Pesca subacquea in apnea: differenze tra le versioni

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== Caratteristiche ==
== Caratteristiche ==
La pesca in apnea è riconosciuta dalla normativa nazionale e comunitaria come una forma di pesca sportiva al pari di altre forme di pesca sportiva di superficie (regolamento CE n. 1967/2006 entrato in vigore a fine gennaio 2007). La sportività e la particolarità di tale disciplina è determinata dal fatto che l'immersione si svolge in apnea, cioè trattenendo il fiato per pochi minuti (massimo 2-3 per i migliori atleti), cercando la preda libera nel suo habitat naturale. Questa condizione richiede una preparazione atletica specifica, un buon livello generale di fitness e uno stato di salute dell’apparato cardio-circolatorio ottimale. Sebbene l’azione di pesca possa essere macroscopicamente schematizzata in poche fasi: preparazione in superficie, discesa, appostamento (o avvicinamento, o ingresso in tana), tiro, risalita, la pesca in apnea è in realtà un’attività ad alto grado di complessità. Per ottenere risultati é necessario, oltre ad avere una buona apnea, possedere la capacità di gestirla. Il pescatore deve avere, allo stesso tempo, un particolare adattamento all'ambiente marino e una profonda conoscenza delle abitudini delle specie bersaglio che si acquisisce con l'esperienza di moltissime ore trascorse in acqua. Una caratteristica esclusiva di questa tecnica di pesca è la capacità selettiva di scegliere il tipo e le dimensioni delle prede. Una calzante definizione é “Release and Cacht” dove il rilascio si esprime nella decisione a monte della cattura (13 F.D’Agnano Editoriale). Il release and catch sostituisce la pratica del catch and release propria della pesca con ami dalla superficie, il pesce viene "rilasciato" senza alcuna ferita, poiché il pescatore, in via preventiva, sceglie di non colpirlo, riservandosi esclusivamente la cattura del pesce che vorrà consumare. Si predilige la cattura, anche singola, di pesci di maggiori dimensioni e con un coefficiente di difficoltà più alto. I fondali adatti a questa pratica sono prevalentemente rocciosi, o di coralligeno di piattaforma comunemente identificato con il termine grotto, ma si ottengono lusinghieri risultati anche in zone meno ricche di anfratti o con prevalenza di poseidonia. In genere una rottura della monotonia di un fondale come può essere una roccia solitaria, un relitto, una tubatura sono richiami irresistibile per molte specie. Le batimetriche più usuali sono comprese tra la superficie e i primi 15-20 metri. Ma un ristretto numero di atleti particolarmente dotati é in grado di pescare con continuità oltre i 30 metri e raggiungere profondità vicine a 40- 50 (12 Marco Bardi "Manuale di Pesca in Apnea" Editoriale Olimpia 2003 ISBN: 8825300344). L’attrezzatura è costituita da: fucile subacqueo, muta, pinne, maschera e aeratore, zavorra, boa segnasub. I fucili subacquei, annoverati tra gli attrezzi consentiti per la pesca sportiva dall’art. 138 lett.e del D.P.R. 1639/68, possono essere ad aria compressa oppure a propulsione elastica (arbaléte) e consentono un unico tiro a distanze relativamente modeste, contenute nel migliore dei casi entro 3-4 mt. E’ preferibile per lunghe permanenze in acqua l’utilizzo di una muta umida con particolari caratteristiche di coibentazione, aderenza ed elasticità. Le mute normalmente utilizzate hanno spessori compresi tra 3,5 e 7-8 mm. e sono da preferire senza cerniere e monofoderate. Le pinne sono generalmente lunghe con pala in tecnopolimero o nelle versioni più moderne in composito (fibra di carbonio o fibra di vetro). La maschera deve garantire buona vestibilità, ottimo campo visivo e volume contenuto. L’aeratore è un tubo, preferibilmente corto e largo, che permette la respirazione al subacqueo in superficie. La zavorra è costituita da una cintura che trattiene saponette di piombo, mediamente di 1 kg. l’una, in quantità relativa alla profondità d’esercizio e allo spessore della muta. La boa segnasub è costituita da un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, segnale di uomo immerso. E' forse l’accessorio più essenziale di un corredo per una battuta di pesca in apnea, oltre che obbligatorio a norma di legge. Possibilmente di dimensioni generose che ne permettano l’avvistamento da grande distanza. Il pescatore deve operare in un raggio di 50 mt. dalla verticale della boa e le imbarcazioni possono transitare a non meno di 100 mt. dalla stessa per evidenti ragioni di sicurezza.
La pesca in apnea è riconosciuta dalla normativa nazionale e comunitaria come una forma di pesca sportiva al pari di altre forme di pesca sportiva di superficie (regolamento CE n. 1967/2006 entrato in vigore a fine gennaio 2007). La sportività e la particolarità di tale disciplina è determinata dal fatto che l'immersione si svolge in apnea, cioè trattenendo il fiato per pochi minuti (massimo 2-3 per i migliori atleti), cercando la preda libera nel suo habitat naturale. Questa condizione richiede una preparazione atletica specifica, un buon livello generale di fitness e uno stato di salute dell’apparato cardio-circolatorio ottimale. Sebbene l’azione di pesca possa essere macroscopicamente schematizzata in poche fasi: preparazione in superficie, discesa, appostamento (o avvicinamento, o ingresso in tana), tiro, risalita, la pesca in apnea è in realtà un’attività ad alto grado di complessità. Per ottenere risultati é necessario, oltre ad avere una buona apnea, possedere la capacità di gestirla. Il pescatore deve avere, allo stesso tempo, un particolare adattamento all'ambiente marino e una profonda conoscenza delle abitudini delle specie bersaglio che si acquisisce con l'esperienza di moltissime ore trascorse in acqua. Una caratteristica esclusiva di questa tecnica di pesca è la capacità selettiva di scegliere il tipo e le dimensioni delle prede. Una calzante definizione é “Release and Cacht” dove il rilascio si esprime nella decisione a monte della cattura<ref>{{cita web|autore=Fabrizio D’Agnano |titolo=Ma quanti metri scendi|url=http://cacciaepesca.tv/pesca/attualita/leditoriale-di-fabrizio-dagnano-ma-quanti-metri-scendi.html}}</ref>. Il release and catch sostituisce la pratica del catch and release propria della pesca con ami dalla superficie, il pesce viene "rilasciato" senza alcuna ferita, poiché il pescatore, in via preventiva, sceglie di non colpirlo, riservandosi esclusivamente la cattura del pesce che vorrà consumare. Si predilige la cattura, anche singola, di pesci di maggiori dimensioni e con un coefficiente di difficoltà più alto. I fondali adatti a questa pratica sono prevalentemente rocciosi, o di coralligeno di piattaforma comunemente identificato con il termine grotto, ma si ottengono lusinghieri risultati anche in zone meno ricche di anfratti o con prevalenza di poseidonia. In genere una rottura della monotonia di un fondale come può essere una roccia solitaria, un relitto, una tubatura sono richiami irresistibile per molte specie. Le batimetriche più usuali sono comprese tra la superficie e i primi 15-20 metri. Ma un ristretto numero di atleti particolarmente dotati é in grado di pescare con continuità oltre i 30 metri e raggiungere profondità vicine a 40-50<ref>{{cita libro|autore=Marco Bardi|titolo=Manuale di Pesca in Apnea|editore=Editoriale Olimpia|anno=2003|id=ISBN 8825300344}}</ref>. L’attrezzatura è costituita da: fucile subacqueo, muta, pinne, maschera e aeratore, zavorra, boa segnasub. I fucili subacquei, annoverati tra gli attrezzi consentiti per la pesca sportiva dall’art. 138 lett.e del D.P.R. 1639/68, possono essere ad aria compressa oppure a propulsione elastica (arbaléte) e consentono un unico tiro a distanze relativamente modeste, contenute nel migliore dei casi entro 3-4 mt. E’ preferibile per lunghe permanenze in acqua l’utilizzo di una muta umida con particolari caratteristiche di coibentazione, aderenza ed elasticità. Le mute normalmente utilizzate hanno spessori compresi tra 3,5 e 7-8 mm. e sono da preferire senza cerniere e monofoderate. Le pinne sono generalmente lunghe con pala in tecnopolimero o nelle versioni più moderne in composito (fibra di carbonio o fibra di vetro). La maschera deve garantire buona vestibilità, ottimo campo visivo e volume contenuto. L’aeratore è un tubo, preferibilmente corto e largo, che permette la respirazione al subacqueo in superficie. La zavorra è costituita da una cintura che trattiene saponette di piombo, mediamente di 1 kg. l’una, in quantità relativa alla profondità d’esercizio e allo spessore della muta. La boa segnasub è costituita da un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, segnale di uomo immerso. E' forse l’accessorio più essenziale di un corredo per una battuta di pesca in apnea, oltre che obbligatorio a norma di legge. Possibilmente di dimensioni generose che ne permettano l’avvistamento da grande distanza. Il pescatore deve operare in un raggio di 50 mt. dalla verticale della boa e le imbarcazioni possono transitare a non meno di 100 mt. dalla stessa per evidenti ragioni di sicurezza.



==Impatto biologico==
==Impatto biologico==
Sebbene il nostro paese abbia una lunga tradizione di campioni, la pesca in apnea è esercitata da un numero esiguo di appassionati, rispetto alla totalità dei pescatori ricreativi, valutato in circa il 3% da studi effettuati in altri paesi (Spagna e California USA)[3-1].Il gravoso impegno fisico necessario per catturare le prede che ne limita il numero di praticanti, il fatto che la caccia in apnea sia condotta in ambiente ostile per l'uomo, l'affermarsi di tecniche di pesca all'aspetto e all'agguato che premiano la difficoltà della cattura singola o di esemplari di dimensioni ben superiori alle prede della pesca di superficie, rendono la pesca in apnea una forma di pesca meno aggressiva. Nella piramide delle responsabilità del prelievo ittico [3] alla pesca professionale è attribuito il 93%, a quella di superficie il 6,3%, e alla pesca in apnea lo 0,3% [23]. La caratteristica capacità di selezionare le prede ne fa un sistema di pesca, se praticato in termini di legge, compatibile con le esigenze di tutela di alcune specie ittiche ove necessaria o con una eventuale regolamentazione della pesca in determinate aree a differenza di sistemi di pesca a maggiore impatto e minor selettività come ad esempio il palamito o le reti da posta. Questo concetto: "La pesca subacquea è l'attività più selettiva tra i diversi tipi di RF -Soliva, 2006” è espresso al paragrafo 2.2.2 pag. 8 di uno studio della FAO [2]. La caratteristica di alcune specie come la cernia o le corvine che adottano come strategia difensiva il rifugio in tana negli agglomerati rocciosi le espone in modo maggiore a questa tecnica di pesca inducendone un allontanamento dalla zone più vicine alla superficie. L’allontanamento e la riduzione di queste specie non è, però, imputabile alla sola pesca in apnea ma alla pressione complessiva di tutta la pesca sia amatoriale che professionale [11-19]. Una recente pubblicazione dimostra che queste specie si riducono anche in zone dove questa è proibita [6]. Lo stesso studio dimostra nelle zone a riserva parziale, dove sono consentiti diversi tipi di pesca professionale e ricreativa di superficie ad eccezione della pesca in apnea [20-21-22], una equivalenza in termini di quantità e taglia di specie bersaglio come il sarago maggiore, il sarago puntazzo, la cernia bruna e le corvine rispetto alle zone esterne non protette [6]. Altri lavori [8-10-18] rilevano un aumento sia di quantità che di taglia delle specie presenti ma esclusivamente nelle zone a riserva totale. Diversamente dalla pesca in apnea amatoriale, le gare di pesca possono comportare un maggiore impatto sulla popolazione dei tratti interessati. E' probabile che la concentrazione di atleti di alto livello, la frequenza delle competizioni in determinati tratti di costa comporti una riduzione sensibile di numero e taglia della cernia [14-15]. In Italia, da qualche anno, la Fipsas ha abolito la cernia dalle competizioni agonistiche. La riduzione della presenza di questo serranide nel Mediterraneo è comunque generale, per questo alcuni paesi (Francia) ne hanno vietato la pesca sia con la lenza che subacquea [16].
Sebbene il nostro paese abbia una lunga tradizione di campioni, la pesca in apnea è esercitata da un numero esiguo di appassionati, rispetto alla totalità dei pescatori ricreativi, valutato in circa il 3% da studi effettuati in altri paesi (Spagna e California USA)[3-1].Il gravoso impegno fisico necessario per catturare le prede che ne limita il numero di praticanti, il fatto che la caccia in apnea sia condotta in ambiente ostile per l'uomo, l'affermarsi di tecniche di pesca all'aspetto e all'agguato che premiano la difficoltà della cattura singola o di esemplari di dimensioni ben superiori alle prede della pesca di superficie, rendono la pesca in apnea una forma di pesca meno aggressiva. Nella piramide delle responsabilità del prelievo ittico [3] alla pesca professionale è attribuito il 93%, a quella di superficie il 6,3%, e alla pesca in apnea lo 0,3%<ref>{{cita pubblicazione|titolo=The Impact of United States Recreational Fisheries on Marine Fish Populations|autore=Felicia C. Coleman, Will F. Figueira, Jeffrey S. Ueland, Larry B. Crowder|rivista=Science|pagine=1958-1960|data=24 settembre 2004|volume=305|numero=5692|doi=10.1126/science.1100397}}</ref>. La caratteristica capacità di selezionare le prede ne fa un sistema di pesca, se praticato in termini di legge, compatibile con le esigenze di tutela di alcune specie ittiche ove necessaria o con una eventuale regolamentazione della pesca in determinate aree a differenza di sistemi di pesca a maggiore impatto e minor selettività come ad esempio il palamito o le reti da posta. Questo concetto: "La pesca subacquea è l'attività più selettiva tra i diversi tipi di RF -Soliva, 2006” è espresso al paragrafo 2.2.2 pag. 8 di uno studio della FAO [2]. La caratteristica di alcune specie come la cernia o le corvine che adottano come strategia difensiva il rifugio in tana negli agglomerati rocciosi le espone in modo maggiore a questa tecnica di pesca inducendone un allontanamento dalla zone più vicine alla superficie. L’allontanamento e la riduzione di queste specie non è, però, imputabile alla sola pesca in apnea ma alla pressione complessiva di tutta la pesca sia amatoriale che professionale<ref>{{cita pubblicazione| autore =Mark Westera, Paul Lavery, Glenn Hyndes| anno = 2003| titolo = Differences in recreationally targeted fishes between protected and fished areas of a coral reef marine park| rivista = Journal of Experimental Marine Biology and Ecology | volume = 294 | pagine = 145– 168}}</ref><ref>{{cita pubblicazione| autore =S. J. Cooke, I.G. Cowx | anno = 2006 | titolo = Contrasting recreational and commercial fishing:Searching for common issue to promote unified conservation of fisheries resources and aquatic environments | rivista = Biological Conservation | volume = 128 | pagine = 93-108}}</ref>. Una recente pubblicazione dimostra che queste specie si riducono anche in zone dove questa è proibita [6]. Lo stesso studio dimostra nelle zone a riserva parziale, dove sono consentiti diversi tipi di pesca professionale e ricreativa di superficie ad eccezione della pesca in apnea <ref>{{cita pubblicazione| titolo = Regolamento recante la disciplina delle attività consentite nelle diverse zone area marina protetta “Regno di Nettuno”- Allegato all’art.1 | rivista = Gazzetta Ufficiale | volume = 118 | data= 21 maggio 2008}}</ref><ref>{{cita pubblicazione| data = 2 gennaio 2010| titolo = Regolamento di Esecuzione ed Organizzazione dell’Area Marina Protetta "Porto Cesareo" | rivista = Gazzetta Ufficiale | volume = 1}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|data = 26 febbraio 1998| titolo = Decreto ministeriale 12 dicembre 1997 Istituzione dell'area naturale marina protetta denominata "Tavolara - Punta Coda Cavallo"| rivista = Gazzetta Ufficiale | volume = 47}}</ref>, una equivalenza in termini di quantità e taglia di specie bersaglio come il sarago maggiore, il sarago puntazzo, la cernia bruna e le corvine rispetto alle zone esterne non protette [6]. Altri lavori [8-<ref>{{cita pubblicazione | autore =C.M. Denny, R.C. BabcockLeigh, Marine Laboratory, PO Box 349, Warkworth | anno = 2004 | titolo = Do partial marine reserves protect reef fish assemblages? | rivista = New Zealand Biological Conservation | volume = 116 | pagine = 119–129}}</ref><ref>{{cita pubblicazione| autore =A. J. Frisch • R. Baker • J-P. A. Hobbs • L. Nankervis| titolo = A quantitative comparison of recreational spearfishing and line fishing on the Great Barrier Reef: implications for management of multi-sector coral reef fisheries| rivista = Coral Reefs | volume = 27| pagine = 85–95 | doi = 10.1007/s00338-007-0293-z}}</ref> rilevano un aumento sia di quantità che di taglia delle specie presenti ma esclusivamente nelle zone a riserva totale. Diversamente dalla pesca in apnea amatoriale, le gare di pesca possono comportare un maggiore impatto sulla popolazione dei tratti interessati. E' probabile che la concentrazione di atleti di alto livello, la frequenza delle competizioni in determinati tratti di costa comporti una riduzione sensibile di numero e taglia della cernia<ref>{{cita pubblicazione| autore =Adam Smith and Seiji Nakaya| data = 21-24 May 2002| titolo = Australian Underwater Federation "Spearfishing – Is it ecologically sustainable?" | rivista = 3rd World Recreational Fishing Conferencem Northern Territory, Australia}}</ref>{{cita pubblicazione| autore =Pascaline Bodilis, Anne Ganteaume, Patrice Francour | anno = 2003| titolo = Recruitment of the dusky grouper,Epinephelus Marginatus, in the north-western mediterrranean sea| rivista = Cybium | volume = 27| numero = 2| pagine = 123-129}}. In Italia, da qualche anno, la Fipsas ha abolito la cernia dalle competizioni agonistiche. La riduzione della presenza di questo serranide nel Mediterraneo è comunque generale, per questo alcuni paesi (Francia) ne hanno vietato la pesca sia con la lenza che subacquea<ref>{{cita pubblicazione | data = 30 décembre 2002| titolo = Prefecture De La Region Provence-Alpes-Cote D’Azur Direction Régionale des Affaires Maritimes Provence-Alpes-Côte d’Azur Marseille| volume = 2002| numero = 1113}}</ref>.


== Tecniche ==
== Tecniche ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
{{references}}

*1) The recreational fishery of Majorca Island (Western Mediterranean): Some Implications for Coastal Resource Management - Beatriz Morales-Nina,*, Joan Morantaa, Cristina Garcíaa, María Pilar Tugoresa, Antoni Maria Graub, Francisco Rierab and Margalida Cerdàb ICES Journal of Marine Science: Journal du Conseil 2005 62(4):727-739; doi:10.1016/j.icesjms.2005.01.022 [http://icesjms.oxfordjournals.org/cgi/content/full/62/4/727]
*1) The recreational fishery of Majorca Island (Western Mediterranean): Some Implications for Coastal Resource Management - Beatriz Morales-Nina,*, Joan Morantaa, Cristina Garcíaa, María Pilar Tugoresa, Antoni Maria Graub, Francisco Rierab and Margalida Cerdàb ICES Journal of Marine Science: Journal du Conseil 2005 62(4):727-739; doi:10.1016/j.icesjms.2005.01.022 [http://icesjms.oxfordjournals.org/cgi/content/full/62/4/727]
*2) Charline Gaudin Legal Assistant Development and Planning Service FAO Fisheries and Aquaculture Department and Cassandra De Young Fishery Planning Analyst Development and Planning Service FAO Fisheries and Aquaculture Department Studies and Review No. 81 General Fisheries Commission for the Mediterranean Recreational Fisheries in the Mediterranean Countries: A Review of Existing Legal FrameworkFood and Agriculture Organization of the United Nations Rome, 2007 [http://www.fao.org/docrep/010/a1500e/a1500e00.HTM]
*2) Charline Gaudin Legal Assistant Development and Planning Service FAO Fisheries and Aquaculture Department and Cassandra De Young Fishery Planning Analyst Development and Planning Service FAO Fisheries and Aquaculture Department Studies and Review No. 81 General Fisheries Commission for the Mediterranean Recreational Fisheries in the Mediterranean Countries: A Review of Existing Legal FrameworkFood and Agriculture Organization of the United Nations Rome, 2007 [http://www.fao.org/docrep/010/a1500e/a1500e00.HTM]
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*8) Higgins, R.M., Vandeperre, F., Pérez-Ruzafa, A., and Santos, R.S. Priorities for fisheries in marine protected area design and management: Implications for artisanal-type fisheries as found in southern Europe. Journal for Nature Conservation 16(4): 222-233, 2008
*8) Higgins, R.M., Vandeperre, F., Pérez-Ruzafa, A., and Santos, R.S. Priorities for fisheries in marine protected area design and management: Implications for artisanal-type fisheries as found in southern Europe. Journal for Nature Conservation 16(4): 222-233, 2008


*9) Lester, S.E. and Halpern, B.S. Biological responses in marine no-take reserves versus partially protected areas. Marine Ecology Progress Series 367: 49-56, 2008.
*{{cita pubblicazione | autore =Lester, S.E. and Halpern, B.S. | anno = 2008| titolo = Biological responses in marine no-take reserves versus partially protected areas| rivista = Marine Ecology Progress Series | volume = 367| pagine = 49-56}}

*10) Do partial marine reserves protect reef fish assemblages? C.M. Denny*, R.C. BabcockLeigh Marine Laboratory, PO Box 349, Warkworth, New Zealand Biological Conservation 116 (2004) 119–129

*11) S. J. Cooke, I.G. Cowx "Contrasting recreational and commercial fishing:Searching for common issue to promote unified conservation of fisheries resources and aquatic environments” Biological Conservation 128 (2006) 93-108

*12) Marco Bardi "Manuale di Pesca in Apnea" Editoriale Olimpia 2003 ISBN: 8825300344

*13) Fabrizio D’Agnano – "Ma quanti metri scendi?" Editoriale [http://cacciaepesca.tv/pesca/attualita/leditoriale-di-fabrizio-dagnano-ma-quanti-metri-scendi.html]

*14) Pascaline Bodilis, Anne Ganteaume, Patrice Francour "Recruitment of the dusky grouper,Epinephelus Marginatus, in the north-western mediterrranean sea" Cybium 2003, 27(2): 123-129

*15) Adam Smith and Seiji Nakaya, Australian Underwater Federation "Spearfishing – Is it ecologically sustainable?" 3rd World Recreational Fishing Conference. 21-24 May 2002. Northern Territory, Australia

*16) Prefecture De La Region Provence-Alpes-Cote D’Azur Direction Régionale des Affaires Maritimes Provence-Alpes-Côte d’Azur Marseille, le 30 décembre 2002 ARRETE N° 2002/1113

*17) Homepage della Fipsas[http://www.fipsas.it/]

*18) A quantitative comparison of recreational spearfishing and line fishing on the Great Barrier Reef: implications for management of multi-sector coral reef fisheries A. J. Frisch • R. Baker • J-P. A. Hobbs • L. Nankervis Coral Reefs (2008) 27:85–95 DOI 10.1007/s00338-007-0293-z

*19) "Differences in recreationally targeted fishes between protected and fished areas of a coral reef marine park" Mark Westera*, Paul Lavery, Glenn Hyndes Journal of Experimental Marine Biology and Ecology 294 (2003) 145– 168

*20) Regolamento recante la disciplina delle attività consentite nelle diverse zone area marina protetta “Regno di Nettuno”- Allegato all’art.1 – Gazzetta Ufficiale n. 118 del 21/5/2008

* 21) Regolamento di Esecuzione ed Organizzazione dell’Area Marina Protetta "Porto Cesareo" - Gazzetta Ufficiale n.1 del 2/1/2010

*22) Decreto ministeriale 12 dicembre 1997 Istituzione dell'area naturale marina protetta denominata "Tavolara - Punta Coda Cavallo" Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 1998

*23) The Impact of United States Recreational Fisheries on Marine Fish Populations Felicia C. Coleman, Will F. Figueira, Jeffrey S. Ueland, Larry B. Crowder Science 24 September 2004: Vol. 305. no. 5692, pp. 1958 – 1960 DOI: 10.1126/science.1100397


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==

Versione delle 11:52, 30 lug 2010

Pescatore subacqueo che pratica la pesca del tonno in Giappone

La pesca subacquea in apnea , detta anche caccia subacquea, è una attività di pesca praticata con la tecnica dell'immersione senza l'ausilio di attrezzature autonome di respirazione, quindi con il trattenimento del respiro (Apnea), generalmente con uso di maschera subacquea, boccaglio, pinne e fucile subacqueo, e per la protezione dal freddo spesso con l'ausilio di muta e relativa zavorra per la compensazione d'assetto, è una delle varie attività di pesca sportiva ma è anche inquadrata e praticata per le attività di pesca subacquea professionale.

Origini

La pesca subacquea in apnea è una disciplina molto antica, probabilmente praticata da sempre dall'uomo in forme rudimentali per procurarsi il cibo immergendosi sott'acqua. L'evoluzione nella sua forma moderna è avvenuta però soprattutto nell'ultimo secolo, grazie alle innovazioni nelle tecniche e nelle attrezzature subacquee. Verso gli anni '50 ha quindi avuto un costante e notevole sviluppo tanto che la FIPS, (poi FIPSAS) allora federazione di sola pesca sportiva dalla superficie, dette inizio ad una lunga serie di competizioni di pesca subacquea, e per forza di cose si occupò anche dello sviluppo delle attività subacquee in generale. Ad oggi viene ancora praticata prevalentemente per sport e attività ricreativa, ma anche come attività professionale, con il rilascio di licenze di pesca subacquea specifiche da parte delle regioni. Storicamente denominata "pesca subacquea", oggi si preferisce chiamarla pesca in apnea (termine usato dalla Fipsas e da tutte le riviste specializzate) per sottolinearne il valore sportivo e la radicale differenza rispetto a quella effettuata in passato con l'ausilio di autorespiratori ed oggi vietata tranne che per i professionisti ma solo per corallo ed echinodermi. La pesca subacquea professionale è consentita esclusivamente in apnea.

Caratteristiche

La pesca in apnea è riconosciuta dalla normativa nazionale e comunitaria come una forma di pesca sportiva al pari di altre forme di pesca sportiva di superficie (regolamento CE n. 1967/2006 entrato in vigore a fine gennaio 2007). La sportività e la particolarità di tale disciplina è determinata dal fatto che l'immersione si svolge in apnea, cioè trattenendo il fiato per pochi minuti (massimo 2-3 per i migliori atleti), cercando la preda libera nel suo habitat naturale. Questa condizione richiede una preparazione atletica specifica, un buon livello generale di fitness e uno stato di salute dell’apparato cardio-circolatorio ottimale. Sebbene l’azione di pesca possa essere macroscopicamente schematizzata in poche fasi: preparazione in superficie, discesa, appostamento (o avvicinamento, o ingresso in tana), tiro, risalita, la pesca in apnea è in realtà un’attività ad alto grado di complessità. Per ottenere risultati é necessario, oltre ad avere una buona apnea, possedere la capacità di gestirla. Il pescatore deve avere, allo stesso tempo, un particolare adattamento all'ambiente marino e una profonda conoscenza delle abitudini delle specie bersaglio che si acquisisce con l'esperienza di moltissime ore trascorse in acqua. Una caratteristica esclusiva di questa tecnica di pesca è la capacità selettiva di scegliere il tipo e le dimensioni delle prede. Una calzante definizione é “Release and Cacht” dove il rilascio si esprime nella decisione a monte della cattura[1]. Il release and catch sostituisce la pratica del catch and release propria della pesca con ami dalla superficie, il pesce viene "rilasciato" senza alcuna ferita, poiché il pescatore, in via preventiva, sceglie di non colpirlo, riservandosi esclusivamente la cattura del pesce che vorrà consumare. Si predilige la cattura, anche singola, di pesci di maggiori dimensioni e con un coefficiente di difficoltà più alto. I fondali adatti a questa pratica sono prevalentemente rocciosi, o di coralligeno di piattaforma comunemente identificato con il termine grotto, ma si ottengono lusinghieri risultati anche in zone meno ricche di anfratti o con prevalenza di poseidonia. In genere una rottura della monotonia di un fondale come può essere una roccia solitaria, un relitto, una tubatura sono richiami irresistibile per molte specie. Le batimetriche più usuali sono comprese tra la superficie e i primi 15-20 metri. Ma un ristretto numero di atleti particolarmente dotati é in grado di pescare con continuità oltre i 30 metri e raggiungere profondità vicine a 40-50[2]. L’attrezzatura è costituita da: fucile subacqueo, muta, pinne, maschera e aeratore, zavorra, boa segnasub. I fucili subacquei, annoverati tra gli attrezzi consentiti per la pesca sportiva dall’art. 138 lett.e del D.P.R. 1639/68, possono essere ad aria compressa oppure a propulsione elastica (arbaléte) e consentono un unico tiro a distanze relativamente modeste, contenute nel migliore dei casi entro 3-4 mt. E’ preferibile per lunghe permanenze in acqua l’utilizzo di una muta umida con particolari caratteristiche di coibentazione, aderenza ed elasticità. Le mute normalmente utilizzate hanno spessori compresi tra 3,5 e 7-8 mm. e sono da preferire senza cerniere e monofoderate. Le pinne sono generalmente lunghe con pala in tecnopolimero o nelle versioni più moderne in composito (fibra di carbonio o fibra di vetro). La maschera deve garantire buona vestibilità, ottimo campo visivo e volume contenuto. L’aeratore è un tubo, preferibilmente corto e largo, che permette la respirazione al subacqueo in superficie. La zavorra è costituita da una cintura che trattiene saponette di piombo, mediamente di 1 kg. l’una, in quantità relativa alla profondità d’esercizio e allo spessore della muta. La boa segnasub è costituita da un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, segnale di uomo immerso. E' forse l’accessorio più essenziale di un corredo per una battuta di pesca in apnea, oltre che obbligatorio a norma di legge. Possibilmente di dimensioni generose che ne permettano l’avvistamento da grande distanza. Il pescatore deve operare in un raggio di 50 mt. dalla verticale della boa e le imbarcazioni possono transitare a non meno di 100 mt. dalla stessa per evidenti ragioni di sicurezza.

Impatto biologico

Sebbene il nostro paese abbia una lunga tradizione di campioni, la pesca in apnea è esercitata da un numero esiguo di appassionati, rispetto alla totalità dei pescatori ricreativi, valutato in circa il 3% da studi effettuati in altri paesi (Spagna e California USA)[3-1].Il gravoso impegno fisico necessario per catturare le prede che ne limita il numero di praticanti, il fatto che la caccia in apnea sia condotta in ambiente ostile per l'uomo, l'affermarsi di tecniche di pesca all'aspetto e all'agguato che premiano la difficoltà della cattura singola o di esemplari di dimensioni ben superiori alle prede della pesca di superficie, rendono la pesca in apnea una forma di pesca meno aggressiva. Nella piramide delle responsabilità del prelievo ittico [3] alla pesca professionale è attribuito il 93%, a quella di superficie il 6,3%, e alla pesca in apnea lo 0,3%[3]. La caratteristica capacità di selezionare le prede ne fa un sistema di pesca, se praticato in termini di legge, compatibile con le esigenze di tutela di alcune specie ittiche ove necessaria o con una eventuale regolamentazione della pesca in determinate aree a differenza di sistemi di pesca a maggiore impatto e minor selettività come ad esempio il palamito o le reti da posta. Questo concetto: "La pesca subacquea è l'attività più selettiva tra i diversi tipi di RF -Soliva, 2006” è espresso al paragrafo 2.2.2 pag. 8 di uno studio della FAO [2]. La caratteristica di alcune specie come la cernia o le corvine che adottano come strategia difensiva il rifugio in tana negli agglomerati rocciosi le espone in modo maggiore a questa tecnica di pesca inducendone un allontanamento dalla zone più vicine alla superficie. L’allontanamento e la riduzione di queste specie non è, però, imputabile alla sola pesca in apnea ma alla pressione complessiva di tutta la pesca sia amatoriale che professionale[4][5]. Una recente pubblicazione dimostra che queste specie si riducono anche in zone dove questa è proibita [6]. Lo stesso studio dimostra nelle zone a riserva parziale, dove sono consentiti diversi tipi di pesca professionale e ricreativa di superficie ad eccezione della pesca in apnea [6][7][8], una equivalenza in termini di quantità e taglia di specie bersaglio come il sarago maggiore, il sarago puntazzo, la cernia bruna e le corvine rispetto alle zone esterne non protette [6]. Altri lavori [8-[9][10] rilevano un aumento sia di quantità che di taglia delle specie presenti ma esclusivamente nelle zone a riserva totale. Diversamente dalla pesca in apnea amatoriale, le gare di pesca possono comportare un maggiore impatto sulla popolazione dei tratti interessati. E' probabile che la concentrazione di atleti di alto livello, la frequenza delle competizioni in determinati tratti di costa comporti una riduzione sensibile di numero e taglia della cernia[11] Pascaline Bodilis, Anne Ganteaume, Patrice Francour, Recruitment of the dusky grouper,Epinephelus Marginatus, in the north-western mediterrranean sea, in Cybium, vol. 27, n. 2, 2003, pp. 123-129.. In Italia, da qualche anno, la Fipsas ha abolito la cernia dalle competizioni agonistiche. La riduzione della presenza di questo serranide nel Mediterraneo è comunque generale, per questo alcuni paesi (Francia) ne hanno vietato la pesca sia con la lenza che subacquea[12].

Tecniche

Nella pesca in apnea esistono diverse tecniche, ciascuna adatta a diverse situazioni di pesca e per catturare diversi tipi di prede. Un bravo pescatore apneista è in grado di decidere quale tecnica attuare in funzione delle condizioni ambientali e dei propri obiettivi. Le tecniche di base sono tre:

Fisiologia

Template:Disclaimer medico La pesca in apnea è un'attività sportiva molto complessa e difficile. Per questo il pescatore deve conoscere la fisiologia dell'immersione in apnea finalizzata alla pesca per evitare di incorrere in incidenti.

In particolare bisogna evitare assolutamente l'iperventilazione e la protrazione dell'apnea nonostante il sopraggiungere delle contrazioni diaframmatiche, campanello d'allarme che indica che la riserva d'ossigeno sta per esaurirsi. Bisogna inoltre osservare degli adeguati tempi di recupero tra i tuffi e non immergersi mai in condizioni di stanchezza. Ogni sforzo sul fondo va ad intaccare le energie e la riserva d'ossigeno del pescatore e bisogna avere la consapevolezza che con l'aumentare della profondità aumenta anche l'apparente senso di benessere dovuto alla elevata pressione parziale dell'ossigeno. Tale stato è però illusorio e può indurre a prolungare pericolosamente l'apnea; la pressione parziale dell'ossigeno infatti diminuisce durante la risalita e ciò può condurre il pescasub alla sincope. Per questo l'immersione a profondità elevate è riservata a pescatori esperti ed allenati, accompagnati da un compagno sulla verticale pronto a prestare soccorso in caso di difficoltà. La capacità di pescare in profondità in sicurezza viene conquistata con molti anni di esperienza e con molta prudenza, fondamentale in questa disciplina. Comunque non è assolutamente necessario spingersi in profondità per catturare prede di valore.

Normativa italiana

La pesca subacquea in apnea è regolamentata dalla Legge 14 luglio 1965 n° 963 e dal D.P.R. 2 ottobre 1968 n° 1639. In sintesi è permesso pescare dall'alba al tramonto, anche con l'ausilio di barca d'appoggio, per un peso non superiore ai 5 kg (escluso il caso di una preda di peso superiore). È permessa la cattura di una sola cernia di qualunque specie. Sono previste distanze minime dalle spiagge e dai posti frequentati ed è vietata la raccolta di molluschi non cefalopodi e di crostacei , inoltre il pescatore ha l'obbligo di portare con sè un segnale recante bandiera rossa con striscia diagonale bianca visibile a non meno di 300 metri, e operare a non più di 50 metri da essa, mentre i mezzi nautici transiteranno ad almeno 100 metri da quest'ultima.

Agonismo

La Pesca in Apnea, nata come disciplina sportiva nel 1949, rappresenta l’attività più anziana e praticata del Settore Attività Subacquee della FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee). Sotto l’egida della Federazione annualmente si svolgono in Italia le gare di pesca in apnea, sia in mare che in acqua dolce. Le gare si suddividono in due tipologie distinte: individuali e a squadre. Le gare individuali consistono in prove di qualificazione e Campionati Italiani. Le prime vengono organizzate da Società affiliate alla Federazione, previa autorizzazione della stessa, mentre le seconde direttamente dalla FIPSAS, la quale si avvale della collaborazione logistico–organizzativa di alcune Associazioni del Settore. La competizione nazionale individuale più importante è il Campionato Italiano Assoluto in mare, al quale prendono parte ogni anno trenta atleti: i primi dieci classificati nella precedente edizione e i venti concorrenti estratti dalle Semifinali A e B, cui si accede per il tramite delle prove di qualificazione nazionale. Le gare a squadre comprendono sia il Campionato Italiano per Società, con la formula di tre concorrenti in gara, di cui due in acqua e uno sull’imbarcazione, sia i due Campionati a Coppie, di cui uno ad “assistenza indotta” e l’altro con l’adozione di un regolamento ecologico, basato su di una formula di gara ideata da Massimo Scarpati nel lontano 1977. Con questa particolare formula di gara ci si propone di coniugare l’esercizio della pesca in apnea con l’esigenza di un rapporto più equilibrato tra il pescatore subacqueo agonista e il patrimonio ittico costiero. Un’esigenza, quest’ultima, che già qualche anno fa aveva indotto la FIPSAS a cambiare radicalmente i regolamenti delle gare di Pesca in Apnea, cercando di adeguarli quanto più possibile alle mutate esigenze socio-ambientali. Tra le modifiche più significative apportate si ricordano: l’introduzione delle limitazioni al numero delle prede per specie, l’abolizione dal 2003 della cattura della cernia, il divieto di effettuare gli spostamenti con l’imbarcazione durante le gare, la riduzione dei tempi per la preparazione e l’introduzione di bonus finalizzati a premiare la qualità e la differenza delle specie pescate. Inoltre, è stata introdotta l’obbligatorietà del brevetto di pesca per tutti coloro che intendono partecipare al circuito agonistico, in maniera tale da accrescere sia le condizioni di sicurezza, sia le conoscenze dell’ambiente marino del pescatore in apnea, allo scopo di offrirgli una maggiore responsabilità ed eco-compatibilità del suo agire.

Bibliografia

  1. ^ Fabrizio D’Agnano, Ma quanti metri scendi, su cacciaepesca.tv.
  2. ^ Marco Bardi, Manuale di Pesca in Apnea, Editoriale Olimpia, 2003, ISBN 8825300344.
  3. ^ Felicia C. Coleman, Will F. Figueira, Jeffrey S. Ueland, Larry B. Crowder, The Impact of United States Recreational Fisheries on Marine Fish Populations, in Science, vol. 305, n. 5692, 24 settembre 2004, pp. 1958-1960, DOI:10.1126/science.1100397.
  4. ^ Mark Westera, Paul Lavery, Glenn Hyndes, Differences in recreationally targeted fishes between protected and fished areas of a coral reef marine park, in Journal of Experimental Marine Biology and Ecology, vol. 294, 2003, pp. 145– 168.
  5. ^ S. J. Cooke, I.G. Cowx, Contrasting recreational and commercial fishing:Searching for common issue to promote unified conservation of fisheries resources and aquatic environments, in Biological Conservation, vol. 128, 2006, pp. 93-108.
  6. ^ Regolamento recante la disciplina delle attività consentite nelle diverse zone area marina protetta “Regno di Nettuno”- Allegato all’art.1, in Gazzetta Ufficiale, vol. 118, 21 maggio 2008.
  7. ^ Regolamento di Esecuzione ed Organizzazione dell’Area Marina Protetta "Porto Cesareo", in Gazzetta Ufficiale, vol. 1, 2 gennaio 2010.
  8. ^ Decreto ministeriale 12 dicembre 1997 Istituzione dell'area naturale marina protetta denominata "Tavolara - Punta Coda Cavallo", in Gazzetta Ufficiale, vol. 47, 26 febbraio 1998.
  9. ^ C.M. Denny, R.C. BabcockLeigh, Marine Laboratory, PO Box 349, Warkworth, Do partial marine reserves protect reef fish assemblages?, in New Zealand Biological Conservation, vol. 116, 2004, pp. 119–129.
  10. ^ A. J. Frisch • R. Baker • J-P. A. Hobbs • L. Nankervis, A quantitative comparison of recreational spearfishing and line fishing on the Great Barrier Reef: implications for management of multi-sector coral reef fisheries, in Coral Reefs, vol. 27, pp. 85–95, DOI:10.1007/s00338-007-0293-z.
  11. ^ Adam Smith and Seiji Nakaya, Australian Underwater Federation "Spearfishing – Is it ecologically sustainable?", in 3rd World Recreational Fishing Conferencem Northern Territory, Australia, 21-24 May 2002.
  12. ^ Prefecture De La Region Provence-Alpes-Cote D’Azur Direction Régionale des Affaires Maritimes Provence-Alpes-Côte d’Azur Marseille, vol. 2002, n. 1113, 30 décembre 2002.
  • 1) The recreational fishery of Majorca Island (Western Mediterranean): Some Implications for Coastal Resource Management - Beatriz Morales-Nina,*, Joan Morantaa, Cristina Garcíaa, María Pilar Tugoresa, Antoni Maria Graub, Francisco Rierab and Margalida Cerdàb ICES Journal of Marine Science: Journal du Conseil 2005 62(4):727-739; doi:10.1016/j.icesjms.2005.01.022 [1]
  • 2) Charline Gaudin Legal Assistant Development and Planning Service FAO Fisheries and Aquaculture Department and Cassandra De Young Fishery Planning Analyst Development and Planning Service FAO Fisheries and Aquaculture Department Studies and Review No. 81 General Fisheries Commission for the Mediterranean Recreational Fisheries in the Mediterranean Countries: A Review of Existing Legal FrameworkFood and Agriculture Organization of the United Nations Rome, 2007 [2]
  • 3) “Seguimento de la Pesca Recreativa en Las Islas Baleares. Determinatiòn delEsfuerzo y de las capturas”(Projecte IFOP ES/R/BAL 5.1.3)[3]
  • 4) Daniel J. Miller and Daniel Gotshall "Ocean Sportfish Catch and Effort From Oregon to Point Arguello, California" July 1, 1957–June 30, 1961 Marine Resources Operations 1965 State of California The Resources Agency Department of Fish and Game Fish Bulletin 130 [4]
  • 5) G. Dapiran "La Comunicazione Interspecifica"[5]
  • 6) Antonio Di Franco et al. "Evaluating Effects of Total and Partial Restrictions to Fishing on Mediterranean rocky-reef fish assemblages" Laboratory of Zoology and Marine Biology, DiSTeBA, University of Salento, 73100 Lecce, Italy Marine Ecology Progress Series Vol. 387: 275-285, 2009
  • 7) Terlizzi A., Russo G.F., Soullard Cancemi M.“Proposta di quantificazione degli effetti della pesca sportiva in apnea attraverso accesso controllato in zona C in alcune AMP italiane”Pesca e Gestione delle Aree marine Protette" -Workshop - Porto Cesareo, 30 e 31 ottobre 2008 – Abstract Book
  • 8) Higgins, R.M., Vandeperre, F., Pérez-Ruzafa, A., and Santos, R.S. Priorities for fisheries in marine protected area design and management: Implications for artisanal-type fisheries as found in southern Europe. Journal for Nature Conservation 16(4): 222-233, 2008
  • Lester, S.E. and Halpern, B.S., Biological responses in marine no-take reserves versus partially protected areas, in Marine Ecology Progress Series, vol. 367, 2008, pp. 49-56.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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