Discussione:Motobomba FFF

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LE MOTOBOMBE TEDESCHE IMPIEGATE NEL MARZO 1943 CONTRO I PORTI DI TRIPOLI E ALGERI

Un risultato dagli attacchi aerei con effetti clamorosi i tedeschi lo conseguirono nella tarda serata del 19 marzo 1943, impiegando le bombe siluro a percorso circolare LT. 350, che era poi la motobomba italiana FFF, acquistata dai tedeschi in 2.000 esemplari. Per attaccare le navi di un convoglio segnalato nel porto di Tripoli, decollarono dagli aeroporti della Sicilia ventuno velivoli da bombardamento tedeschi Ju.88 del II Fliegerkorps, due dei quali dovettero però rientrare alla base per guasti meccanici. I restanti diciannove velivoli, dodici del II./KG.30 (maggiore Freiherr von Blomberg), e sette del III./KG.77 (Hptm Heinz Richter), raggiunto il porto di Tripoli attaccarono le navi all’ancora, in due ondate, in formazione chiusa e a volo radente. Nell’occasione furono sganciati, dalla quota di circa 200 metri, oltre alle bombe normali, settantadue motobombe LT. 350.

L’attacco fu realizzato con completa sorpresa, mentre le opere portuali e le navi all’ancora erano completamente illuminate. Una delle motobombe, sganciata nel corso del secondo attacco dai velivoli del III./KG.77, alle 19.00 raggiunse il cacciatorpediniere di scorta britannico DERWENT (tenente di vascello Royston Hollis Wright) sulla fiancata sinistra, aprendo sulla linea di galleggiamento dello scafo una falla di otto metri per quattro. Seguì l’immediato allagamento di due locali caldaie, la perdita di energia elettrica che, mettendo fuori uso tutti i circuiti, immobilizzo il cacciatorpediniere, con sbandamento a dritta che raggiunse i 7°. Il DERWENT fu allora preso a rimorchio da mezzi di soccorso e portato ad incagliare. I danni e gli allagamenti del cacciatorpediniere erano talmente estesi da sconsigliarne le riparazioni. Fu smantellato a Penerhyn, in Gran Bretagna, nel febbraio del 1947.

L’attacco a Tripoli, che portò anche all’affondamento di due piroscafi, il britannico OCEAN VOYAGER, che imbarcando petrolio e munizioni si incendio per poi esplodendo spezzarsi in due tronconi, e il greco VARVARA, che affondò il mattino del 20 marzo a sud-ovest del porto di Tripoli al termine del suo viaggio da Alessandria anch’esso con un carico di munizioni. Morirono due uomini dell’equipaggio, mentre sull’Ocean Voyager, essendo stato ucciso il comandante, il compito di regolare l’evacuazione della nave fu assunto dal direttore di macchina Geoge Preston, che poi fu decorato con la Medaglia di Guerra del Louyds.

Fu il primo successo ottenuto dalla Luftwaffe impiegando le motobombe LT. 350. All’inizio dell’attacco non vi fu alcuna reazione, poi si verifico un forte fuoco di sbarramento contraereo sviluppato con armi di ogni genere, che determino l’abbattimento di quattro Ju. 88 delle seguenti squadriglie: uno della 6./KG.30 (sergente Arthur Lampsatis), due della 7./KG.77 (tenente Fritz Schendell e sottotenente Karl Fellhofer) e uno dell’8./KG.77 (sottotenente Ulrich Prinz). Nel ritirarsi gli equipaggi tedeschi osservarono nel porto tre o quattro navi in fiamme, mentre una bomba era stata vista esplodere vicino a una motonave. Il risultato complessivo dell’azione fu considerato ottimo dal comando del II Fliegerkorps.

Le motobombe LT 350 furono ancora impiegate il 26 marzo con attacco notturno nel porto di Algeri da parte di dodici Ju. 88, ma i tedeschi stavolta persero ben cinque velivoli, uno del II./KG.30, e quattro del III./KG.77, compreso quello del comandante della 9a Squadriglia, capitano Konrad Heydenreich. Tuttavia, ancora una volta il Comando del II Fliegerkorps, data la presenza di palloni di sbarramento e di una contraerea leggera e media alquanto precisa che limito all’altezza di 1.000 metri la quota di sgancio, ritenne che la missione, con sgancio di 32 motobombe, avesse avuto “ottimo risultato”, avendo gli equipaggi dei velivoli notato esplosioni ed incendi nella zona del porto fortemente occupata da numeroso naviglio.

In effetti, nell’attacco fu colpito da una motobomba il piroscafo britannico EMPIRE STANDARD di 7.050 tsl, che aveva raggiunto il porto di Algeri dopo essere stata danneggiata da un siluro lanciato, il 9 marzo 1943, dal sommergibile tedesco U 596. I danni della motobomba risultarono letali alla Empire Standard, che fu considerata total loss, ossia irreparabile. Fu rimorchiata al largo della costa e affondata.

Francesco Mattesini

Roma, 9 Febbraio 2016

FONTI:

Francesco Mattesini, La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-1945), Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1980, p. 335 sg. (Seconda edizione Collana Storia Militare, Albertelli, Parma, 2005). Ibidem, p. 336. Vedi anche i Bollettini Operativi dell’OBS in Archivio Ufficio Storico dell’Aeronautica Italiana.


L’ATTACCO CON MOTOBOMBE “LT. 350” E SILUROTTI “3F” NEL PORTO DI TRIPOLI DELLA NOTTE DEL 13 APRILE 1945

Verso la metà di aprile, parallelamente agli attacchi degli aerosiluranti ai convogli, i bombardieri del II Fliegerkorps svolsero una serie di incursioni notturne contro i porti degli Alleati nell’Africa Settentrionale, in particolare Algeri, Djidjelli e Bona, attaccati a più riprese da formazioni di una ventina di velivoli, che impiegarono bombe, motobombe LT 350, e per la prima volta anche piccoli siluri tedeschi tipo 3F. Il primo attacco con quest’ultima nuova arma si svolse la sera del 13 aprile contro il naviglio presente nel porto di Tripoli da parte di ventuno Ju. 88, ma nessuno dei 70 silurotti sganciati contro la massa delle navi sotto pressione in porto raggiunse il bersaglio, Di contro, uno Ju. 88 del III./KG.76 fu abbattuto da un caccia notturno Beaufighter dell’89° Squadron della RAF, e altri due Ju. 88 dovettero interrompere la missione per guasti meccanici.

Nelle sue considerazioni sui risultati dell’incursione il Comando del II Fliegerkorps riportava: “Malgrado C.A. tutti calibri, 7-10 proiettori est Tripoli e 1 caccia, risultato azione deve considerarsi buono”.

Francesco Mattesini

10 Febbraio 2016

FONTI:

Francesco Mattesini, La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-1945), Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1980, p. 340-341. (Seconda edizione Collana Storia Militare, Albertelli, Parma, 2005). Ibidem, p. 336. Vedi anche i Bollettini Operativi dell’OBS in Archivio Ufficio Storico dell’Aeronautica Italiana.

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Nella Voce di Wikipedia è scritto: ” I tedeschi utilizzarono l'ordigno [motobomba LT.350] negli attacchi contro le forze da sbarco ad Annaba, in Algeria, il 16 aprile 1943”.

Invece, nel Bollettino Giornaliero n. 504 dell’OBS non si riferisce d’impiego delle motobombe impiegate quel giorno contro forze di sbarco. Nel Bollerttino l’attacco è riportato come segue:

“1927 – 2330: complessivi 29 Ju 88 attacco combinato bombardieri et aerosiluranti opere portuali et navi porto Bona: obiettivi bene inquadrati , presumesi buon risultato esplosioni presso incrocfiaatore pesante, centrato sicuramente probabile C.T., vari incendi resto RNO causa forte reazione C.A., densa nebbia ed abbagliamento proiettori: 1 Ju 88 interrotto per d.t., 1 Ju 88 [III./KG.26] non rientrato; poco prtima attacco osservato un convoglio circa 8 navi uscente”.

Poiché l’OBS riverisce che l’attacco a Bona era stato realizzato con bombardieri e aerosiluranti, questo ultimi è da ritenere avessero in realtà sganciato nel porto silurotti 3F, e ciò escluderebbe l’impiego di motobombe LT.350.

Francesco Mattesini


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L’ATTACCO CON SILURI 3F NEL PORTO DI SIRACUSA

L’attacco a Siracusa con siluri £F si verificò la notte del 25-26 luglio 1943 nel corso di un’incursione a cui parteciparono, secondo il bollettino dell’OBS, ottantanove velivoli da bombardamento Ju. 88 della 2a Luftflotte.

L’incursione portò all’affondamento della motonave britannica FISHPOOL, di 4.950 tsl, e alla perdita di cinque aerei tedeschi.

Il FISHPOOL fu affondato da bombe mentre scaricava 4.000 tonnellate di munizioni e 1.000 tonnellate di benzina avio imbarcata ad Alessandria. I morti della motonave furono ventotto, inclusi cinque cannonieri, e i superstiti diciotto.


Francesco Mattesini

10 Febbraio 2016


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ALTRO IMPIEGO CON SUCCESSO DI MOTOBOMBE LT.350

Sempre dal mio libro “La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945)” e dal mio saggio stampato in sei puntate dal Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico Marina Militare Giugno 2001 – Settembre 2002), “Navi Militari delle Marine Alleate affondate nel Mediterraneo durante la Seconda Guerra Mondiale (Giugno 1940 – maggio 1945).

Nella notte fra il 27 e il 28 settembre 1942 otto velivoli Ju. 88 A-4 del 2° Gruppo del 1° Stormo Sperimentale (II./LG.1), decollati da Hiraklion (Creta), attaccarono il concentramento di navi nel Golfo di Suez, lanciando in mare col paracadute le motobombe LT 350 (italiane FFF), una delle quali nella sua corsa a spirale andò a colpire il piroscafo britannico TREVALGAN senza però esplodere. La nave non riportò alcun danno, mentre da parte tedesca uno Ju. 88 (L1+EP) della 6a Squadriglia non rientrò alla base.

Nell’autunno del 1942 porto di Napoli era divenuto il principale scalo dei rifornimenti degli anglo-americani sul fronte italiano. Pertanto, rappresentò anche uno dei principali obiettivi dei reparti da bombardamento tedeschi del II Fliegerkorps, che avendo le loro basi nella Valle Padana, effettuarono una serie di incursioni notturne, spesso condotte con massicce formazioni di bombardieri Ju 88 degli stormi 54° e 76° (KG.54 e KG.76). In particolare una forte attività fu realizzata nell’area partenopea nell’uso delle motobombe LT 350 dal gruppo II./KG.54, che però nel corso delle missioni perse ben diciotto dei suoi iniziali 30 aerei. In una di queste incursioni, il 22 novembre 1943, la nave porta ostruzioni britannica BARFLAKE (tenente di vascello del riserva Peters Henderson), di 290 tonn., fu colpito sul fianco da una LT 350 e avendo riportato gravi danni affondò l’indomani nel porto di Napoli.

Da parte britannica, in siti Internet, Articoli e Libri, si continua ad attribuire la perdita del Boom Defence Vessel BARFLAKE a una mina, mentre invece questa certezza é smentita fin dal 1952 dalla Historical Section Admiraly nel fascicolo “Alled Warship Casualties – Mediterranean. Chrinological List of Ships Sunk or Damaged, Juno 1940 to May 1945”, trasmesso all’Ufficio Storico della Marina Militare, seguito negli anni da opportune integrazioni e variazioni di dati. In questo documento (che è stato fondamentale nella stesura del mio libro “La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-1945)”, è riportato che il BARFLAKE fu colpito nel porto di Napoli da un siluro lanciato da aerei. Poiche in quell’occasione non attaccarono aerosiluranti tedeschi, non poteva trattarsi che di una motobomba sganciata da un bombardiere Ju 88.

Nella notte 1° dicembre 1943 il porto di Napoli venne pesantemente bombardato da sessantasei aerei tedeschi Ju 88 della 2a Luftflotte. La motolancia britannica ML 126 (comandante C.H. Pearse), di 73 tonn., che si trovava in missione di vigilanza al largo del porto, fu colpita da una motobomba LT.350 e affondò senza perdite perdite di vite umane. Secondo segnalazione errata di fonte britannica (vedi ROYAL NAVY VESSELS LOST AT SEA, 1939-45) la ML 126 sarebbe stata affondata da un siluro di sommergibile. Ma nessun sommergibile tedesco si trovava in quella zona la notte del 27 novembre. Si é allora pensato alle mine non dando fiducia all'impiego delle motobombe sganciate dagli aerei tedeschi. Anche in quest'occasione ci viene in aiuto il citato fascicoletto della Historical Section Admiralty, in cui é scritto che la motolancia ML 126 fu affondata nel corso di un pattugliamento nel Golfo di Napoli da "1 circ. torpedo", ossia da un siluro circolare e quindi da una motobomba.

Sempre nella stessa incursione della notte del 1° dicembre 1943, in cui le navi degli Alleati che si trovavano all’ancora nel Golfo di Napoli furono attaccate dagli aerei da bombardamento tedeschi della 2a Luftflotte, una motobombe LT 350 raggiunse il mezzo da sbarco per carri armati statunitense LTC 242 (112 tonn.) affondandolo in lat. 40°50’N, long. 14°15’E.

Un’azione formidabile, che gli Alleati considerarono, con indubbia esagerazione, avesse avuto per loro gli effetti di una seconda Pearl Harbour, fu invece realizzato, la sera del 2 dicembre, contro il porto di Bari da centocinque bombardieri Ju. 88 della 2^ Luftflotte, decollati dagli aeroporti della Valle Padana.

I velivoli appartenevano ai seguenti sei gruppi: I./KG.30 (capitano Adalbert Schultz), II./KG.30 (maggiore Ernst Pflüger), I./KG.54 (maggiore Otfried Sehert), II./KG.54 (capitano Karl Palliardi), I./KG.76 (capitano Helmut Wahl) e II./KG.76 (maggiore Siegfried Geisler. I velivoli decollarono dalle basi di Ghedi, Villafranca, Cameri, Bergamo, Villorba e Aviano. Comandante dello Stormo KG.30 era il colonnello Sigmund-Ulrich Freiherr von Gravenreuth; Comandante del KG.54 il tenente colonnello Volprecht Riedesel Freiherr zu Eisenbach; comandante del KG.76 il tenente colonnello Rudolf Hallensleben.

L’attacco, effettuato a bassa quota e a volo radente contro le navi di un convoglio appena arrivato in porto, e inefficacemente contrastato dalle batterie contraeree italiane e britanniche, portò la Luftwaffe ad ottenere uno straordinario successo. Con la perdita di due soli aerei, sugli ottantotto che riuscirono a portare a compimento l’impresa, fu realizzato l’affondamento di ben ventuno navi per circa 72.000 tsl (con perdita di 38.000 t di carico) a cui si aggiunse il danneggiamento di altre dieci navi, inclusi i due cacciatorpediniere britannici ZETLAND e BICESTER.

Alle perdite navali – che includevano, da parte italiana, la motonave BARLETTA, i piroscafi FROSINONE e CASSALA, i rimorchiatori FORTE PISANO e PANTELLERIA, il motopeschereccio ARDITO e la motobarca della Guardia di Finanza M.B. 10 – si aggiunsero, ugualmente elevate, quelle umane ed un gran numero di feriti ed ustionati; questi ultimi derivanti dalle bombe all’iprite che si trovavano a bordo della esplosa Liberty statunitense JOHN HARVEY , e che erano destinate, come misure di ritorsione nel caso di attacchi tedeschi con gas, agli aeroporti della zona di Foggia, occupati dai bombardieri strategici di una nuova grande unità aerea statunitense, la 15^ Air Force, formata per attaccare da sud gli obiettive della Germania meridionale.

E’ però da segnalare che i successi maggiori conseguiti nell’incursione contro gli obiettivi navali furono determinati soprattutto dalle bombe normali, sganciate dalle formazioni di Ju. 88 a volo radente nella zona portuale particolarmente ristretta e satura di naviglio. Non conosciamo quali siano stati gli effetti reali delle LT.350. Sarebbe gradito poterlo conoscere. Anche perché sembra che le motobombe sganciate dagli aerei fossero state soltanto 9, come appare in "Mission 4 Today. com". Il munizionamento di caduta impiegato dagli Ju. 88 era costituito da bombe da 250 e 500 chili, nonché da bombe incendiare in contenitori AB 500 e AB 100 e anche mine antiuomo SD2.

I due aerei Ju 88 perduti appartenevano alle Squadriglie 1./KG.54 (sergente maggiore pilota Walter Klein) e 3./KG.30 (sergente pilota Karl-Heinz Helwig), ossia ai Gruppi I./KG.54 e I./KG.30 che non erano impiegati nel lancio delle motobombe, essendo questo compito assegnato allora al II./KG.54.

Infine, occorre dire che ci sono state state molte discussioni dopo che nel 1971 era uscito negli Stati Uniti il libro “Disaster at Bari” di Gleen B, Infield, sul reale impiego dei Gruppi da Bombardamento nell’incursione su Taranto. E’ escluso che vi avessero partecipato i velivoli del 1° Stormo Sperimentale (LG.1) attraversando dalla Grecia l’Adriatico, che però attaccarono quello stesso obiettivo la notte del 13 dicembre perdendo tre Ju. 88 sui ventuno impiegati, uno del I./LG1 e due del III./LG.1, e non causando alcun danno al porto e alle navi. Il micidiale attacco del 2 dicembre sul porto di Bari fu pertanto causato da sei gruppi da bombardamento di base nell’Alta Italia, ove la ripartizione dei reparti era la seguente: Stab./KG. 30 con I./KG.30 a Ghedi e II./KG.30 a Villafranca; Stab./KG. 54 con I./KG.54 a Novara-Olleggio e II./KG.54 a Bergamo; Stab./KG.76 a Ingolstad (Baviera), con I./KG.76 a Villaorba e II./KG.76 ad Aviano.

Francesco Mattesini

Roma, 11 Febbraio 2016


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Infine, occorre fare una breve e doverosa considerazione critica sull’impiego bellico delle motobombe che, per la mancanza di risultati conseguiti, fu particolarmente fallimentare per la Regia Aeronautica e del tutto spropositato alle considerevoli perdite subite dalla Luftwaffe nei suoi attacchi in massa, considerando gli scarni risultati pratici raggiunti. Il tutto da parte tedesca si ridusse, nel corso dell’attività nel Mediterraneo e nel Mar Rosso, a colpire, per quanto conosciamo, soltanto nove navi delle quali quattro furono affondate (il mezzo da sbarco statunitense LCT 242 e 3 piroscafi), e a danneggiare altre quattro navi (il cacciatorpediniere di scorta BRAMHAM, la nave ausiliaria posacavi BARFLAKE, la motolancia ML 126 e un piroscafo), tutte considerate irreparabili, mentre un quinto piroscafo fu colpito da una LT 350 non esplosa, e quindi non riportò alcun danno.

Mi sembra francamente e amaramente troppo poco per un’arma interessante, che fu considerata rivoluzionaria, e che ancora oggi é da taluni apprezzata, ma che invece all’atto pratico fu nel campo operativo un vero fallimento.

Francesco Mattesini

13 Febbraio 2016