Discussione:Bombardamento navale di Genova (1941)

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Guerra
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La voce nell'ultimo mese è stata oggetto di un vaglio informale tra me e Riotforlife, che ne ha migliorato decisamente (come mia valutazione personale) tutti gli aspetti, dalla dimensione passata a oltre 38k, alle note, oltre 40 da 24 fonti diverse, alle foto presenti, equilibrate in numero al testo presente. Non avendo aperto il vaglio, gradirei vedere elencato qui ogni commento su eventuali deficienze che ognuno volesse riscontrare. --Pigr8 ...libertà è partecipazione! 16:50, 15 lug 2011 (CEST)[rispondi]

  • sposto qua citazione in attesa di giudizio:

«[...] una delle più incredibili azioni dell'ultima guerra - C.Brizzolari, Vol. I, p. 119"»

--Riottoso? 18:41, 2 set 2011 (CEST)[rispondi]

Bene, una vdq ci può anche stare ora --Bonty - Reise, Reise... 20:32, 2 set 2011 (CEST)[rispondi]

Proposta di miglioria[modifica wikitesto]

UN INSIEME INCREDIBILE DI ERRORI AGEVOLARONO LA FLOTTA BRITANNICA NELL’AUDACE BOMBARDAMENTO DI GENOVA DEL 9 FEBBRAIO 1941

Faccio le seguenti puntualizzazioni che possone servire per aggiornare in modo più preciso quanto contenuto nel testo di Wikipedia. Credo di esserne competente perché su questo argomento ho scritto molto per gli Uffici Storici Storici della Marina e dell’Aeronautica, ed anche per pubblicazioni private, giornali e riviste; questo ha concesso che i testi fossero a disposizione di grandi giornalisti, che sono indicati nelle varie Bibliografie come fossero il “Vangelo”.

Occorre dire che Supermarina non si fece sorprendere, e non “trascurò” la possibilità che la Forza H britannica, uscita da Gibilterra il giorno 6 febbraio, intendesse attaccare nel Golfo Ligure. Per questo, sebbene i ricognitori italiani nella giornata dell’8 non fossero riusciti ad avvistare le navi britanniche, che però nel pomeriggio non sfuggirono al controllo degli aerei francesi ad oriente delle isole Baleari,la flotta dell’ammiraglio Iachino fu inviata ad incrociare ad ovest della Sardegna nord-occidentale, con l’ordine di dirigere dapprima verso occidente e poi, tornando a nord, di portarsi nel canale tra la Corsica e la costa francese, a 100 miglia ad ovest di Capo Corso, delimitata dalle coordinate lat., 42°40’Nord, long. 07°40’Est.Era questa una scelta strategica, molto abile, che avrebbe permesso di tagliare la rotta della ritirata alla Forza H se, effettivamente, avesse diretto verso Genova.

Questo avvenne puntualmente, ma l’ammiraglio Iachino che avrebbe dovuto adeguare al successo strategico quello tattico, mostrando subito tutte le sue lacune di ragionamento, ed anche di mancanza di fortuna – che, come diceva Napoleone, era la dote migliore di un buon generale – non seppe approfittarne.

Dapprima, prendendo un’iniziativa che non era suffragata dagli ordini ricevuti, che indicavano di dirigere verso occidente, l’ammiraglio (giustificandosi con l’arrivo di un segnale che indicava “Il Tirzo è in allarme”, da lui poi cambiato nei suoi scritti in “allarme aereo”), invece di raggiungere con rotta ovest il 6° meridiano, come ordinato da Supermarina, aveva diretto a sud-est dell’Asinara, ritenendo che la flotta britannica si trovasse da quella parte; e quando poi fu avvertito da Roma, con molto ritardo, causato dall‘imperdonabile mancanza di tempestività nel segnalare la presenza del nemico nel Golfo Ligure da parte dei locali Comandi di Marina, pur trovandosi molto arretrato rispetto a quanto aveva previsto Supermarina, egli aveva ancora la possibilità di intercettare le navi britanniche che si stavano ritirando da Genova, seguendo la rotta prevista da Supermarina.

A questo punto Iachino aveva la possibilità di far rimpiangere al nemico la sua audacia, infliggendogli una dura punizione, disponendo di forze nettamente superiori e del vantaggio della posizione, perché operava in una zona che era sotto il pieno controllo della Regia Aeronautica, a cui si aggiunsero i bombardieri della Luftwaffe (Ju 88 e Ju 87) prontamente trasferiti dalla Sicilia in Sardegna. Ma i velivoli italiani commisero una serie di gravissimi errori. Infatti, pur avvistando in quattro occasioni la Forza H, una volta mancarono di segnalarla in volo, ed altre “tre volte” evitarono di trasmettere il segnale di avvistamento, avendola scambiata per la flotta italiana, che gli equipaggi erano stati informati trovarsi nel Golfo Ligure.

Non ricevendo notizie, ed ed estremamente impazientito per quell’anomalia, Iachino ordinò un intempestivo ed illogico cambiamento di rotta verso la Corsica, nell’illusione che il nemico si trovasse a passare da quella parte; ed in tal modo si fece sfuggire la preda, che proprio in quel momento si trovava a transitare sul lato opposto, esattamente al centro del canale tra l’isola francese e la costa del continente, e a sole 30 miglia di distanza dalla flotta italiana.

Naturalmente in Italia la delusione fu molta, specialmente negli ambianti vicino a Mussolini; ma le relazioni che sull’episodio gli furono fatte pervenire erano molto annacquate, e il Duce nulla, o quasi nulla, venne a sapere degli errori che Marina e Aeronautica avevano commesso, per poi scambiarsi tra di loro accuse reciproche di responsabilità, che invece era comuni.

Francesco Mattesini

Roma, 24 febbraio 2012

Gentile Sig. Mattesini, se ci indica la fonte di questa illuminante trattazione possiamo provvedere a migliorare il testo. Vorrei anche farle una domanda: mi perdoni la domanda che potrà sembrare offensiva, ma quanto scrive è un copia-incolla tratto da uno dei suoi libri o è una sua "rielaborazione"? Dico questo perché, se NON è un copia-incolla, non abbiamo problemi di copyright e quindi possiamo scrivere più velocemente facendo noi un copia-incolla della sua esposizione (forse mi sono spiegato in maniera troppo contorta). Per ultima cosa gradirei sapere se è disponibile a mandarmi il suo indirizzo e-mail scrivendomi in privato giacché vorrei chiederle una cosa. Grazie dell'attenzione. --Zerosei 12:17, 24 feb 2012 (CET)[rispondi]


A “Zero Sei”.

Tutto quello che scrivo sono sunti da me composti basandomi sui mie numerosissimi scritti, quindi nulla di copiato, me ne guardo bene di farlo. Non ha citato le fonti bibliografiche per non farmi reclame, come mi è stato detto. Ma, se lo desiderate, nei prossimi miei interventi citerò le fonti.

Per quanto riguarda la sua richiesta di precisazioni bibliografiche, potrà trovarle, nel modo più approfondito, nel mio libro “L’attività aerea italo - tedesca nel Mediterraneo. Il contributo del X Fliegerkorps, Gennaio – Maggio 1941”, edito dall’Aeronautica Militare Ufficio Storico, 2^ Edizione riveduta e ampliata, Roma, 2003. Vedere: Capitolo VI, “Il bombardamento navale di Genova del 9 febbraio 1941”, pagine 131 – 173.

Ho provato a mettermi in contatto per comunicarle i miei dati personali, ma non ci sono riuscito, non avendo il Permesso. Vuol provvedere Lei.

Cordialmente

Francesco

Scusate, stavo cercando un modo per fare l'aggiunta, ma nella voce c'è la notizia che "gli avvistamenti aerei italiani del giorno 8 furono poco significativi, anche perché la ricognizione non venne predisposta a nord delle Baleari[7]; pertanto anche se venne segnalata la presenza di aerei da caccia in volo a sud delle Baleari e se ne dedusse la presenza della portaerei, non venne ipotizzata come possibile rotta della squadra da battaglia britannica l'alto Tirreno. Questa notizia fu quindi comunicata alla squadra italiana in navigazione, confermando la possibile presenza della Forza H a sud-ovest della Sardegna per il 9 mattina" che cozza con la tesi secondo cui Supermarina teneva invece in conto un attacco su Genova diramando ordini poi disattesi da Iachino. Se ho capito bene, le informazioni si contraddicono. Direi, come si dovrebbe fare, di lasciare il testo com'è specificando però che secondo un'altra fonte le cose sono andate diversamente. Che ne pensate? --Zerosei 18:41, 24 feb 2012 (CET)[rispondi]
Direi che va bene, tra l'altro oltre alla finte citata, anche Giorgerini conferma quanto dice la voce--Riottoso? 18:44, 24 feb 2012 (CET)[rispondi]

Bibliografia Mattesini[modifica wikitesto]

Avevo dimenticato, per l'enorme lavoro che ho fatto nella mia attività di storico della seconda guerra mondiale, che su Genova avevo scritto per l'Ufficio Storico della Marina molto di più di quanto ho fatto nel libro dell'Aeronautica . Pertanto,Vi pregherei i voler aggiungere nella vostra bibliografia il seguente testo:

Francesco Mattesini, “Il bombardamento navale di Genova del 9 febbraio 1941”, Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, giugno 1990 pagg. 29-115. Ritengo che sia il lavoro più completo e convincente sull’operazione “Grog”, con numerosi documenti e Rapporti che mettono in crisi quanto di “sincero” scritto da Iachino e riportato, tale e quale alla sua versione, da giornalisti e storici di parte, della Marina e dell’Aeronautica.

Una versione ridotta del mancato incontro della Flotta italiana con quella britannica, ma soprattutto la documentazione essenziale sull’operazione, si trova in:

Francesco Mattesini, “Corrispondenza e Direttive Tecnico – Operative di Supermarina, Volume Secondo, I Tomo, Gennaio 1941-Giugnbo 1941, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 2001. Testo, pag.7 – 9, Documenti, da n. 56 a n. 59, pag. 196-208.

Sulle informazioni che già vi ho fornito ritengo che vada valorizzata la posizione in cui la flotta italiana doveva trovarsi alle 13.00 del 9 febbraio a 100 miglia ad ovest di Capo Corso. Questa informazione non si trova in nessun testo italiano, e neppure nei documenti della Marina, perché qualcuno ha fatto in modo che non esistesse traccia. Tuttavia, data la collaborazione operativa da sviluppare dalla Flotta italiana con il concorso dell’Aeronautica tedesca (X Fliegerkortps) le posizioni e coordinate (lat.42°40'N, long. 07°40'E) erano state inviate al rappresentante della Marina germanica a Roma, ammiraglio Heberhard Weicold, e da questi trasmesse al Comando della Marina germanica a Berlino (OKM), che le ha riportate nel suo Diario di Guerra. Furono inoltre portate a conoscenza dell’OKW che ha sua volta le ha trascritte nel suo Diario di Guerra. Notizie, quelle dei due Diari, oggi consultabili, dal momento che sono stati stampati.

Riterrei, infine, di citare i numeri dei due Mas attaccati dagli aerei italiani (Mas 510 e 525), in modo che la notizia, convalidante l’errore, abbia più effetto.

Saluti

Francesco

Allora, ho fatto delle aggiunte, spero di aver incastrato bene il testo di Mattesini con quello precedente. Al Sig. Mattesini vorrei chiedere, vista l'importanza e la "novità" portata dalla notizia delle coordinate note dall'OKM, in che pagine precise si trova la fonte per l'aggiunta che ho fatto (parte scritta in rosso). Il nome dei due mas in che libro/pagina si trova? Saluti --Zerosei 09:55, 25 feb 2012 (CET)[rispondi]


________________________

Le fonto sono in Francesco Mattesini, “L’attività aerea italo - tedesca nel Mediterraneo. Il contributo del X Fliegerkorps, Gennaio – Maggio 1941”, “Capitolo VI, “Il bombardamento navale di Genova del 9 febbraio 1941”, Aeronautica Militare Ufficio Storico, 2^ Edizione riveduta e ampliata, Roma, 2003.

NOTE BIBLIOGRAFICHE

Pag. 140 (Coordinate OKW) – Jacobsen H.A., “Kriegstagebuch des Oberkommandos der Wehrmacht, Vol. 1, Francoforte sul Meno, 1965, p. 314. Ancora più importante (sempre a pag. 140), Archivio Ufficio Storico Marina Militare, Ufficio di Collegamento R. Marina a Berlino, relazione n. 262/S del 10 febbraio 1941, fondo Marina Tedesca in Italia, cartella 6/1B.

Pag. 147 – Attacco ai Mas 510 e 525, (che stavano proteggendo a sud di La Spezia il peschereccio della difesa foranea GENA 5), da parte di dieci S. 79 dell’8° Stormo Bombardieri dell’Aeronautica Sardegna, al comando del tenente colonnello Pietro Marini, che scambiarono i due piccoli scafi per due incrociatori, uno dei quali ritenuto colpito da una bomba.

Volevo inviare una cartina dei vari movimenti navali e attacchi aerei ma non è apparsa.

Francesco

Puntualizzazione sulla ricognizione italiana[modifica wikitesto]

Faccio una puntualizzazione sulla ricognizione aerea italiana, che era stata pianificata, con cinque Cant. Z. 506, per il mattino dell’8 febbraio, mentre il X Fliegerkorps destinò alla stesso compito tre ricognitori Ju. 88 della 1.(F)/121. Da parte italiana, la Ricognizione “Beta Centro-Sud” si spingeva dalla Sardegna fino a Nord di Minorca. Le altre ricognizioni S. 10 Nord, S. 10 Centro e S. 10 Sud, partivano da Sud di Minorca fino ad arrivare a nord della costa dell’Algeria.

Quindi restava scoperto il tratto fra il nord di Minorca e la costa spagnola, dove in effetti passò, senza venir avvistata, la Forza H, che però fu scoperta in due occasioni dagli aerei francesi.

Il primo avvistamento si verificò al mattino dell’8 febbraio da parte di sette aerei da trasporto Farmann 222, partiti da Marsiglia e diretti ad Algeri con un carico di oro per la Banca del Belgio, e che furono attaccati, per tenerli lontani, dai caccia della portaerei Ark Royal.

Il secondo avvistamento della Forza H (importantissimo da mettere in rilievo) si verificò nel pomeriggio alle 15°48, in lat. 41°30’N, long. 03°30’ E (Golfo del Leone), da parte di un singolo aereo, e gli italiani dovettero venirne a conoscenza più tardi, o nel corso della notte, dopo il rientro del velivolo alla base, tramite la loro organizzazione informativa in Francia.

Nel Promemoria di Supermarina n. 34 bis, dal titolo azione navale nel Golfo di Genova, compilato il 19 febbraio 1941 e fatto leggere a Mussolini, risulta che, dopo l’avvistamento di aerei da caccia imbarcati su navi portaerei a sud delle Baleari, furono fatte le seguenti ipotesi:

“a) passaggio di aerei da nave portaerei alla base di Malta come già accaduto altre volte;

b) scorta di un convoglio che avrebbe dovuto attraversare nella notte il Canale di Sicilia;

c) bombardamento durante la notte, come già avvenuto pochi giorni prima, e con luna quasi piena, degli obiettivi nel Sud della Sardegna;

d) eventuale scorta di un convoglio di piroscafi con truppe Degaulliste verso la Corsica, come ripetutamente segnalato dai servizi d’informazione;

e) spostamento della Forza H sino a circa 60 miglia a Sud della costa della Provenza come già avvenuto qualche giorno prima, per eseguire con i velivoli della nave portaerei operazioni di bombardamento su La Spezia e su Genova;

f) spostamento della Forza H nel Golfo di Genova per bombardamento costiero. Questo obiettivo fu ritenuto meno probabile [sic] perché il nemico doveva conoscere la presenza delle nostre 3 corazzate a La Spezia, rispetto alle quali sarebbe stato in inferiorità come numero di navi e per velocità.”

E’ evidente che il movimento della Flotta italiana verso il 6° meridiano est fu ordinato per tenere una posizioni da poter intervenire, al mattino del 9 febbraio, sia in direzione di una minaccia aerea contro la Sardegna, oppure per contrastare, eventualmente si fosse verificato, il temuto sbarco degaullista in Corsica (ipotesi d).

Il movimento della Flotta nel pomeriggio verso nord fino a raggiungere, alle 13.30, le 100 miglia a ovest di Capo Corso, era invece inteso come un intervento in caso di manaccia del nemico nel Golfo di Genova. In questo caso era evidente, sulla base delle ipotesi d), e), f), che la flotta non poteva mancare di intervenire contro la Forza H, per di più dovendo salvaguardare il previsto incontro di Franco e Mussolini a Bordighera, che avrebbe portato al nemico, con un’azione spettacolare, grande prestigio a scapito del Duce e dell’Italia.

Purtroppo Iachino rovinò tutto con la sua iniziativa che lo porto a manovrare a sud dello Stretto di Bonifacio.

Francesco

Ok, ho sistemato le pagine. Per le immagini il discorso è più complesso: bisogna verificare che siano di libero dominio o eventualmente rilasciarne i permessi di diffusione. Posso solamente consigliare di leggere la pagina Aiuto:Carica un file e di essere bene sicuri di cosa si stia facendo, dato che Wikipedia prende seriamente in considerazione la violazione di copyright o la non specificazione dei diritti d'autore. Saluti. --Zerosei 16:27, 25 feb 2012 (CET)[rispondi]
Gentile Sig. Mattesimi apprezziamo incredibilmente il suo interesse per le voci del progetto e dei suoi preziosi interventi per migliorarle. Avrei però un paio di appunti al di fuori dei contenuti; il primo sarebbe utilizzare una sintassi accettabile per wiki, quindi dividendo i suoi interventi con la seguente struttra == Titolo paragrafo == e quindi la invito a registrarsi a wiki per aiutare noi e facilitare lei alla comunicazione per il miglioramento delle voci. Inoltre ogni qualsiasi aggiunta o milgioria ha bisogno dei riferimenti puntuali per essere integrata, quindi il volume, l'anno di pubblicazione e la pagina precisa dell'informazione. Grazie--Riottoso? 16:32, 25 feb 2012 (CET)[rispondi]
Non lo prenda un rimprovero, ma alla base di tutto c'è la comunicazione. Su Wikipedia è diverso dalla realtà, e finché non ci si capisce non si può fare niente. Consiglio, prima di procedere a fare altro, la lettura di Aiuto:Pagina di discussione. Saluti --Zerosei 17:33, 25 feb 2012 (CET)[rispondi]

Numero dei ricognitori[modifica wikitesto]

Nel vostro Testo (Voce) è riportato:

“Un idroricognitore rilevò la squadra britannica verso le ore 12 ma venne abbattuto prima di poter lanciare il segnale di scoperta, e due aerei Fiat B.R.20 del 43º Stormo avvistarono la formazione navale alle 12:20 attaccandola con le bombe senza esito, ma fecero rapporto di avvistamento solo al loro rientro alla base e la notizia venne diramata solo alle 15:30. Altri due ricognitori italiani vennero abbattuti dagli aerei della portaerei britannica, e nonostante questo, il numero dei ricognitori utilizzati durante quel 9 febbraio furono troppo pochi; durante l'intera giornata comunicarono un solo avvistamento, per di più sbagliato”.

Questo va rettificato.

In realtà i ricognitori dell’Asse impiegati nella giornata del 9 febbraio furono ben 60 (35 della Ricognizione Marittima, 17 dell’Armata Aerea, 8 del X Fliegerkorps). Di essi 8 velivoli della Ricognizione Marittima, e 6 dell’Armata Aerea furono impiegati nel Golfo di Genova. Nello stesso tempo furono inviati alla ricerca del nemico ben 107 bombardieri: 9 Br. 20 e 45 S. 79 italiani, e 21 Ju. 88, 31 Ju. 87 e 1 He. 111 tedeschi, quasi tutti impiegati nel Golfo di Genova e nel tratto di mare tra la Corsica e la costa francese all’altezza di Tolone. Vi fu quindi una grande massa di velivoli che polarizzarono la loro attenzione nelle acque in cui si trovava la Forza H, ma, incredibilmente, si ebbero sulla stessa soltanto quattro avvistamenti da parte di nove bombardieri Br. 20 del 43° Stormo, due dei quali attaccarono, mentre gli altri sette ritennero che le navi britanniche, avvistate in tre occasioni, fossero italiane.(1)

Su questo fallimento dell’attività aerea il Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica inviò ai Comandi di Squadra Aerea un severo “Richiamo”, puntualizzando che i reparti avevano dato “evidente prova di impreparazione, con conseguenti risultati scadentissimi”. Riguardo al comportamento dei Comandanti aggiunse: “qualora dovessero ripetersi deficienze così gravi e così poco consome alle gloriose tradizioni della nostra Arma non esiterei a ritenerli direttamente responsabili e ad esonerarli dalle loro funzioni”.(2)

La cartina che volevo inviarmi e perfettamente legale, in quanto compilata da me e disegnata da mia figlia Loretta. Si trova nel mio saggio alla pagina 86.

Francesco Mattesini

(1) Francesco Mattesini, “Il bombardamento navale di Genova del 9 febbraio 1941, Bollettino d’Archivio della Marina Militare, giugno 1990, Allegato n. 4, p. 106 (2) Ibidem, p. 93-94.

✔ Fatto Inserite le aggiunte--Riottoso? 14:04, 26 feb 2012 (CET)[rispondi]


Errori di avvistamento[modifica wikitesto]

In una relazione gli errori di avvistamento degli equipaggi dei nove bombardieri Br. 20 furono giustificati dal Comandante del 43° Stormo, colonnello Questa, come segue:

“Tutte le pattuglie hanno avvistato, a circa 70/100 Km a Sud di Imperia una forza navale composta da tre mavi da battaglia e da una decina di cacciatorpediniere. Giusta gli ordini ricevuti a terra dallo scrivente, due dei comandanti di formazione [tenenti Zucconi e Sordini], ritenendo trattarsi della formazione nazioanale, hanno girato al largo e continuato la ricerca della flotta avversaria (che avrebbe dovuto essere composta da una portaerei e da una nave da battaglia) nella zona di mare compresa tra Genova – Nizza – Parallelo 43° - meridiano di Genova.

Il ten. Col De Vittembeschi [comandante del 98° Gruppo Bombardieri], avendo invece distintamente scorto in mezzo alla formazione navale la nave portaerei ha attaccato secondo le modalità ricevute. Dopo che le varie pattuglie hanno avvistato la formazione navale nella stessa zona di mare, considerando che nessun contatto balistico è avvenuto tra la flotta nazionale e nemica, si può senz’altro ritenere che le formazioni aeree abbiano avvistato la stessa formazione navale, formazione che, se non fosse stata rilevata dalla portaerei, sarebbe stata ritenuta nazionale anche dalla pattuglia che ha attaccato.” (1)

(1)Francesco Mattesini, “Il bombardamento navale di Genova del 9 febbraio 1941, Bollettino d’Archivio della Marina Militare, giugno 1990, Allegato n. 4, p. 89. Il documento si trova in Archivio Ufficio Storico Aeronautica, “Relazioni Operative Belliche della 1^ Squadra Aerea, Mod. AC.2", febbraio 1941. Riportato anche nel “Diario Storico del 43° Stormo B.T.”, anno 1941.

Francesco Mattesini

✔ Fatto inserito quote--Riottoso? 14:10, 26 feb 2012 (CET)[rispondi]

L’ERRORE DI IACHINO, CONSIDERATO IN UNA INCREDIBILE SERIE D’ERRORI CHE, NELL’EPISODIO DEL BOMBARDAMENTO DI GENOVA, VIDERO PROTAGONISTI I VARI ENTI DELL’AERONAUTICA E DELLA MARINA[modifica wikitesto]

Riporto quanto ho scritto nella “Conclusione” del mio saggio (1), pubblicato dall’Ufficio Storico della Marina Militare:

“Il ricongiungimento tra le corazzate di Iachino e gli incrociatori di Sansonetti avvenne regolarmente alle 08.30 del 9, nel punto prestabilito a nord dell’Asinara. Purtroppo, nel corso della notte arrivò da Supermarina alla flotta la comunicazione generica, fuorviante e non riguardante le navi [della flotta] diramata da Marina Maddalena: “Tirso in allarme 0106”. Allarme evidentemente precauzionale e non per presenza di aerei nemici, come invece l’ammiraglio Iachino affermò nei suoi scritti per giustificare la decisione di dirigere per sud-ovest [rotta 230°]. Manovra che risultò immotivata, perché egli non avrebbe dovuto credere che Somerville [Comandante Forza H] si sarebbe ripetuto dopo pochi giorni con l’inutile incursione contro la non pagante diga del Tirso, e controproducente perché, vigendo il silenzio radio, non andava dove Supermarina gli aveva ordinato, e ciò significava determinare un incolmabile scollamento fra le posizioni vere e quelle stimate dall’Alto Comando, come poi avvenne.

Iachino [che evidentemente era fermamente sicuro che la Forza H avrebbe attaccato la Sardegna] giustificò la decisione di dirigere per sud-ovest affermando che la rotta 230° risultava la più adatta per consentire la partenza dei velivoli imbarcati da inviare alla ricerca del nemico, manovra che in realtà poteva essere effettuata anche dirigendo verso ovest, come aveva stabilito Supermarina [rotta 270° verso il 6° meridiano Est] con il dispaccio n. 08753, con una brevissima correzione di rotta al momento del catapultamento dei Ro.43.

Pertanto la decisione autonoma presa dall’ammiraglio di dirigere a sud-ovest fu poco felice, anche perché, occorre ricordarlo, egli non aveva elementi realmente probanti su di un effettivo pericolo per la zona del Tirso. Il messaggio di Supermarina era in effetti molto generico e non chiariva la natura della minaccia, poi risultata inesistente, che doveva conseguentemente essere vista con prudenza, anche perché, alla notizia “Tirzo in allarme 0106” non fece seguito [da Roma] alcuna comunicazione per la flotta, come era logico attendersi se la Forza H avesse operato in quella zona.

In definitiva, l’iniziativa di Iachino di dirigere lungo le coste occidentali della Sardegna, per lanciare gli aerei ed accertare egli stesso la presenza del nemico a ponente dell’isola, portò la Squadra italiana a trovarsi in notevole ritardo su quella tabella di marcia che avrebbe dovuto farla arrivare alle ore 13.30 tra la Corsica e la costa francese, in lat. 42°40’N, long. 07°40’E, pronta ad intervenire in ogni direzione, come ordinato da Supermarina.

Non immaginando [per il vigente silenzio radio] che la Squadra avesse seguito una rotta differente da quella ordinata, fu certamente nel convincimento che Iachino fosse già in buona posizione per intercettare il nemico che Supermarina non si preoccupò, almeno inizialmente, di ordinare all’ammiraglio di dirigere a nord. Ritenendo, erroneamente, che l’allarme via radio dell’attacco navale fosse già stato diramato all’aria da Marina Genova, e pertanto fosse stato intercettato dal Comando Squadra, Supermarina si dedicò soprattutto a raccogliere informazioni sulla Forza H, richiedendo lo svolgimento di esplorazioni aeree alla Ricognizione Marittima, a Superaereo e al X Fliegerkorps …

L’aver dimenticato di ritrasmettere l’avviso [giunto con notevole ritardo] che Genova era bombardata dal mare rappresentò certamente una grave omissione da parte del Salone Operativo di Supermarina, dove era di servizio quel giorno l’ammiraglio Raffaele de Courten. Fu soltanto alle 09.00, con quasi un’ora di ritardo [dalla segnalazione giunta da Genova], che qualcuno si rese conto di quella mancanza, ed allora fu provveduto a diramare in rapida successione tre avvisi al Comando Squadra, di contenuto peraltro alquanto generico, come a suo tempo fu osservato.

Da parte di Supermarina vi fu sempre la convinzione che il Comandante della Flotta si trovasse in buona posizione per intercettare la Forza H. Tale presunzione si può chiaramente desumere dal fatto che, alla richiesta di Superaereo di conoscere l’esatta posizione della Squadra italiana per orientare l’intervento dell’aviazione dell’Asse, Supermarina rispose di ritenerla probabile per le ore 13.00 a 100 miglia ad ovest di Capo Corso … ”.

E questo sarebbe avvenuto se l’ammiraglio Iachino avesse rispettato la tabella di marcia che gli era stata prescritta.

Francesco Mattesini

(1) Francesco Mattesini, “Il bombardamento navale di Genova del 9 febbraio 1941, Bollettino d’Archivio della Marina Militare, giugno 1990, pag. 108-110. [PREGO INSERIRE IL SAGGIO NELLA BIBLIOGRAFIA]

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