Zinco protoporfirina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Zinco protoporfirina
Nomi alternativi
Zinco protoporfirina IX
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC34H32N4O4Zn
Massa molecolare (u)626,032
Numero CAS15442-64-5
Numero EINECS239-455-7
PubChem27287
SMILES
CC1=C(C2=CC3=C(C(=C([N-]3)C=C4C(=C(C(=N4)C=C5C(=C(C(=N5)C=C1[N-]2)C=C)C)C=C)C)C)CCC(=O)O)CCC(=O)O.[Zn+2]
Indicazioni di sicurezza

La zinco protoporfirina (ZPP) è un composto presente nei globuli rossi quando la produzione dell'eme è inibita da piombo e/o dalla mancanza di ferro. La protoporfirina IX, il precursore immediato dell'eme, invece di incorporare uno ione ferroso, per formare l'eme, incorpora uno ione zinco, formando ZPP.

Utilità clinica[modifica | modifica wikitesto]

La determinazione della zinco protoporfirina nei globuli rossi è utilizzata come test di screening per l'avvelenamento da piombo e per la carenza di ferro. Ci sono una serie di specifiche situazioni cliniche in cui questa determinazione si rivela utile

La caratteristica fluorescenza del ZPP nei globuli rossi intatti, permette di determinare rapidamente ed economicamente il rapporto molare ZPP/eme (μmole/mole), utilizzando una piccola quantità di campione.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I composti porfirinici contenenti zinco sono noti fin dal 1930. Sono diventati di maggiore interesse con la scoperta, nel 1974, che ZPP è il composto porfirinico non-eme con maggiore concentrazione presente nei globuli rossi a causa di avvelenamento da piombo o da carenza di ferro.

All'epoca era già noto che in queste condizioni i livelli di non-eme protoporfirina IX erano elevati, ma gli scienziati avevano usato metodi di estrazione che convertivano ZPP in protoporfirina IX, impedendo l'isolamento e l'identificazione del complesso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Blumberg WE, Eisinger J, Lamola AA, Zuckerman DM, The hematofluorometer, in Clinical Chemistry, vol. 23, 2 PT. 1, febbraio 1977, pp. 270–4, PMID 832391. URL consultato il 20 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]