Discussione:Battaglia del banco di Skerki

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L’AFFONDAMENTO DEL CACCIATORPEDINIERE BRITANNICO QUENTIN

Alle ore 17.30 del 1° dicembre 1943, il “Quentin” salpò dal porto di Bona con altre quattro unità della “Forza Q”, comprendente gli incrociatori “Aurora” (vice ammiraglio Edward Venables-Vernon-Harcourt), “Argonaut” e “Sirius”, e il cacciatorpediniere “Quiberon”. Lo scopo dell’operazione era quello di intercettare un convoglio italiano nel Canale di Sicilia. Questo convoglio, denominato “H”, partito da Palermo e diretto a Biserta, era costituito dai quattro piroscafi “Aventino”, “Puccini”, “Aspromonte”, e tedesco “K.T. 1”, ed era scortato dai cacciatorpediniere “Da Recco” (capitano di vascello Aldo Cocchia), “Camicia Nera”, “Folgore” e dalle torpediniere “Procione” e “Clio”. La Forza Q, procedendo ad altissima velocità, attaccò nella notte sul 2 dicembre 1942, ed il convoglio venne completamente distrutto. Andarono a fondo i quattro piroscafi e il cacciatorpediniere “Folgore”, e riportarono gravi danni il cacciatorpediniere “Da Recco” e la torpediniera “Procione”. Nessun danno fu riportato dalle unità britanniche, che ancora una volta si dimostrarono maestre nella tattica del combattimento notturno.

La Forza Q, procedendo ad altissima velocità, attaccò nella notte sul 2 dicembre 1942, ed il convoglio venne completamente distrutto. Andarono a fondo i quattro piroscafi e il cacciatorpediniere “Folgore”, e riportarono gravi danni il cacciatorpediniere “Da Recco” e la torpediniera “Procione”. Nessun danno fu riportato dalle unità britanniche, che ancora una volta si dimostrarono maestre nella tattica del combattimento notturno.

Non appena si verificò l’attacco al convoglio italiano, fu dato l’allarme al II Corpo Aereo Tedesco (II Fliegerkorps), che subito mando in volo le sue formazioni da combattimento. Pertanto, nelle prime ore del mattino, ossia alle 03.15, decollarono dagli aeroporti della Sardegna sedici aerosiluranti del 26° Stormo (colonnello pilota Karl Stockmann), dei quali dodici He.111 del 1° Gruppo (I./KG.26) e quattro Ju. 88 del 3° Gruppo (III./KG.26), rispettivamente comandati dai maggiori pilota Werner Klümper e Horst Kayser. Gli aerosiluranti furono seguiti poco, con decollo dalla Sicilia che si realizzo tra le 04.37 e le 04.47, da tredici bombardieri Ju.88 del 54° Stormo (tenente colonnello pilota Walter Marienfeld) ripartiti in tre formazioni, rispettivamente di tre, quattro e sei velivoli. I primi ad attaccare le navi britanniche della Forza Q, che in rotta di rientro verso Bona si trovavano a 50 miglia per 48° da Capo De Garde (Algeria), furono gli aerosiluranti, ma soltanto alcuni di essi, a causa del tempo cattivo incontrato lungo la rotta, effettuarono l’attacco contro quello che ritennero essere un convoglio avvistato presso l’isola Galite.

Nel bollettino dell’O.B.S. n. 371 del 4 dicembre si legge: “affondata una nave scorta probabilmente inglese “PC 74” ed attaccato un incrociatore con effetto non osservato causa nebbia: maggior parte velivoli convoglio non trovato causa maltempo”. Da quanto sopra si deduce che difficilmente la presunta nave scorta “PC 74” fosse il “Quentin”. Alle ore 06.36 il Quentin (capitano di corvetta Allen Herbert Percy Noble) fu attaccato da tre velivoli Ju.88 del I./KG.54 (tenente colonnello pilota Helmut von Raven) , e gli equipaggi tedeschi riferirono che una bomba da 500 chilogrammi aveva colpito il fianco di un cacciatorpediniere arrestandolo. L’azione dei velivoli tedeschi avvenne a bassa quota, ed essendosi sviluppata nell’incerta luce che precedeva l’alba, resa ancora più fosca dal tempo cattivo, la bomba che colpì il fianco del “Quentin” dette ai britannici l’impressione che il cacciatorpediniere fosse stato colpito da un siluro. Le condizioni della nave colpita apparvero subito disperate, e l’equipaggio fu recuperato dal sezionarlo “Quiberon” (capitano di fregata Hugh Waters Shelley Browning), sotto l’imperversare dell’attacco degli Ju. 88 che procurò a quest’ultima nave alcuni danni, per colpi caduti vicini allo scafo.

Dopo aver colpito il “Quentin”, che affondò rapidamente, nello spazio di quattro minuti, alle 06.40, in posizione lat. 37°32’N, long. 08°32’E, perdendosi con venti uomini dell’equipaggio, la successione degli attacchi, sempre riferita ai bollettini operativi giornalieri tedeschi, fu infatti la seguente. Attaccarono per primi i quattro Ju. 88 della seconda ondata di bombardieri, che ha loro volta sganciarono le bombe sul “Quentin” che appariva fermo e con la poppa sott’acqua. Arrivò infine la terza formazione degli Ju.88, costituita da sei velivoli del III./KG.54 (capitano pilota Hermann Donandt), che dopo aver sganciato le bombe contro il cacciatorpediniere “Quiberon”, visto fermarsi lasciandosi dietro grosse macchie di olio, proseguirono per Bona per attaccarvi depositi portuali.

Parliamo adesso degli aerosiluranti italiani del 130° Gruppo, a cui per molti anni era stato assegnato, erroneamente, l’affondamento del “Quentin”, e che per le mie ricerche è stato rettificato in Internet, nel sito uboat.net.

Secondo i rapporti italiani del Comando dell’Aeronautica della Sardegna, trasmessi a Superaereo, alle ore 08.55, ossia quando già il “Quentin” era stato colpito ed affondato da oltre due ore dai bombardieri Ju.88 del I./KG.54, su ordine del Comando Aeronautica della Sardegna decollarono da Elmas, per rintracciare ed attaccare la Forza Q, otto aerosiluranti S. 79 del 130° Gruppo: cinque della 283a Squadriglia guidati dal maggiore pilota Franco Menley e tre della 280a Squadriglia comandati dal Capitano pilota Giuseppe Cimicchi.

Durante la rotta l’S.79 del maggiore Melley ebbe disturbi ai motori e dovette rientrare alla base. I restanti sette velivoli, proseguendo la navigazione in unica formazione, nel dirigere verso le navi britanniche furono attaccati da tre Spitfire della R.A.F. che, essendo di scorta alla Forza Q, erroneamente scambiarono gli aerosiluranti S. 79 per velivoli Breda 88. Attaccarono per primi, a nord di Biserta, i PO Homblin e Lindsay, del 242° Squadron, e successivamente il Wg.Cdr. P.H Hugo, comandante del 322° Wg., e il risultato fu lusinghiero per i piloti britannici che riuscirono ad abbattere ben quattro aerosiluranti italiani, uno dei quali dopo aver sganciato il siluro. I tre restanti S.79, guidati dal capitano Cimicchi, si ritirarono dopo aver sganciato anch’essi i siluri, e gli equipaggi, rientrati alla base, riferirono, con ottimismo, di aver colpito 1 incrociatore e 1 piroscafo. Da parte britannica, colpito dai mitraglieri degli S.79, precipitò in fiamme lo Spitfire del PO Hamblin. L’ufficiale si lanciò con il paracadute ma non fu più trovato.

Francesco Mattesini

Roma, 17 marzo 2013

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