Discussione:Processo di riorganizzazione nazionale

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Attenzione, la voce Processo di riorganizzazione nazionale è molto approssimativa e contiene svariati errori. Un esempio. Prendiamo il capitolo "La crisi argentina": solo nel paragrafo sottostante gli errori gravi sono almeno tre

L'inarrestabile crisi argentina aveva subito un'accelerazione alla fine degli anni sessanta e all'inizio degli anni settanta con la perdita di autorità della giunta militare al potere dal 1966 dopo la cosiddetta Rivoluzione argentina. Ogni politica economica tesa a recuperare al paese la competitività perduta si era dimostrata inefficace di fronte alle proteste della forte componente sindacale operaia e all'espansione dell'opposizione populistica del movimento peronista che reclamava il ritorno dall'esilio di Juan Domingo Perón[2], dittatore militare che negli anni cinquanta aveva costruito il suo successo politico proprio sull'alleanza fra il sindacalismo estremo e una nuova classe politica, solo in parte costituita da elementi dell'esercito, che si faceva appunto diretta espressione delle istanze delle classi inferiori in un rapporto che doveva divenire rapidamente una pura incontrollata relazione clientelare. L'inarrestabile crisi argentina aveva subito un'accelerazione alla fine degli anni sessanta e all'inizio degli anni settanta con la perdita di autorità della giunta militare al potere dal 1966 dopo la cosiddetta Rivoluzione argentina.

Il primo luogo la definizione di Peròn quale "dittatore militare" è errata, al di là delle opinioni, perché in entrambi i casi (1946 e 1952) venne eletto con elezioni democratiche dirette alla presidenza della Repubblica. Il secondo errore è appunto la datazione dei suoi governi: non negli anni Cinquanta, ma già dal 1946 (e in precedenza, nel 1944 e 1945, era stato ministro e vice presidente), anche se poi proseguiti fino al 1955, quando viene deposto dal golpe militare (questo sì autoritario). Terzo errore: il golpe militare che abbatte Peròn e si proclama Rivoluzione Liberatrice (Revoluciòn libertadora) è del 1955 e i governi militari (dei generali Lonardi e Aramburu) proseguono fino al 1958. Dopo la parentesi civile retta da presidenti della Union Civica Radical (Frondizi, Guido e Illia) fino al 1966 (con il nulla osta delle forze armate); i militari tornano direttamente al potere nel '66 con i presidenti-generali Ongania, Levingston e Lanusse fino al ritorno della democrazia nel 1973, elezioni in cui vince il peronista Campora, che poi abdicherà per favorire il ritorno di Peròn.

Tre errori gravi in un solo paragrafo. La parte restante della voce non l'ho analizzata, ma se tanto di dà tanto...


Giorgio Ballario


Grazie della segnalazione. A queste condizioni io di solito metto un avviso {{C}}: gli errori segnalati in sé paiono facilmente emendabili, più che altro delle superficialità (meglio se provvedi tu che a quanto pare conosci l'argomento), ma in punto d'accuratezza è lecito nutrire qualche sospetto. --Erinaceus (msg) 18:04, 25 mar 2018 (CEST) P.S. Sulla qualifica di dittatore militare credo che non basti, per affermarla, essere al contempo militare e dittatore (ammesso che Perón lo fosse); la dittatura militare è una precisa entità politica.[rispondi]

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