Discussione:Giuseppe Sanmartino

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In data 17 ottobre 2017 la voce Giuseppe Sanmartino è stata sottoposta a un vaglio.
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Meglio conosciuto[modifica wikitesto]

In verità è meglio conosciuto come Giuseppe Sammartino e non Sanmartino. Anche nella toponomastica viene riportato come Sammartino.

Assolutamente no: la letteratura scientifica, le enciclopedie e le storie dell'arte lo chiamano Sanmartino, che è poi il suo cognome corretto, quello col quale firmava. Quindi, mi spiace ma la questione proprio non si pone. ;-) Emanuele 20:37, 15 mag 2007 (CEST)[rispondi]

Vorrei far presente ad Emanuele che anche al sottoscritto è sempre capitato sui libri di trovare scritto 'Sammartino' e non Sanmartino, per cui non so quali libri o enciclopedie egli legga...Inoltre vorrei capire come mai Emanuele abbia annullato la mia modifica recente, che ora ho provveduto a ripristinare, nella quale metto in evidenza come ci siano le prove che il velo del Cristo è una invenzione del Principe di Sansevero. Se non fossero prove serie non sarebbero state citate in una pubblicazione come Art e Dossier (Giunti editore) nel numero su 'Arte e Alchimia' curato da Maurizio Calvesi, storico e critico d'arte nonchè studioso di iconologia, di fama internazionale. Ho inoltre fatto presente in nota 1 che esiste un libro del 1841 nel quale si pubblica una lettera della Ardinghelli in cui è riportata anche la ricetta del marmo artificiale.

Precisazioni[modifica wikitesto]

Giuseppe Sanmartino si firmava propriò così: Sanmartino e non Sammartino, e dunque quello è il suo cognome. Gli storici dell'arte usano nella stragrande maggioranza dei casi la forma corretta del cognome, ivi compreso il più autorevole studioso del Nostro, Elio Catello.

Quanto alla leggenda del marmo alchemico, i documenti che la alimentano sono ritenuti dei clamorosi falsi dall'intera comunità degli storici dell'arte, tanto più che di statue velate, dello stesso Sanmartino o di suoi allievi, ce ne sono numerose e nessuna riconducibile al principe di Sangro. Aggiungi che sia il bozzetto in terracotta del Cristo velato, opera - com'è noto - di Corradini (cui spetta l'idea originaria della scultura), sia quello dello stesso Sanmartino sono già velati: se si considera che i bozzetti facevano da diretto modello per la scultura marmorea, perché mai Corradini e Sanmartino non hanno modellato bozzetti col Cristo 'svelato'? Insomma, sarebbe il caso di dare a Sanmartino quel che è di Sanmartino, con buona pace delle favole noir che tanto appassionano gli amanti del mistero. - Emanuele (msg) 16:08, 31 ott 2008 (CET)[rispondi]

A questo punto mi sapresti dire qualcosa del libro con cui nel 1841 un editore di Napoli, Giovine, ha pubblicato una lettera privata di Mariangiola Ardinghelli al nipote avvoc. Tommaso Vitriolo, in Calabria, in cui gli parla delle procedure artificiali del principe a proposito delle 3 statue 'velate'? Una copia del libro risulta si trovi ad Imperia in una collezione privata. Ne sai qualcosa? A me risulta si intitoli 'La plastica virtù...' Inoltre potresti dire dove si trovano ora questi presunti bozzetti 'velati' delle statue? E dove si trovano queste altre statue velate degli stessi autori? (intendo Sanmartino, Corradini e Queirolo). Non è che si debba credere a tutti i costi ad un intervento del principe sulle statue (cosa che peraltro non trovo affatto misteriosa, ma semplicemente e tutt'al più avanguardistica), ma ritengo semplicemente sia il caso di considerare seriamente anche altre possibilità che non il solo virtuosismo tecnico. Almeno considerato il contesto particolare in cui le statue sono nate.
Per ora eccoti uno dei bozzetti in terracotta (è quello di Corradini): http://smartino.napolibeniculturali.it/itinerari-tematici/galleria-di-immagini/OA800112/fss_get/nomeimg1. Gli altri bozzetti, nonché alcune repliche marmoree dell'opera (compresa quella dei Teatini di Palermo), sono pubblicati di Teodoro Fittipaldi ("Scultura napoletana del Settecento", Napoli, Liguori, 1980), che ne indica ovviamente anche il luogo di conservazione. Quanto alle altre statue velate, il solo Fittipaldi ne riporta a titolo di esempio quattro, tre di Angelo Viva e una di ignoto. - Emanuele (msg) 08:47, 1 nov 2008 (CET)[rispondi]
Fammi fare un po' l'avvoccato del diavolo (in questo caso il Principe di Sansevero): 1) Il bozzetto - notevole - è del Corradini e non del Sanmartino. Quindi tutt'al più depone a favore della abilità tecnica del primo e non del secondo. 2)Il bozzetto del Sanmartino, si legge nel link della Certosa di Napoli, non è stato trovato; 3) Chi ci dice che le altre statue velate del Sanmartino - pur non riconducibili a committenze del Sansevero - non abbiano fatto eventuale uso del procedimento insegnatogli dal principe? Credo che la risposta a tali domande dipenda molto dal presupposto dal quale si parte: ossia se si ammetta o meno a priori la possibilità che uno 'scienziato' del '700 potesse aver inventato una forma artificiale di marmo.
Non è corretta l'informazione circa il bozzetto di Sanmartino. Si trova in una collezione privata ed è stato pubblicato da Fittipaldi. Aggiungo qualche altro tassello. Anche la Pudicizia di Corradini, anteriore al Cristo, è velata; se ammetti che il bozzetto corradiniano del Cristo velato depone a favore dell'abilità tecnica dello stesso maestro, bisognerà ammettere che la Pudicizia è opera esclusivamente del virtuosismo di Corradini, del quale esiste, inoltre, una eloquente Donna velata oggi al Louvre. Mi dirai che Corradini può avere appreso la tecnica dal principe. Peccato, però, che Corradini, veneziano, ben prima di giungere a Napoli avesse scolpito la magnifica Sara della chiesa di san Giacomo a Udine, velata anch'essa. Corradini, insomma, innestò nella scultura napoletana la propria assoluta maestria nello scolpire figure velate, dando inizio a una gara di virtuosismo tra i maestri partenopei: Sanmartino la vinse realizzando il magnifico Cristo (ideato dallo stesso Corradini poco prima di morire), ma nella folle arte della suggestione plastica si misurarono con esiti superlativi altri giganti napoletani, non ultimo il succitato Angelo Viva. Le opere erano così straordinarie (e tra queste rientra a pieno titolo anche Il disinganno di Queirolo, coll'incredibile rete) che il popolo le circondò di un'aura misteriosa e magica, complice la personalità sfuggente di don Raimondo, ma oggi dobbiamo ammirarle per quel che sono: capolavori della scultura sic et simpliciter. - Emanuele (msg) 16:41, 1 nov 2008 (CET)[rispondi]
Gentile amico, nel mio precedente intervento, di fronte al bozzetto del Cristo del Corradini, ho preso atto della sua innegabile abilità, a maggior ragione se mi dici che ci sono altre sculture 'velate' precedenti al suo arrivo a Napoli. La perplessità o meglio il dubbio 'costruttivo' rimaneva ed in parte rimane rispetto al Sanmartino, i suoi allievi diretti ed il Queirolo, che ben potrebbero avere - tutti - potuto usufruire di una tecnica innovativa del principe, una volta morto il Corradini che, morendo, avrebbe altrimenti lasciato a metà i lavori commissionatigli. Pertanto, almeno per quanto mi riguarda, riusciresti a sciogliermi gli ultimi dubbi se mi inviassi il bozzetto del Sanmartino che, come dicevi, è pubblicato dal Fittipaldi. Potresti scannerizzare l'immagine ed inviarmela al giornale on line Cannibali.it dove è redattore un mio amico, che provvederebbe a girarmela. L'indirizzo pubblico è cannibali@aliamedia.it Ti ringrazio anticipatamente se vorrai farmi questo favore.
Non c'è bisogno di inviarla via e-mail. L'ho caricata su flickr: http://farm4.static.flickr.com/3205/2993219480_998453ee42_b.jpg . Purtroppo il bozzetto, che è per giunta uno soltanto dei diversi che Sanmartino presentò al principe (la loro esistenza è testimoniata da documenti del tempo), risulta pesantemente danneggiato. Per un confronto diretto: http://web.tiscali.it/InteractiveMedia/Sansevero%202.jpg . Non si tratta certo del bozzetto definitivo, ma è egualmente eloquente. - Emanuele (msg) 21:58, 1 nov 2008 (CET)[rispondi]
Scusami se insisto: come si fa ad avere la certezza che sia del Sanmartino e non un altro dei bozzetti del Corradini? E' firmato? La somiglianza con l'opera definitiva è relativa, perchè il probabile bozzetto del Corradini potrebbe essere stato preso a modello. E comunque, come la mettiamo con il libro del 1841, pubblicato a Napoli per il Libraio editore Giovine, intitolato "La plastica virtù. Ovvero del corretto judicio circa le statue de la Pudicitia, de'l Disinganno e de'l Cristo Morto de la Pietà de'Sangro", dove Mariangiola Ardinghelli descrive in una lettera al nipote Tommaso Vitriolo, la tecnica di costruzione delle statue, attribuibile al genio del Sansevero? Secondo la tua tesi dovremmo concludere che anche questo è un falso?
Nessuna certezza, ovviamente, ma gli indizi sono tanti e importanti, così come il parere attributivo di molti storici dell'arte specialisti di Sanmartino. Quanto al libro del 1841, non ti pare che ci sia una distanza temporale eccessiva tra la creazione delle sculture e la pubblicazione del testo per ritenerlo oro colato? E poi, esiste la famosa Breve nota, ossia la guida che lo stesso don Raimondo fece dare alle stampe nel 1766. In essa, dove pure si riportano le tante mirabilie frutto del genio del principe (compresi i finti marmi di vari colori), si legge: «L'opera più celebre del Corradini, che sia in detta Chiesa, è la statua della Pudicizia, che adorna il Mausoleo della Madre dell'odierno Principe, la quale è ricoperta da capo a piedi d'un velo dello stesso marmo, sotto di cui si veggono quasi trasparire tutte le nude fattezze della figura. Opera in vero singolare; giacché né i Greci, né i Romani Scultori hanno giammai velato i volti interi delle loro Statue. Il Capo d'Opera del Queirolo, che si vede nella medesima Chiesa, è senza fallo la statua del Disinganno, la quale rappresenta un Uomo, posto in un sacco, fatto di corde lavorate a rete, da cui coll'aiuto del proprio Intelletto, rappresentato da un Giovanetto alato, sta in atto di svilupparsene. Questa rete è quasi tutta lavorata in aria, cioè, senza che tocchi la figura, che v'è dentro; per la qual cosa vi è stato di bisogno d'un'estrema diligenza nel lavorarla. La detta Statua sta collocata nel Mausoleo del Padre del Principe. Si vede altresì la Statua di un Cristo morto, ricoperto tutto da un velo, la quale nel suo genere, non ha invidia all'altra già detta della Pudicizia; e questa è opera del Signor Giuseppe Sanmartino Napoletano, il quale dopo la morte del Corradini, che accadde nell'anno 1752 in casa del Principe, volle far mostra del suo talento, e vi riuscì con applauso comune; benché se ne debba la prima Invenzione al suddetto Corradini». Ora, un testo in cui si elogia il principe per la «particolare composizione» degli stucchi della Cappella, per la «crema di vari colori» che si indurisce in pochi giorni e diviene «come il marmo» e per le numerose invenzioni conservate nel cosiddetto "Appartamentino" e nel resto del Palazzo (i due quadri dipinti con materie chimiche - la «pittura oloidrica» - inventate da don Raimondo, le stampe a colori in una sola impressione, i tasselli di marmo di Carrara colorati e induriti artificialmente, la contraffazione del lapislazzuli e lo sbiancamento del lapislazzuli autentico, la porcellana dura come marmo, i tessuti speciali, la cera vegetale, il carbone a lunga durata, il dissalatore dell'acqua marina, la carrozza marina etc.), perché mai non dichiara le presunte responsabilità del principe circa le sculture velate, che sono invece in tutto e per tutto attribuite al talento dei tre scultori? È chiaro che c'è stato qualcuno che, dal primo Ottocento, ha avuto interesse ad alimentare le dicerie sulle statue della Cappella disangriana, finanche falsificando i documenti. - Emanuele (msg) 14:15, 2 nov 2008 (CET)[rispondi]

Il tuo ragionamento in teoria sembrerebbe non fare una piega, tuttavia alla tua illazioni su presunti interessi di qualcuno nel divulgare un libello come quello del 1841 (non poi così distante dalla data di morte del principe, nel 1771), potremmo aggiungerne un'altra su un possibile interesse del principe a non divulgare il suo 'metodo'. Del resto nell'atto notarile pubblicato dalla Miccinelli, da te indicato come falso (e ti sarei grato se mi argomentassi un po' la questione) il Principe impone al Sanmartino di non divulgare il metodo di lavorazione della Sindone. Questo spiegherebbe il perchè della 'omissione' nella Breve Nota che, a quanto mi risulta, non è affatto certo che sia di pugno del principe, ma semplicemente si suppone che l'abbia scritta lui.

A questo punto ti consiglio una cosa sola: vai nella Cappella e dai una martellata al Cristo. Se troverai del vuoto tra il corpo (che supponi scolpito dall'artista) e il velo (che supponi posato sulla scultura), hai ragione tu, se invece è tutto di un sol pezzo, ho ragione io. Comunque sia, a parte gli scherzi, questa è una enciclopedia e deve riportare i fatti: il Cristo velato è una scultura di Sanmartino. Le ipotesi (veli marmorizzati e affini), benché suggestive, vanno indicate come tali e senza che assumano un rilievo maggiore del fatto. -Emanuele (msg) 19:14, 3 nov 2008 (CET)[rispondi]

Come vedo, da buon compilatore di una voce enciclopedica, suggerisci un criterio rigorosamente scientifico! Visto che invochi il rigore dei fatti, dovresti fare un passo indietro e non scrivere nella 'voce' enciclopedica sul Sanmartino, come invece hai fatto, che il Cristo Velato sia da attribuirsi alla perizia tecnica del Sanmartino. Dico questo proprio perchè tutta la faccenda non è affatto chiara, per cui bisogna che questo sia detto ad altrettanto chiare lettere, senza prendere alcuna posizione 'netta' sulla questione.

No, guarda, la faccenda è chiarissima. La storiografia artistica ufficiale non ha mai accolto e, di conseguenza, mai divulgato la fabula del velo marmorizzato. Solo una certa editoria di nicchia, di stampo esoteristico (e di facile clamore), insiste col pubblicare notizie sulle mirabilie chimiche del principe circa le statue della Cappella, ma queste notizie non hanno finora ricevuto alcun credito dalla comunità scientifica e accademica, e difficilmente lo otterranno in futuro. Dimostrare quanto tu sostieni, infatti, è pressappoco come dimostrare l'esistenza degli extraterrestri... Aggiungo, per concludere, un'altra riflessione: sottolinei che il principe - stando alle fonti da te citate - non volesse divulgare il metodo di lavorazione del velo marmorizzato. Ma neppure gli altri eccezionali metodi da me sopra elencati (pittura oloidrica, finti lapislazzuli, creme di marmo, colorazione del Carrara etc. etc.) furono dal principe divulgati, eppure i risultati erano non soltanto ben noti a tutti, ma addirittura don Raimondo se ne faceva, giustamente, motivo di vanto. Ciò considerato, perché mai il principe avrebbe dovuto nascondere, se non addirittura negare, la realizzazione della sindone marmorea, clamorosa tanto quanto le altre invenzioni? La cosa sarebbe a dir poco strana: attribuirsene il merito non avrebbe significato, infatti, divulgarne il metodo... Come vedi, i conti non tornano. -Emanuele (msg) 13:58, 4 nov 2008 (CET)[rispondi]

Come vedo, da buon compilatore di una voce enciclopedica, suggerisci un criterio rigorosamente scientifico! Visto che invochi il rigore dei fatti, dovresti fare un passo indietro e non scrivere nella 'voce' enciclopedica sul Sanmartino, come invece hai fatto, che il Cristo Velato sia da attribuirsi sicuramente alla perizia tecnica del Sanmartino. Dico questo proprio perchè tutta la faccenda non è affatto chiara, per cui bisogna che questo sia detto ad altrettante chiare lettere, senza prendere alcuna posizione 'netta' sulla questione. (Vorrei fare presente al gentile Emanuele che è altamente scorretto cancallare gli interventi altrui in una 'discussione' come questa. E' ciò che egli ha fatto su quest'ultima mia risposta, che ora mi vedo costretto a ripristinare. Se la cosa dovesse ripetersi, lo farò presente agli Administrators di Wikipedia).

Guarda che la tua risposta è sempre là! Io ti ho semplicemente risposto, cosa di cui evidentemente non ti sei accorto. A proposito delle regole di Wikipedia, invece, terrei a sottolineare che, per correttezza, dovresti firmare i tuoi interventi... -Emanuele (msg) 20:50, 4 nov 2008 (CET)[rispondi]
Riallacciandomi alla tua penultima risposta, vorrei fare presente che non è affatto vero che la storiografia artistica ufficiale non abbia mai divulgato la tradizione secondo la quale il ' velo ' del Cristo (e anche di altre statue della Cappella Sansevero) sarebbe una realizzazione 'artificiale' riconducibile al Principe. Infatti in una mia precedente modifica alla ' voce ' enciclopedica su 'Giuseppe Sanmartino', che tu hai provveduto subito a cancellare, avevo segnalato in nota come in una pubblicazione, 'Art e dossier' (Giunti editore - Firenze) del 1984, in un numero curato da uno dei massimi studiosi d'arte noto a livello internazionale, cioè Maurizio Calvesi, si fa proprio riferimento alla questione, ed anzi vengono riportati in modo quasi integrale i documenti d'epoca che la studiosa Clara Miccinelli ha riportato in un suo libro e dai quali si evince che il Sansevero è il vero autore del procedimento per marmorizzare le fibre di tessuto (Art e dossier - 'Arte e Alchimia'). Ovviamente per sostenere la tua tesi contraria con forza, hai affermato che i citati documenti sarebbero dei falsi, senza spiegare in base a quali prove venga sostenuta tale falsità.
Suvvia, non mi pare che una rivista patinata e di mera divulgazione, per quanto diffusa e nota, sia considerabile "storiografia artistica ufficiale", anche se vi collaborano alcuni accademici (che poi magari non si azzardano a riportare le stesse notizie in luoghi istituzionali...). Citami, se puoi, saggi in riviste scientifiche (tipo "Napoli nobilissima" o "Storia dell'Arte"), o monografie di docenti universitari, o volumi sulla scultura o sul barocco, napoletano e non, che avallano la diceria del velo marmorizzato. Comunque, il documento della Miccinelli è falsissimo: qualche anno dopo è stato rinvenuto (nell'archivio storico del Banco di Napoli) e pubblicato (da Edoardo Nappi, e poi da vari studiosi, tra cui Borrelli e Catello) il vero contratto tra il principe e Sanmartino, in cui è minuziosamente descritta la scultura così come dev'essere realizzata, velo incluso. - Emanuele (msg) 08:59, 9 nov 2008 (CET)[rispondi]
Mi presento: sono un notaio.I documenti di cui parlate sono dell'Archivio Notarile Distrettuale di Napoli e ci andrei cauto ad accusare di falso una persona. Tutte queste diatribe nelle quali vi perdete sono assolutamente frutto di chi NON desidera che si dica la verità su quelle statue. Certo è che, il documento fu visionato anche da me e era scompaginato come tanti altri, nei faldoni antichi conservati in detto Archivio. Come è certo che, una volta fatte le debite contestazioni, qualcuno ha fatto volatilizzare il fascicolo contenente la scomoda verità. Comunque, ritengo opportuno che Wikipedia cancelli il nome della persona egregia [qui infangata sine iusta causa] che trovò, per prima, in quell'Archivio il documento. L'infangare con la calunnia è atto perseguibile penalmente. ncl

Eliminazione sezione "Stile"[modifica wikitesto]

Ho ritenuto di dover eliminare la Sezione "stile", di cui tuttavia qui di seguito riporto il testo, poichè ritengo che non possa essere considerata utile alla voce "enciclopedica":

  1. perchè quanto espresso non è così caratterizzante da individuare compiutamente l'autore, nè fornisce elementi caratterizzanti un'analisi critica del suo lavoro;
  2. perchè volendo accettare qui il testo della Becherucci dovremmo automaticamente accettare ogni testo di storia dell'arte che indichi lo "stile" di un qualsivoglia artista ed appare chiaro che, nel caso di grandissimi nomi, la voce enciclopedica si limiterebbe ad una congerie di citazioni che poco lascerebberio alla voce in se.

Riporto il testo della Sezione "Stile":

Stile
La storica dell'arte italiana Luisa Becherucci definisce lo stile di Giuseppe Sanmartino in questi termini:

«Più d'ogni altro scultore del suo tempo [Giuseppe Sanmartino] contribuisce a liberare la scultura napoletana da un angusto regionalismo e farne originale episodio di quella italiana ed europea, senza ricusarne, se pure originalmente affinandole, le spontanee qualità: il vivace gusto del chiaroscuro e della policromia, l'acuta osservazione naturalistica che impronta nei bei ritratti, quelli, ad esempio, sui monumenti ad A. SS. Mazzocchi (morto nel 1771) in Santa Restituta, dell'arcivescovo Sersale (morto nel 1775) nel duomo, di Carlo e Baldassarre Cito sulle loro tombe in Santa Chiara (intorno al 1792) dov'è anche il sepolcro del primogenito di Carlo III (morto nel 1777) su pesante disegno dell'architetto militare Attigiati; ricchezza di carattere e di fantasia che segnala le figure in legno policromato da lui scolpite per i Presepi (Monaco, Museo Nazionale; Napoli, Certosa di San Martino e collezione Gatti Farina e Catello)»

--Hotepibre (msg) 19:27, 4 gen 2017 (CET)[rispondi]

Sanmartino o Sammartino?[modifica wikitesto]

Nel 2007, e poi nel 2008, venne sollevata la diatriba su quale fosse il cognome esatto, se SaNmartino o SaMmartino; faccio oggi notare che l'enciclopedia Treccani indica come cognome principale (quello cioè con cui viene annotato il personaggio) Sammartino aggiungendo, tra parentesi, o Sanmartino e ciò ad indicare, perciò che le due forme sono altrettanto valide, ma che la preminenza dovrebbe essere su Sammartino (con due "m") poiché questa è la dizione principale assegnata da un'enciclopedia di certo prestigiosa.--Hotepibre (msg) 18:01, 17 feb 2017 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento esterno sulla pagina Giuseppe Sanmartino. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 11:20, 15 apr 2019 (CEST)[rispondi]