Discussione:Osci

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Il professor Giovanbattista Marzano[modifica wikitesto]

Non ho idea di chi sia questo professore (ciò non implica che non possa essere il miglior esperto della materia qui in trattazione) ma comunque penso che dedicare praticamente l'intero articolo all'opera di un singolo studioso sia un po' esagerato.

Tra l'altro la maggior parte dell'articolo (e quindi la maggior parte del paragrafo sulla lingua osca) è occupato da un'estratto da una sua opera. Non so se sia il caso però. Non sarebbe più utile riportare i tratti generali dell'opera di questo autore e citare il libro nella bibliografia (e l'estratto semmai metterlo in un commons)? --EsperimentoPierrot (msg)

PS per entrare però nel merito trovo che alcune cose contenute nell'estratto siano molto bizzarre e che forse l'attendibilità ne vada controllata.

Obiezioni più che fondate. Da Wikipedia:Linee guida sull'uso delle fonti sposto qui l'inserto, che ricade contemporaneamente nel caso 1a ("(presunti) fatti che come tali costituiscano la base della successiva analisi e approfondimenti, ma non siano altrimenti verificabili") e 1c ("citazioni di: dichiarazioni, comunicati stampa, articoli..."). Oltre a quelli di attendibilità e di pertinenza, ci sono pure dubbi di copyright. Il contrubuto di 217.203.152.159 è il seguente:
Delle origini calabre da Studi storici intorno agli Osci (1) di Giovan Battista Marzano “L'odierna Calabria in passato era appellata Brezia, o Bruzium, come poi la dissero i Romani mentre col nome di Calabria si contraddistinguevano la Messapia e la Ipigia che oggi costituiscono la terra di Otranto”. Così si legge in “Studi Storici intorno agli Osci” dal titolo “Delle Origini Calabre” di Giovan Battista Marzano (Polistena, 1842 – Monteleone, 1902) pubblicato nel 1886 sulla strenna dell'Avvenire Vibonese. Marzano, figura che molto ha dato alla Calabria, è stato uno studioso di cultura, storico e archeologo ma anche un importante etimologo avendo dato un grande contributo a quella che oggi chiameremmo scienza delle tradizioni. E in particolare alle tradizioni calabresi e allo studio etimologico del dialetto calabrese. Il professor Luigi Bruzzano, nella sua rivista pubblicò di G. B. Marzano sia il dizionario etimologico, sia un saggio sui nomi calabresi che hanno origine nel greco e sia molti interventi sugli usi e costumi di Laureana di Borrello dove il Marzano dimorò per molti anni. In questa sezione anche noi dedichiamo uno breve spazio a quegli studi importanti sulla storia della nostra lingua che andrebbero meglio valorizzati con pubblicazioni specifiche. Sulle origini del nome della nostra regione, il Prof. Marzano spiega che “nella seconda metà del Secolo VII, gli imperatori Bizantini, spogliati della Messapia e della Ipigia, cioè della Calabria, mal soffrendo nella loro vanità, diedero il nome della perduta regione alla Brezia, e la dissero Calabria”. Nel suo studio Marzano si chiede esplicitamente, e da calabresi lo facciamo pure noi, quali furono i primitivi popoli di questa regione. Dopo aver spiegato il quando e il perché fu dato il nome di Calabria alla nostra regione, lo studio affronta infatti la ricerca delle origini del popolo calabro attraverso un'indagine sulla lingua parlata dai primitivi popoli che abitarono la Calabria essendo il linguaggio, secondo Marzano e in questo siamo con lui pienamente d'accordo, “l'elemento principale e costitutivo della Nazionalità di un Popolo”. Nel dare risposta a questa domanda Marzano parte da due fatti “che la critica istorica è andato assodando: che il più antico popolo italico era quello degli Osci e che, per congruenza, tutto indigeno fu il suo incivilimento”. ....“Anche se gli antichi Greci, mossi da boria nazionale, abbiano voluto presentarci l'Italia come una landa deserta poi popolata da Greci coloni, da varie notizie si può argomentare l'origine Osca, ossia nazionale, dei popoli italici primitivi..” Con il termine Osci, oggi sappiamo essere definite dall'antropologia e dalla glottologia moderna, due realtà assai diverse dell'Italia preromana: una etnica, da identificarsi con i remoti abitatori della Campania (per l'Eneide virgiliana furono addirittura alleati di Turno contro Enea) che non fossero greci ed etruschi (si discute della loro possibile identità con gli opici e gli aurunci), sopraffatti dai Sabelli dal V secolo a. C. in poi; e una linguistica, poiché molte popolazioni dell'Italia centrale (tra cui saniti, frentani, campani, lucani, bruzi, mamertini, apuli) parlavano una lingua detta osca, inclusa dai glottologi – come il volsco, l'umbro, il latino, il falisco – tra le lingue italiche. Secondo lo studio di Marzano, il Popolo Osco, “la cui più rilevante caratteristica era quella di mancanza di unione per l'eccessiva bramosia d'indipendenza, ....., occupò a poco a poco l'Umbria, l'Etruria e le altre regioni della penisola”. .. “In tal modo tutta la penisola fu abitata dagli Osci e d i nomi d'Aramei, d'Aurunci, d'Auruncali, Ausoni, Enotri, Valsci, Etrusci, Tirreni, Tusci, Morgeti, Iapigi, Dauni, Calabri, Umbri, Bretti, Sabini, Sanniti, Lucani, Piceni, Picentini, Peuceti, Caoni, Siculi, Sicani, Esperii, Cimmeri, con i quali furono contraddistinti i popoli che abitarono le diverse italiche regioni, non sono, come molti hanno creduto, di gente estranea qui venuta a popolare l'Italia ma appartengono allo stesso popolo Osco”. In pratica, nello studio di Giovan Battista Marzano si evidenzia che furono gli Osci i primitivi abitatori dell'Italia e della Brezia, poi appellata Bruzium e in fine Calabria. Ciò viene dimostrato non soltanto con un'analisi del significato della denominazione Osco (da Opicio, generato dalla terra – indigeno) e del significato degli altri nomi delle popolazioni suddette che abitarono le italiche regioni e che, dimostra lo studio, derivano dallo stesso termine Oscio, ma anche attraverso una meticolosa indagine sulle testimonianze di antichi scrittori e sui monumenti della lingua osca (ritrovamenti di monete e lamine metalliche incise), che pervennero, in quel tempo, agli studiosi. Secondo il Marzano, che la lingua parlato dagli antichi popoli Italici e dei Brezii, fosse l'Osca, lo dimostrano sia le iscrizioni rinvenute nelle varie contrade d'Italia e sia dalle monete italiche, che sono con osca legenda. “Codesto linguaggio aveva una forma tutta propria, ignota agli stessi greci, e scrivevasi da destra verso sinistra, ed era diversa dal greco, che chiamavansi bilingui i Popoli, che all'Osco univano il Greco ”. In particolare lo studio fa riferimento a diciassette monete che sarebbero state ritrovate a Crotone e altre, più antiche, ritrovate a Caulonia e a Reggio, e che presentano tutte una leggenda in lingua Osca. Oltre alle monete vengono citate, a prova dell'origine Osca della lingua Brezia, anche due lamine di bronzo, una ritrovata, sempre secondo lo studio, in Cosenza nel 1863 con la scritta “Meddix Taticus” e l'altra ritrovata in Tiriolo nel 1640 e che contiene in lingua Osca un senatusconsulto sull'abolizione dei Baccanali, “e si riferisce all'anno 566 di Roma, il che ne fa argomentare che non solo il linguaggio di queste regioni era l'Osco, ma ancora che la Superba Roma, per far rispettare ed eseguire le sue leggi doveva deporre il linguaggio ufficiale, il Latino, e far uso di quello del popolo vinto”. A riprova di ciò Marzano ricorda anche che “.. Plinio chiama i popoli Bretici bilingues Brutates, appunto perché facevano uso della loro lingua primitiva, cioè dell'Osca e della Greca, che serviva loro nei rapporti commerciali coi greci: la qual cosa viene confermata da Festo, il quale, dichiarando il motto pliniano, conchiuse che i brezi eran detti Bilingue, quie Osca et Graece loquit solit fuere”. Pertanto, il Marzano conclude il suo studio affermando che “gli antichi Popoli italiani, e i Brezii tra questi, i quali abitavano queste regioni, che Calabria ora s'appella, parlavano l'Osco linguaggio e che quindi, per necessaria congruenza, essendo il linguaggio l'elemento principale e costitutivo della Nazionalità di un Popolo, gli antichi italiani ed i brezii erano di nazionalità Osca”. Noi concludiamo invece affermando che anche questo studio, qui solamente accennato nelle sue grandi linee ma di straordinaria importanza, potrà essere oggetto di una specifica pubblicazione per l'importanza che esso ancor oggi.
--CastaÑa 19:24, 16 dic 2008 (CET)[rispondi]