprudenza come la mia per interpretare una semplice legge, credo invece che lei abbia capito benissimo cosa dice il Regio Decreto forse vuol far finta di non capire. I titoli indicati in maniera gerarchica nel Regio Decreto sono quelli di (ovviamente dopo il Re): Principe, Duca, Marchese, Conte, Visconte, Barone, Signore, Cavaliere ereditario, Patrizio e Nobile. Poi se lei o altri vuole lasciare scritto in una enciclopedia che Signore è un predicato di onore e non è un titolo nobiliare, che il titolo di Patrizio è più in basso di quello di Nobile lo faccia pure ma mi sembra giusto che tutti possono sapere leggendo la normativa che questi sono errori evidenti. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.22.215.54 (discussioni · contributi) 17:32, 5 lug 2010 (CEST).[rispondi]

Non scaldiamo troppo gli animi! Wikipedia non è il posto per flame, edit war e attacchi personali. Lo scopo del progetto è di realizzare insieme un'enciclopedia. Irrigidirsi sulla propria posizione e dimenticare la buona fede altrui (e spesso la buona educazione) è una forma di vandalismo che non contribuisce alla crescita dell'enciclopedia.

Discuti civilmente per far crescere quest'enciclopedia, grazie.

Avevo invitato a non crosspostare, ma vedo che tale invito è stato ignorato. Rispondo nell'altra discussione. --La voce di Cassandra (msg) 19:26, 8 lug 2010 (CEST)[rispondi]

Ordinamento nobiliare del 1943[modifica wikitesto]

Vorrei sapere perché sia vadsf, che mi ha corretto, sia l'anonimo 95.234.12.106 siano tanto affezionati all'Ordinamento Nobiliare del 1943 che non è stato quasi vigente, se non per tre anni in cui c'era ben altro da fare in Italia. Semmai mi pare più rappresentativo quello del 1929 perché è rimasto in vigore 14 anni.
Tuttavia cercherei di capire che ordinamento c'era nei 68 anni precedenti. Nel regolamento sulle corone del 1870 non era previsto il titolo di signore ed è in base ad esso che si possono ricostruire i titoli vigenti per quasi tutto il regno d'Italia, ed è in base ad esso che venivano elencati i titoli nobiliari nelle enciclopedie su cui mi sono formato (Treccani, Sonzogno, Bompiani) ed è, infine, in base ad esso che ho scritto l'elenco che vadsf mi ha corretto.
Lele giannoni (msg) 14:32, 18 gen 2011 (CET)[rispondi]

Il regno d'Italia non ebbe un ordinamento nobiliare comune fino al regio decreto che porta questo nome del 1929, con qualche anticipazione per le successioni dal 1926: prima vigevano gli ordinamenti pre-unitari. Tant'è vero che la Consulta araldica fu organizzata insieme con le Commissioni "regionali", il cui compito era di pronunciarsi in base alle norme della "regione", ossia dello stato pre-unitario. E infatti, la regione Emilia-Romagna ebbe in realtà 3 commissioni regionali, rispettivamente Parma-Piacenza; Modena-Reggio; Romagne, corrispondenti a 3 stati pre-unitari, mentre le regioni Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise ebbero una sola commissione regionale perché il loro ordinamento nobiliare pre-unitario era unico, ossia quello del regno di Napoli (medesima organizzazione mantenuta dal Corpo della nobiltà italiana, per quello che può interessare).
Nel 1926-1929 l'ordinamento unico è stato rivoluzionario; ma siccome poi le norme sono state ricodificate dall'ordinamento del 1943, che ha abrogato le precedenti, vale quest'ultimo; che, fra l'altro, ha mantenuto il suo vigore a lungo, anche nel diritto positivo italiano, per esempio per quanto riguarda le disposizioni di araldica civica. E comunque, dal 1926-1929 al 1943 le variazioni non sono così tante. --vadsf (msg) 02:03, 1 giu 2013 (CEST)[rispondi]